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La lotta dei Sudanesi a Palermo
by krak Tuesday, Mar. 04, 2003 at 10:54 AM mail: aulacarlogiuliani@libero.it

AGGIORNAMENTI

ULTIME. 53 SUDANESI SONO OSPIATATI DA IERI AL LABORATORIO ZETA: SERVE CIBO E AIUTO MILITANTE
OGGI 4 MARZO DALLE ORE 15.30 PRESIDIO ALLA PREFETTURA PER CHIEDER UN CENTRO DI ACCOGLIENZA PER I RICHIEDENT9I ASILO POLITICO

Resoconto

Durante l’assemblea di domenica 2 marzo a S. Chiara la comunità sudanese ha chiarito ai presenti le motivazioni che li hanno spinti ad andarsene dalla Missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte.
L’ultio episodio ha visti protagonisti un ospite rumeno ed un sudanese tra i quali ci sarebbe stato un diverbio. Biagio Conte, non appena ha saputo della lite avrebbe espulso dalla missione il sudanese ed un altro suo amico estraneo ai fatti. I sudanesi denunciano questo fatto come sintomatico dell’ingiustizia e della disparità che si vive dentro la missione. Hanno più volte chiesto a B. Conte di ascoltare la loro versione dei fatti, ritenendo il loro compagno innocente, ma non sono stati per niente ascoltati. La decisione di andare tutti fuori dalla Missione è stata allora presa per solidarietà con il loro compagno colpito da un provvedimento ingiusto, e quindi per chiedere a gran voce giustizia nei loro confronti. Hanno anche sottolineato che un po’ di tempo fa, altri sudanesi erano stati espulsi dalla Missione, ma contro quei provvedimenti la comunità non hanno protestato, avendo riconosciuto la loro colpevolezza.
Quest’episodio, è in realtà solo l’ultimo di una lunga serie. La comunità sudanese, infatti, denuncia che:

· Eraimpedito a insegnanti volontari di svolgere lezioni all’interno
· Era impedito ad avvocati o personale specializzato di seguire le loro pratiche di richiedenti asilo (cosa confermata dallo stato attuale delle loro pratiche)
· Non vi è un sufficiente servizio sanitario

Ma la cosa che più di tutti hanno voluto sottolineare è che loro sono oppositori politici in Sudan, e sono qui per avere la libertà di organizzarsi, discutere sulla situazione sudanese, e questo Biagio Conte glielo impediva. Non permetteva loro di riunirsi.
Hanno detto che per loro è di primaria importanza essere a diretto contatto con il resto del mondo, avere a disposizione TV, radio.Ma B.Conte non ammette dentro la missione nessun tipo di media. E hanno infine ribadito che loro non sono in Italia per avere un tetto eunpasto quotidiano, ma per avre la libertàdi perlare, esprimersi, riunirsi, organizzarsi. E’ per questo che sono richiedenti asilo politico, è per questoche non sono disposti a scambiare questa libertà in cambio di niente.
Al termine dell’assemblea hanno allora deciso di iniziare una protesta davanti la prefettura, per chiedere avanzare le loro richieste.

Lunedì 3 marzo si è svolto questo presidio grazieal quale è potuta salire una delegazione in prefettura. La delegazione era composta da: 2 rapprsentanti di sudanesi, un rappresentante dell’associazione ANDA un rapprsentanterifondazion comunista, una nostra compagna. La delegazione avrebbe ottenuto un’incontro al centro S. Chiara dopo mezz’ora (erano le 13,30) con lo stesso Biagio Conte, ma al quale dovevano partecipare anche Don Meli e un rapprsentante della Prefettura, per poter risolvere il problema della permanenza alla Missione. La prefettura si è poi anche impegnate ad avviare le pratiche prsso il comune per trovare una soluzione per un centro di accoglienza.

La riunione a S.Chiara si è svolta soltanto di sera, e non c’era nessuno della prefettura ma agenti di polizia e DIGOS (che ovviamente abbiamo fatto in modo che non assistessero all’assemblea). All’assemblea, Biagio Conte non ha dato una soila risposta alle domande dei suidanesi. Anzi ribatteva, off3endendo e tacciando i propri interlocutori di sobillatori, despoti e autoritari. La comunità sudanese, di fronte all’isteria incontrollata di B. Conte, hanno dimostrato grande dignità e unità affermando compatti che senza garanzie e senza vere motivazioni per l’espulsione dei 3 sudanesi (da 2 sono passati a 3) loro alla missione non ci sarebbero tornati. Per vari motivi, anche logistici, S. Chiara non ha potuto offrire loro ospitalità, ma loro comunque hanno ribadito che,non cedono al ricatto e preferiscono dormire in strada. Attualmente sono ospiatial Laboratorio Zeta, come già edomenica notte hanno dormito all’ex carcere. La comunità sudanese è in mobilitazione, e se non credete alle nostre parole,basta incontrarli e saranno loro a spiegarvi le loro ragioni. E’ necessaria solidarietà, presenza alle loro manifestazioni, opinione pubblica, ma anche cibo, e una mano a tutti i compagni e compagne che con grande determinazione stanno appoggiando la causa di questi uomini che non hanno nessuna intenzione di abbassare la testa.

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