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I bambini avvelenati di Augusta
by da Repubblica 22-04 Monday, Jun. 09, 2003 at 6:20 PM mail:

I veleni dell'Enichem nel maledetto triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli. In attesa del film-documentario di Antonio Bellia, informazioni sul disastro ambientale e sui danni alla salute prodotti dall'Enichem in Sicilia.

Dal quotidiano la Repubblica del 22/4/2003:
“I bambini avvelenati di Augusta”, articolo di
Attilio Bolzoni.

SIRACUSA - Il primo pesce finito nelle reti era
gonfio di veleno.
In pancia aveva piombo, nichel, arsenico e
soprattutto mercurio.
Era una triglia. Con il fegato e i muscoli impregnati di metalli pesanti hanno trovato poi anche i cefali e i tordi
neri e perfino gli sciarrani, quei piccoli e voraci predatori con bocca grande e denti acuminati che vivono sui fondali rocciosi tra Capo Santa Croce e Capo Santa Panagia. Tutti contaminati.
Come malata era pure ogni cozza allevata nella rada. Per un gioco delle correnti gli scarichi del polo petrolchimico si spingevano solo lì, arrivavano e stagnavano in quelle venti miglia di mare schiumoso davanti ai camini e agli scheletri luccicanti di cinque raffinerie. Dopo una battuta di pesca ordinata dalla Procura di Siracusa sembra molto vicina la verità sui "bambini malformati" di Augusta. E' nella città siciliana che sta difronte a quel mare intossicato dalle sozzure dell' Enichem che ne nascono ogni anno di più, bimbi con cardiopatie e imperfezioni all'apparato uro-genitale, una percentuale che è ormai quattro volte superiore alla media nazionale, acque fetide e handicap,
aria irrespirabile e tumori, un rapporto causa-effetto che è alla base di una colossale inchiesta giudiziaria sugli orrori del triangolo "maledetto" Priolo-Augusta-Melilli. Un paio di mesi fa ci sono stati gli arresti dei manager e dei tecnici degli stabilimenti petrolchimici «per associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti», poi gli investigatori di un pool ambientale (schiera
ispettori dell' ufficio di Igiene, finanzieri, biologi, medici) hanno cominciato a scavare su oltre mille casi di
malformazioni contati soltanto ad Augusta negli ultimi ventitré anni. Il primo fu nel 1980, un maschietto con mezzo orecchio e gravi problemi alla colonna vertebrale. E dopo arrivarono tutti gli altri, i figli di quel sogno industriale che aveva avvelenato la vita in un angolo di Sicilia. Il picco si è toccato però nel 2002: il 6% dei
bimbi nati presenta malformazioni. «I dati emersi dalle consulenze dei nostri periti sono preoccupantissimi», spiega il procuratore capo della Repubblica di Siracusa Roberto Campisi, mentre ricostruisce la storia di un' indagine sull' origine di quelle nascite. Aggiunge il procuratore: «Dopo avere ricevuto le prime consulenze mediche e scientifiche il nostro obiettivo è proprio
quello di dimostrare una relazione tra gli scarichi delle aziende e le malformazioni». Intanto la Capitaneria ha
vietato la pesca in tutta la rada di Augusta, una ventina di miglia dove guizzano quelle triglie e quei cefali che trasportano mercurio fino a 500 volte la soglia massima «tollerata» . Ma andiamo con ordine. L'
inchiesta è partita con un accertamento: la verifica delle denunce del dottor Giacinto Franco, il primario del
reparto di pediatria dell' ospedale Muscatello di Augusta che per primo ha segnalato le malformazioni dei bimbi in numero così elevato.
Dati riscontrati in pieno dai periti. E comparati con quelli delle province siciliane vicine - Catania, ad esempio - dove i casi di nati malformati rientrano nella media italiana. A quel punto sono entrati in azione gli uomini del Nicta (Nucleo Investigativo per la Tutela Ambientale e Sanitaria), una squadra che ha eseguito i
"prelievi" dei pesci. Hanno cercato per diversi giorni e sempre nella stessa zona cinque specie diverse (nella
lista ci sono anche le salpe), poi hanno sequestrato le cozze. Gli esami sui pesci e sulle cozze sono stati ripetuti più volte: erano tutti e sempre carichi di veleno. Dopo le analisi di laboratorio sono cominciati gli interrogatori. Più di 1200 i testimoni ascoltati. «Metà di
loro erano padri e madri di di bimbi malformati di Augusta, l'altra metà venivano da Priolo e da Melilli...», precisano gli investigatori che hanno scoperto un altro fondamentale dato per la loro inchiesta: il pesce che si mangia ad Augusta proviene tutto dal mercato locale (c' è una piccola flotta che non si spinge mai fuori dalla rada) mentre quello che si mangia a Melilli e a Priolo - gli altri due centri del triangolo industriale - arriva
esclusivamente dai pescatori di Capo Passero che è
a quasi una settantina di chilometri più a sud di Augusta. E' il mercurio in dose massiccia nei pesci del golfo che ha fatto scattare l'allarme e marcato una svolta nell' inchiesta sui bambini malformati. Tra un po' toccherà anche all' aria di finire sotto indagine. E poi anche alle falde idriche e alle colture. Stanno monitorando tutto l' ambiente quelli del pool ambientale, un filone investigativo per ogni veleno, un perito per ogni emergenza
sanitaria del triangolo "maledetto". Anche i tumori sono in
aumento qui, soprattutto quelli polmonari.
Anche l' acqua di questo Ionio non è più come prima, quell'
"attentato all'ambiente" (come i magistrati definiscono le
attività illecite dell' Enichem) ha provocato modificazioni
genetiche in microorganismi marini. Lo specchio d' acqua difronte ad Augusta ha dentro mercurio per 20 mila volte in più rispetto la soglia ritenuta non pericolosa. E' un mare rosso. E' il mare rosso che la mattina del 10 settembre del 2001 fece paura ai cittadini di Priolo. Non l' avevano mai visto così il loro mare. Gli stabilimenti scaricavano il mercurio nei tombini, un canale di scolo poi lo faceva scivolare sugli scogli. Così si aprì l'inchiesta del sostituto procuratore Maurizio Musco che a gennaio
si è chiusa con una retata, accuse pesantissime
che hanno retto al vaglio dei giudici del Tribunale della Libertà, inquinatori incastrati da intercettazioni ambientali «dalle quali emerge - parole del procuratore Campisi - il sostanziale disprezzo per il valore dell' ambiente e della stessa vita umana».

Ma sui veleni nel mare e nel cielo di Augusta si scopre ogni giorno qualcosa di più. Qualcosa di sempre più spaventoso.

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