Un politico stimato, che prima di approdare a palazzo Santa Lucia è stato anche assessore provinciale.
GIUSEPPE CRIMALDI L’accusa è quella di aver molestato due ragazze, figlie della donna che ha poi sposato, e l’atto formale di avviso di chiusura delle indagini da parte della Procura è già stato notificato al domicilio legale del difensore. L’indagato in questione è Corrado Gabriele, assessore regionale al Lavoro della giunta presieduta da Antonio Bassolino. Un politico stimato, che prima di approdare a palazzo Santa Lucia è stato anche assessore provinciale. I termini di questa delicata vicenda giudiziaria sono ricostruiti nel fascicolo d’inchiesta affidato al pubblico ministero Celeste Carrano. Tutto nasce da una querela presentata un anno e mezzo fa da due giovani. Le ragazze sono le figlie della donna che l’assessore Gabriele ha poi sposato. Dal loro racconto emerge che in almeno tre occasioni Gabriele si sarebbe reso responsabile di molestie sessuali, che sarebbero avvenute tutte all’interno delle mura domestiche. Le ragazze - una delle quali, all’epoca dei fatti contestati, risulterebbe minorenne - si sono poi rivolte all’avvocato Elena Coccia, che ha formamente sporto la denuncia in Procura. Sia le presunte parti lese che lo stesso Gabriele sono stati ascoltati prima dell’estate. Ciascuno ha ovviamente fornito la propria versione dei fatti. Le ragazze confermando alcuni presunti palpeggiamenti; il politico respingendo fermamente ogni addebito. Sulle contestazioni si legge che gli atti si sarebbero verificati dal 1999 fino al luglio 2005. La difesa dell’assessore regionale, affidata all’avvocato Marinella De Nigris, precisa che le contestazioni dell’accusa si riferirebbero a «tre episodi». Con l’avviso di chiusura delle indagini, a questo punto, l’accusa ha tre strade da poter percorrere: disporre un supplemento d’indagine, chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio dell’indagato. «Si tratta di una vicenda talmente assurda e banale da non meritare alcun commento - spiega al Mattino l’assessore Corrado Gabriele - Appena sono venuto a conoscenza della denuncia ho chiesto al magistrato di essere ascoltato. Al pm ho chiarito tutti gli elementi necessari. Non ho altro da dire: sono abituato a rispettare e a non commentare gli atti della magistratura, in cui ho massima fiducia. La gente che mi conosce sa chi sono. Non vorrei che dietro questo caso ci fosse una montatura, una costruzione voluta da qualche “pasdaran” che nel suo lavoro sfrutta elementi sensazionalistici». Replica l’avvocato Elena Coccia: «Mi spiace che Gabriele possa aver detto una cosa simile. La mia storia professionale è limpida. Chi afferma certe cose se ne assume le responsabilità».
