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Milano: Il Corriere della Sera sul 25 Aprile
by rassegna stampa Saturday, Apr. 26, 2003 at 11:11 AM mail:

Rassegna stampa:

dal Corriere (politica nazionale):

Vetrine rotte e auto dei vigili bruciata Roma, gruppo ebraico lascia il corteo.

MILANO - Due bandiere, statunitense e israeliana, più un’auto dei vigili incendiate a Milano, in fondo al corteo del pomeriggio. Una bomba-carta, sempre a Milano, la notte prima, contro la sede di un gruppo naziskin. Ma l’episodio più sgradevole è quello di Roma, dove un gruppo di «disobbedienti» ha accolto il passaggio in corteo degli striscioni della «Brigata ebraica» al grido minaccioso di «Israele sei il primo della lista», sventolando bandiere palestinesi: e gli esponenti della comunità ebraica romana hanno abbandonato la manifestazione per protesta. Il portavoce della comunità, Riccardo Pacifici, ha tenuto a precisare il suo «rispetto e ringraziamento» per i promotori del corteo stesso, che «nulla hanno a che fare con quanto accaduto»: «La nostra condanna va invece ai gruppi di estrema sinistra, di estrema destra, e al loro tentativo di revisionismo della storia». Solo un piccolo gruppo di autonomi, contestati peraltro dal resto dei centri sociali, è stato protagonista degli atti vandalici avvenuti nel frattempo in coda al corteo milanese: l’incendio di una macchina della polizia municipale di Brugherio, il danneggiamento di un’altra, una vetrina spaccata, un fumogeno contro un bancomat e qualche scritta sui muri. E gli stessi centri sociali hanno bollato come «provocazioni» tanto la bomba-carta esplosa la notte precedente davanti alla sede di un gruppo di estrema destra, alla periferia nord della città, quanto la rivendicazione anonima giunta in mattinata a un’agenzia, che sembrerebbe inquadrare l’attentato incendiario in una sorta di rappresaglia per la morte di Davide Cesare, il ragazzo di estrema sinistra accoltellato settimane fa. «Con il clima che c’è a Milano - dice un portavoce del centro sociale Orso - non vorrei che qualcuno si fosse messo in testa di far salire la tensione».

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dal Corriere (cronaca Milano):

Tensione durante la marcia dei centri sociali. Bomba carta contro una sede naziskin. Contestato Pezzotta. Migliaia in piazza, fischi e vandalismi: due cortei per il 25 Aprile. Un’auto bruciata e vetrine rotte. Proteste dei commercianti.

Erano tanti in piazza per il 25 Aprile. Oltre 150 mila, secondo gli organizzatori. In tanti, divisi in 2 cortei. Ma la ricorrenza di ieri, oltre alla folta partecipazione, è stata caratterizzata da atti vandalici e da contestazioni. Durante la marcia dei centri sociali un’auto dei vigili urbani è stata incendiata e un’altra danneggiata e la vetrina di un negozio infranta. Vandalismi, commessi da un gruppetto di anarchici, che hanno riacceso le proteste dei commercianti. Durante i comizi Savino Pezzotta, leader Cisl, è stato contestato e interrotto dai fischi. Infine, nella notte, una bomba carta è stata fatta esplodere in via Cannero, di fronte a un palazzo frequentato da naziskin.


Tensione e proteste, il 25 Aprile divide la piazza. Contestatala Cisl. I partigiani: un errore. I commercianti: basta con i vandali, chiederemo i danni.

La manifestazione nazionale milanese di ieri per la commemorazione della Liberazione è finita tra i fischi. «La data del 25 aprile è un momento di straordinario richiamo...», ha esordito dal palco, proprio di fronte al Duomo, Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl. Ad ascoltarlo, 150-200 mila persone, secondo il comitato organizzatore (la Questura non fornisce stime). Ma le parole vengono subito coperte da urla e slogan. «Vergogna, vergogna», grida un gruppo vicino a Rifondazione Comunista e al Comitato per il sì al referendum sull’estensione dell’articolo 18. Pezzotta non si ferma. Continua a parlare, nonostante a coprire il discorso arrivi anche la musica diffusa da un furgone. Due ragazze si arrampicano sul tetto del mezzo. Una, in piedi, urla al microfono. Un’altra, accovacciata, riprende la scena. Maria Grazia Fabrizio, segretario generale della Cisl milanese, si precipita giù dal palco fino a ridosso delle transenne, nel tentativo di placare i contestatori. Ma l’iniziativa peggiora il clima: alla leader della Cisl cittadina non resta che fare qualche passo indietro. E aspettare. Il discorso di Pezzotta dura un quarto d’ora, dopo le conclusioni si interrompono anche i fischi. Si conclude così, alle 17.30 di ieri, la manifestazione in memoria del 25 aprile ’45. La sfilata è partita tra gli applausi alle 15 da Porta Venezia: prima gli stendardi delle associazioni partigiane, poi quelli dei Comuni medaglia d'oro della Resistenza e i cartelli con i nomi dei campi di concentramento portati dai reduci. Tra la folla anche Sergio Cofferati. Numerose le bandiere della Pace, quelle dei partiti del centrosinistra, dei sindacati, delle Acli, di Emergency, della sinistra giovanile. E poi i drappi palestinesi a pochi passi dallo striscione delle brigate ebraiche. E il capogruppo radicale in consiglio regionale, Alessandro Litta Modignani, con un vessillo Usa. Lungo la manifestazione parallela condotta dai centri sociali il clima è meno sereno. Un’auto della polizia municipale di Brugherio viene data alle fiamme e altre due vetture dei vigili urbani restano danneggiate. Lungo corso Buenos Aires sono colpiti diversi negozi: Benetton, Canali, Nike, diverse banche. Nonostante gli appelli della vigilia, compaiono anche numerose scritte sui muri. «Chiederemo i danni ai centri sociali - annuncia Paolo Uguccioni, portavoce dei negozianti della zona -. E alla Questura chiederemo di non autorizzare più manifestazioni in corso Buenos Aires». Anche la contestazione subita da Savino Pezzotta suscita reazioni indignate. «L’atteggiamento di questi agitatori mette la Resistenza nel ridicolo», protesta Tino Casali, presidente del Comitato promotore dei festeggiamenti. «Abbiamo assistito a un episodio organizzato ad arte - commenta Maria Grazia Fabrizio -. Chi ha dato questa prova di inciviltà sappia che sta sbagliando tutto». Il maggiore distacco è mostrato proprio da Savino Pezzotta, che ha chiuso così l’incidente: «Se questo è un modello di democrazia, non mi appartiene».

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dal Corriere (sul corteo antagonista):

Scritte spray, vetri rotti, bruciata un’auto dei vigili.

Bomba carta contro un centro di ritrovo di naziskin. La rivendicazione: colpire i fascisti: «Resistere, resistere, resistere». Prima di tutto, resistere. Loro, i giovani dei centri sociali, hanno fatto proprio quell’appello dell’ex procuratore generale Saverio Borrelli. Lo hanno ripreso, rielaborato, amplificato. E lo hanno ripetuto, senza sosta. Neanche a dirlo nel giorno più caro alla Resistenza. Quasi fosse il leit motiv della disobbedienza, lo slogan del movimento antagonista. Quel «verbo», lo scrivono, lo sventolano, lo cantano. Mentre sfilano (in quattromila secondo gli organizzatori) per raggiungere il corteo delle associazioni partigiane. E mentre qualche «testa calda» vestita di nero, qualche «scheggia impazzita, tenuta sotto controllo dal nostro servizio d’ordine» spiegano i promotori della teoria antagonista, va oltre la resistenza. Incendiando un’auto della polizia municipale di Brugherio, danneggiandone un’altra, lanciando un fumogeno contro lo sportello di un bancomat, infrangendo la vetrina di un negozio, imbrattando con gli spray muri e vetrate. Il tutto nel giro di poche centinaia di metri. In corso Buenos Aires, tra piazzale Loreto e Porta Venezia. Azioni veloci. Improvvise. Di alcune decine di vandali. «Il solito gruppetto di anarchici, venuti da fuori», vanno ripetendo i manifestanti sotto le bandiere dello Slai Cobas. Intanto tutt’intorno, mentre il corteo si sposta davanti al consolato Usa, in largo Donegani, dove vengono bruciate una bandiera americana e una d’Israele e fatti esplodere alcuni petardi, il coro è sempre lo stesso. Resistere.
Resistere per Dax. Per Carlo Giuliani. Per Fausto e Iaio. Per Luca Rossi. Per Gina Galotti Bianchi. Per le Fosse Ardeatine. Per i partigiani. Per i Fratelli Cervi. E resistere «contro il fascismo, contro l’imperialismo, al fianco delle masse arabe». Perché «lo abbiamo imparato dai nostri nonni». Una resistenza legata a molte memorie, a molte tragedie: rievocate, una dopo l’altra, sulle pettorine rosse dei ragazzi, con tanto di trampoli, del Cso Torchiera senzacqua. Già, «senzacqua: ora ci chiamiamo così, visto che da 5 mesi ci hanno chiuso i rubinetti dell’acqua», evidenzia Gaia. Ma è Elio, portavoce del Vittoria, a spiegare dal megafono sul camion che precede il corteo il motivo dell’insistente appello: «Perché qui, a Milano, sfilano i partigiani della vecchia e della nuova Resistenza. Gli eredi, portatori dei dolori di ieri e di oggi».
E mentre si invita alla resistenza, il nome che ricorre più spesso è quello di Dax, di Davide Cesare, il giovane 26enne del centro sociale Orso, accoltellato la sera del 16 marzo in via Zamenhof. Ricorre nei cori, negli striscioni, nelle scritte sui muri, nei ricordi. Ma non solo. A Dax fa riferimento anche la rivendicazione per una bomba carta fatta esplodere alle 3 di ieri in via Cannero, in zona Maciachini, di fronte all’ingresso del civico 7. Qui si trova un centro polivalente, già obiettivo in passato di un analogo episodio, in cui ogni tanto si ritrovano gruppi di estrema destra, in particolare naziskin. Anche stavolta l’attentato non ha fatto gravi danni: nell’esplosione è rimasta infranta la vetrata del portone d’ingresso. Ma ieri, alle 11, nella sede dell’agenzia di stampa Adnkronos, è arrivata la rivendicazione che informava del gesto e dell’intento di «colpire i fascisti di ogni città. Dax è vivo».
«E’ una becera provocazione. Qualcuno vuole far salire la tensione», tagliano corto gli amici del giovane ucciso, negando ogni collegamento con l’attentato. Intanto oggi i giovani dell’Orso, assieme ad altri centri sociali, si ritroveranno: alle 15. Per un presidio e un concerto in piazza Aspromonte. In ricordo di Dax.



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