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Quale accoglienza per i minori stranieri non accompagnati a Torino?
by Associazioni contro i CPT Monday, Apr. 21, 2003 at 6:12 PM mail:

Proposte per una nuova intesa tra istituzioni e privato sociale

Quale accoglienza per i minori stranieri non accompagnati a Torino?

Proposte per una nuova intesa tra istituzioni e privato sociale




1) I problemi

1) In questi ultimi due anni il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati a Torino è profondamente mutato.
Si è ridotto il numero di ragazzi – in particolare adolescenti albanesi – che si presentano spontaneamente all’Ufficio Minori Stranieri del Comune, dichiarando la propria vera identità e chiedendo un posto letto, il permesso di soggiorno e l’inserimento in un percorso di scuola-formazione-lavoro.
E’ invece aumentato in modo rilevante l’arrivo di minori anche molto piccoli rumeni e marocchini, che a Torino vivono di attività illegali quali borseggi, furti e spaccio di droga, che sono sfruttati da reti criminali, che in molti casi fanno uso di sostanze, e che entrano in contatto con le istituzioni solo quando vengono accompagnati dalle Forze dell’Ordine all’Ufficio Minori (se infraquattordicenni) o al CPA (se ultraquattordicenni).
Sono ragazzini di cui spesso non si conosce l’identità e la situazione familiare di provenienza, né chi siano gli adulti che li sfruttano, né dove e con chi vivano a Torino.
Quasi sempre quando vengono collocati in comunità scappano dopo poche ore e non accettano di seguire percorsi di inserimento di scuola-formazione-lavoro.
Questo nuovo fenomeno pone alla città di Torino nuove domande e nuove esigenze di intervento.


2) Un secondo problema è determinato dalle carenze del sistema di accoglienza e integrazione attualmente offerto dalla città di Torino.
I minori soli accolti in centri di accoglienza per adulti (Casa del Mondo Unito, San Luca ecc.) e molti dei minori accolti da parenti come zii e cugini soffrono di una mancanza di accompagnamento da parte di adulti positivi di riferimento e di una mancanza di opportunità di socializzazione. Molti di questi ragazzini si trovano quasi completamente abbandonati a se stessi: hanno un posto letto, magari frequentano qualche ora di scuola alla settimana... e basta.
I mediatori culturali e gli educatori che seguono questi ragazzi nell’educativa di strada, nelle scuole, all’Ufficio Minori del Comune, infatti, hanno a disposizione un numero di ore assolutamente insufficiente; le associazioni che gestiscono centri di aggregazione (ASAI, Sanabil ecc.) hanno problemi di risorse e di spazi; in alcune aree della città, caratterizzate da un’elevata presenza di minori stranieri (Mirafiori, Porta Palazzo), vi sono scarsissime opportunità di aggregazione.
Infine, l’inserimento in centri di accoglienza per adulti implica, ancor più degli istituti per minori, una grave mancanza di relazioni affettive e produce gli effetti tipici dell’istituzionalizzazione.
Queste carenze del sistema di accoglienza determinano nei minori un forte disagio, sentimenti di solitudine, un senso di sfiducia in sé, nel mondo degli adulti e nella società italiana, e accrescono fortemente i rischi di emarginazione e di coinvolgimento di questi minori in attività illegali.

3) Un terzo problema è determinato dalle disposizioni delle circolari del Ministero dell’Interno del 2000 e 2001 in base a cui il permesso di soggiorno “per minore età” non consente di lavorare e non può essere convertito al compimento dei 18 anni in un permesso per lavoro o per studio, tranne nei casi in cui il Comitato per i minori stranieri disponga il “non luogo a provvedere al rimpatrio”.
A ciò si aggiunge l’inefficienza del Comitato, che in alcuni casi non ha disposto il “non luogo a provvedere al rimpatrio” fino a poco tempo prima del compimento dei 18 anni o non ha proprio disposto alcun provvedimento, con la conseguenza che il ragazzo non ha potuto ottenere un permesso di soggiorno alla maggiore età.
Questo ha creato una situazione di grave incertezza per i minori e per gli operatori, demotivando alcuni ragazzi a seguire i percorsi di scuola-formazione-lavoro, e ha inoltre spinto alcune associazioni a non lavorare più nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati perché non era più possibile progettare dei percorsi di inserimento.
Attualmente il problema dell’ottenimento del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni sembra essersi parzialmente risolto, grazie soprattutto alle procedure applicate dal Comune di Torino e dal Giudice Tutelare per l’affidamento ai sensi della legge 184/83, a una relativa maggiore tempestività del Comitato per i minori stranieri e alla giurisprudenza ormai consolidata del TAR Piemonte secondo cui il permesso per minore età può essere convertito in permesso per studio o lavoro al compimento dei 18 anni.
Resta tuttavia, a causa dei tempi di risposta del Comitato sempre imprevedibili, un elevato grado di incertezza.
Non è chiaro, inoltre, come verranno applicate le nuove disposizioni introdotte dall’art. 25 della legge Bossi-Fini riguardo al rilascio del permesso per studio o lavoro ai 18 anni.
Infine, resta irrisolto il grave problema del mancato riconoscimento del diritto di svolgere attività lavorativa, che rende questi ragazzi totalmente dipendenti dall’assistenza, o li costringe a lavorare in nero, o in alcuni casi li spinge a scegliere la strada della criminalità.




2) Alcune proposte di intervento

Per affrontare questa complessa e problematica situazione, tutelando e promuovendo i diritti dei minori stranieri non accompagnati e nel contempo riducendo i fenomeni di devianza, riteniamo necessario un incisivo intervento da parte della città di Torino, da realizzarsi con una stretta collaborazione tra le istituzioni e tra queste e il privato sociale.

1) Riguardo ai minori che compiono reati e che sono sfruttati, riteniamo necessario che:





1.si avviino seri e consistenti interventi di educativa di strada nei punti dove maggiormente si ritrovano questi minori (Porta Nuova, Porta Susa, Porta Palazzo ecc.), realizzata da mediatori culturali rumeni e marocchini dotati di esperienza e adeguatamente formati, per cercare di “agganciare” i minori, costruire con loro una relazione di fiducia, capire dove e con chi vivano e se sono sfruttati, affrontare le problematiche connesse all’uso di sostanze, aiutarli ad accedere all’assistenza sanitaria, favorire la frequentazione di centri di aggregazione informali e, nel medio-lungo periodo, l’inserimento in percorsi di integrazione (scuola, formazione professionale, lavoro ecc.) e il contatto con le istituzioni; a tal fine sarebbero utili una maggiore conoscenza e uno scambio (in particolare nell’ambito della formazione degli operatori) con esperienze analoghe sviluppate in altri paesi, quale ad esempio l’esperienza con i minori di strada di Bucarest realizzata da Miloud;

2. si rafforzino i progetti di reinserimento e integrazione, sia per i minori infraquattordicenni che per quelli ultraquattordicenni;

3. si perseguano gli adulti che sfruttano questi minori, in modo da tutelare e proteggere i minori e spezzare la rete che ne organizza il traffico e le attività delinquenziali;

4. si svolgano attività di ricerca in Romania e Marocco, al fine di comprendere da quali situazioni familiari e contesti d’origine provengano questi minori e attraverso quali reti arrivino in Italia.


2) Riguardo al più ampio sistema di accoglienza e integrazione della città di Torino, riteniamo necessario che:





1. si aumentino le opportunità di accompagnamento da parte di figure adulte di riferimento e le opportunità di socializzazione, rafforzando:

a. gli interventi di educativa di strada e di accompagnamento, presso i centri di accoglienza, le scuole, l’Ufficio Minori del Comune e i servizi sociali delle circoscrizioni, da parte di mediatori culturali ed educatori che seguano i ragazzi nel loro percorso di integrazione (scuola, formazione professionale, lavoro ecc.), nel rapporto con i servizi sanitari, nei problemi connessi al permesso di soggiorno ecc. e si pongano come positive figure adulte di riferimento;

b. i centri di aggregazione e le attività di animazione e sportive, affinché i ragazzi possano sviluppare relazioni positive con loro coetanei (stranieri e italiani) e con adulti di riferimento e svolgere attività che consentano loro di crescere e sviluppare fiducia in se stessi.

2. si aumentino le opportunità di accoglienza diverse dall’inserimento in centri di accoglienza per adulti, aumentando:

a. i posti disponibili presso le comunità gestite dalle associazioni c.d. “delle tutele civili”, che per le loro caratteristiche consentono di ridurre gli effetti tipici dell’istituzionalizzazione e rendono possibile lo sviluppo di relazioni affettive tra i ragazzi e i volontari;
b. gli affidamenti a famiglie di immigrati della stessa provenienza e/o a famiglie italiane.


3) Riguardo ai problemi connessi al permesso di soggiorno per minore età, riteniamo necessario che:





1. siano pienamente applicate le norme previste dalla legge riguardo al rilascio del permesso di soggiorno alla maggiore età, in base a cui può essere rilasciato un permesso per studio o lavoro, al compimento dei 18 anni, non solo ai minori che sono entrati in Italia da almeno tre anni, secondo le nuove disposizioni introdotte dalla legge Bossi-Fini, ma anche ai minori “comunque affidati ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83”, secondo quanto stabilito dall’ art. 32, co. 1 del T.U. 286/98 (non modificato dalla legge Bossi-Fini);

2. sia riconosciuto il diritto di lavorare ai minori titolari di permesso per minore età, in considerazione del fatto che: a) il mancato riconoscimento del diritto di svolgere attività lavorativa per questi minori è illegittimo, alla luce dei principi del “superiore interesse del minore” e di non discriminazione sanciti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, come affermato anche in alcuni provvedimenti del Tribunale di Torino; b) l’art. 25 della legge Bossi-Fini prevede implicitamente che il minore titolare di permesso per minore età possa svolgere attività lavorativa; c) le circolari del Ministero dell’Interno non vincolano le altre Amministrazioni.




3) Le richieste alle istituzioni

Chiediamo quindi alle istituzioni i seguenti interventi:

1) al Comune (Servizi Sociali centrali e delle circoscrizioni; Servizi Educativi, ecc.), chiediamo di:


1. investire (direttamente e/o finanziando progetti gestiti dal privato sociale) nell’educativa di strada, nelle attività di accompagnamento realizzate da mediatori culturali e educatori presso i centri di accoglienza, i servizi sociali delle circoscrizioni e l’Ufficio Minori, e nelle attività di socializzazione;


2. continuare e consolidare i progetti di integrazione dei minori stranieri;


3. continuare e consolidare la collaborazione con le associazioni, c.d. “delle tutele civili”, che gestiscono centri di accoglienza per minori;


4. investire negli affidamenti a famiglie di immigrati della stessa provenienza e/o a famiglie italiane;

2) alla Provincia e alla Regione: chiediamo di finanziare:





1. progetti gestiti dal privato sociale per interventi di mediazione culturale, di educativa di strada, di accompagnamento e di socializzazione rivolti ai minori non accompagnati;


2. progetti per la formazione degli operatori anche mediante scambi con esperienze di educativa di strada e accompagnamento realizzati nei paesi d’origine come la Romania e il Marocco;

3) al Provveditorato agli Studi: chiediamo di rafforzare gli interventi dei mediatori culturali all’interno delle scuole che vedono una presenza consistente di minori non accompagnati (Parini, Braccini, Drovetti ecc.);

4) al Centro di Giustizia Minorile: chiediamo di continuare e rafforzare i progetti di reinserimento e integrazione dei minori devianti;

5) alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine: chiediamo di perseguire gli adulti che sfruttano i minori;

6) al Giudice Tutelare e al Tribunale per i minorenni: chiediamo di intervenire tempestivamente nell’aprire le tutele e nel disporre e rendere esecutivi gli affidamenti;

7) alla Questura: chiediamo di:


1. rilasciare il permesso di soggiorno per lavoro o studio, al compimento dei 18 anni, ai minori “comunque affidati ai sensi dell’art. 2 della legge 184/83” , anche in assenza del “non luogo a provvedere al rimpatrio” del Comitato per i minori stranieri e dei requisiti previsti dall’art. 25 della legge Bossi-Fini, in applicazione dell’art. 32, co. 1 del T.U. 286/98 (non modificato dalla legge Bossi-Fini);


2. chiarire le modalità di applicazione delle nuove disposizioni introdotte dall’art. 25 della legge Bossi-Fini;

8) al Servizio Lavoro della Provincia: chiediamo che i Centri per l’Impiego accettino, nel rispetto della legislazione vigente sull’ammissione al lavoro dei minorenni, avviamenti al lavoro di minori stranieri titolari di permesso di soggiorno per minore età, sulla base delle considerazioni sopra delineate (illegittimità del mancato riconoscimento del diritto di lavorare; art. 25 della legge Bossi-Fini; circolari del Ministero del’Interno non vincolanti per altre Amministrazioni).


4) Gli impegni delle associazioni

Dal canto suo, il privato sociale torinese si impegna a contribuire all’accoglienza dei minori non accompagnati a Torino nei seguenti modi:

1) Riguardo agli interventi di educativa di strada e di accompagnamento e alle attività di socializzazione:





1. le cooperative e le associazioni come Sanabil, Senza Frontiere, Gruppo Abele, ASAI ecc. possono impegnarsi a gestire progetti di educativa di strada, accompagnamento e socializzazione, finanziati dalle istituzioni locali (Comune, Provincia, Regione, Provveditorato agli Studi ecc.), dai Ministeri (Ministero di Giustizia ecc.), dall’Unione Europea ecc.;

2. gli oratori e le associazioni di volontariato (ASAI, Centro Andrea ecc.) possono impegnarsi a rafforzare le attività di socializzazione svolte in modo volontario;

3. Save the Children può impegnarsi a contribuire al co-finanziamento di progetti di educativa di strada e di socializzazione;

4. l’ASGI e Save the Children possono impegnarsi a fornire agli operatori e ai ragazzi informazioni sugli aspetti legali, al fine di favorire i percorsi di integrazione.


2) Riguardo alle opportunità di accoglienza diverse dall’inserimento in centri di accoglienza per adulti:



1. le associazioni come i Gruppi di Volontariato Vincenziano, AGS Per il Territorio, Ufficio Pastorale Migranti della Caritas, ASAI, ALA ecc. possono impegnarsi a consolidare e ad ampliare l’impegno nell’accoglienza dei minori non accompagnati;

2. l’ANFAA può impegnarsi a contribuire agli interventi per promuovere l’affidamento di minori non accompagnati a famiglie di immigrati della stessa provenienza e/o a famiglie italiane.




5) La “struttura comunitaria protetta” e il rimpatrio

Vorremmo infine affrontare una questione di cui si è molto discusso negli ultimi mesi, ovvero il progetto di istituire una “struttura comunitaria protetta” per minori infraquattordicenni che compiono reati, in vista in primo luogo di un loro rimpatrio o, se questo non è possibile, dell’inserimento in un percorso di integrazione.

Benché il problema della protezione di questi minori sia oggettivo ed estremamente complesso, riteniamo che questa non sia una soluzione adeguata. In un contesto di questo tipo, infatti, ci sembra pressoché impossibile costruire un rapporto di fiducia e una relazione educativa, in particolare con minori abituati alla vita di strada e quindi particolarmente insofferenti rispetto a qualsiasi forma di limitazione della loro libertà.
Temiamo anzi che i ragazzini, sentendosi di fatto detenuti per un lungo periodo di tempo e in vista di un allontanamento, reagiscano con violenza e atti di autolesionismo, come avviene nei centri di permanenza temporanea per adulti in attesa di espulsione (con l’aggravante che i minori sono ancora più fragili degli adulti) e nello stesso carcere minorile.

Inoltre, il rischio di essere rinchiusi in una struttura di questo tipo, con relativa prospettiva di rimpatrio, renderebbe i minori ancora più diffidenti nei confronti di qualsiasi intervento e li allontanerebbe ulteriormente dagli operatori di strada, rendendo ancora più difficile l’aggancio, con conseguenze estremamente negative sia per i minori che per la sicurezza dei cittadini.

Ci sembra inoltre che manchino o siano comunque altamente discutibili le basi legali per legittimare il trattenimento in una struttura chiusa e fino a due mesi di minori al di sotto dell’età dell’imputabilità, senza che sia neanche prevista – in violazione del diritto all’istruzione e dell’obbligo scolastico – l’iscrizione del minore a scuola .

Ci preoccupa fortemente anche l’ambiguità degli obiettivi di questa comunità, non essendo affatto chiaro se il fine sia la protezione e la tutela dei minori e se il rimpatrio verrà eseguito solo nei casi in cui questo risponda al “superiore interesse del minore”, secondo quanto stabilito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e dalla legge italiana, o se invece si tratti di una struttura finalizzata a rendere possibile l’allontanamento di questi minori, per cercare di rispondere alle richieste di sicurezza dei cittadini.

Infine, ci preoccupa l’ipotesi che questi minori vengano rimpatriati anche nei casi in cui non possano essere ricongiunti alla loro famiglia e debbano quindi essere collocati in una struttura di accoglienza nel paese d’origine: questa ipotesi è infatti contraria alla normativa italiana che, pur prevedendo tra le modalità di esecuzione del rimpatrio, oltre al riaffidamento alla famiglia, anche il riaffidamento alle autorità del paese d’origine, tuttavia stabilisce chiaramente che “Il rimpatrio assistito deve essere finalizzato a garantire il diritto all'unità familiare del minore [...]” (D.P.C.M. 535/99, art. 1, co. 4).



Per questi motivi chiediamo al Comune, al Tribunale per i minorenni e al Giudice Tutelare che:





1. non venga realizzata la “struttura comunitaria protetta” secondo le modalità delineate nel relativo invito alla trattativa privata;

2. il rimpatrio sia richiesto solo ed esclusivamente nell’interesse del minore e a fini di ricongiungimento familiare, e non venga richiesto nei casi in cui la famiglia del minore non sia rintracciata o risulti inadeguata.



Torino, febbraio 2003


Firmato da:

AGS Per il Territorio
ALA (Ass. di Libera Accoglienza)
ASAI (Ass. Salesiana di Animazione Interculturale)
ASGI (Ass. Studi Giuridici sull'Immigrazione)
Comitato “Oltre il razzismo”
Diafa Al Maghreb
Disobbedienti
Gruppo Abele
Gruppo Migranti Torino Social Forum
Opera Messa del Povero “Centro Andrea”
Save the Children Italia
Tavolo Migranti nazionale dei Social Forum
Ufficio Pastorale Migranti Caritas
Coop. Le Radici e le Ali
Coop. Marypoppins
Coop. Sanabil
Coop. Senza Frontiere
Adriana Luciano, Davide Petrini, Franco Prina (Università di Torino)

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