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http://italy.indymedia.org/news/2002/12/143729.php Invia anche i commenti.

da Betlemme
by .---. Tuesday, Dec. 31, 2002 at 1:30 AM mail:

30.12.02

da Betlemme:
Con una certa difficolta` ci avviamo verso Betlemme di
buon mattino, dopo l`estenuante giornata di ieri a Jenin.
Gli ultimi
aggiornamenti dei Palestinesi ci dicono che sono tre giorni che si puo`
entrare in citta` e che il coprifuoco non e` piu` in vigore. Ci risulta q
uindi piu` facile entrare direttamente dal Check point principale della c
itta` invece che circumvallare l`intera zona e infiltrarci nei campi.

All`ingresso c`e` una strana sensazione che domina: il silenzio.
Nul
la si muove, i taxi sono fermi appena dopo il check point ed aspettano i
turisti ed i pellegrini che di rado stanno facendo capolino in citta`. Pr
oprio di turisti si tratta: Betlemme e` la citta` della chiesa della Nati
vita`, la citta` della cristianita` nel mondo. Ed ora si e` pur sempre ne
l periodo di Natale.
Per questo l`esercito israeliano ha deciso di
tenere aperta la citta` in questi giorni.
Ma il silenzio viene da lo
ntano, da mesi di isolamento totale e di coprifuoco incessante. Durante i
l periodo estivo la citta` e` stata completamente bloccata e dopo la fine
dell`accordo "Gaza and Betlemme first" non si sono avute comunicazioni d
ella citta` con la il resto del mondo.
Fino ai giorni di Natale e`
continuata questa situazione e ci sono tutte le ragioni per credere che s
ara` cosi` anche fra qualche giorno, quando i pellegrini saranno tornati
a casa.
Dopo una lunga passeggiata che ci porta in centro (l`unica
parte della citta` dove i negozi sono aperti e si tenta di recuperare un
po` di soldi) decidiamo di andare nel campo profughi di Deheisheh, nel ce
ntro culturale IBDA`A che ci aveva ospitato anche durante la carovana con
tro la guerra di marzo ed aprile. Allora vedemmo le porte delle case dive
lte per permettere alle bombe di esplodere senza ostacoli, gli edifici di
strutti, l`esercito che assediava la citta` e teneva in ostaggio tutti i
suoi abitanti.
Oggi a Deheisheh si prova a ricostruire quelle case r
iciclando il materiale di quella distruzione, si sono coperti i buchi pro
vocati dagli spari di mitra e fucili. E forse si aspetta la prossima incu
rsione, che di sicuro avverra` nel momento della esplosione della nuova f
ase della guerra globale permanente in Irak. Qui come a Gaza sara` un ma
ssacro.
A Deheishe vivono circa 12.000 persone, di cui 5.000 sotto i
dodici anni.
Molti, oggi, sono ancora in prigione e fanno parte di
quei 10.000 Palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane.
C`e` qu
alcosa che ti accompagna ovunque, che vedi qui a Deheisheh ma che hai gia
` visto entrando a Betlemme, che e` evidente a Gerusalemme cosi` come int
orno a Ramallah, a Gaza come a Tulkarem: ci si sente accerchiati.
Tu
tte queste citta` sono accerchiate dall`esercito, certo, ma soprattutto d
alle colonie, gli insediamenti che si estendono tutto intorno alle citta`
. Andando sulla parte piu` alte del campo profughi riesci a vedere e dist
inguere chiaramente tutte queste colonie. Tracciano dei percorsi chiari,
ma se hai visto le mappe che distribuivano al World Social Forum sul prog
etto in parte gia` realizzato del muro della apartheid, i percorsi delle
colonie diventano di per se` quel muro che dovrebbe partire da due punti
differenti per poi ricongiungersi, lasciando tutta l`area di Betlemme chi
usa in un imbuto, quasi come quello che si sta creando intorno a Qalqilia
.
E` l`effetto voluto dallo strangolamento messo in atto dall`eserci
to una volta che si e` inferto un colpo durissimo alla resistenza armata
palestinese. Fatto questo nei mesi passati (aprile e maggio, principaleme
nte) si cerca ora di strangolare la popolazione e di sgominare la resiste
nza popoalre che di altro non e` fatta se non dell`esistenza quotidiana,
gia` di per se` resistenza ed atto di disobbedienza sociale necessario ne
i confronti di chi parla di guerra al terrorismo ma in realta` porta avan
ti il progetto complessivo di distruzione dell`identita` politica, social
e e culturale dei Palestinesi nel suo complesso. Di questo i Palestinesi
sono colpevoli: di vivere sulla propria terra e di volerlo continuare a f
are.
Dopo questo World Social Forum on Palestine non sara` piu` poss
ibile, pero`, considerare il movimento palestinese come qualcosa di estra
neo al movimento NoGlobal, una sua costola distante e per qualcuno impura
. La contaminazione politica avutasi in questi giorni e` il giusto seguit
o della spinta gia` data con le carovane dei mesi passati e con il lavoro
capillare e quotidiano che e` stato portato avanti.
Cosi` come non
sara` piu` possibile pensare di portare avanti le campagne di interposiz
ione senza porsi il problema dell`intervento diretto in Occidente contro
l`economia israeliana.

Boicottare l`economia israeliana
V
ita, Terra e Liberta` per i Palestinesi

Movimento napoletano d
eille disobbedienti



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