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http://italy.indymedia.org/news/2003/05/277635.php Invia anche i commenti.

I buoni rapporti fra il democratico Musharraf e il democratico Occidente
by sydbarrett76 Tuesday, May. 06, 2003 at 3:01 PM mail:

Dopo aver “fotografato” la situazione dei diritti umani e civili in Pakistan, è il caso di dare una rapida occhiata, sempre attraverso articoli apparsi su giornali e riviste on-line, ai rapporti “manifesti” (nel senso di pubblici e pubblicati) fra la dittatura militare e i Paesi cosiddetti “occidentali”, come sappiamo attenti ai diritti altrui al punto di bombardare chi di questi diritti non può godere. A tale scopo riporto una serie di stralci da articoli riguardanti la vendita di armi al Pakistan da parte dell’Italia e le regalie fatte dagli USA a Musharraf in cambio dell’appoggio contro i Talebani dopo l’11/09.

Dal “Corriere della Sera” del 5/05/2002

I dati della relazione governativa relativa all'export 2001 A chi vendiamo le armi? A India e Pakistan I due Paesi confinanti e sull'orlo di un conflitto, figurano nella lista dei primi 20 importatori di materiale bellico italiano.

“L'India è al secondo posto, il Pakistan al decimo. Non è la classifica dei Paesi con il maggior numero di testate nucleari, ma l'elenco delle consegne di armi effettuate dalle industrie italiane nel corso del 2001. I numeri degli importi pagati sono altrettanto inquietanti: 52,5 milioni di euro sono stati corrisposti dal governo indiano, e 19,2 da quello del nemico confinante India e Pakistan non sono i soli Paesi "a rischio" nell'elenco dei primi venti importatori di materiale bellico di nostra produzione: spiccano per esempio gli Stati Uniti (44 milioni di euro), gli Emirati Arabi Uniti (32,7), il Venezuela (24,7), la Turchia (21), la Malaysia (18,7), la Cina (8,1), il Kuwait (6,9), le Honduras (6,6) e la Nigeria (6,2).
Da dove escono queste informazioni? Da una fonte autorevole: la relazione 2002 presentata dal Governo sull'export di armi. Un documento che il Consiglio dei Ministri è tenuto a presentare ogni anno, come previsto dalla legge 185/90, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati.
Un problema dentro l'altro: l'attuale normativa regola l'export di materiale bellico (armi leggere e pesanti), impedendone la vendita a Paesi che si rendano responsabili di gravi violazione dei diritti umani, di violenze su civili, e in generale nei casi in cui non sia possibile verificare la destinazione finale del materiale esportato. La relazione governativa è uno strumento, seppure a posteriori, per verificare quali sono le industrie esportatrici, i Paesi importatori, le cifre corrisposte e persino le banche coinvolte direttamente o indirettamente in questi traffici.”

Da ricordare che il Governo Berlusconi vuole riformare la 185 in senso meno restrittivo....business is business....

Da www.unimondo.org

“Anche il Pakistan è stato uno dei maggiori clienti dell'industria militare italiana, secondo predetta Relazione governativa [sempre quella presentata ogni anno dal governo Italiano ne l rispetto della 185 n.d.r.], nel 2000 Islamabad è situato al secondo posto assoluto per le armi consegnate con 110 miliardi, dopo il Regno Unito ed al dodicesimo per i nuovi contratti con 31 miliardi. Mentre nel 2001, sempre secondo la medesima fonte ufficiale sono state consegnate armi per 19 milioni di euro ed autorizzati contratti per 18 miliardi di vecchie lire.” (...)

"Tra Italia e Pakistan esiste una più che soddisfacente collaborazione - si legge in un comunicato diffuso al termine della visita nel Paese asiatico del capo di Stato Maggiore della Difesa, gen. Arpino [quello che gioca a Risiko da Vespa n.d.r.] avvenuta alla fine del 2000- che si pensa di sviluppare ulteriormente in altri settori tra i quali, in particolare, lo scambio di giovani ufficiali per la frequenza di corsi di addestramento." Inoltre "sono in corso contatti - secondo il predetto comunicato ripreso dall'Ansa - tra industrie italiane e forze armate pachistane per la fornitura di materiale."
» Fonte: © Luciano Bertozzi – OSCAR


(http://www.unimondo.org/oscar/indiapakistan.html)

Dopo aver visto quanto sporchi siano i panni che a casa nostra non verranno lavati, passiamo a sbirciare in casa di chi si pone come arbitro e giudice unico del livello di Democrazia e Libertà del mondo.

Gli Usa premiano il Pakistan sanzioni economiche revocate Erano state imposte nel 1998 per i test nucleari 23 settembre 2001
(http://www.repubblica.it/online/mondo/bushdue/pakistan/pakistan.html)

“Il Pakistan apre la frontiera ai profughi afghani e ritira tutto il personale diplomatico dal paese. Due decisioni prese nel giorno in cui viene firmato a Islamabad un accordo su un dilazionamento del debito che il paese ha con gli Stati Uniti: 375,4 milioni di dollari.”
24 settembre 2001
(http://www.repubblica.it/online/mondo/paki/pakiuno/pakiuno.html)

“Per garantirsi l'appoggio logistico del Pakistan, Washington deve turarsi il naso sulle credenziali di Musharraf, e dandogli credito internazionale apre anche la borsa, cancellando vecchi crediti. Invita le parti a cercare un accordo, facendo infuriare l'India che accusa Islamabad di fomentare guerriglia e terrorismo suicida come quello che solo pochi giorni fa ha causato una quarantina di morti.”
17.10.2001
(http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,81547,00.html) “Dopo la guerra afghana e il ritiro sovietico, i taliban (addestrati dai pakistani) si impadronirono di Kabul (1996) e poi della maggior parte del paese, godendo fino a pochi mesi fa del sostegno di fatto degli Stati uniti. Così, secondo alcune fonti, il capo della Cia a Islamabad ha effettuato nel 1996 una visita a Kabul per incontrare i dirigenti dei taliban (nonostante l'opposizione dell'ambasciatore americano a Kabul, preoccupato delle potenziali proteste delle elettrici americane). Gli americani miravano ad accedere alle risorse strategiche dell'Asia centrale e a tenere a bada al tempo stesso l'Iran, la Russia e la Cina.
Gli Usa corteggiano Pervez Musharraf Alla metà degli anni '90 le spese militari pakistane assorbivano il 26% del bilancio nazionale e il 9% del Pil. È sempre negli anni '90 che l'islamismo diviene una vera forza nella società pakistana.
Se il Jamaat-e-Islami, partito fondamentalista, non ha mai ottenuto più di pochi punti alle elezioni nazionali, gli attivisti religiosi usciti dalle madrasa (scuole coraniche), che spesso parteciparono alla guerra afghana o al conflitto in Kashmir, sono una forza di cui il potere deve tener conto. Dirette da un'altra oprganizzazione islamista, la Jamiat Ulema-e-Islami, queste scuole hanno colmato il vuoto lasciato dallo stato nel campo dell'educazione. Infatti, mentre dedica il 38% del suo bilancio per la difesa, il Pakistan spende oggi solo un 3,5% per l'educazione e la salute.”
Dicembre 2001br> (http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Dicembre-2001/0112lm14.02.html)

USA aiutano ($79m) il Pakistan a combattere il terrorismo Data: 11.05.2002 02:42 Fonte: United Press International Gli Stati Uniti offriranno 79 milioni di dollari al Pakistan per aiutare il Paese a combattere il terrorismo. I soldi verranno utilizzati per acquistare elicotteri e armi. Previsti aiuti anche in termini di "corsi d'intelligence".
Duemila le persone arrestate per terrorismo dall'11/09/2001. 900 rilasciate per mancanza di prove.
(http://www.notiziarioweb.it/ncache.php?prodid=172) “I presidenti del Pakistan e Turkmenistan, Musharraf e Niyazov, e il primo ministro afghano Hamid Karzai, hanno sottoscritto il 30 maggio, a Islamabad, un accordo che rilancia il progetto del gasdotto Turkmenistan-Pakistan via Afghanistan. Secondo il progetto, il gasdotto - lungo 1.500 km e con una capacità annua di 30 miliardi di metri cubi - partirà dal giacimento turkmeno di Daulatabad e, attraversato l'Afghanistan, arriverà al porto pakistano di Gwadar, dove verrà costruito un impianto di liquefazione del gas naturale. Sarà la via più breve, ha sottolineato il presidente pakistano Musharaff, attraverso cui le risorse energetiche dell'Asia centrale potranno essere trasportate in Giappone ed Estremo Oriente e in Occidente. Solo a Daulatabad, ha precisato Niyazof, vi sono riserve di gas naturale ammontanti a 6.500 miliardi di metri cubi. Il progetto, il cui costo è stimato in 2 miliardi di dollari, si baserà - ha detto Musharraf - sullo studio di fattibilità già esistente, ossia su quello presentato nel 1997 dal consorzio capeggiato dalla compagnia statunitense Unocal (v. il manifesto, 18-10-2001). Fatto singolare, si tratta dello stesso progetto che i talebani avevano approvato nel gennaio 1998, dopo che una loro delegazione ad alto livello era stata invitata negli Stati uniti per colloqui con la Unocal. La compagnia statunitense - dopo aver speso almeno 20 milioni di dollari per finanziare anche «istituzioni benefiche» talebane - si era però ritirata dal progetto nel dicembre 1998 (in quanto a Washington non si fidavano più del regime talebano), annunciando comunque la sua disponibilità a riprendere l'attività per la realizzazione del gasdotto «quando l'Afghanistan conseguirà la stabilità necessaria».”
Il Manifesto 06 giugno 2002
(http://www.afghanistan.it/n04062002.html)

“Una settimana prima degli attacchi, il presidente messicano veniva salutato a Washington come migliore amico dell'America, Pervez Musharraf era trattato come un dittatore e il Pakistan era soggetto a sanzioni economiche e a embargo di armi da parte degli Usa. Gli attacchi hanno generato nuove alleanze e messo a dura prova le vecchie. La velocità con cui gli Stati Uniti hanno stipulato nuove alleanze con vecchi nemici è sorprendente tanto quanto l'intensificarsi delle tensioni con i suoi alleati di sempre.”
26.09.2002
(http://www.espressonline.it/ESW_articolo/0,2393,37870,00.html) “La regione del Kashmir da piu' di 50 anni e' oggetto di tensioni, a causa dell'ennesima divisione tracciata dalle potenze coloniali occidentali (in questo caso la Gran Bretagna). Dopo due guerre (1947 e 1965) e scontri che negli ultimi dieci anni hanno provocato circa 30.000 vittime, la situazione resta molto tesa e si e' aggravata di recente dopo l'attacco terroristico al parlamento di Nuova Delhi di quest'anno, per il quale l'India ha accusato esplicitamente il Pakistan. Pakistan che nel frattempo, dopo l'appoggio alla guerra in Afghanistan, ha riacquistato la fiducia statunitense, che si e' materializzata in aiuti e prestiti finanziari da parte di USA, EU, UK, Giappone e Fondo Monetario Internazionale. Mentre da un lato tutti sembrano concordi nel voler evitare che il conflitto degeneri (ricordando che sia India che Pakistan sono in possesso di armi atomiche), dall'altro un'eventuale guerra sembrerebbe rispondere agli interessi geopolitici e economici occidentali in questa regione di grande importanza strategica. A completare il quadro, i crescenti investimenti in campo militare di India e Pakistan, alimentati anche dai finanziamenti occidentali, inevitabilmente rientrerebbero nelle tasche dei produttori bellici europei e statunitensi.“
(http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/spese/mondo/defexpo.shtml)

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