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Armi dirette in Iraq, è giallo sulla nave al Giglio
by tommaso tintori (post by blicero) Thursday, Apr. 03, 2003 at 11:00 AM mail:

La Capitaneria non ne smentisce la presenza, ma in porto non è ancora arrivata. Un altro blitz pacifista

Si tinge di giallo la vicenda legata al possibile carico di armi militari statunitensi nel porticciolo di Talamone. Sembrava ormai sicuro che a partire dall'alba di ieri sarebbero iniziate le operazioni: nella notte di lunedì fino alla mattina del giorno successivo era stata avvistata da molti testimoni una grande nave militare porta-containers al largo dell'Isola del Giglio, martedì pomeriggio c'era stata perfino un'ispezione di militari americani sulle due chiatte adibite al trasporto-spola del materiale bellico dal molo alle navi e nella notte tra lunedì e martedì quattro tir avevano lasciato la base statunitense di Camp Darby diretti verso sud in una località imprecisata. Soltanto coincidenze? Difficile, fatto sta che a Talamone, ieri, non è arrivata alcuna nave. E di conseguenza nessun carico. C'era invece ancora una volta, puntuale come un orologio svizzero, il presidio di una trentina di encomiabili pacifisti appartenenti a Spi-Cgil, Filt Cgil, Cgil, Cobas, Arci, Prc, Maremma Sf, Rdb e Disobbedienti, giunti davanti alla banchina militare già alle cinque del mattino. Ma che non sarebbe stata una giornata «normale» lo si è capito da subito. Precisamente dalle sette, quando un agente della Digos di Grosseto aveva consigliato ai manifestanti di tornarsene a letto. «Che ci state a fare qua? Avete piantato un tale casino - testuali parole dell'agente - che ormai a Talamone non caricano più». E la nave? Non è dato sapere che fine abbia fatto. Al Giglio, per tutta la giornata di ieri, c'è stata una tale nebbia che ha ridotto la visibilità a un raggio inferiore ai 400 metri. Una nebbia che la Capitaneria di Porto di Talamone prima e quella di Porto S. Stefano poi hanno infittito ulteriormente: la prima, in mattinata, ha negato la presenza di navi militari Usa porta-containers nelle acque gigliesi, la seconda si è semplicemente trincerata dietro un quantomai significativo, ed eloquente, «no comment». «Ci dispiace - ci è stato risposto - ma non possiamo parlare di tale argomento. Ordini superiori». Ma il disagio della gente comune, conseguenza della assoluta e poco democratica omertà delle istituzioni centrali in questi giorni di conflitto, viene condiviso anche dagli enti locali. La Provincia di Grosseto ne è un esempio, visto che il suo presidente, il diessino Lio Scheggi, sostiene di non essere stato messo al corrente del trasporto di armi sul territorio grossetano.

Eppure è davvero curiosa la storia di questo borgo, apparentemente legato, sin dal medioevo, da un inscindibile rapporto con le armi: oggetto nel secolo XIV di lotte tra Firenze e Pisa, Talamone entra di diritto nella storia Risorgimentale Italiana quando, nel 1860, Garibaldi vi sbarcò con i suoi uomini per rifornirsi di armi e munizioni sulla rotta per la conquista del Regno delle Due Sicilie. Poi è storia dei nostri giorni. Ne sa qualcosa Padre Zanotelli, costretto a lasciare l'incarico di direttore di Nigrizia, nel maggio del 1987, in seguito a forti pressioni da parte di ambienti ecclesiastici. In particolare, Zanotelli aveva denunciato l'esistenza di un commercio di armi tra il porto di Talamone, l'Iran e il Sudafrica (all'epoca sotto embargo) con coperture ai massimi livelli istituzionali, tanto che la rivista dei missionari comboniani aveva chiaramente menzionato ambienti democristiani e socialisti dietro il paravento della cosiddetta «cooperazione». Perfino un mese fa, sempre senza il coinvolgimento degli enti locali, è avvenuto un carico di armi a stelle e strisce. «Hanno improvvisamente caricato un numero imprecisato di container - afferma un pensionato della Spi-Cgil - su due navi mercantili ancorate a due miglia dalla costa. Guardate che non c'è proprio niente da meravigliarsi: l'hanno sempre fatto».

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