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Powell "avverte" la Siria
by Disk Sunday, Apr. 13, 2003 at 1:05 PM mail:

Israele ordina all'America che la prossima vittima sarà la Siria. Partono già degli "avvertimenti"

NUOVO MONITO DI POWELL ALLA SIRIA

"Pensiamo che non sarebbe affatto sag-
gio che la Siria diventi un rifugio per
coloro che devono essere processati e
cercano di lasciare Bagdad". Con queste
parole il segretario di Stato Usa torna
a mettere in guardia Damasco dall'ap-
poggiare il regime iracheno.

In un'intervista alla Bbc, Powell riba-
dice che "la Siria è da tempo fonte di
inquietudine, poiché sostiene il terro-
rismo". Gli Usa si aspettano una piena
collaborazione di Damasco sui ricerca-
ti iracheni, ha aggiunto.

Il capo della diplomazia Usa ha ribadi-
to la certezza che in Iraq saranno
trovate armi di sterminio.



E naturalmente gli ebrei non centrano nulla...


Dal Manifesto:

I generali di Sharon: «Attaccare la Siria»

Il generale Amos Gilad: «Nella Siria che sostiene il terrorismo si rifugiano i dirigenti del regime di Saddam: gli Usa dovranno ora pensare a quali passi fare». Battaglia al confine a Qaim
MICHELE GIORGIO
GERUSALEMME
Colin Powell ha cercato di mettere a tacere le voci su piani bellici americani riguardanti Siria e Iran affermando che «gli Stati Uniti non hanno una lista di paesi da attaccare». Israele invece alza il tiro, proprio nel momento in cui è infuriata in Iraq anche ieri, con cannoneggiamenti e assalti, lo scontro per la città di Qaim, proprio alla frontiera siriana. Dopo le «rivelazioni» pubblicate nei giorni scorsi dai giornali su presunti rapporti di cooperazione militare tra Damasco e Baghdad, ieri per la prima volta, in modo esplicito, Tel Aviv ha esortato Washington a flettere i muscoli con la Siria. Il generale Amos Gilad, uno dei comandanti militari più importanti del paese, in un discorso tenuto a Tel Aviv, e pubblicato ieri dal quotidiano Yediot Ahronot, ha affermato che «visto che la Siria ha assorbito rifugiati dall'Iraq (i dirigenti iracheni, ndr) e ha assistito il regime iracheno durante la guerra, gli americani dovranno ora pensare a quali passi fare». Gilad ha aggiunto che «gli americani capiscono ora quanto noi (israeliani) avevamo capito molto tempo fa. La Siria sostiene il terrorismo, lo alimenta e trasferisce armi agli Hezbollah (in Libano)». Il generale ha concluso il suo discorso prevedendo che «il collasso del regime di Saddam Hussein avrà una enorme rilevanza per gli israeliani, poichè la sconfitta (irachena) ha tolto un sostegno strategico ai nemici di Israele, a cominciare dalla Siria che ora appare isolata totalmente. Un cambiamento è ora necessario anche a Damasco». Gilad ha infine ammonito che «Israele non accetterà mai che un paese ostile come la Siria possegga armi nucleari». E' la prima volta che un così alto rappresentante delle forze armate israeliane fa riferimento al presunto possesso di armi nucleari da parte della Siria. In passato Israele aveva messo in guardia dal potenziale missilistico e dalle armi chimiche che si troverebbero negli arsenali di Damasco. Questo salto di qualità nel livello delle accuse potrebbe rappresentare l'inizio di una campagna sulle «armi di distruzione di massa» delle quali sarebbe in possesso la Siria, proprio come è avvenuto nel caso dell'Iraq. In modo da preparare il terreno a una offensiva prima politica e, forse, in seguito, anche militare contro Damasco. La stampa israeliana peraltro continua a riferire con insistenza dell'intenzione dei «falchi del Pentagono» di dare una «lezione» anche ai baathisti siriani (Aluf Benn, Haaretz) e di indiscrezioni sulla interruzione dei contatti di sicurezza tra Damasco e Washington. Maariv di Tel Aviv ha scritto che «gli Stati Uniti hanno tagliato i contatti di intelligence con la Siria» e chiederanno presto al presidente Bashar Assad di chiarire se il suo paese nasconde armi chimiche dell'Iraq. Una fonte anonima dei servizi segreti israeliani ha detto al quotidiano che Assad è in difficoltà «a causa dei gravi errori che ha commesso durante la guerra in Iraq e ora è diventato un possibile bersaglio per gli Stati Uniti. Gli americani hanno un conto da saldare con lui». Israele, ha concluso Maariv, ha accolto con gioia la notizia che il presidente Bush è intenzionato a chiudere, presto o tardi, la partita anche con la Siria. Il premier Ariel Sharon avrebbe affermato durante l'ultima riunione di gabinetto che «i problemi del nostro paese non sono legati solo all'Iraq ma anche ad altri paesi della regione che dichiarano apertamente di voler distruggere Israele e di voler entrare in possesso di armi di distruzione di massa». La campagna anti-siriana è cominciata e nell'Amministrazione Bush sono sempre più numerosi i falchi disposti ad assecondare Sharon. Lo scorso agosto il premier israeliano fu il primo leader «occidentale» ad esortare Bush a mettere da parte le esitazioni e ad attaccare l'Iraq. La Siria per il momento mantiene una posizione di basso profilo ma ammette, dietro le quinte, che i contatti diretti con Washington si sono interrotti. Un alto rappresentante siriano ha riferito all'autorevole centro di studi strategici «Stratfor» che dallo scorso 7 aprile non c'è più cooperazione di intelligence tra le due parti: gli Usa l'hanno interrotta. Damasco, dopo gli attentati dell'11 settembre, aveva passato informazioni importanti sui movimenti di Al-Qaeda nella regione e in Asia.



Israele ORDINA e gli USA eseguono.

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