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G8: chieste le dimissioni della ministra della giustizia e polizia.
by ANGELO MASTRANDREA SERENA TINARI Friday, Jun. 06, 2003 at 2:37 PM mail:

Il pugno di ferro della ministra ginevrina I quotidiani svizzeri chiedono le «dimissioni» della responsabile dell'assedio ai manifestanti


GINEVRA
«Dimissioni» chiedevano ieri in prima pagina i quotidiani della Svizzera francese, dando voce alle richieste di deputati, manifestanti, comuni cittadini. Sulla graticola c'è Micheline Spoerri, la ministra ginevrina di giustizia e polizia: è stata lei a volere l'imponente dispositivo di sicurezza visto in questi giorni, arrivando a scontrarsi per questo con il Governo federale. Le decine di migliaia di poliziotti svizzeri e tedeschi non avrebbero però impedito le devastazioni dei casseur, mentre giornalisti e osservatori del parlamento cantonale hanno denunciato le violenze contro i manifestanti. Alle 19 di ieri, il comunicato della polizia: «Non è più tempo di mediazione: da adesso sarà tolleranza zero e procederemo ad arresti e perquisizioni preventive». Ieri sera cariche e retate erano in corso nel centro della città. Lunedì 500 manifestanti sono rimasti sotto assedio a ridosso del centralissimo pont du Mont Blanc, chiusi ai lati da agenti in assetto antisommossa. Si trattava di un corteo non autorizzato ma pacifico che armato di fischietti e sound system aveva attraversato il quartiere delle organizzazioni internazionali al grido di «Water free for all», acqua gratis per tutto il pianeta. Giunti in centro città, la sorpresa: centinaia di robocop che chiudevano ogni via di fuga. Per ore è andata avanti la trattativa: i manifestanti chiedevano di poter sfilare fino a Place Neuve e di riunirsi con altri circa duecento che erano rimasti tagliati fuori dai poliziotti. Ma la ministra Spoerri è stata inflessibile e ha chiesto che ognuna delle persone presenti mostrasse il contenuto della sua borsa, passando fra due file di agenti: una richiesta ritenuta «inaccettabile e umiliante» dai manifestanti. Sotto gli occhi esterrefatti di decine di giornalisti e di sette parlamentari cantonali, mentre il portavoce della polizia cercava di mediare, la fila di robocop di Zurigo ha preso ad avanzare lentamente, lanciando granate assordanti. Al telefono, i deputati avevano trovato la maggioranza parlamentare per evitare l'intervento violento. Ma a vincere è stata la volontà della ministra, che voleva applicato il pugno di ferro. Il portavoce della polizia, davanti ai giornalisti, chiedeva al suo capo: «Ma chi comanda gli agenti in questa piazza? Ho l'impressione che abbiamo perso il controllo».

Verso mezzanotte sono cominciate le cariche e i lanci di acqua e candelotti di gas Cs, il cui odore aspro in breve tempo ha fatto piangere e tossire mezza città. Piccoli gruppi di casseur si sono accaniti contro alcune vetrine dalle quali i proprietari avevano già rimosso le protezioni in legno, mentre una grande folla radunatasi spontaneamente ha continuato a ballare in una improvvisata street parade. Fatti che hanno provocato all'interno della polizia di Ginevra «una crisi importante». «Abbiamo deciso di sospendere ogni comunicazione con i media e di dare priorità alla comunicazione interna», spiegava ieri il portavoce Jacques Voléry. Oltre all'immotivato uso della forza per assediare i manifestanti sul ponte (il bilancio finale parla di due poliziotti e tre manifestanti feriti, due da proiettili di gomma e un terzo, inglese, colpito ad un polpaccio da una bomba assordante), le polemiche riguardano i modi spicci utilizzati dalla polizia tedesca. «Abbiamo osservato che alcuni poliziotti tedeschi hanno agito con una violenza sproporzionata», hanno scritto gli avvocati del legal team in un comunicato diffuso ieri. «Uno dei nostri osservatori è stato avvicinato da un agente che gli ha assestato colpi di manganello su un braccio e sulla schiena: la pettorina di riconoscimento gli è stata strappata di dosso. Un altro osservatore è stato percosso dopo aver detto `sono del legal team'».

Un'atmosfera pesante avvolgeva ieri Ginevra, incredibilmente sospesa in una crisi politica di cui non si riesce a vedere la fine, con una ministra che nessuno più difende, un capo della polizia solo ad interim (in seguito all'incidente alla fine di marzo alla stazione di Cornavin, quando una sindacalista fu colpita in pieno volto da una pallottola marcante), nel silenzio assordante del governo federale. E non si placano le polemiche sull'assalto al centro culturale Usine da parte di agenti travestiti da pseudo black bloc: decine di loschi figuri addobbati con passamontagna, caschi e fazzoletti neri e armati di spranghe di acciaio e manganelli tonfa telescopici. A un braccio, una fascia arancione con su scritto: police. Tra i feriti il giornalista Pulika Calzini: se l'è cavata con cinque punti di sutura in testa e denuncerà la polizia. Due telecamere di Indymedia hanno filmato l'irruzione.

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