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Attrazione estremista
by PASQUALI Wednesday, Nov. 29, 2006 at 1:07 PM mail:

Certa sinistra, tanto giustizialista e solerte paladina dello «stato di diritto» quando si tratta di difendere il palese orientamento politico di certe toghe, diventa fervente garantista quando dalla parte «sbagliata» ci sono vecchie conoscenze del suo album di famiglia. L'ultimo caso riguarda l'ex di Autonomia Operaia Paolo Dorigo. Occorre ricordare che quando si parla dei cosiddetti «irriducibili» si a che fare non solo con la storia, ma anche con l'attualità. Tanto più nel caso di Dorigo, che nell'aprile 2002, in un documento, definiva Marco Biagi «riformatore al servizio degli interessi della borghesia imperialista».

Attrazione estremista
di Francesco Pasquali - 28 novembre 2006

Il capogruppo al Senato di Rifondazione Comunista, Giovanni Russo Spena, ha recentemente espresso la sua solidarietà, e quella del gruppo parlamentare che egli guida, all'«irriducibile» Paolo Dorigo (con trascorsi in Autonomia Operaia e Lotta Continua). Secondo Russo Spena, Dorigo starebbe subendo una violazione dei diritti personali in quanto non gli viene permesso di curarsi in un centro specializzato all'estero. Ora, quel che qui interessa non è la vicenda giudiziaria in sé o la disputa tra chi ha ragione e chi ha torto. Il problema è un altro e rientra nella continua attrazione della sinistra radicale verso chi ha preso parte, a vario titolo, alla stagione dell'eversione extra-parlamentare. Certa sinistra, tanto giustizialista e solerte paladina dello «stato di diritto» quando si tratta di difendere il palese orientamento politico di certe toghe, diventa fervente garantista quando dalla parte «sbagliata» ci sono vecchie conoscenze del suo storico album di famiglia. Il punto è che, tante volte, si cade in errore se si pensa che quando si ha a che fare con i cosiddetti «irriducibili» si abbia a che fare con la storia e non con l'attualità. Il terrorismo politico, infatti, non è una questione chiusa. Tanto meno nel caso di Dorigo, che nell'aprile 2002 diffuse un documento velenoso in cui si inneggiava alla lotta di classe rivoluzionaria e si definiva Marco Biagi «riformatore al servizio degli interessi della borghesia imperialista».

L'uscita di Russo Spena appare quindi ancora più imprudente se si considera il fatto che a tutt'oggi è in corso il processo d'Appello per l'omicidio di Marco Biagi. Se poi, soprattutto, si pone attenzione alla galassia telematica dell'antagonismo politico - come Indymedia, noto alle cronache per il suo modo alquanto discutibile nel fare «controinformazione» - si vede che i messaggi sovversivi sono all'ordine del giorno. Messaggi quasi apologetici nei confronti degli esponenti di vecchie e nuove frange terroristiche, che vengono esaltati nei loro delitti. E' un segnale di irresponsabilità politica, dunque, che un partito offra spazi di indulgenza o, ancor peggio, di giustificazione ad esponenti di una realtà violenta che, come finalità principale, ha il sovvertimento dell'ordine civile e l'annullamento delle istituzioni democratiche. E non più di solidarietà, ma di paradosso è più opportuno parlare se di quel partito è leader e padre nobile il presidente della Camera dei Deputati.

La sinistra radicale fa sorgere pesanti interrogativi su quale sia il «senso delle istituzioni» di questa coalizione di governo. Per anni si è sollevata a difensore della democrazia sventolando il pericolo rappresentato da una classe dirigente di spregiudicati (il centrodestra). Ora, invece, piega le istituzioni alle esigenze di soggettività politica delle sue anime più estremiste, comprese quelle che hanno una missione ben lontana dal perseguimento della convivenza civile. Anche se una coabitazione politica non può di certo azzerare le varie sensibilità culturali, il fatto che su questioni di fondo come la netta avversione all'antagonismo il centrosinistra rimanga sempre intrappolato nell'equivoco la dice lunga su come, nella coalizione di governo, il piatto della bilancia penda sempre a favore della sinistra radicale. Con i presunti moderati che, al di là di prese di distanza che appaiono solo come timidi atti dovuti, tacciono, subiscono e non hanno il coraggio di difendere un punto fermo: non è compatibile con la democrazia fare aperture di alcun tipo a chi non si è pentito di essere stato protagonista di una stagione di sangue.

Francesco Pasquali

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