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Un esercito di studenti invade l'Italia
by dal manifesto Monday, Nov. 20, 2006 at 11:20 AM mail:

Duecentocinquantamila in tante città. Uds, Udu, collettivi: «Pochi fondi, il governo ci delude» Le risorse? Tutte tagliate Meno fondi per il diritto allo studio rispetto all'era Moratti. «Bisogna invertire il segno».

Il camion in testa al corteo di piazza Esedra diffonde musica, gli studenti ballano, cantano, urlano slogan. La manifestazione dei liceali e degli universitari è allegra, ma i ragazzi non sono qui per giocare, hanno le idee chiare. Duecentocinquantamila studenti hanno invaso le piazze italiane: questo governo ci sta deludendo - è il messaggio - non investe abbastanza sul diritto allo studio, sulla scuola, sull'università, la ricerca. A Roma sono in 15 mila, come a Firenze. Ventimila a Milano e Napoli, 10 mila a Cosenza, 7 mila a Lecce, addirittura 25 mila a Palermo. Nella capitale, sono tantissimi gli iscritti all'Udu (unione universitari) e all'Uds (studenti medi), ma ci sono anche i collettivi universitari della Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, i collettivi liceali, gli studenti di sinistra, la sinistra giovanile, i giovani comunisti.
«Tutti a terra», urlano dal camioncino. Si siedono in molti. Silenzio. E poi parte la musica: «Everybody needs somebody to love». Tutti di nuovo in piedi, si balla e si canta. Il corteo è serratissimo, attraversarlo in alcuni punti di piazza Cavour è difficile.
Tra gli universitari sfilano Maria Laura, iscritta a Storia dell'Arte, e Giada, in Antropologia. Fanno parte dei «Corvi», sigla aderente al movimento Umanista: «Siamo qui perché hanno tagliato le risorse per l'università - spiegano - e il ministero non cambia le riforme passate: dover fare 15 esami all'anno è allucinante». Maria Laura e Giada parlano anche di precarietà, hanno lavorato a un call center per 4 euro l'ora, o come borsiste: «Vorremmo un lavoro sicuro, a tempo indeterminato, ma non ci illudiamo». Un po' più avanti sfilano i collettivi: parliamo con Vincenzo, 22 anni, iscritto a Roma Tre. «E' assurdo che si siano trovati due miliardi per finanziare le armi e che invece il sapere e la cultura siano stati tagliati - spiega - Non è certo quello che ci aspettavamo con la sinistra al governo: stanno facendo le stesse politiche del centrodestra».
Daniele Giordano, coordinatore nazionale dell'Udu, spiega che il governo di centrosinistra ha addirittura stanziato venti milioni di euro in meno per il diritto allo studio, e che per assicurare le borse a tutti gli idonei servirebbero 50 milioni di euro. Gli universitari chiedono poi almeno 50 mila posti letto in più entro fine legislatura (oggi sono solo 30 mila, un terzo di quelli tedeschi) e ritengono che per non far bloccare le attività di molti atenei servirebbe almeno un altro miliardo per Università e ricerca. Ma il governo che fa? «Il ministro Mussi ha purtroppo scelto di proseguire sulla riforma didattica della Moratti, mentre il programma dell'Unione parlava di una riforma da attuare sentendo tutti i soggetti. Ma non è stato aperto nessun tavolo, nonostante le nostre richieste, non c'è alcun dialogo. Sarebbe anche necessaria un'assemblea nazionale sulle condizioni degli studenti».
Governo sordo con gli universitari. E i liceali? «Con Fioroni si è aperto un dialogo», spiega Giuseppe Di Molfetta, dell'esecutivo Uds. Ieri il ministro dell'Istruzione, subito dopo la manifestazione, ha firmato a Palazzo Valentini una dichiarazione di intenti in cui si impegna su un progetto di legge nazionale sul diritto allo studio (oggi le regioni fanno ciascuna a modo suo, mentre gli studenti vorrebbero dei livelli minimi essenziali fissati a livello nazionale); sulla carta dello studente e la regolamentazione degli stage; sullo statuto europeo dei diritti e doveri degli studenti (richiesta in comune con gli universitari), sul maggiore coinvolgimento degli studenti nelle politiche scolastiche e nella programmazione. Una recente direttiva emanata da Fioroni ha anche «sdoganato» le assemblee di istituto, sollecitando gli istituti a farle svolgere, mentre il ministro Moratti le aveva demonizzate e messe quasi in soffitta. «Chiediamo che vengano adeguati i fondi dell'autonomia scolastica alla nuova età dell'obbligo, arrivando entro fine legislatura a 18 anni - conclude Di Molfetta - Inoltre, vorremmo una sorta di reddito: non un trasferimento monetario, ma una carta studente che faciliti l'accesso ai testi di studio, ai teatri, ai musei, ai cinema. Alla cultura».
Il corteo continua. Jacopo, Giuseppe e Giusi, dei collettivi del Giulio Cesare, spiegano che, come tanti qui, erano in piazza il 4 novembre per «Stop precarietà ora». Sognano di fare il magistrato, o l'avvocato, ma hanno paura di diventare precari. Chissà che dopo le manifestazioni qualcosa non cambi.



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