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Il Congresso Anfizionico Bolivariano
by Giunta popolare argentina del congresso anfiz Friday, Dec. 13, 2002 at 11:29 AM mail:

Il Congresso Anfizionico Bolivariano, entità che lavora per l’unità dei popoli dell’America Latina e dei Caraibi invia la sua presa di posizione sulla delicata situazione in cui si trova la sorella nazione venezuelana.

In primo luogo vogliamo mettere in guardia la popolazione e ripudiare la campagna golpista che si è scatenata in Venezuela a partire dallo sciopero padronale di carattere insurrezionale cominciato il giorno 2 dicembre e che è ormai noto all’opinione pubblica

In secondo luogo, manifestiamo il nostro ripudio al criminale attentato della Piazza Altamira, la nostra solidarietà ai parenti e ai feriti e il lutto per le vittime. Esigiamo che si indaghino i fatti e si condannino gli autori materiali e intellettuali. Già nel golpe dell’11 aprile l’opposizione antidemocratica aveva accusato il governo di omicidi che, come poi si è potuto accertare, erano responsabilità dell’opposizione stessa.

Crediamo sia necessario che le forze democratiche argentine e internazionali solidarizzino con le autorità legittimamente costituite e si pronuncino energicamente per il diritto all’autodeterminazione del popolo venezuelano, che ha già scelto in varie elezioni democratiche il progetto per il paese. La democrazia venezuelana è minacciata da oscuri interessi che già si erano espressi lo scorso 11 aprile quando tentarono di provocare il colpo di Stato, sequestrando e minacciando la vita del presidente Chávez e insediando un governo usurpatore -, azione sconfitta dalla decisa azione del popolo e l’esercito del Venezuela in difesa della Costituzione.

Non tutti gli oppositori di Chávez sono golpisti, questi settori democratici dell’opposizione devono essere co-responsabili nel frenare l’accelerazione della violenza. La mobilitazione cosciente e decisa del popolo bolivariano (civile e militare) sarà l’unica garanzia per la continuità del cammino scelto.

A seguire offriamo elementi necessari per un completo analisi della situazione venezuelana:

1- Lo sciopero è stato uno sciopero padronale ed è fallito, poiché le principali imprese di produzione e servizi hanno continuato a funzionare, e sono state chiuse soltanto le attività e le aree dove i funzionari dell’opposizione o imprenditori di FEDECAMARAS hanno impedito con la forza l’entrata dei lavoratori ai loro posti di lavoro. Ci sono anche state diverse azioni di intimidazione per obbligare allo sciopero, come incendi di mezzi di trasporto e attacchi a negozi aperti e persone che svolgevano le loro normali attività.
2- La continuità dello sciopero non si deve a motivazioni sindacali, né al suo successo, bensì ad un piano politico occulto il cui obiettivo è far cadere il presidente Chávez.
3- Lo sciopero è stato l’ombrello che ha permesso la realizzazione di molteplici azioni di sabotaggio contro l’impresa principale del paese: Petróleos de Venezuela (PDEVSA). Impresa che è dello Stato venezuelano e che un articolo della nuova Costituzione nazionale non può essere privatizzata.
4- Questo sabotaggio è uno degli obiettivi centrali della cospirazione, poiché colpisce il rifornimento interno di petrolio e i contratti petroliferi internazionali. L’impresa PDVSA è il cuore dell’economia venezuelana ed è lì che hanno puntato per portare avanti il piano golpista.
5- I sabotaggi realizzati da settori antidemocratici che formano la cupola tecnica e dirigenziale di PSVSA (e che si è mantenuta al potere attraverso molteplici meccanismi di pressione e ricatti al governo che cercò di dialogare con essa in seguito al golpe di aprile) hanno portato il presidente a prendere in quest’occasione la decisione di rimuovere questi settori e garantire tramite l’esercito l’operatività dell’impresa e proteggere l’integrità delle installazioni petrolifere, considerate di interesse strategico e che sono proprietà del popolo venezuelano.
6- La Plaza Altamira, teatro dell’attentato di venerdì 6 dicembre, contava con le misure di sicurezza di un municipio il cui sindaco appartiene all’opposizione, nei confronti del quale il governo venezuelano non era intervenuto per evitare una provocazione che avrebbe potuto portare ad un indesiderato scontro armato. La responsabilità sulla sicurezza dei venezuelani lì riuniti, dunque, era nelle mani di tali forze di sicurezza del municipio.
7- Lo sciopero è stato anche denominato “sciopero mediatico” poiché i principali canali di televisione e stampa hanno coperto soltanto le azioni dei gruppi avversi al governo nazionale, omettendo tutta l’informazione riguardante la normale attività che si svolgeva nella maggior parte del territorio venezuelano, che si è potuta invece vedere sugli schermi del canale di Stato, Venezolana de Televisión e altri canali alternativi.
8- Per questo sosteniamo che i principali mezzi di comunicazione del Venezuela sono complici, così come lo sono stati in aprile, di tale piano cospirativo, prendendo posizioni di parte, distorcendo l’informazione e mentendo. Per tutti questi giorni non hanno mai smesso di trasmettere messaggi antidemocratici, violenti e razzisti.
9- Condanniamo come irresponsabili e criminali le accuse senza prove contro il governo nazionale, in cui gli si attribuisce la responsabilità dell’attentato di Piazza Altamira. Accuse che stanno lanciando i principali referenti golpisti come Carlos Ortega (CTV) e i dirigenti di Fedecamaras (Confindustria). Allo stesso modo denunciamo le operazioni realizzate attualmente dai mezzi di comunicazione cospiratori, come appelli alla vendetta e alla violenza che hanno già prodotto risultati deplorevoli come il linciaggio di un commerciante identificato, per il suo tipo razziale (cioè per i suoi tratti meticci), come chavista e l’assalto, incendio e distruzione del locale del Comando Tattico Nazionale del Movimento Quinta Repubblica, partito al governo, nella stessa notte del venerdì 6.
10- È necessario chiedersi perché si sta scatenando questo frettoloso piano golpista, quando esistono meccanismi democratici, inclusi nella costituzione, che contemplano la possibilità di convocare un referendum per revocare il mandato presidenziale attraverso il voto popolare. Tale referendum può essere realizzato a partire dalla metà del mandato, ossia nel prossimo mese di agosto 2003. L’unica risposta che viene in mente è che coloro i quali desiderano la rinuncia di Chavez dubitano delle loro possibilità di trionfo attraverso la via elettorale e per questo tentano la loro unica carta, quella della violenza e del caos. Inoltre, questo piano golpista e violento è stato annunciato pochi giorni fa dall’ex presidente profugo per corruzione e responsabile della repressione dell’89, Carlos Andrés Pérez, il quale ha detto dall’estero “che bisogna buttare giù Chávez in qualsiasi modo e non ci sono più strade pacifiche…”
11- Il governo del presidente Chávez e il popolo venezuelano hanno dimostrato già numerose volte la loro vocazione al dialogo e alla pace, anche dopo i terribili fatti dell’11 aprile e avvenimenti successivi nei quali le forze bolivariane ufficiali hanno subito le maggiori perdite di vite umane, tra le quali si trovano le vittime del golpe, quasi 40 dirigenti contadini assassinati per la loro lotta per la legge sulle terre e le morti prodotte dalla repressione della polizia metropolitana quando era agli ordini del Sindaco golpista Alfredo Peña.
12- Uniamoci agli sforzi per la pace e la democrazia con sovranità e giustizia sociale. Evitiamo la cospirazione, sconfiggiamo il golpe, freniamo l’accelerazione della violenza. L’immensa manifestazione per la Pace, la Democrazia, e in Difesa della Costituzione di questo sabato per le strade di Caracas, che ha visto la partecipazione di due milioni di persone, dimostra ancora una volta la vocazione sovrana di un popolo che ha deciso di riprendere le redini del proprio destino e che è capace di affrontare con coraggio e dignità coloro che si rifiutano di accettarlo. I

CHIAMIAMO ALLA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE PER LA PACE, LA DEMOCRAZIA CON SOVRANITA’ E GIUSTIZIA SOCIALE!!

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