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La tradizione diabolica presso gli Slavi, i Balti e gli Ugro-Finni
by x C H I L D Saturday, Jun. 21, 2003 at 10:00 PM mail:

Streghe, lupi mannari, Vampiri e draghi

Streghe, lupi mannari, Vampiri e draghi

Anche per gli Slavi orientali e per i Russi (come per altri popoli, n.d.N.) si sotiene la sicura presenza di una influenza iranica, diretta o tramitata dalla mediazione scitica, con il rilievo di una concezione dualistica. L'ipotesi è fondata su una notizia che appare presso Helmod, secondo il quale gli Slavi distinguevano un dio buono da un dio cattivo, designando il secondo con il nome di Diabol o Zcerneboch. "Diabol" sarebbe una trasposizione slava del nome del diavolo cristiano, mentre "Zcerneboch" è il Dio Nero, che A. Brückner ritiene ricavato, per la caratteristica del colore, dall'iconografia cristiana. Non vi è altra sicura evidenza, testuale o archeologica, circa queste contrapposte figure divine, e perciò l'ipotesi sia dell'influenza iranica, sia di un sostrato dualistico, deve essere considerata con cautela. Invece altre fonti sembrano attestare che presso gli Slavi occidentali aspetti demoniaci avevano assunto il dio Svarog nella forma di Zuarasici, che le fonti cristiane identificavano con il diavolo. Alcuni personaggi da considerare epifanie diaboliche erano presenti nelle pratiche magiche, soprattutto nella stregoneria che, per quanto è possibile ricavare dai documenti, si distingue per tratti sciamanici, derivanti, per la Russia e per i Cechi, con molta probabilità dall'area sciamanica finnica. In una cronaca del XIII secolo, l'esercito polacco è guidato, nel 1209, da una strega che, per taumaturgia, riesce a portare l'acqua raccolta da un fiume in un crivello bucato, senza che ne perda, «et hoc signo eis victoriam promittebat».

L'Omiliario di Opatovic riferisce, forse in termini esagerati, di donne che preparavano veleni, uccidevano i figli e si attribuivano il potere di provocare, con i metodi propri della magia tempestaria, la grandine. Esse mescolavano al cibo il seme dei propri mariti per filtri di magia sessuale e amatoria, o impedivano all'uomo e alla donna di generare. A questo tipo di credenze appartiene anche la licantropia, che sembra essere diffusa già presso gli antichi Slavi. Erodoto (IV, 105) dice che i Neuri, viventi lungo le rive del Bug e del Dniester, per una volta all'anno si trasformavano, per qualche giorno, in lupi. Secondo l'interpretazione di Brückner, i Neuri non erano un popolo, ma una casta di stregoni che praticavano la licantropia e il cui nome è stato dato da Erodoto erroneamente ad un'unità etnica. Lo stesso autore ritiene che la larga diffusione della credenza nella licantropia nei paesi slavi si spiega anche con il costante pericolo che i lupi, vera piaga del paese, rappresentavano. Di qui la loro demonizzazione. Ma sembra anche certo che, già in tempi antichi, ai lupi mannari si attribuiva la capacità di provocare eclissi di sole e di luna. In rapporto a tale credenza andrebbe spiegato un passo del Canto di Igor, in cui è detto che il principe Vseslav, di notte, correva come un lupo da Kiev a Tmutorokan e attraversava, correndo, la strada al grande Chors. L'attraversamento della strada di Chors, se questi è il sole o la luna, è una trascrizione mitologizzata della provocazione delle eclissi da parte del lupo mannaro. Il nome antico-slavo del lupo mannaro è vulko-dlak, probabilmente con il valore di lupo-pelle, ossia di «coperto da pelle di lupo», e riappare nelle forme vlukodlaku (bulgaro), volkulak (russo), wilkoalak (polacco). Il termine romeno vilcolac, che significa «eclissi» lunare, derivato dai precedenti, attesta il rapporto di fondo fra licantropia e mitologia lunare. V. J. Mansikka ha ampiamente esaminato i residui folkloristici della leggenda dal XIII secolo in poi. Nella credenza, la persona che ha la capacità di trasformarsi in lupo a sua volontà, si distingue per alcuni segni caratteristici. Si ritiene che sia figlio di un lupo e abbia avuto nascita podalica; la parte superiore del corpo somiglia a quella di un uomo, mentre la parte inferiore ha tratti lupini; di lupo sono il suo cuore e i suoi denti. Per praticare la trasformazione, egli berrà l'acqua raccolta dal cavo lasciato dall'orma di un lupo, ovvero girerà intorno ad un albero caduto e si coprirà, poi, di una pelle di lupo.



Nella notte seguente la trasformazione sarà completa. In Bulgaria si crede che il lupo mannaro nasca dal sangue di un uomo assassinato e che dimori nel luogo in cui l'assassinio è stato compiuto, rendendo arido il terreno. Con il lupo mannaro, nella tradizione slava , si confonde il vampiro, la cui diffusione, tuttavia, non pare chiaramente localzzata. Il nome russo è upyr, e Brückner, con un'ipotesi troppo ardita, lo fa derivare da una forma antico-slava apyr, in cui a- rappresenterebbe una particella privativa e pyr significherebbe uccello. Secondo le informazioni di Mansikka, il vampiro, come anima del defunto uscita dal sepolcro per danneggiare i viventi, appare nelle credenze dei Serbi: vampiro, in particolare, è lo spirito malvagio delle persone empie e delle streghe o degli stregoni che si sono trasformati, durante la vita, in lupi mannari. Beve il sangue dei viventi e alla sua presenza è attribuita spesso un'epidemia che colpisce un largo numero di persone. Vi è poi un vampiro vivente, non rappresentato dall'incarnazione di un'anima, che è più precisiamente una strega che, avvalendosi di poteri demoniaci, uccide gli uomini, porta disgrazia e provoca tempeste. Dalle fonti prevalentemente cristiane della religione dei Balti antichi e dalla tradizione folklorica baltica, risulta che le forze demoniache sono spesso connesse ai morti e alla morte. Una dea della morte è Giltine; le Laumes sono streghe che appaiono sotto forma di incubi, rapiscono i bambini e lo sostituiscono con otri; Lituwanis nottetempo monta i cavalli e li stanca. Piùà ricche sono le informazioni che riguardano gli Ugro-Finni, la grande famiglia di popoli diffusa in un'area molto vasta dell'Europa e dell'Asia. I Finni-Baltici, che hanno il loro principale documento nei due Kelevala, credevano in alcuni spiriti locali di carattere ambivalente, capaci di portare il male se provocati, quali per esempio il tonttu, genio capriccioso, ma anche disposto ad assicurare abbondanza di raccolto a chi gli presenti offerte. Il diavolo era identificato con con Perkele o Piru, dio del tuono, ricevuto certamente dagli Slavi e dai Balti. Anche qui il culto dei morti si interseca con la mitologia demoniaca: koljo è lo spirito tornante; il lituano kouko è lo spettro, che assume anche altro nomi come spirito collegato etimologicamente con il germanico kobold. Presso i Voguli si ricorda una divinità Tarn, Taran o Tarin, spirito antropomorfico che rappresenta il principio dualistico della distruzione, portatore della guerra, delle malattie e della carestia. Appare generalmente come spirito-femmina e rappresenta anche il fuoco distruttore. Nel nord della foce dell'Ob, i Voguli venerano un dio ipoctonio di colore nero, detto Kul Odyr, dal quale dipendono gli spiriti infernali (menkva). Per i Magiari la ricostruzione romantica dell'antica cultura, basata principalmente su elementi linguistici, portò a individuare un erroneo sistema dualistico, cui si attribuì un'origine iranica: un dio Armany, connesso, sempre secondo questi studiosi, all'iranico Ahriman, sarebbe stato l'aspetto oscuro e malefico della realtà, opposto all'aspetto luminoso rappresentato dal dio Hadur o Haddur. Contro questa mistificazione ottocentesca, sussistono le molte evidenze folkloriche che fanno riferimento a varie epifanie del male. I demoni sono numerosi e rappresentano la situazione negativa che irrompe principalmente nella manifestazioni cosmico-meteorologiche. Con essi concorrono le streghe e gli stregoni, sempre che sia sempre possibile operare una netta distinzione tra i due livelli. Sarkany è il «drago» che, nel folklore, è presente proprio nelle forme ampiamente note del drago delle favole e nelle saghe di molte altre aree europee e che, tuttavia, all'origine, deve essere stato un demonio del tempo meteorologico che porta le grandi piogge e che solleva con la coda il turbine. Sul suo dorso vola lo stregone. Ha poteri magici e riesce a trasformare gli uomini in pietra o ad assumere aspetti molteplici e proteici.

Dimora nel mondo sotterraneo e le sue armi sono la sciabola e la stella mattutina. Lo si immagina policefalo, con 7, 9 o 12 teste, e di misura gigantesca. Sembra, da alcuni residui che abbia partecipato ad una lotta cosmica contro la luce, poiché a cavallo di un puledro tempesta il sole e la luna e li rapisce legandoli alla sua sella. La Boszorkany, madre del precedente, presso gli Ungari, è, al principio, maschile, poi femminile. Indica nella legislazione antistregonica fino al XVIII secolo la strega, e, secondo la leggenda popolare, non muore se ha trasmesso ad altri il suo potere. Manò è reso negli antichi dizionari come malus genius, daemon, e rappresenta un altro aspetto negativo di connotazione non chiara. Guta, invece, si qualifica come un male sottile che nemmeno il dio supremo riesce a frenare, e come demone che colpisce le sue vittime con colpi improvvisi dell'apoplessia. Il carcinoma è connesso a Fene, demone che si nasconde in un nido e viaggia sopra una slitta e divora le sue vittime. Iz, che all'origine indicava l'anima del morto, l'ombra, personifica lo stregone malefico che procura malattie. Si torna ai demoni cosmico-meteorologici con Szél e con Nemere. Ka strega genericamente intesa è indicata come vasorru baba, «la vecchia con il naso di ferro», che doveva essere nella sua prima formazione una figura benefica, caricatasi sucessivamente degli aspetti negativi (fonte: Il Diavolo, Newton & Compton Editori).



Il mito del Vampiro

John Godwin, autore di Unsolved: the World of the Unknown, ci offre una spiegazione a quello che è l'interrogativo: che cosa spinge un uomo a trasformarsi in una bestia, licantropo o vampiro. «Gli individui attratti e tormentati da desideri impellenti che riconoscevano come bestiali, potevano desiderare di sfuggire alla forma umana che impediva la loro soddisfazione. Diventando bestie potevano infrangere i divieti e le paure e gratificare, senza provare alcun senso di colpa o di paura, tutte le brame distorte che ardevano nelle loro menti perché i tabù umani non si applicano agli animali" (questo il caso del licantropo). Ma talvolta l'essere umano non ha bisogno di trasformarsi in un animale per ignorare i tabù. È già un mostro, un animale da preda a due gambe senza discernibili sentimenti umani. Tale è il Vampiro, evocato dal regno dei morti e assetato di sangue, ma con uno strano ascendente erotico sulle sue vittime.

Le opinioni non sono concordi su cosa sia esattamente il vampiro tradizionale. Alcuni lo ritengono uno spirito del male che anima il corpo di un morto, altri pensano che sia un cadavere animato dalla propria anima. Per sopravvivere il vampiro ha bisogno del più vitale degli elementi: il sangue. "I vampiri escono dalle loro tombe durante la notte", scrisse John Heinrich Zopft nel 1733, "aggrediscono persone che dormono tranquillamente nei loro letti, succhiano tutto il sangue dal loro corpo e le distruggono".



In genere, il vampiro catturato o dissoterrato presenta una carnagione rosea, ben nutrita e, apparentemente, sembra un essere vivente. Il suo stato, tuttavia, è tradito dalle unghie lunghe e ricurve cresciute nella tomba e dal sangue che si è coagulato intorno alla bocca. Stando alla maggior parte delle leggende, l'unico modo per distruggere un vampiro è di infiggergli un palo nel cuore, provocando così un urlo terrificante e una fuoriuscita di sangue rubato. Poi, si debbono bruciare i resti insanguinati del corpo fino a ridurli in cenere.

Le leggende di vampirismo, come quelle di lupi mannari, traggono origine da alcune paure e da alcuni fatti reali. La paura era originata dalla credenza che i morti potessero tornare nelle loro antiche dimore, soprattutto quando si trattava di suicidi, di licantropi, di scomunicati o di infelici che erano stati bruciati senza sepoltura religiosa. Alcuni "maniaci" occasionali, afflitti da necrofilia o da qualche altra perversione che implicasse il furto di cadaveri, fornivano le prove apparenti che i defunti potessero anche lasciare le loro tombe. Altri dimostravano una sete patologica e fisiologica di sangue e contribuivano così ad alimentare le leggende sui vampiri.

Certi eventi terribili e misteriosi, come stragi inspiegabili o improvvise epidemie, erano facilmente associati a un risveglio di vampiri il cui presunto fetore era indistinguibile da quello dei corpi putrefatti dei moribondi e dei morti. In questi casi, era facile che persone dalla carnagione rosea, che uscivano rarramente di giorno, fossero accusare ingiustamente; e non erano poche. Alla fine del Medioevo, quando il fenomeno del vampirismo fece la sua prima apparizione nelle regioni slave e negli stati baltici dell'Europa orientale, i matrimoni consanguinei fra i nobili slavi portarono una serie di tare genetiche, tra le quali una rara malattia chiamata protoporphyria crythropoietica. Si tratta di un disturbo della pigmentazione per cui il corpo produce un eccesso di protoporfirina, sostanza che è alla base dei globuli rossi del sangue. Questa malattia era accompagnata da un prurito insopportabile, arrossamento, edema e ragadi sanguinolente dopo una breve esposizione al sole. Le persone affette da quel male tendevano ovviamente a evitare le passeggiate diurne e uscivano solo di sera. Questo morbo non fu diagnosticato fino al XIX secolo e, prima di allora, non era sorprendente che le persone affette fossero considerate con una repulsione che sfiorava la paura superstiziosa. Ma probabilmente la fonte più comune della credenza nel vampirismo è da ricercare nei casi di seppellimento prematuro. Capitava non di rado, infatti, che individui in coma, ubriachi fradici o in stato di catalessi fossero sepolti vivi.

E forse proprio in relazione a queste inumazioni precipitose, le storie di esumazioni successive diedero esca alla leggenda dei vampiri. All'inizio del 1732, un'apparente epidemia di vampirismo infuriò nei dintorni di Medegya, in Serbia, causando un tale panico che il governo inviò un distaccamento di soldati con tre medici dell'esercito per riaprire i sepolcri delle persone morte da poco. La squadra investigtiva aprì tredici tombe. Soltanto tre dei corpi esumati risultarono in via di decomposizione. Gli altri dieci, alcuni dei quali erano stati seppelliti da molto più tempo di quelli che si stavano decomponendo, avevano una carnagione rosea e carni sode, e, dissezionandoli, di scoprì che contenevano sangue fresco. Tutti e dieci furono rapidamente decapitati e cremati finché del loro corpo rimase solo cenere grigia.

Episodi come questo non mancarono di colpire anche la fantasia di alcuni viaggiatori e presto furono noti in tutta Europa. Romanzieri e poeti non poterono restare insensibili alla suggestione del "morso mortale" con i suoi connotati di erotismo orale e di attrazione-repulsione. Fra coloro che furono ispirati dai vampiri, Goethe, Tolstoj, il poeta Robert Southey, Lord Byron, Théophile Gautier e Alessandro Dumas padre. Nel 1847, un modesto scrittore di nome Thomas Prest diede alle stampe un best seller su questo tema (868 pagine che grondavano di sangue) intitolato Varney the Vampire; or, The Feast of Blood (Varney il vampiro; o Il festino di sangue). Dopo anni di incredibile successo, questo romanzo ginì senza tante cerimonie nel dimenticatoio con la pubblicazione, nel 1897 di Dracula, dello scrittore irlandese Bram Stoker. Il Dracula del romanzo - si tratta del più famoso racconto di vampiri - divenne il prototipo del vampiro. Ma infinitamente più orribile di qualsiasi parto sorto dalla fantasia era la figura storica sulla quale Stoker aveva costruito il personaggio del suo romanzo, Dracula (fonte: Viaggio nel Mistero, Selezione dal Reader's Digest).



Arppe, Oluf

Thomas Bartholin, danese che scriveva nel XVII secolo, narra, sulla testimonianza di un'antica Maga nominata Landela, la cui opera non venne mai pubblicata, un fatto che deve appartenere al secolo decimoterzo o decimoquarto. Un uomo del Nord che si chiamava Oluf Arppe, trovandosi in punto di morte, ordinò a sua moglie di farlo seppellire ritto in piedi davanti alla porta della sua cucina, onde non perdere interamente l'odore delle pietanze che gli erano care, e potesse vedere a tutto suo agio ciò che succedeva nessa sua casa. La vedova eseguì fedelmente il volere del marito. Alcune settimane dopo la morte di Arppe, la sua anima si vide spesso apparire sotto forma di un orrido fantasma che uccideva gli uomini al lavoro, e molestava a tal punto i vicini, che nessuno più ardiva abitare nel villaggio. Un contadino, per nome Olao Pa, fu abbastanza coraggioso da assalire il Vampiro e, dopo averlo ferito con un colpo di lancia, gli lasciò il ferro nella piaga. Lo spettro disparve e, il giorno dopo, Olao fece aprire la tomba del morto. Di fatto, la sua lancia si trovò immersa nel cadavere di Arppe nel luogo stesso in cui Olao aveva colpito il Vampiro. Il cadavere non era corrotto; lo si trasse dal sepolcro, lo si bruciò e si gettarono le sue ceneri in mare, liberando così il paese dalle sue funeste apparizioni. «Il corpo di Arppe», osserva Calmet che riferisce il fatto, «era dunque realmente uscito dal sepolcro allorché appariva. E il suo corpo doveva essere palpabile e vulnerabile, poiché si era rinvenuta la lancia nella ferita. Come dunque uscì dalla tomba, e come poté rientrarvi? Qui sta il difficile: perché non ci si deve meravigliare che si sia trovata la lancia e la ferita sul suo corpo: infatti è noto che quegli stregoni che si cambiano in cani, in versipelle, in gatti e simili, portano nei loro corpi umani le ferite che ricevettero, nelle stesse parti del corpo da loro rivestito in cui si fanno vedere» (fonte: Storie di Vampiri, ed. Economici Newton, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco).



Grando, Giure

Una leggenda citata da Goerres (La mystique divine, naturelle ed diabolique, Parigi, 1885, 1. v, cap. XIV), parla di un Vampiro chiamato Giure Grando, che infestò per lungo tempo il paese di Coridiggo, in Istria. Nel 1672 fu riesumato il suo corpo, sepolto sedici anni prima. Grando era apparso a diverse persone del paese, ed era entrato persino nel letto di sua moglie. Il cadavere apparve sorridente e fece diversi movimenti, come se fosse lieto di respirare l'aria fresca. Il prete del villaggio alzò allora in crocifisso, gridando: «Guarda Gesù Cristo, strigòn! Cessa di tormentarci!», Dagli occhi del Vampiro allora spuntarono delle lacrime. I più coraggiosi, pur rabbrividendo d'orrore, cercarono di piantargli nel cuore un paletto di biancospino. Ma non ci riuscirono: il palo rimbalzava sempre dal corpo del Vampiro. Allora vennero recitate delle preghiere d'esorcismo, e si tentò di decapitarlo. Quando la lama del boia s'affondò nella sua gola, il Vampiro lanciò un grido terribile, e tutta la bara fu inondata di sangue.



Huet, Pierre-Daniel

Celebre Vescovo di Avranches, morto nel 1721.Nella raccolta dei suoi scritti, pubblicata col titolo Huetiana (parigi, 1722), si trova un intero paragrafo dedicato ai Brucolachi dell'arcipelago ellenico. Scrive «Sono strani i fatti che si raccontano circa i Brucolachi. Si dice, nelle siole greche, che quanti, dopo un'esistenza di infamie, muoiono nel peccato, talvolta appaiono in luoghi diversi nella forma medesima ch'era lor proprioa in vita; che portano disordine tra i vivi, spaventando gli uni, succhiando il sangue agli altri; rendendo talvolta servizi utili, ma più spesso seminando terrore. Si crede che i loro corpi siano abbandonati alla mercè del Dèmonio, che li preserva, li anima e se ne serve per recare vessazione tra gli uomini. Padre Richard, gesuita, che in tali isole ha vissuto per cinquant'anni, ha dato alle stampe una relazione sull'isola di Santorini, la Thera degli antichi, di cui Cirene fu una colonia. In essa c'è un lungo capitolo sulla storia dei Brucolachi. Vi si legge che, quando i villici sono infestati da tali apparizioni, dissotterrano i corpi, che trovano esenti da corropimento, e li bruciano, oppure li fanno a pezzi, dopo averne estirpato il cuore; dopo di che le apparizioni cessano e i resti mortali si corrompono. La parola Brucolaco viene dal greco moderno brucos che significa «mota», e da laccos, che significa «fossa», «cloaca»: perché si trovano spesso - così si dice - le tombe in cui eran custoditi quei corpi ripiene di mota. Non posso dire se i fatti così narrati sian veritieri, o facciano parte delle false credenze del volgo: ma è certo che son riferiti da tanti autori meritevoli e degni di fede, e da tanti testimoni oculari,che non si può non prestat loro attenzione. Quando in quelle isole qualcuno uccide un suo simile fraudolentamente e in agguato, si pensa di impedire al morto di vendicarsi troncandogli i piedei, le mani, il naso e le orecchie: pratica che colà si chiama acroteriazein. Le membra troncate vengono poi appese al collo del defunto, o poste sotto le sue ascelle. È un uso che risale agli antichi Greci, e se ne trova testimonianza negli scolastici di Sofocle. Fu questa la sorte che Menelao riservò a Deìfobo (che, morto Paride, aveva ricevuta in sposa Elena), secondo quanto riferisce Virgilio, che ne fa incontrare l'ombra a Elena nell'Ade:

Qui dilaniato in tutto il suo corpo, ecco, vede
il figlio di Priamo, Deìfobo, sfregiato nel viso,
nel viso e in ambe le mani, e devastate le tempie, gli orecchi
strappati, tronco da brutta ferita anche il naso.
Svetonio scrive che dopo la morte violenta di Caligola il suo corpo venne arso soltanto a metà, e interrato in modo superficiale: per cui la casa in cui era stato ucciso e il giardino in cui era stato sepolto, vennero infestati da spettri, finché l'edificio non fu bruciato» (fonte: Storie di Vampiri, ed. Economici Newton, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco).



Paole, Arnold

«Una sera, mentre Arnold Paole rientrava al suo villaggio, venne aggredito da un vampiro, riuscito a sfuggire all'attacco, egli seguì l'immondo essere fino alla sua tomba e gli conficco un paletto nel cuore cospargendosi tutto il corpo con il suo sangue. Rientrato al villaggio raccontò ciò che era accaduto ai compaesani, suscitando la loro ammirazione. Poco tempo dopo Paole fu trovato morto con il collo spezzato. Per il villaggio inizio un periodo di terrore ..., vennero rinvenuti diversi cadaveri completamente dissanguati e sembrò quindi che Paole fosse tornato dal mondo degli inferi come vampiro. Le autorità Austriache preoccupate per le voci che circolavano inviarono sul posto degli Ufficiali dell'Esercito per riesumare il cadavere di Paole; venne rinvenuto "intatto e senza alcuna traccia di decomposizione ... sangue fresco era defluito da occhi, naso, bocca e orecchie; le unghie delle mani e dei piedi erano cadute ed al loro posto ne erano cresciute di nuove. Era un vampiro ed era necessario conficcargli un paletto nel cuore. Al che, egli emise un alto gemito e cominciò a sanguinare abbondantemente». Questo è uno dei molti casi registrati a partire dal 1730 nel rapporto dei militari Austriaci Visume et Repertum.



Costumi alimentari e attività sessuale dei trapassati, sul succubo e incubo

L'accenno al sangue salda in un unico cerchio l'attività sessuale dei morti con quella di tipo nutritivo. Anticamente, la fame dei trapassati veniva placata con periodiche offerte alimentari (come l'ablazione di latte, miele e farina in uso nel mondo classico) ovvero richiudendo nelle loro tombe varie provviste di cibo reali o simboliche, queste ultime sotto forma in genere di affreschi e figurine di terracotta dipinta. Che il cibo reale venisse effettivamente utilizzato, risulta da varie testimonianze, anche in tempi relativamente recenti, giusta ragguardevoli trattati quali la Dissertatio Historico-Philosophica de Masticatione Mortuorum di Philip Rohr (1679) e il più celebre De Masticatione Mortuorum in Tumulis di Michel M. Raufft (1734), nei quali sono riportati vari esempi, risalenti a diverse epoche, sull'attività manducatoria nei sepolcri: morti (o presunti tali) che divorano ciò che era stato posto nel cenotafio e rodono i sudari, giungendo a divorare le proprie stesse membra. E, in effetti, secondo parecchie testimonianze, quando le riserve alimentari funebri venivano meno, o erano giudicate insufficienti, il morto provvedeva da solo. Le leggende nelle quali si scopre l'inopinata presenza di un defunto fra i convitati a un banchetto, sono numerose. Presso certe comunità era uso - specie nelle oiù solenni occorrenze - far sedere a capotavola un cadavere mummificato: si pensava che in tal modo, vedendo il posto già occupato, un eventuale risurgente desistesse dal tentativo di assedersi anch'egli a mensa. Peraltro, secondo una folta serie di tradizioni, quello preferito dai trapassati è un cibo del tutto particolare, che non si ammannisce solitamente nei banchetti tra i vivi: la carne umana. Nei miti più antichi, questa era considerata infatti l'alimento vivificante per eccellenza, il «cibo degli dèi» in grado di saldare la frattura tra la vita e la morte. La Lamia che, come riferisce Filostrato nella Vita di Apollonio di Tiana, aveva sedotto un giovane filosofo con l'intenzione di suggergli il sangue e poi divorarlo, ammise di scegliere per le sue necessità alimentari sempre «giovani belli e forti, perché essi hanno il sangue assai fresco» L'amplesso che precedeva il divoramento aveva del pari funzione vivificante, sulla base dell'intuitivo principio secondo cui l'attività sessuale è fonte di vita. Il collegamento vita d'oltretomba-sesso-sangue, è presente in molte remote tradizioni e in un ambio spettro di culture. Si chiamava Lamashtu, presso gli antichi Babilonesi, il dèmone femminile, larva di una prostituta, che attirava gli uomini per berne il sangue, e strappava il feto dal grembo delle donne incinte: colei, si legge in uno scongiuro, «che mi ha preso, notte e giorno mi travaglia, prosciuga le mie carni, tutto il giorno mi stringe, tutta la notte non mi lascia». Aluqa, ovvero «Succhiasangue», chiamavano gli Ebrei la larva che assaliva i viandanti persi nel deserto per suggerne l'alimento vitale: non solo il sangue, ma anche lo sperma. Un essere simile era detto Empusa dai Greci: in apparenza era una splendida fanciulla che col suo aspetto seduceva gli incauti, mentre in realtà era un orrido mostro con un piede di bronzo e l'altro di sterco d'asina. D'altronde, bere il sangue, oltre che operazione scolta ad acquisire una speciale forza di vita, può essere visto anche come piacere. Si legge nei Niebelunghi che i guerrieri di Hagen di Tronje, intrappolati in una sala cui era stato appiccato il fuoco, per spegnere l'arsura bevvero il sangue che stillava dai corpi dei caduti: «Disse Hagen di Tronje: "Nobili cavalieri, chi soffre per la sete, beva di questo sangue. Non c'è vino migliore per questa grande arsura. In un momento come questo, non c'è nulla di meglio"». Un cavaliere fece la prova, e si dissetò alle ferite di un agonizzante: «Dio vi compensi, Hagen, - disse il guerriero stanco - per il vostro consiglio mi sono ben dissetato. Non mi fu mai servito un vino migliore. Finché sarò vivo, ve ne sarò sempre grato. Verso la fine del Medio Evo, gli inquieti morti europei avevano ormai affinato questi concetti, sintetizzando le loro attività sessuali e vivificanti in una sola operazione: succhiare il sangie dei vivi. Con ciò, ne assorbivano l'energia essenziale, quella che la Bibbia chiama «vita» (ma talune vulgate traducono «anima»), e di cui più volte si proibisce esplicitamente di cibarsi. Per esempio, in Genesi, IX-4 e 5: «Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Del sangue vostro, anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto»; Levitico XVII-11 e 14: «La vita della carne è nel sangue... Il sangue è la vita d'ogni carne»; e Deuteronomio, XII-23: «Non ti nutrirai di sangue perché il sangue è la vita: e tu non devi mangiare la vita insieme con la carne». L'assorbimento del sangue di una persona, preferibilmente di sesso opposto - per aggiungere all'operazione l'ulteriore carica vitale insita nella sessualità - finì in tal modo per sostituirsi vantaggiosamente a ogni altra forma di commistione fra il mondo dei viventi e il mondo dei trapassati. Nella gran parte delle leggende vampiriche posteriori al Medio Evo, il bacio del morto seduttore scivola dunque dalla bocca alla gola della vittima e, mentre la forza vitale di quest'ultima viene aspirata insieme col sangue, si consuma un vero atto erotico: tanto che, apparentemente, il godimento dei due partecipanti è lo stesso (Introduzione a Vampiri, Newton).

Anche nel mondo mesopotamico i rischi legati alla fecondità, il sesso o i poteri generativi sono mitologizzati in una seri e di dèmoni. Il lilu (rappresentato talvolta con corpo di cane, coda di scorpione e fallo di toro), la sua paredra lilitu (che riappare nell'Ebraismo) e l'ardat lili, serva del lilu, esecutrice dei suoi ordini, sono forse, in origine, rappresentazioni del vento e dell'uragano, ma, in conseguenza della loro semitizzazione, esprimono il decadimento della sessualità negli stati morbidi, il piacere infecondo e lussurioso, divelto dalla sua naturale destinazione riproduttiva, le allucinazioni e le immagini oniriche di incubo-succubo, ben note nella patologia psico-sessuale e nella storia di tutta la stregoneria. Questi dèmoni sconvolgono l'ordine fisiologico dell'amore, che è fondamento della vita familiare e comunitaria, e perciò in particolare l'ardat lili è «vergine senza latte», una femmina che si unisce senza mai poter diventare madre, e che, dopo aver acceso nell'uomo la lussuria, non lo soddisfa. La lamashtu è, invece, il demonio che, ora in forma di incubo, ora in forma di febbre perniciosa, interrompe la gravidanza delle donne e sottrae loro gli infanti:

«Portatemi i vostri bambini (ella dice), affinché io li allatti,

e le vostre bambine, affinché ne sia la guardiana,

alla bocca delle vostre figlioline voglio dare il seno»

Si tratta, in fondo, di un rischio di infecondità e di sterilità che minaccia il tessuto sociale, ed esso appare, senza infingimenti mitologici, in uno scongiro contro il demonio Samana, del periodo neosumerico. In esso, il dio Assar-lu-dug, che è una delle forme di Asari-Marduk, nel rimettersi all'intervento del dio Ea, così descrive l'opera del demonio eversore del ritmo sessuale:

«Ha sottratto al poppante l'alimento,

ha sottratto il mestruo alla donna,

ha sottratto al giovane il potere virile»

(fonte: Il Diavolo, Newton & Compton Editori).



Nella demonologia tardo-medioevale - particolarmente nei processi inquisitoriali di stregoneria - il demone "succubo" appare in forma di donna per avere rapporti sessuali con un uomo e sottrargli il suo seme. Opera in senso contrario rispetto al demone "incubo", che appare invece in forma di uomo e trasferisce un seme - riconoscibile come non umano per il suo carattere gelido - alla donna. I romanzieri moderni hanno spesso mescolato succubi e vampiri, ma si tratta di due cicli mitologici e folklorici chiaramente diversi. La letteratura sui vampiri cita spesso un testo seicentesco particolarmente dettagliato in materia di succubi attribuito a un padre Luigi Maria Sinistrari d'Ameno. Sembra oggi accertato che si trattasse di un falso ò destinato a sedurre vari letterati con le sue morbose allusioni sessuali - orchestrato da Paul Lacroix, che firmava con il nome di "Bibliofilo Jacob", e preparato dall'erudito Isidore Liseux. Il "succubo" sottrae forza vitale all'uomo carpendo il suo seme in un falso rapposrto sessuale. (estratto da Per una definzione di vampiro, La stirpe di Dracula, a cura di Massimo Introvigne, Mondadori)



Il «vampiro psichico»

Il cosiddetto "vampiro psichico" è una persona umana, defunta o più spesso viva, o anche un'entità di altro genere che - normalmente senza contatto fisico - assorbe le energie vitali di persone umane e può condurle alla morte. Il "vampiro psichico" compare nella letteratura: uno dei classici esempi del genere è The Pasariste di Arthur Conan Doyle (1859-1930), il creatore di Sherlock Homes. Conan Doyle, che frequentava gli ambienti della Società Teosofica, conosceva le teorie che circolavano nell'ambiente esoterico sul "vampirismo astrale". Uno dei principali sostenitori di questa teoria, il filosofo tedesco Franz Hartmann (1838-1912), cercò di fare risalire questa dottrina a Paracelso (1439- 1541). È tuttavia più probabile che le sue origini vadano ricercate in un dibattito interno al mondo degli spiritisti francesi alla fine degli anni 1850. Nel 1858, in polemica con la Revue Spirite - che sosteneva la teoria della reincarnazione secondo il classico modello dello spiritismo francese - il dottor Z. Piérart (1810-1878), già redattore capo del Journal du Magnetisme, fondò la Revue Spiritualiste che fu pubblicata fino al 1873. Contrario alla reincarnazione, Piérart manteneva però un altro caposaldo dello spiritismo classico francese, l'esistenza di un "corpo astrale". Era precisamente questo "corpo astrale" che - secondo Piérart - spiegava i fenomeni di vampirismo, perché in certi casi poteva sopravvivere, separato da corpo fisico, soltanto nutrendosi dell'energia di persone viventi. Originariamente Piérart pensava che il corpo astrale "vampirico" fosse principalmente quello di persone che erano state sepolte prematuramente per errore (un tema che ritorna in tutta la letteratura che cerca di dare una spiegazione razionale alle credenze sui vampiri). In seguito si mostrò disponibile a riconoscere caratteristiche vampiriche anche a "corpi astrali" di defunti che non erano stati seppelliti anzitempo. In ambiente teosofico le teorie di Piérart furono sviluppate, come accennato da Franz Hartmann. Questi - d'accordo con lo spiritista francese - riteneva particolarmente pericolosi i corpi astrali di persone seppellite per errore quando non erano ancora morte. Pensava tuttavia che anche altri corpi astrali potessero attaccare in modo "vampirico" e svuotare di energia persone che avevano fatto loro torto durante la vita. Il teosofo tedesco era anche convinto che un'attività vampirica potesse essere sviluppata da "forze" o residui psichici non facilmente identificabili con una singola persona umana defunta. Le teorie di Hartmann rappresentavano una innovazione rispetto alle spiegazioni del vampirismo correnti negli ambienti della Società Teosofica. Qui - sulla scia (ma non sempre in conformità) delle teorie che la stessa fondatrice Madame Helena Blavatsky (1831-1891) aveva esposto in Isis Unveiled (1877), discutendo le tesi di Piérart - da una parte non si escludeva l'esistenza di vampiri nel senso classico del termine, dall'altra si credeva che i corpi astrali potessero effettivamente nutrirsi di sangue. La teoria del «vampirismo psichico» fu sviluppata anche negli ambienti dell'Ordine Ermetico della Golden Dawn, per cui passarono - prima di uscirne, aderendo o dando vita a organizzazioni rivali - sia Aleister Crowley (1875-1947) sia Dion Fortune (pseudonimo di Violet Firth, 1890-1946). Entrambi credevano all'esistenza di "vampiri psichici", che sarebbero però particolarmente persone viventi malevole, capaci di assorbire energia dagli altri. Il tema fu sviluppato - con riferimento a episodi che sarebbero realmente accaduti agli esordi della sua carriera esoterica - particolarmente da Dion Fortune nel suo Psychic Self-Defense. Le teorie di Dion Fortune hanno esercitato una notevole influenza negli ambienti esoterici, e hanno influenzato tutta la letteratura successiva in tema di "vampiri psichici". Tra gli autori di opere sul vampirismo in particolare Scott Rogo, Martin V. Riccardo e Vincent Hillyer - che considera psichici i veri non-morti dei giorni nostri, i "vampiri della New Age" - hanno insistito sui pericoli dei vampiri psichici. Nel mondo dell'esoterismo e dei nuovi movimenti religiosi è stata sviluppata anche la teoria, a cui aveva già fatto cenno Hartmann, secondo cui entità non direttamente riconducibili a una singola persona umana potrebbero svolgere il ruolo di vampiri psichici. [...]

Per quanto i «vampiri psichici» presentino un notevole interesse, e non possano essere ignorati dalla storia delle dottrine esoteriche o della parapsicologia, si tratta già di un primo stadio del vampiro metaforico, in quanto manca il collegamento - importantissimo - con il sangue. (fonte: La stirpe di Dracula, a cura di Massimo Introvigne, Mondadori).



Riconoscere un Vampiro, sui Demoni, strigoi vii e Revenant

Innanzitutto il vampiro è una persona umana. Dal campo dei vampiri dobbiamo quindi escludere gli spiriti mitologici e demoniaci che attaccano i viventi - e talora li mangiano, o si cibano del loro sangue - ma che non sono mai stati uomini. Tra questi si annoverano il ghoul delle leggende arabe, e un buon numero di personaggi del folklore indiano, cinese e giapponese nonché le làmie, le arpìe e le émpuse della mitologia greca e romana. Nonostante tutti i significati successivi del termine "strega", anche l'originaria strix o stryx dei greci e dei romani non era una persona umana ma un dèmone notturno, temuto perché ritenuto capace di attaccare i bambini e di cibarsi del loro sangue. Un certo numero di libri sui vampiri prende le mosse dalla storia di Menippo discussa nel quarto libro della Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato. Menippo è amato da una bella straniera e viene salvato da Apollonio, il quale gli rivela che la sua bella è in realtà una émpusa o una làmia che si appresta a divorarlo. La storia affascinerà generalmente poeti, da Poliziano e Keats, ma certamente l'émpusa o làmia che concupisce lo sfortunato Menippo è un dèmone, non una donna che è stata umana e che esce dalla sua tomba alla ricerca del sangue. È interessante notare che, secondo un'ipotesi etimologica, il termine graco làmia deriverebbe da Lilith, nome di un demone assiro di cui la tradizione rabbinica farà la prima sposa infedele di Adamo, in seguito sposa del Diavolo e persecutrice dei neonati. Anche Lilith, evidentemente, è qualche cosa di più semplice di una persona umana. In secondo luogo il vampiro è una persona umana morta.Il "vampiro" - tra virgolette - come vivente che beve il sangue è un personaggio tutto moderno, il cui nome nasce per imitazione da quello del vampiro classico inteso come "non-morto" (undead in inglese). Non sono pertanto vampiri le "streghe" del tardo mondo greco-romano che non sono più mostri mitologici ma fattucchiere che divorano le persone e ne bevono il sangue. L'esempio più famoso viene dalla Tessaglia, la terra per eccellenza del mistero, e compare nelle Metamorfosi di Apuleio dove Lucio, il protagonista, ascolta da un certo Aristomane il resoconto di un'avventura occorsa al suo amico Socrate. Quest'ultimo era rimasto vittima di una maga, Meroe, e della sua compagna Pantia, che - nonostante i tentativi di Aristomane per salvarlo - avevano finito per assassinarlo. Meroe e la sua degna complice Pantia sono sicuramente delle streghe particolarmente malevole, assetate letteralmente di sangue, e sono anche chiamate "làmie", il che mostra l'evoluzione del termine dal mostro mitologico alla donna capace di sortilegi e malefìci omicidi. La confusione che circonda il termine "strega" nel latino e delle lingue che ne derivano si ritrova in Romania dove il folklore designa fin da tempi assai remoti con il termine strigoi i vampiri. Ma si è obbligati a distinguere - senza dubbio per gli equivoci che potrebbero derivare dal significato che la parola "strega" ha assunto in altri contesti - tra strigoi vii ("vivi") e strigoi mort ("morti"). Gli strigoi mort sono, effettivamente, vampiri. Gli strigoi vii sono streghe e stregoni viventi che possono occasionalmente uccidere ma che non hanno i poteri tradizionalmente associati ai vampiri. Piuttosto gli strigoi vii diventeranno facilmente vampiri dopo la loro morte.

In terzo luogo i vampiri sono persone umane morte che appaiono con il loro corpo, il quale assume una realtà fisica e tangibile e non è una semplice immagine o illusione. Il vampiro classico esce dalla tomba con il suo corpo che si può non soltanto vedere, ma anche toccare: anzi, è straordinariamente resistente e deve essere distrutto con mezzi drastici (dal paletto piantato nel cuore al fuoco). Si situa qui la distinzione tra vampiro e revenant, spettro, fantasma. Il revenant, come dice il suo nome, è un morto che ritorna e si fa vedere dai viventi. Come tale è un personaggio universale in tutte le culture, ma - particolarmente dove la tradizione religiosa distingue fra corpo e spirito o anima - le differenze con il vampiro sono evidenti. Naturalmente chi vede un revenant vede qualche cosa che sembra il corpo di una persona, ma che del corpo umano non ha la consistenza e la densità. Tipicamente la maggioranza dei racconti afferma che - se si cerca di afferrare il revenant - questo si rivela come fatto di nebbia, esattamente come il fantasma classico. Nella tradizione europea occidentale il revenant può apparire in spirito mentre il suo corpo continua a rimanere nella tomba. L'occidente cristiano, d'altro canto, diffida del revenant considerando la relativa credenza come una superstizione pagana. Sant'Agostino (354-430), che Jean-Claude Schmitt definisce "il vero fondatore della teoria cristiana dei revenant" condanna come superstizione antica la credenza che il morto possa apparire con il suo corpo, e nega perfino che appaia con la sua anima. Per Agostino non si tratta né del corpo né dell'anima ma di una "immagine spirituale" del defunto, nella maggior parte dei casi suscitata dal Diavolo. Agostino nega risolutamente ogni possibilità di commercio fra i viventi e i morti, e si sforza - contro quelle che definisce superstizioni dei pagani - di combattere qualunque forma di evocazione degli spiriti, di curiosità meravigliosa nei confronti dei fantasmi e degli spettri, di necromanzia. Peraltro lo stesso Agostino non esclude che, in qualche caso, l'"immagine spirituale" del morto possa essere - seppure in casi molto rari - introdotta nello spirito umano da un angelo buono. Per questa porta lasciata aperta da Agostino passa, a poco a poco, il ritorno degli spettri e dei revenant, la cui forza persuasiva e le cui radici nell'immaginario europeo dovevano essere veramente isnopprimibili. [...]

Da ultimo, il vampiro è una persona umana morta che non solo appare con il suo corpo, ma attacca i viventi e si sositene con il loro sangue. Anche se la letteratura più recente ci ha proposto esempi di vampiri simpatici e che operano per il bene dell'umanità, perché si tratti davvero di vampiri devono comunque attaccare persone viventi e nutrirsi del loro sangue. Naturalmente i vampiri "buoni" dei romanzi attaccheranno soltanto viventi "cattivi", ma la circostanza non modifica la loro natura. Il mito del vampiro richiama l'identificazione - forse ancora più antica - fra il sangue e la vita. Dove vi è l'attacco di un morto che ritorna con il suo corpo con intenzioni malevole, ma manca il collegamento con il sangue, siamo di fronte ad un primo abbozzo di vampiro (ne incontreremo alcuni esempi nel Medioevo) ma non a un vampiro vero e proprio. Al di fuori dell'Occidente si incontrano varianti del sangue in personaggi che presentano tutte le caratteristiche del vampiro: in Cina, dove il sangue è talora sostituito dal midollo spinale. Ma si tratta comunque di eccezzioni. (fonte: La stirpe di Dracula, a cura di Massimo Introvigne, Mondadori).



Teorie e ipotesi sulle origini del vampiro

Dove, esattamente, la credenza nel vampiro - in senso proprio - si manifesti per la prima volta è materia di notevole dibattito fra gli specialisti dell'atgomento. Nel congresso tenuto a Cerisy-la-Salle, in Francia, dal 4 all'11 agosto 1992 - una delle principali occasioni di discussione accademica sul tema - si contrapposero, sostanzialmente, due teorie. Secondo la prima il vampiro è antico quanto la storia umana, e le sue origini risalgono alla notte dei tempi. Un'altra teoria (sostenuta principalmente da Jean-Claude Aguerre) ritiene che il vampiro, come oggi lo conosciamo, nasca soltanto, sulla base di materiale seicentesco, nell'Europa del primo XVIII secolo. La questione, naturalmente, non è nata a Cerisy nel 1992, ed è più complessa. Possiamo distinguere quattro principali teorie: l'origine "universale" o preistorica, l'origine sciamanica, l'origine orientale, l'origine europea e l'origine moderna.



La teoria dell'origine «universale» o preistorica

Montague Summers ha sostenuto, con la più ampia dovizia di argomenti, la tesi dell'origine universale del vampiro nel suo volume The Vampire: His Kith and Kin del 1928. "La tradizione" dichiarava Summers "è mondiale, e di un'antichità senza data". Lo proverebbero esempi tratti dalle credenze di un buon numero di tribù africane (dai bantù ai buganda) e da resoconti assiri, arabi, cinesi, mongoli così come greco-romani, scandinavi e celtici. Summers - giustamente - collega ogni teoria sulle origini del vampirismo a una "filosofia del vampiro" che ne spiega la genesi da un punto di vista filosofico e teologico. La teoria "universale", secondo cui il vampiro esisterebbe fin dalla preistoria, postula che le origini del mito (ma lo scrittore inglese crede che esistano casi assolutamente reali e autentici di vampirismo) si trovino nella paura dei morti. Essa è più antica di tutte le religioni, e nessuna religione è riuscita completamente ad esorcizzarla. La stessa posizione si ritrova - con accenti diversi - negli studi di Ornella Volta e di Robert Baudry. Mentre Ornella Volta si dedica sopratutto all'inventario dei più curiosi - e macabri - costumi funerari, Baudry sottolinea "il timore reverenziale dei morti" nelle società arcaiche: "nella mentalità tradizionale 'i morti non sono morti; vivono fra noi'. Ci circondano; si aggirano". A questa teoria si può obiettare che si fonda su un uso piuttosto liberale del termine "vampiro", particolarmente evidente nel volume di Ornella Volta. Se si esamina la maggior parte delle sue storie relative a "vampiri" africani, assiri, greco-romani alla luce della definizione più rigorosa di vampiro che abbiamo proposto, ci si accorge che nella stragrande maggiornaza dei casi si tratta di demoni, divinità, personaggi mitologici, o morti malevoli che però non si cibano di sangue. Rimane, peraltro, innegabile il fatto che la paura di un ritorno dei morti è antichissima, e si accompagna spesso a pratiche - come il colpire al cuore i cadaveri con un paletto appuntito - che più tardi diventeranno parte integrante del mito del vampiro.



La teoria dell'origine sciamanica

Che il vampiro trovi le sue origjni nell'area sciamanica è stato sostenuto in anni recenti da specialisti ungheresi come Èva Pòcs e Gàbor Klaniczay, e - con ampia argomentazione - dall'italiana Carla Corradi Musi, docente di filologia ugrofinnica presso l'Università di Bologna. Secondo questi autori la credenza nel vampiro - e in personaggi affini ma diversi, fra cui il licantropo - nasce in un ambiente religioso preciso. L'ambiente è quello dello sciamaniscmo, in un'area geografica molto vasta che va dal mondo celtico alla Siberia, e dagli indiani dell'America del Nord alla Germania precristiana, alla Scandinavia e all'Europa orientale. Nell'area sciamanica il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti "non ammetteva soluzioni di continuità, secondo convenzioni del tutto mancanti nelle credenze "religiose" occidentali. L'aldilà era un mondo parallelo e rovesciato rispetto a quello dei viventi, opposto ma complementare, spesso posto oltre un fiume che poteva essere oltrepassato soltanto al termine di un percorso iniziatico. Giacché questo percorso non era facile, si comprende la tentazione, per il morto, di rinunciarvi cercando invece di ritornare verso il mondo dei viventi. A queste credenze si collega per esempio - in area sciamanica - l'abitudine degli Ungri dell'Ob di seppellire i defunti lontano dai villaggi. Cospargevano anche la via del defunto dal funerale al villaggio di oggetti appuntiti che scoraggiassero il defunto a tentare di ritornare al suo paese. Era particolarmente facile che il defunto si rifiutasse di compiere il viaggio iniziatico verso l'aldilà - dove avrebbe, nella maggioranza dei casi, atteso una nuova reincarnazione - se il suo corpo non si era decomposto. Da qui tutta una serie di rituali per favorire una rapida putrefazione del cadavere, compresa la sua riesumazione dopo un certo numero di anni - per esempio presso diverse tribù di indiani nord-americani - per assivurarsi che la decomposizione fosse avvenuta. Diversamente, si provvedeva a complessi rituali di distruzione della salma. Se nonostante tutte le precauzioni, il morto non si convinceva a intraprendere il difficile cammino verso l'aldilà, poteva trasformarsi in un elemento di turbativa dell'ordine cosmico. Rischiava di attaccare i viventi cercando di succhiare loro il sangue, che anche nel mondo sciamanico era collegato alla vita. "Il vampiro (...) nell'area sciamanica (...) nella sua ancora più singolare realtà di 'non-morto' e di 'non-vivo' era già di per sé una figura trasgressiva, in quanto espressione di una condizione assolutamente innaturale (...). Nella visione sciamanica il vampiro, non potendosi (...) reincarnare, ostacolava il collegamento tra il mondo ultraterreno e quello umano". Secondo Carla Corradi Musi il vampiro non va confuso con lo sciamano, che pure rappresenta anche lui un'eccezione ai normali rapporti fra i vivi e i morti. Lo sciamano proprio in quanto figura eccezionale, capace di viaggiare nel mondo delle divinità e in quello dei morti, celebra e garantisce il mantenimento dello status quo, vera personificazione dell'eccezione il cui scopo è confermare la regola. Non a caso, nel mondo sciamanico, lo sciamano "favoriva la fertilità (nell'estasi era in collegamento con l'albero, proiezione di quello archetipo della vita che si rinnovava attraverso la morte)", mentre "l'infecondo vampiro provocava la sterilità. È significativo che per allontanare il vampiro si spruzzasse dell'acqua, in relazione costante con la vegetazione e con la fecondità, sorgente di ogni fonte di vita". Il vampiro era, da questo punto di vista, un anti-sciamano, o il contraltare dello sciamano. Nel mondo sciamanico, peraltro, la distinzione fra bene e male non è così chiara come nell'area greco-romana e nel successivo cristianesimo o, pù esattamente, il male è accolto come in qualche modo necessario all'ordine cosmico. Così lo sciamano è una figura-limite che può correre diversi pericoli e trasformarsi in qualche cosa di diverso da un operatore positivo del sacro. Questo vale in special modo per gli sciamani che entrano in contatto con lo spirito - individuale o di gruppo - di un animale. La Pócs ha studiato soprattutto il taltos, una figura di sciamano o, più propriamente, di stregone che era "chiamato" da uno spirito animale che gli conferiva i suoi poteri. A questo incontro il taltos era predestinato fin dalla nascita da segni come i denti già presenti nel neonato, la "coda" o la "camicia" (tutti elementi che si ritrovano anche nel folklore ugrofinnico a proposito delle persone destinate a diventare vampiri). Dopo la morte il tàltos corre il rischio di rimanere in qualche modo "intrappolato" nell'anima animale che lo aveva chiamato e di trasformarsi in una sorta di lupo mannaro o anche di vampiro. La teoria dell'origine sciamanica riposa naturalmente a sua volta su una forma di "filosofia del vampiro". Questa filosofia lega l'emergere del relativo mito alla rottura dell'ordine cosmico fra i vivi e i morti, così importante per lo sciamanismo, e insieme alla previsione di una possibilità o perfino di una probabilità di questa rottura. Le opere degli autori che abbiamo citato mostrano in effetti singolari concordanze a proposito del ritorno di morti assetati di sangue in numerose regioni dell'area sciamanica. Alcuni quesiti rimangono tuttavia aperti. Non è sempre chiaro a quale data vadano fatti risalire i primi resoconti di casì di vampirismo, che sono stati trascritti raramente nel Medioevo e più spesso da folkloristi moderni. Queste difficoltà di datazione rendono difficile ai sostenitori della teoria dell’origine sciamanica spiegare in modo preciso come il mito – che dovrebbe avere origini siberiane e ugrofinniche – abbia potuto diffondersi, fino a emergere con i connotati moderni che conosciamo in area balcanica e slava nei primi secoli dell’era moderna.



La teoria dell'origine orientale

Anche se personaggi simili al vampiro erano stati segnalati in Oriente già da Marco Polo, i folkloristi e i viaggiatori occidentali ne hanno iniziato lo studio sistematico solo nell'Ottocento. In Malesia il polong e il pelesit - spesso accusati di succhiare il sangue - non sembrano vampiri spiriti "creati" o fatti apparire con atti di magia nera. In particolare il polong è uno spirito malvagio che può essere attirato in una bottiglia dove è stato raccolto per due settimane il sangue di un uomo assassinato. Il pelesit - che solito accompagna il polong - gli prepara la strada insinuandosi nel corpo della vittima. Qualche affinità con il vampiro hanno il langsuyar e il pontianak, talora cofusi fra loro con buone ragioni. Sembra infatti che in Malesia il langsuyar sia lo spirito di una donna morta durante il parto e il pontianak lo spirito di un bambino abortito. In Indonesia la terminologia è invertita ed è il pontianak essere lo spirito della donna morta di parto, che attacca soprattutto donne incinte e si nutre delle loro viscere. Sebbene si tratti all'origine di spiriti, essi possono prendere corpo, e - nel caso delle donne morte di parto - perfino risposarsi e avere figli, anche se di solito dopo qualche tempo scompariranno di nuovo. Come si vede, siamo tuttavia lontani dal tipo classico del vampiro.

Certamente più promettente è sembrata ai sostenitori di un'origine orientale del vampiro l'India. È peraltro difficile districarsi in una complessa mitologia che comprende un buon numero di personaggi mitici che attaccano i viventi e si cibano della loro carne e del loro sangue. Molti di questi personaggi (tra cui i rakshakas) fanno parte del mondo dei demoni e non sono spiriti di persone umane. Più vicini ai vampiri sono i bhutas e i brahmaparusha che - almeno in alcune varianti della mitologia che li riguarda - sono spiriti di morti particolari (che sono stati nella vita dementi o deformi, o che sono morti di morte violenta). Si aggirano fra i cimiteri, possono trasformarsi in pipistrelli e terroriz­zano i viventi apparendo loro come fantasmi o ombre. Non sono, dunque, vampiri in senso proprio perché non ap­paiono con il loro corpo, ma possono entrare nel corpo di persone viventi e possederle trasformandole in assassini antropofagi. Più vicini di tutti ai vampiri sono i vetalas o betails o baitals, spiriti che entrano nei corpi dei defunti e li rianimano. Non sembra peraltro che i defunti posseduti dai vetalas siano particolarmente attratti dal sangue, anche se amano prendersi gioco delle persone viventi, qualche volta mettendo a repentaglio la loro vita.

Dobbiamo, infine, fare cenno all'ipotesi di una origine non indiana ma cinese del mito del vampiro. Anche le re­lative leggende cinesi sono state raccolte in Europa sol­tanto a partire dall'Ottocento, e le storie di kiangshi (o chiang-shih) sono diventate note in Occidente attraverso l'opera monumentale di Jan Jacob Maria de Groot ( 1854­1921), The Religious System of China. Il mito del kiang­shi è collegato all'idea che un residuo vitale può rimanere nel corpo per parecchio tempo dopo la morte (mentre un principio superiore - che non tutti gli specialisti di religio­ni cinesi accettano di chiamare "anima" - se ne distacca). Questo principio - particolarmente in caso di persone che hanno conosciuto una morte violenta - può animare il ca­davere e renderlo capace di muoversi (anche se con mag­giori limitazioni rispetto a una normale persona umana: una differenza con il vampiro europeo classico). Il cada­vere trasformato in kiangshi - che de Groot traduceva let­teralmente in "corpo-spettro" - è, indubbiamente, ancora il corpo nella sua materialità e può andare alla ricerca di sangue umano. Fra le storie raccolte da de Groot una ri­guarda un certo Liu, precettore dei figli di una Famiglia nobile nel distretto di Yuen-hwo. Tornato a casa dalla mo­glie, a Wukiang, per una vacanza, il mattino in cui doveva partire per tornare dai suoi pupilli viene trovato nel letto senza testa. I magistrati sospettano la moglie e la arresta­no. Dopo qualche settimana tuttavia un vicino si imbatte per caso, in un vecchio cimitero trascurato, "in una bara con il coperchio aperto. Era un coperchio massiccio, forte e solido, eppure era stato leggermente aperto; per cui si sospettò naturalmente che fosse stato aperto dai ladri. Chiamò altre persone; aprirono il coperchio completamente e videro un cadavere con caratteristiche simili a quelle di una persona vivente e con il corpo coperto de peli bianchi. Tra le sue braccia teneva la testa di un uomo che riconobbero come quella di Liu, il precettore. Riferorono il caso al magistrato, che ordinò di portare via la testa: ma le braccia del cadavere la tenevano così stretta che lo sforzo combinato di un buon numero di uomino si rivelò insufficiente a sottrargliela. Così il magistrato ordinò di amputare le braccia del kiangshi. Sangue fresco sgorgò dalle ferite, ma nella testa di Liu non ce n'era neppure una goccia, perché tutto era stato succhiato dal mostro. Per ordine del magistrato il cadavere fu bruciato, e il caso fu chiuso con la liberazione della moglie di Liu dalla prigione". Come emerge da altri casi consimili, l'idea che fossero stati dei ladri ad aprire il coperchio della bara aveva senso anche in un ambiente in cui la credenza al kianghsi era data per scontata. Secondo numerose versioni del suo mito, infatti, il kiangshi non poteva uscire dalla bara da solo, ma aveva bisogno di qualche sorta di aiuto. Le leggende sul kiangshi sono state abbellite da una letteratura cinese successiva, ma sembrano effettivamente più antiche. Come per altre idee religiose e magiche, si può supporre una interazione reciprocamente feconda fra miti indiani e cinesi, senza che si possa dire con certezza quali fra i due siano più antichi. In ogni caso la teoria di un'origine cinese del vampiro è una variante di quella che gli attribuisce un'origine indiana. Il percorso si allunga ma rimane sostanzialmente lo stesso. Prevede un passaggio dalla Cina all'India e dall'India all'Occidente, tramite i viaggiatori sulla "strada della seta" o quel tipo particolare di viaggiatori che erano gli zingari al tempo della loro prima grande migrazione. La "filosofia del vampiro" soggiacente, in questo caso, inserisce le origni del mito in un contesto – se si eccettua quello tipico delle credenze più antiche dei Rom – dove i rapporti fra la vita e la morte sono integrati in un sistema religioso piuttosto preciso. Il mito non avrebbe quindi origine tanto da una difficoltà oggettiva di separare il mondo dei vivi da quello dei morti, ma dall’ambiguità soggettiva di certi defunti, particolarmente nel caso di una loro fine prematura o violenta.


La teoria dell'origine moderna

È stata da ultimo formulata la teoria secondo cui il mito del vampiro è di origine moderna e si forma nel Settecento, sebbene utilizzando materiale in parte già pubblicato nel secolo precedente. La "filosofia del vampiro" soggia­cente non manca di fare riferimento a un'epoca di confu­sione nei rapporti fra corpo e anima, ma si tratta di una crisi moderna collegata all'Illuminismo e alla perdita di vigore della tradizionale rappresentazione cristiana dell'aldilà. È perché si comincia a dubitare dell'immorta­lità dell'anima - prima a livello quasi inconscio, poi con l'Illuminismo in modo esplicito - che emergono ipotesi di immortalità del corpo. Il Settecento - secondo il principa­le sostenitore di questa teoria, Jean-Claude Aguerre - vede "il ritorno in forza dei corpi": l'anima, se esiste, è conside­rata come una parte del corpo che un giorno qualche abi­le chirurgo riuscirà a estrarre. Certo, nota Aguerre, non si può seriamente sostenere che le dottrine degli illuministi nell'Europa occidentale abbiano causato le crisi di vampi­rismo settecentesco nell'Europa orientale: "La semplice cronologia ci smentirebbe. Ma questi fenomeni - agitazio­ni del corpo, prove del corpo e cadaveri incorruttibili ­partecipano a uno stesso movimento del pensiero. All'alba del Secolo dei Lumi, lo spirito da divino diventa scientifi­co, la sperimentazione mostra la carne come corruttibile, priva di santità. Il vampiro si offre come un rifugio". Per valutare affermazioni come quelle di Aguerre - che se la prende particolarmente con chi fa risalire i vampiri fino a precedenti precristiani, che con il non-morto classico non avrebbero veramente nulla a che fare - occorre ancora una volta interrogarsi sulla definizione del vampiro. Se per vampiro si intende il personaggio che la maggioranza dei nostri contemporanei si immagina - con tutte le carat­teristiche del conte Dracula - non si tratta solo di una creatura moderna, ma modernissima. Non nasce neppure nel Settecento, perché - come lo stesso Aguerre nota ­ manca ancora una caratteristica che è diventata un marchio di fabbrica del vampiro cosi come tutti lo immaginiamo: i denti aguzzi, i fang della tradizione letteraria e cinematografica di lingua inglese. Il vampiro settecentesco rilevato dalle cronache francesi e tedesche che riprendono episodi dell'Europa orientale - non morde le sue vittime, ma ne aspira piuttosto il sangue attraverso la pelle.

Le osservazioni di Aguerre sembrano particolarmente pertinenti se si tratta di spiegare il successo del mito del vampiro nell'Europa occidentale del Settecento, dove invade rapidamente le gazzette e in seguito la letteratura. Da questo punto di vista le narrative classiche del vampiro sono prodotti moderni, che fanno da contrappunto al contesto illuministico. Ma queste narrative sono state costruite a partire da un materiale che veniva dalla Polonia, dall’Istria dalla Serbia e che esisteva già da diversi secoli. Allo stato degli atti, non sembra possibile apportare una soluzione definitiva alla questione dell'origine del vampiro. La pù debole, fra le varie ipotesi, sembra quella di una origine nell'Europa occidentale. Anche l'idea di una originine universale" o preistorica sembra per qualche verso generica, si tratta effettivamente di spiegare le origini del vampiro non semplicemente della paura di un ritorno dei morti. Le tracce di un personaggio molto simile al non-morto classico si ritrovano in Asia, sia a Nord nell'area sciamanica, si (con caratteristiche forse ancora più simili al vamp europeo seicentesco e settecentesco) in Cina e in India. È difficile dire se le credenze sciamaniche, attraverso una mediazione ugro-finnica, abbiano davvero originato la figura del vampiro o abbiano semplicemente predisposto certe aree europee alla ricezione di temi di origine diversa. Il passaggio dall'India -o dalla Cina e dall'India insieme- in Europa attraverso i viaggiatori o, più probabilmente, gli zingari pare un'ipotesi suggestiva e probabile, anche se non tutti i problemi di prova sono stati risolti da chi la propone.

In ogni caso - che la derivazione sia da un fondo sciamanico, dall'India e dalla Cina, o (ipotesi forse meno pro­babile) da un fondo autoctono, che si precisa (come vor­rebbe Perkowski) all'epoca della crisi dei bogomili - il vampiro così come il Seicento e il Settecento europeo lo definiscono e lo conoscono si incontra per la prima volta, con tutte le sue caratteristiche e con una diffusione socia­le culturalmente significativa, nell'Europa orientale verso la fine del Medioevo. Si tratta di una vasta area che va dal­la Polonia e dalla Prussia a Nord fino all'Albania, alla Bul­garia, alla Romania e alla Macedonia a Sud, anche se le fonti dei folkloristi raramente permettono datazioni pre­cise. È giusto osservare che figure che precedono il vam­piro, e il vampiro stesso, appaiono normalmente nelle epoche e nei contesti culturali contrassegnatì da una crisi e da una confusione - ovvero da un conflitto religioso ­sui rapporti fra il nostro mondo e l'aldilà, fra il corpo e l'anima. A queste crisi l'idea di un corpo animato che so­pravvive e aggredisce i viventi fornisce una risposta poco rassicurante ma, da qualche punto di vista, conseguente. Ritenere che il vampiro classico - preceduto da alcun

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per rincretinire!
by per rincoglionire gli sprovveduti Sunday, Jun. 22, 2003 at 5:28 AM mail:

ma che cazzo sono tutte ste coglionate? Dove vuoi parare?

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Child dai rispondimi
by x child Sunday, Jun. 22, 2003 at 4:25 PM mail:

quando puoi rispondimi,

ciao

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RISPONDICI CARO CHILD
by x child Monday, Jun. 23, 2003 at 7:23 PM mail:

aspetto tue risposte






.

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Attenzione!
by Child Thursday, Jun. 26, 2003 at 7:01 PM mail:

Cerca di collegare i tuoi interventi con un contenuto politico, essendo il sito dedicato a questo tema, altrimenti se parliamo solamente di Storia delle Religioni, Folclore ed affini firiranno per cacciarci via al più presto tutte e due. Ti risponderò, stai calmo, ma ho tante persone ed animali ( a quattro zampe, per non essere equivoco )da accudire. Uno mi cerca di qua, l'altro mi cerca di là. Ti prego, mantieni la calma, con questo caldo sono in panne. Devo dedicare un art,. al problema dell'acqua, finire quello sul mito della rivoluzione ( in 4 PP. ). Ti risponderò anche su Waco e le sette. In un post intitolato 'La Cia e le sette'. Attendi con calma, Ti prego. Devo documentarmi sufficientemente, per non dire banalità e cose già dette da altri. Altrimenti mi accusano di essere un copione pressapochista ed io ci tengo al mio buon nome, anzi al mio buon nick... Pazienta ancora, l'art. fa parte di una serie di art. dedicati all'America. Ho giàtrattato della colonizzazione e dei fatti segreti che la concernono. Ora sto cercando di dimostrare che Inghilterra e Stati Uniti sono anche dietro tutti i fenomeni rivoluzionari e risorgimentali. POi passerò ad analizzare il Sessantotto e la Rivoluzione Culturale cinese. Indi spiegherò le connessioni della Cia col Satanismo e in quest'ambito proporrò l'argomento che T'interessa, non mancando di accennare alla questione ufologica ed ad altre scottanti rivelazioni degli ultimi tempi; che taluno vorrebbe spacciare per sensazionalistiche e quindi facilmente liquidarle, ma non è così. Il tema del Vampiro ( non ho ancora letto il tuo art., che ho salvato nella mia floppy-teca e che leggerò domani )è stato non a caso riproposto da Bram stoker alla fine dell'Ottocento. Lo Stoker faceva parte della Golden Dawn, dunque vi è un collegamento anche politico con l'intera tematica. Se pensiamo che la Golden Dawn teneva per il bavero la corrispondente Golden Dawn tedesca nonché l'Oto e che l'Oto ha cresciuto come un figlioccio il Nazismo. Il tema del morto vivente è molto interessante per i suoi risvolti di altra natura, ma non è questa la sede giusta per trattarne.

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Tutto questo si chiama inversione di valori ..............................................
by x child Sunday, Jun. 29, 2003 at 8:07 PM mail:

....... ossia: CONTROINIZIAZIONE !

Quando fu' publicata la storia 'PINOCCHIO' il suo autore fu' fortemente criticato ma nessuno si rendeva conto effettivamente di che cosa ..........

In effetti il Collovati inverti' i valori Cristiani: tale Opera si puo' riassumere in <<dal legno alla carne>> tutto il contrario che cio' che accadde a Cristo, che si incarno' Uomo per finire in CROCE (che e' anche metafora di Albero Cosmico, quindi legno !!!).

Inutile dirti che il Collovati fu' accusato di essere MASSONE: scrisse di proposito il suo racconto PINOCCHIO per invertire i DOGMI CATTOLICI?

Questo non te lo sapro' mai dire con estrema chiarezza!!!

E che puo' avere il nostro autore del pacifico Pinocchio con l'autore di Dracula il Vampiro?

Semplice: CONTROINIZIAZIONE !
In tutti i rituali (compresi quelli cristiani!)si passa dalla morte simbolica alla nuova vita iniziatica e non dalla vita alla morte ....

Dracula si controinizia o meglio: Dracula il Vampiro È UNA OPERA CHE INCULCA NEI SUOI LETTORI NUOVI PARADIGMI CONTROINIZIATICI :È CHIARO?

Ti incito quindi a trovare analogie contro iniziatiche coi vari Pinocchio e Dracula il Vampiro (che solo pretestualmente si ispiro' all'esotica e remota vita del veramente esistito Conte Vladimir Dracula,che coi vampiri della Transilvania non ha proprio a che fare!) nelle opere di Aleister Crowley tipo The Moon Child ed altri fecondi autori satanisti della Golden Down ....


ciao ed a presto!

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Piccola raccolta di Opere al Nero
by x Child Sunday, Jun. 29, 2003 at 10:09 PM mail:

Non bisognerebbe scordarci in questa Biblioteca di Testi Demoniaci l'opera originariamente titolata Il Dottor Frankenstein: il demenziale dottore (o professore?) che a partire da organi inerti di cadaveri vuole animare un MORTO !

Ma a questa embrionale Galleria si possono gia' aggiungere i seguenti autori:

- Frank Kafka che induce disorientamento ed insicurezza
- Howard Philip Lovercraft che induce Terrore Metafisico
- E. Allan Poe che induce Orrore

e autori Satanisti dichiarati quali:

- Aleister Crowley
- la Blavatsky
- Gurdieff che scrisse <Dialoghi tra Belzebu' e il suo nipotino>
- il Dr Arnold Krumm - Heller
- Franz Hartmann
- Frank G. Rippel

Caro CHILD ti invito a completare con altri testi ed autori la mia GALLERIA DI LIBRI SATANISTICI e Biblioteca di Opere Al Nero .....

con stima,ciao

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L'Ordo Templi Orientis
by x CHILD Sunday, Jun. 29, 2003 at 10:15 PM mail:

L'O.T.O. DA KELLNER A CROWLEY

Scendendo dall'empireo delle considerazioni generali al concreto del mondo sublunare, nella vasta galassia dei «nuovi
movimenti magici» [8]-- e in particolare nella corrente detta «magia cerimoniale» -- incontriamo l'Ordo Templi Orientis, un
importante crocevia del mondo occultista nel periodo a cavallo fra il XIX e XX secolo, contraddistinto dall'elaborazione di un
sistema di magia sessuale, che affonda le sue radici nella trasmissione degli insegnamenti basati sul tantrismo dell'austriaco Carl
Kellner (1850-1905) -- il quale durante i suoi viaggi in Oriente sarebbe entrato in contatto con tre «adepti» (un sufi, Soliman
ben Aifa, e due tantristi, Bhima Sena Pratapa e Sri Mahatma Agamya Paramahamsa), oltre che con l'organizzazione Hermetic
Brotherhood of Light [9]-- e che vengono recepiti con l'ipotesi della costituzione di una «accademia massonica» da quel mondo
della Germania fin de siècle in cui esisteva un fiorente milieu di movimenti magici e in cui si trova ad operare Theodor Reuss
[10](1855-1923), il quale -- profondamente coinvolto nel mondo delle «massonerie di frangia», dei Rosa-Croce e delle chiese
gnostiche [11]--, il 20 gennaio 1906, organizza l'O.T.O. nella sua forma attuale, dichiarando il movimento come filiazione
templare e «cerchia interna» delle varie «massonerie di frangia» da lui dirette [12].

Ma è solo nel 1911 (o nel 1909, la data non è certa), con l'ingresso in scena di Aleister Crowley -- proveniente dall'esperienza
maturata nell'Ordine Ermetico della Golden Dawn [13], di cui fonderà un ramo (l'Argenteum Astrum, o Astrum Argentinum,
A.A.), ancora oggi esistente --, che l'impatto dell'ordine sul milieu occultista dell'epoca inizia ad assumere quell'importanza su
cui tutti gli specialisti sono oggi concordi. Per tracciare solo una breve panoramica dell'interesse che l'O.T.O. ha generato nel
mondo occultista, sarà sufficiente fare accenno ad alcuni membri importanti che ne entrarono a far parte [14]:

-- Harvey Spencer Lewis (1883-1939), fondatore nel 1916 dell'A.M.O.R.C. (Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis), il
movimento magico più diffuso nel mondo, con circa sei milioni di membri [15].

-- Gérard Encausse (Papus, 1865-1916), probabilmente il più noto occultista francese, organizzatore del sistema iniziatico
conosciuto come Martinismo.

-- Arnoldo Krumm-Heller (1876-1949), magnetizzatore sulle orme di Mesmer, amico di Papus, massone «di frangia» e
patriarca di una chiesa gnostica, rivendicatore dell'eredità degli antichi Rosa-Croce e fondatore di una Fraternitas Rosicruciana
Antiqua, interessata anche a forme di magia sessuale.

-- John Yarker (1883-1913), figura di spicco delle massonerie «di frangia» e membro importante anche nella massoneria
«regolare», iniziato a diversi riti templari e inoltre al rito di Heredom, al rito di Cerneau, al rito di Memphis, al rito di Misraim e
al rito di Swedenborg. Fu per un certo periodo uno dei capi della Societas Rosicruciana in Anglia, fondata nel 1866 da Robert
Wentworth Little (1840-1878), nonché membro dell'Ordine Martinista, della Società Teosofica e della massoneria mista detta
Co-Massoneria [16].

L'apporto di Aleister Crowley nell'Ordo Templi Orientis è indiscutibilmente quanto di più eclettico si possa immaginare, tenuto
conto che -- per esempio -- già in un Manifesto del 1912 questi descriveva l'O.T.O. come un corpo di iniziati in cui confluivano
gli insegnamenti di: Ecclesia Gnostica Catholica, Ordine dei Cavalieri dello Spirito Santo, Ordine degli Illuminati, Ordine del
Tempio, Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, Ordine dei Cavalieri di Malta, Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, Chiesa
del Santo Graal, Ordine Rosicruciano, Ordine della Rosa Croce di Heredom, Ordine dell'Arco Reale di Enoc, Rito di Mizraim,
Rito Scozzese Antico e Accettato, Rito di Swedenborg, Ordine Martinista, Ordine di Sat B'hai, Fratellanza Ermetica della
Luce, Ordine Ermetico della Golden Dawn... e molte altre organizzazioni iniziatiche di maggiore o minore fama.


L'O.T.O., GLI O.T.O. E L'INFLUSSO CROWLEYANO IN ITALIA

La storia dell'O.T.O. dopo la morte dei suoi principali protagonisti -- in particolare Theodor Reuss e Aleister Crowley, non
sempre in rapporti idilliaci fra loro -- è particolarmente complessa, comprendendo rivendicazioni contrapposte quanto
all'eredità dell'ordine e dunque alla legittimità delle varie dottrine praticate. Due rimangono i punti particolarmente controversi: a)
l'accettazione o meno da parte degli iniziati della «Legge di Thelema» esposta da Crowley nel Libro della Legge, in cui è
annunciato l'avvento dell'Eone di Horus, nonché dei rituali riscritti da Crowley fra il 1917 e il 1942, che pare non siano mai stati
utilizzati da Reuss; b) l'effettiva successione o meno di Aleister Crowley al vertice dell'ordine dopo la scomparsa di Reuss --
tutt'altro che acclarata secondo gli studi di Peter König [17]--, il quale lo avrebbe semplicemente nominato responsabile, il 21
aprile 1912, di una sezione inglese chiamata Mysteria Mystica Maxima, e che forse avrebbe preferito come suo successore
Hans Rudolf Hilfiker (1882-1955), all'epoca della morte di Reuss Gran Maestro della loggia «Libertas et Fraternitas» fondata
nel 1917 a Zurigo.

L'intera problematica, peraltro, è in qualche modo tipica dei movimenti magici, i quali mostrano spesso la tendenza alla
divisione, secondo una dinamica interna che dice relazione a un processo di frantumazione tipico degli scenari della
fenomenologia del sacro nelle società secolarizzate, in cui il quadro dei movimenti magici è nello stesso tempo sintomo del
rovescio di medaglia della modernità e cartina tornasole che rivela qualcosa di importante sull'essenza stessa della modernità
[18].

Svolgere un'analisi sulla presenza dell'O.T.O. -- qualcuno preferirebbe dire degli O.T.O. -- in Italia significa dunque
ripercorrere, almeno in sintesi, il percorso storico delle varie filiazioni che rivendicano una legittima successione (come vedremo,
formale o «eggregorica») dell'originario O.T.O. e delle sue prosecuzioni, dovute in gran parte all'impatto del sistema
crowleyano. Lo faremo prendendo in esame le sole filiazioni che hanno avuto o hanno esistenza in Italia, tralasciando il centinaio
-- alcuni dicono il migliaio -- di gruppi esistenti nel mondo.

Si hanno poche informazioni sull'esistenza dell'O.T.O. in Italia durante il periodo Reuss-Crowley, tranne la notizia
dell'iniziazione risalente al più tardi al 1913 di Edoardo Frosini -- coinvolto nell'ambiente dei riti egizi delle massonerie «di
frangia», ed egli stesso fondatore del Rito Filosofico Italiano, nonché attivo nel mondo martinista in collegamento con Papus --,
che assumerà la carica di Maestro Venerabile Italiano, e di Arturo Reghini (1878-1946) -- animatore delle riviste Atanòr, Ignis
e UR, massone interessato alla «frangia», martinista, tra i fondatori in Italia della Società Teosofica, noto per i toni
particolarmente anticristiani --, che il 20 ottobre 1913 affilierà Crowley quale membro onorario del Rito Filosofico Italiano.
Sembra comunque che questa linea O.T.O. sia rimasta attiva in Italia sino agli anno 1930, dopo di che, per ritrovare una
qualche linea di successione, dobbiamo passare al periodo 1970-1980, in cui viene a configurarsi una rinascita che prosegue
sino ai giorni nostri.



Ordo Templi Orientis

A prescindere dalle varie dispute che animano l'ambiente «thelemita», va osservato che l'O.T.O. cosiddetto «Califfato» (non è
ben chiara la ragione del termine: per alcuni si tratterebbe dell'abbreviazione di California, «Calif.», dove il gruppo ha avuto
origine, ma non manca chi sottolinea il riferimento al ruolo che i califfi svolgono nel sufismo islamico) è il solo che consideri la
parola di Crowley quale fulcro della propria organizzazione e che abbia avvalorato la propria posizione tramite un
procedimento legale, mediante la sentenza di un tribunale americano -- presso la Corte del 9° Distretto Federale di San
Francisco, il 10 luglio 1985 --, secondo cui a questa filiazione spettano il nome e il marchio O.T.O. (un attento esame della
vicenda non deve, tuttavia, indurre il ricercatore a dimenticare che, in precedenza, la Corte del 1° Distretto Federale del Maine
aveva emesso una sentenza almeno apparentemente dissimile dalla successiva). Oltre a questa ragione, aggiungono i membri
dell'ordine, ve n'è una sostanziale che dà al «Califfato» priorità rispetto agli altri organismi; il Libro della Legge (il cui originale si
trova nella sede del «Califfato»), infatti, dice: «Il successo sarà la tua prova», e non vi è dubbio che l'attuale O.T.O. sia il più
diffuso Ordine Templare d'Oriente del mondo.

Alle origini di questa linea di successione vi è la fondazione -- nel 1936, a Pasadena, in California -- della Loggia Agapé 2 da
parte di Wilfred Talbot Smith (1885-1957), nel solco dell'esportazione dell'O.T.O. negli Stati Uniti operata, a partire dal 10
maggio 1921, attraverso la concessione da parte di Theodor Reuss di una patente data al «figlio magico» di Crowley Charles
Stansfeld Jones (1886-1950), meglio conosciuto come Achad (un personaggio che ritroveremo nelle varie correnti
«scismatiche»). Dopo la morte di Crowley la California rimane il fulcro del movimento visto che qui si era trasferito il tedesco
Karl Germer (1885-1962) -- il principale sostenitore di Crowley nella successione di Reuss --, il quale diventa il primo capo
dell'ordine post-crowleyano, reggendone le sorti fino al 1962, pur senza svolgere alcuna particolare attività. L'eredità di
Germer, morto senza lasciare precise indicazioni quanto al suo successore, fu rivendicata da uno dei membri della vecchia
loggia Agapé (dissoltasi nel 1953), il militare Grady Louis McMurtry (1918-1985), che nel 1977 inizia a riorganizzare
amministrativamente l'O.T.O. -- di cui diventa l'O.H.O. (Outer Head Order, «capo esterno dell'ordine») con il nome di
Hymenaeus Alpha --, registrandolo nel 1982 come istituzione spirituale esente da tasse negli Stati Uniti. A McMurtry, uscito
vittorioso dalle vicende legali sulla legittimità dell'O.T.O. (anche se in extremis: morì il 12 luglio 1985, solo due giorni dopo la
decisione favorevole del tribunale), succede il 21 settembre 1985 -- anche in questo caso con alcuni dubbi sulla validità della
trasmissione, secondo alcuni [19]-- un newyorkese nato in Francia che aveva avuto contatti con ambienti legati a Kenneth
Grant (il quale, a un dato momento della vita di Crowley, era da questi considerato come possibile leader dell'O.T.O. inglese;
un'opinione condivisa da Germer, che anzi -- come testimonia una sua lettera del 3 maggio 1952 -- lo avrebbe voluto
addirittura capo internazionale dell'ordine, prima di espellerlo definitivamente il 20 luglio 1955), in relazioni amichevoli con
Michael P. Bertiaux (altro importante personaggio degli O.T.O. dissidenti, che incontreremo più avanti) e un tempo legato a
Marcelo Ramos Motta (1931-1987) -- brasiliano professore di letteratura negli Stati Uniti, uno dei pretendenti alla successione
di Germer, e anzi il primo a essere riconosciuto dalla sua vedova, che diede vita a una Societas Ordo Templi Orientis
(S.O.T.O.) anche in relazione ai conflitti con il Califfato --, il quale si insedia con il nome iniziatico di Hymenaeus Beta.

La struttura dell'attuale O.T.O. si divide in «Accampamenti», normalmente composti da meno di undici persone, che possono
eseguire i rituali di iniziazione dei gradi 0° e I°; «Oasi», con iniziazioni fino al III°; «Logge», che possono eseguire tutti i gradi
fino al VII°; e «Grande Loggia», deputata alle iniziazioni del «Santuario della Gnosi» (VIII°, IX°, XI°) e al controllo di una
Provincia. Ecco di seguito, comunque, una esposizione sintetica del significato dei vari gradi -- divisi in diciotto livelli, ma
numerati da 0 a XII -- che si acquisiscono all'interno dell'O.T.O. [20]:

-- 0° (Minerva): il probandato, metaforicamente descritto come l'«attrazione dell'anima all'incarnazione»

-- I° (Uomo e Fratello, Donna e Sorella): inizio della vita associata, che simboleggia la nascita e la consacrazione a Thelema

-- II° (Mago): l'età matura

-- III° (Mago superiore): facoltà di conferire le inizizioni dal 0° al III° e di dirigere un'oasi

-- IV° (Mago perfetto e Compagno del Sacro Arco Reale di Enoc): oltre il quale vi sono i due gradi intermedi di Principe di
Gerusalemme e di Cavaliere d'Oriente e Occidente

-- V° (Sovrano Principe Rosa-Croce e Cavaliere del Pellicano e dell'Aquila): requisito minimo per aprire una loggia e per
entrare a far parte del Collegio Elettorale, per il governo degli accampamenti, oasi e logge

-- VI° (Cavaliere Templare dell'Ordine Kadosh e compagno del Santo Graal): prepara l'iniziato ai «lavori interni» dell'O.T.O.

-- VII° (Illustre Sovrano Grande Ispettore Generale): hanno inizio i «lavori interni» dell'Ordine; contemporaneamente si accede
alla consacrazione episcopale

-- VIII° (Perfetto Pontefice degli Illuminati): associato all'esercizio di pratiche magico-sessuali auto-erotiche

-- IX° (Iniziato del Santuario della Gnosi): completa il normale esercizio magico-sessuale (atti eterosessuali) e permette
all'iniziato di rappresentare direttamente l'O.T.O.

-- X° (Rex Summus Sanctissimus): grado onorifico e amministrativo, designa il Gran Maestro Generale Nazionale dell'O.T.O.
in un determinato paese

-- XI°: attualmente non aperto ai postulanti, nonché grado esterno alla struttura regolare dell'O.T.O., è caratterizzato dalla
pratica magica omosessuale

-- XII°: sporadicamente usato per riferirsi al leader internazionale dell'Ordine (O.H.O.), detto anche Frater Superior

La propaggine italiana dell'O.T.O. Califfato ha origine nel 1982, quando Alberto Moscato riceve l'iniziazione al grado di
Minerva (0°) in Germania, grazie ai suoi contatti con Bill Heidrick -- uno dei membri rifondatori dell'attuale O.T.O. -- e
Norbert Straet, Maestro di Loggia ad Aachen. Nel 1987 Moscato, con l'aiuto di Fiorella Di Rico Alberoni, fonda a Roma il
primo corpo ufficiale italiano e assume la carica di responsabile nazionale, ricevendo la patente per le iniziazioni. Ben presto
l'accampamento italiano diventa «Oasi di Khem» e comincia a guadagnare la fama di essere il più severo corpo ufficiale
dell'O.T.O. in ambito europeo. Nel 1990 la Khem Oasis conta una trentina di membri, concentrati a Roma, Firenze, Milano, e
ad essa faceva riferimento il Mercurius Camp di Torino (oggi scomparso, ma in via di ricostituzione con il nome di Knights of
Baphomet Camp). Nel 1992 la Khem Oasis è promossa a Loggia e assume dunque ufficialmente il compito di coordinare le
realtà italiane del Califfato. Alberto Moscato (tuttora Maestro Venerabile della Loggia di Khem) è nominato delegato italiano di
Hymenaeus Beta. Attualmente sono operativi in Italia (oltre alla Loggia di Khem) il Teth Camp di Firenze e il Sameck Camp di
Bologna, diretto dal modenese Massimo Mantovani, studioso di scienze politiche. Quest'ultimo è il leader del noto -- almeno in
certe aree musicali d'avanguardia -- complesso rock Thelema, a suo tempo concepito come «braccio musicale del gruppo
italiano dell'O.T.O. Antiqua», che diede inoltre vita alla pubblicazione esoterico-musicale ANKH; va aggiunto che oggi
Mantovani si è distaccato dall'O.T.O. Antiqua -- affluendo, come detto, al Califfato -- e che il complesso Thelema non è più da
considerarsi come veicolo del pensiero crowleyano [21].

Sovrano Ordine del Tempio della Via della Luce (S.O.T.V.L.)

Sebbene, dopo la morte di Crowley e durante tutta la reggenza californiana di Germer, l'O.T.O. di discendenza crowleyana
non abbia svolto particolari attività sino alla ripresa dell'ordine nel 1977 da parte di McMurtry, esiste tuttavia un'altra filiazione
-- derivante dall'azione di Reuss e dunque, per certi aspetti, pre-crowleyana -- che ha svolto ininterrottamente la propria
funzione e che si radica nell'esperienza di Herman Joseph Metzger (1919-1990), il quale aderì nel 1943 alla sezione svizzera
dell'O.T.O., assicurandosi in seguito una successione nella Fraternitas Rosicruciana Antiqua di Arnoldo Krumm-Heller, della
Chiesa Gnostica nella versione Reuss e dell'Ordine degli Illuminati, organismo fondato negli anni 1895-1896 da Leopold Engel
(1858-1931) in collaborazione con Theodor Reuss, in seguito «incorporato» da Metzger nel proprio O.T.O. [23](in Italia
entrerà a far parte di quest'ordine il 2 luglio 1977 il primate della principale Chiesa Gnostica italiana, il fiorentino Loris Carlesi,
e, attraverso una filiazione risalente a Michael Bertiaux -- sprovvista di ogni validità, secondo il maggiore specialista degli
Illuminati, Peter König --, una delle branche sarebbe giunta all'O.T.O. di Roberto Negrini, di cui ci occuperemo più avanti
[24]).

Metzger -- che sarebbe stato considerato dal successore di Crowley quale suo unico erede al vertice dell'O.T.O., come
confermato da una lettera dello stesso Germer [25]-- riuscì a radicare l'O.T.O. a Stein, nel cantone svizzero di Appenzell, dove
furono via via costruiti un albergo-ristorante, una «Abbazia di Thelema», una fattoria specializzata nell'apicoltura e una serie di
piccole imprese. Ancora oggi, nell'abbazia di Stein, ogni domenica viene regolarmente celebrata la messa gnostica secondo il
rito approntato da Crowley, anche se a partire dagli anni 1970 l'O.T.O. che origina da Metzger ha rinunciato ad ogni specie di
magia sessuale e ai riferimenti crowleyani, assumendo toni prevalentemente ispirati ai rituali di tipo massonico di Theodor
Reuss.

Questa corrente non è priva di una propria ascendenza anche in Italia. Nel 1987 Marzio Forgione fonda così a Novara il
Sovrano Ordine del Tempio della Via della Luce (S.O.T.V.L.), strutturato in tre ordini interni (Ordo M.M., Ordo R.R., Ordo
A.A.), che si riconosce proprio nella linea di successione Crowley-Germer-Metzger. Il S.O.T.V.L., vale la pena precisarlo, pur
mantenendo fraterni contatti con l'O.T.O. elvetico, non partecipa all'eredità iniziatica dell'ordine: «Vista anche la specifica
situazione italiana, è stato deciso di non agire come O.T.O., pur riconoscendo le nostre radici nell'O.T.O. di Stein e di
dichiarare invece solo la nostra appartenenza all'A.A. [Astrum Argentinum]» [26]. Questa nuova organizzazione, che si è
distinta per un ambizioso programma editoriale in cui, oltre alla traduzione di alcuni fra i principali testi normativi dell'O.T.O. e
dell'A.A., compare anche la pubblicazione dell'unico periodico thelemita in Italia, il semestrale LAShTAL, ha dato vita anche a
un centro studi collaterale -- denominato CTA 102 -- a cui possono partecipare anche i non iniziati, che pare possano essere
compresi fra le cinque e le dieci unità.



O.T.O. Filiazione Luciferiana

Il maggiore complesso di iniziative «di frangia» -- attraverso la «costruzione sincretica di nuove Filiazioni» [27]-- rispetto alla
linea maggioritaria e storica dell'Ordo Templi Orientis è quella che attualmente fa riferimento alle attività dell'O.T.O.-Fraternitas
Hermetica Luciferiana, diretta dal bolognese Roberto Negrini, e che si autodefinisce «una struttura virtualmente internazionale,
eclettica e onnicomprensiva» [28].

Dal 1972 al 1978 troviamo Roberto Negrini coinvolto nelle attività dei culti ufologici sorti intorno al siciliano Eugenio Siragusa,
nell'ambito dei quali coordina la Segreteria Centro Italia e dirige a Bologna la sede del Centro Studi Fratellanza Cosmica --
aperta all'inizio degli anni 1970 da Nadia Scandellari -- che, dopo la chiusura dei rapporti con Siragusa, diventa Ordine Solare
del Centro Studi Fratellanza Cosmica trasformato in seguito in Ordine Solare (dal 1978 al 1982) «in cui -- rivendicando un
contatto diretto con l'"Impero Confederato Intergalattico" -- proponeva una serie di temi tratti dall'occultismo e dal
neo-paganesimo (mitologia neo-germanica compresa) che presentava in un contesto segnato dalla magia sessuale di origine
crowleyana e da un titanismo anticristiano che adottava figure e simboli talora vicini al satanismo» [29]. Verso la fine degli anni
1970 si concretizzano una serie di rapporti fra il gruppo di Negrini e il recentemente costituito ramo italico dell'O.T.O.
franco-haitiano, importato in Italia dal triestino Nevio Viola (1953-1993), sul quale vale la pena svolgere una digressione.

Nel 1911 la filiazione francese dell'O.T.O. -- creata nel 1908 tramite una patente concessa da Theodor Reuss a Papus --
trasmetterebbe (il condizionale è d'obbligo, non esistendo al momento documentazione evidente) la propria regolarità all'adepto
haitiano Lucien-François Jean-Maine (1869-1960), che sviluppa una evoluzione indipendente della corrente O.T.O. in una
sintesi magico-vuduista. Nel 1921 Jean-Maine fonda una nuova filiazione O.T.O. sviluppando gli aspetti più oscuri e interni
della corrente che sistematizza in sedici gradi operativi: nasce così l'Ordo Templi Orientis Antiqua (O.T.O.A.), da non
confondere con la tradizione O.T.O. «classica», a cui successivamente Jean-Maine affianca un «cerchio interno» e più segreto
dell'ordine noto come La Couleuvre Noire (Il Serpente Nero, in Italia chiamata anche «Comunione Tradizionale
Franco-haitiana Voodoista della Serpe Nera e Rossa L.C.N.»). Alla morte di Lucien-François Jean-Maine la successione
viene trasmessa al figlio Hector-François (1924-1993), che a sua volta -- nel 1970 -- riconosce come suo erede Michael
Bertiaux.

Michael Bertiaux, una delle figure più importanti sulla scena contemporanea dei nuovi movimenti magici [30], inizia negli anni
1970 un ambizioso progetto di innesto delle correnti crowleyane nel suo Monastero dei Sette Raggi, in cui vengono a confluire
molte delle tematiche sviluppate dai vari ordini dissidenti della galassia O.T.O., delle quali viene a costituire una versione
sincretica: è il caso della Q.B.H.L. ispirata al pensiero di Charles Stansfeld Jones (che abbiamo già incontrato all'origine
dell'O.T.O. negli Stati Uniti), profeta di un Eone di Maat ulteriore a quello di Horus preconizzato da Crowley; del Choronzon
Club, filiazione thelemica dissidente fondata nel 1931 da Cecil Frederick Russell, che soggiornò nell'Abbazia di Thelema a
Cefalù, dove ruppe con Crowley nel 1921; della corrente typhoniana dell'O.T.O. fondata da Kenneth Grant [31], uno dei più
importanti divulgatori del pensiero di Crowley, che accetta fra i sacri testi (oltre al centrale Libro della Legge crowleyano)
anche i Liber Pennae Praenumbra e Liber Oblitorum -- ricevuti nell'Ohio da Maggie Crosby, conosciuta come Soror
Andahadna, a capo di una filiazione thelemica indipendente, debitrice dell'idea di Eone di Maat di Charles Stansfeld Jones --,
testi questi accettati come normativi anche dalla corrente franco-haitiana dell'O.T.O. di Bertiaux parallelamente al Liber Meon,
ricevuto dallo stesso.

Il 30 settembre 1978 Michael Bertiaux accetta nel suo O.T.O. Nevio Viola nominandolo «Gran Maestro dell'Ordre du Temple
d'Orient per l'Italia e le Due Sicilie, il Regno di Corsica, la Sardegna e tutti i cantoni di lingua italiana della Svizzera», e il 7
giugno 1982 Viola riceve da Manuel Lamparter (nominato da Bertiaux come suo successore nell'O.T.O.A.; Lamparter
rinuncerà alla carica nel 1988 in favore del californiano Courtney Willis) una patente con la quale è nominato rappresentante
dell'O.T.O.A. in Italia, la cui validità formale è contestata da Peter König [32]. Sulla base di questi contatti, l'O.T.O.
franco-haitiano e l'O.T.O.A. muovono i primi passi in Italia, concretizzati anche attraverso la creazione del movimento Corrente
93-Società Pansophica per la Nuova Era, con centri principali a Trieste (con la rivista Abraxas), a Locri (Sixtrum, diretta da
Aurelio Palmieri) e Bergamo (Studi Iniziatici, diretta da Giuseppe Bonaita).

Parallelamente all'inizio delle attività italiane dell'O.T.O. di Nevio Viola a Trieste, l'Ordine Solare di Roberto Negrini converge
la propria azione nella riattivazione dei fondamenti eggregorici del ramo italico O.T.O. che sarebbero stati gettati negli anni
1920 a Cefalù dallo stesso Aleister Crowley: fuor di metafora, e per usare le parole di Negrini, si tratta della «creazione di
alcune Zone-Potere di contatto con Enti Extradimensionali definiti simbolicamente come Extraterrestri» [33](la creazione di
«Zone-Potere» è un elemento saliente dell'azione di Negrini, e le principali operazioni di questo genere sono state da lui
effettuate a Cefalù, Ife -- in Nigeria --, Cairo, «nonché in altri luoghi storici e geografici che al momento non si è ancora ritenuto
di rendere pubblici» [34]).

L'accenno a Trieste, città evidentemente ricca di fermenti crowleyani, ci offre lo spunto per accennare di sfuggita a un'altra serie
di propaggini autonome della «Corrente 93», che ha origine -- ulteriore coincidenza -- proprio nello stesso periodo in cui Viola
accede all'O.T.O. nella linea Bertiaux. Fra l'inverno 1978 e il marzo 1979, infatti, si costituisce attorno a Frank Giano Ripel
(alias Gianfranco Perilli), che sostiene di essere la reincarnazione di Crowley, un complesso di realtà iniziatiche thelemiche,
sganciate però dall'O.T.O. quanto alle varie pretese di autentica successione. Secondo la ricostruzione fornita dallo stesso Ripel
-- autore di numerosi volumi sul tema [35], diffusi anche all'estero, nonché artefice di un sistema dottrinale magico-sessuale di
ispirazione lovecraftiana in cui confluiscono non solo «cabbala, ermetismo, taoismo, alchimia, yoga e magia precolombiana»
interpretati alla bisogna, ma pure «contattismo», New Age e culto draconiano (tre punti in comune, nonostante l'assenza di una
sintonia organizativa e su molte altre questioni essenziali, con gli interessi di Negrini) -- l'originario Ordo Templi Orientis di
Aleister Crowley sarebbe stato da lui trasmutato nell'Ordo Rosae Misticae, ordine oggi «messo in sonno» ma correlato ad altri
otto organismi iniziatici, tutti coordinati ufficialmente dall'Associazione Orion, fra cui la trasmutazione dell'Argenteum Astrum di
Crowley in Ordine della Stella d'Oro e in Ordine della Stella di Diamante, il Draconian Cult, la Ecclesia Gnostica Spiritualis
Universalis, la Confederazione Mondiale dei Centri Ufologici, il Movimento Integralista Alternativo, la Orion University e
un'Ordine Orientale Egizio dell'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim nato, fra l'altro, dai contatti con il famoso
martinista italiano Francesco Brunelli (1927-1982). Fra quanti si sono interessati alle attività di Frank G. Ripel non possiamo
tralasciare di menzionare Licio Gelli, che in una missiva gli esprimeva il «giudizio completamente positivo sui suoi precedenti
volumi» [36].

Ma ritorniamo a Negrini. Il suo avvicinamento all'O.T.O. di Nevio Viola si concretizza il 4 settembre 1983 con la cooptazione
del primo nell'O.T.O. e nell'O.T.O.A., e con l'affidamento a questi dell'Abbazia VRIL a Bologna. Il 25 settembre 1988 Nevio
Viola -- il cui O.T.O. non ha mai compreso più di una quindicina di membri, di cui solo la metà attivi -- trasmette a Roberto
Negrini (da questo momento Frater Tau Moloch) tutte le sue cariche, non senza pentirsene qualche giorno dopo, visto che il 9
ottobre 1988 pubblica una «reprimenda» con cui invalida l'atto precedente. Alla vicenda non è estraneo il milanese Paolo
Fogagnolo, che pure il 16 agosto 1985 aveva ricevuto una patente O.T.O.A. per l'Italia da parte di Manuel Lamparter:
comunque sia, Fogagnolo (un personaggio a modo suo unico del mondo occultista italiano, con un curriculum che va
dall'adesione alla colonna Lo Muscio delle Brigate Rosse alla Chiesa Rosicruciana Apostolica, dalla Fraternitas Rosicruciana
Antiqua all'O.T.O.) si metterà in sonno quanto all'O.T.O. nel 1989 [37]-- pur rivendicando una prosecuzione della sua Loggia
Agape dell'O.T.O.A. nell'ambito dell'azione che questi svolge come animatore del Gruppo Prometeo e, più recentemente, di
azione sociale come membro del Collettivo Chiapas, vicino alla realtà dei centri sociali milanesi --, mentre Roberto Negrini il 10
aprile 1989 pubblicherà un «verbale di giudizio e condanna per alto tradimento e sovrana bolla di espulsione e scomunica». La
vicenda, come si può ben comprendere, è complicata: nel prosieguo dell'affaire Roberto Negrini ritiene confermata la sua carica
attraverso una dedica di Bertiaux sul frontespizio di un libro -- «il successore canonico di Nevio Viola» --, che Bertiaux non
deve avere evidentemente considerato come una «successione», visto che in seguito affermerà: «Non ho mai dato una patente
al Signor Negrini [...] Nevio Viola è il mio rappresentante in Italia» [38].

Comunque sia, Nevio Viola ricostituirà un proprio O.T.O.-Arcana Aeterna che verrà riconosciuto da Courtney Willis l'8
settembre 1989, mentre Negrini, pur senza l'apporto degli ex-membri dell'O.T.O. di Viola, riformerà la branca italiana
dell'organizzazione il 21 giugno 1989 con il nome di Ordo Templi Orientis - Fraternitas Hermetica Luciferiana, dichiarandolo
autonomo da ogni riconoscimento. Sarebbe impossibile sintetizzare in poche righe le complesse e articolate dottrine avanzate
da Negrini e dalla sua organizzazione -- la cui diffusione numerica, comunque, sembra essere assai ridotta --, ma oltre agli
elementi teorici già evidenziati ci sembra importante sottolineare il notevole sforzo per un dialogo di tipo culturale nel campo
delle «ricerche di frontiera», peraltro non di rado caratterizzato dal riaffiorare di espressioni perlomeno ambigue che
chiaramente lo penalizzano in partenza [39]. La nuova organizzazione di Negrini -- nota per i suoi toni di virulenza
particolarmente anticristiana -- si manifesta per una notevole apertura verso l'esterno culminata, fra l'altro, nella creazione -- il
1° novembre 1989 -- di una Akkademia Pan-Sophica Alpha Draconis, e di alcuni recenti contatti con la Fratellanza di Miriam,
uno dei movimenti che hanno origine nel mago divulgatore di tecniche sessuali Giuliano Kremmerz (Ciro Formisano,
1861-1930), con cui vi è il comune sforzo di «inculturazione» della tematica tutta contemporanea del New Age [40].

Infine, in questo incrocio fra pensiero crowleyano e New Age che è proprio dell'O.T.O.-F.H.L. di Roberto Negrini --
icasticamente definito una «filosofia magica e prassi sociale della Rivoluzione neopagana» -- ci pare si situi una nuova frontiera
dello scenario di quella «nebulosa mistico-esoterica» che abbiamo evocato in apertura. Non ci pare un caso che Negrini si
appelli ai «principali valori del nostro tempo, quali il relativismo etico» [41]per giustificare il proprio approccio alle tematiche
dell'occulto, comprendendo egli in quest'ottica «il violento affermarsi di valori quali la bisessualità» [42]e «l'esplorazione di nuovi
mondi [...] supportata anche dalla corretta utilizzazione scientifica di droghe» [43]. Ce n'è abbastanza per credere che davvero
il mondo dei «nuovi movimenti magici» non ha ancora terminato di stupirci.

Tratto da una articolo di Massimo Introvigne.

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Anche Licio Gelli fu' un potente SATANISTA
by x C H I L D Sunday, Jun. 29, 2003 at 10:17 PM mail:

Le confessioni dell'Anticristo

Ho segnato il Tempo degli Eventi.
Mia è la Vendetta.
Mia è la Grande Opera.
Mia è la Testimonianza,
di tutto ciò che Ero,
che Sono e che Sarò.
L'Anticristo




Il Re del Mondo assieme ai suoi due coadiutori costituisce la Grande Triade, la Sinarchia. Il Re del Mondo, l'Anticristo, è il Capo del Supremo Consiglio costituito dal Gruppo dei Fratelli della Luce. Questi sono i Fratelli di Heliopolis (la Città Solare), i Sacerdoti del Dio On, i Figli del Sole.

Parla l'Anticristo

In tutti questi anni altro non ho fatto che rivelare la Scienza Assoluta, la Magia. Ma ora, Figli miei, Figli della Vendetta, ascoltate ciò che sto per dirvi.

Da qualche tempo si è costituito un Nuovo Ordine, una Nuova Stirpe di Maghi. Noi siamo gli Psionici. Noi possiamo usare il potere della nostra mente per modificare la realtà circostante, ma sempre nel profondo rispetto delle Leggi della Natura. Noi operiamo in Giustizia, al di sopra della legge dell'uomo. Noi aborriamo ogni forma di violenza bruta operata dal selvaggio umano. Noi siamo gli anticorpi della Terra, contrapposti alla follia devastatrice degli uomini selvaggi. Noi possiamo uccidere con il solo sforzo mentale e non esiste legge dell'uomo che possa colpirci, poiché non esiste legge che riconosca le nostre facoltà. E ciò gioca a nostro favore ed è la nostra forza. Noi siamo al di là del bene e del male.

Le confessioni

Ricordo lo stato di particolare tensione politica che si era creato in Italia nel dicembre del 1988, qualcosa stava accadendo. La sera di lunedì 12 dicembre fummo testimoni, la Donna Scarlatta ed io, del manifestarsi di un Segno Divino. Ci trovavamo in una zona del Veneto e vedemmo sfrecciare nel cielo una Sfera di energia verde. L'Arca dell'Alleanza celeste (da non essere confusa con quella terrena) aveva proiettato un campo di forza. Questo era il Segnale che annunciava la caduta dell'ideologia comunista.

Nel mese di luglio del 1989 facemmo visita a Licio Gelli (l'ex capo della disciolta loggia massonica P 2). In una sua precedente missiva mi scriveva: "Il tempo del nostro incontro è stato breve e l'occasione non poteva offrirci di meglio, però, se Ella crede, nel prossimo avvenire e se ha occasione di passare dalla Toscana, sarebbe di mia soddisfazione un incontro con Lei".

Nella sua villa, una casa padronale tra il verde della natura, venimmo accolti con grande cortesia. Gelli ci condusse in un enorme salone e ci fece accomodare su due delle dodici poltrone disposte ad arco, sei per parte.

Incominciammo a parlare e ad un certo momento della conversazione mi disse: "Noi abbiamo due nemici: i comunisti e la Chiesa cattolica".

"E in particolar modo i Gesuiti", precisai.

Poi gli feci una domanda di rito: "Quando avranno fine queste due ideologie?".

"Bisogna avere pazienza", mi rispose.

"Forse perché sono giovane non ho tanta pazienza", replicai.

E pochi mesi dopo la Sinarchia abbattè il comunismo nel mondo. La guerra fredda era finita.

Sembra che nessuno si sia reso conto della rapidità con cui si è sgretolata l'Unione Sovietica e i suoi paesi satellite. Anche i politologi più pessimisti ritenevano che il comunismo sarebbe durato ancora per cent'anni e invece in pochi mesi tutto si è frantumato, strano vero?

Da quel 12 dicembre 1988 sono passati quasi dieci anni e un nuovo disordine mondiale regna nel mondo, affinchè un nuovo ordine mondiale possa nascere. Presto sorgerà una Nuova Alba e il mondo cambierà.

La sera di lunedì 6 gennaio 1997 si è manifestato un altro Segno Divino. Nel cielo di Roma una Sfera di energia verde è sfrecciata in direzione est-ovest. L'Arca dell'Alleanza celeste ha prodotto un altro campo di forza. Questo è il Segnale che annuncia la caduta dell'ideologia religiosa fideista, il Segnale dell'inizio del Grande Ritorno.

L'inizio del Grande Ritorno è segnato dal Cavaliere dello Spazio che annuncia la fine dei vecchi tempi e l'inizio di quelli nuovi.

Il Cavaliere dello Spazio è una cometa, scoperta il 23 luglio 1995 dagli astronomi non professionisti Alan Hale e Thomas Bopp. La minima distanza dalla Terra si è verificata il 22 marzo 1997.

Verso la fine del 1996 gli astronomi di tutto il mondo hanno rilevato un Corpo, definito Compagno, che seguiva la cometa Hale-Bopp. In seguito, con i loro primitivi strumenti, non sono stati più in grado di rilevare il Compagno.

Il Compagno è un campo di forza che è entrato in collisione con l'Aura della Terra, al fine della trasmutazione della stessa. La collisione energetica si è verificata il 19 marzo 1997 e la trasmutazione dell'Aura si è conclusa il 29 aprile 1997.

Il Ritorno degli Dei è segnato nel Tempo, ma pochi sono Coloro che sanno interpretare i Segni Divini.

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Energy
by Frank G. Ripel Sunday, Jun. 29, 2003 at 10:19 PM mail:

Energy



Da sempre esiste un segreto, un segreto di potere la cui conoscenza consente di entrare in contatto con una fonte di immensa potenza. Allusioni a questa fonte le troviamo nei testi delle principali scienze esoteriche: Kabbala, Alchimia, Ermetismo, Yoga, Taoismo, Magia pre-colombiana. E la sua ricerca venne intrapresa da cavallerie spirituali, come quella dei Templari. Alcuni frammenti del segreto li troviamo nelle terapie energetiche: Agopuntura, Do-in, Shiatzu, Rei-Ki, Pranoterapia. Ma il segreto rimase celato... fino ad oggi! Era necessario un maestro, un mago abbastanza potente da credere di riuscire dove tutti gli altri avevano fallito.

Il segreto è Energy


Energy è un campo di forza la cui potenzialità supera ogni altro tipo di radiazione sottile. Essa si basa sulla trasmissione dell'energia vitale in relazione ai quattro circuiti energetici.




I quattro circuiti energetici.

Circuito energetico che unisce la zona ombelicale alla zona del cuore.
Circuito energetico che unisce la base della spina dorsale alla base del cranio.
Circuito energetico che unisce la zona genitale inferiore alla gola.
Circuito energetico che unisce la zona genitale superiore alla sommità della testa.

Esistono tre livelli di Energy in rapporto ai quattro circuiti energetici.


I tre livelli di Energy.

Il primo livello di Energy si pone in relazione al circuito energetico che unisce la zona ombelicale alla zona del cuore. Questo circuito regola l'energia vitale in relazione al corpo umano.

Scientificamente è accertato che ad un'alta energia vitale corrisponde una forte energia sessuale. Infatti nell'uomo, con il procedere degli anni, l'energia vitale diminuisce e la forza sessuale si indebolisce.

Il primo livello di Energy consente la trasmissione, nel primo circuito energetico, di un'intensa energia vitale fisica (a cui corrisponde una forte energia sessuale).


Il secondo livello di Energy si colloca in rapporto al circuito energetico che unisce la base della spina dorsale alla base del cranio e al circuito energetico che unisce la zona genitale inferiore alla gola. Questi due circuiti regolano l'energia vitale in rapporto alla psiche (sistema nervoso cerebro-spinale).

Il secondo livello di Energy consente la trasmissione, nel secondo e nel terzo circuito energetico, di un'intensa energia vitale psichica.


Il terzo livello di Energy si pone in corrispondenza al circuito energetico che unisce la zona genitale superiore alla sommità della testa. Questo circuito regola l'energia vitale in corrispondenza alla mente (cervello).

Il terzo livello di Energy consente la trasmissione, nel quarto circuito energetico, di un'intensa energia vitale mentale.


LA SPERIMENTAZIONE DEI TRE LIVELLI DI ENERGY È GRATUITA.
La Orion Association è in grado di trasmettere Energy a tutti coloro che lo richiedono e che hanno concretato il primo ciclo vitale, cioè che hanno compiuto 18 anni. Il sottostante indirizzo deve essere utilizzato, unicamente, da coloro che chiedono di sperimentare, gratuitamente, i tre livelli di Energy.

orion@onenet.it

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Energy System



La conoscenza della costituzione energetica dell'uomo è la base di partenza per la sua rigenerazione e trasformazione energetica.

L'uomo è composto da un corpo fisico e da un corpo fluidico (anima) che emana una irradiazione energetica (aura). Inoltre nel cervello dell'uomo risiede la coscienza (spirito) e tutto il suo essere è inglobato in una bolla di proto-energia a forma sferica e di colore bianco. All'interno della bolla, a fior di superficie e all'altezza della punta della scapola destra di ogni individuo, si trova un punto di intenso splendore che regola la percezione, il punto di unione.




Energy System permette di conseguire il quarto livello di Energy e diventare master di Energy Therapy. Questo sistema è l'unico al mondo che consente di realizzare la rigenerazione e trasformazione dell'individuo.




Rigenerazione e trasformazione dell'individuo.



Purificazione dell'ego.
L'individuo ottiene la purificazione del proprio ego.


Distacco.
L'individuo ottiene il distacco grazie alla purificazione della propria mente e suo sarà l'agire in modo distaccato.


Mutazione del corpo fluidico e dell'aura.
Quando nell'uomo sopravviene la morte fisica (prima morte) il corpo inizia a decomporsi e la coscienza (spirito) penetra nel corpo fluidico (anima) che si libera dell'involucro fisico. Purtroppo il corpo fluidico, dopo breve tempo, si disgrega (seconda morte) e la coscienza, priva d'involucro, si disintegra (terza morte). È questo il processo che porta alla morte definitiva.
La mutazione del corpo fluidico e dell'aura dell'uomo consente di vincere la seconda morte.


Intensificazione della coscienza.
La coscienza dell'uomo viene intensificata proporzionalmente alla mutazione del corpo fluidico e dell'aura, consentendo di vincere la terza morte e di rimanere in vita per un tempo indefinito.


Gli otto stadi alchemici.
I primi due stadi alchemici operano una rigenerazione energetica nel corpo fisico dell'uomo. Inoltre, i primi due stadi causano la prima compressione della bolla di proto-energia che ingloba l'individuo. Tale bolla, a forma sferica e di colore bianco, diventa a forma di lapide e di colore verde.
Il terzo stadio alchemico opera una rigenerazione energetica nella psiche dell'uomo, mentre il quarto e il quinto stadio nella mente. Inoltre, questi tre stadi causano la seconda compressione della bolla di proto-energia che ingloba l'individuo. Tale bolla, a forma di lapide e di colore verde, diventa a forma di lapide compressa e di colore ambra.
Il sesto stadio alchemico opera una purificazione nell'uomo e il settimo stadio una rigenerazione cellulare. Inoltre, il corpo fluidico si struttura. Infine, questi due stadi causano l'ultima compressione della bolla di proto-energia che ingloba l'individuo. Tale bolla, a forma di lapide compressa e di colore ambra, diventa a forma umana e di colore nero.
L'ottavo stadio alchemico organizza i primi sette stadi alchemici e stabilizza il nuovo sistema energetico dell'uomo. Inoltre, questo stadio crea una struttura nella bolla di proto-energia che ingloba l'individuo. Tale bolla, a forma umana e di colore nero, assume una struttura che appare (al veggente) simile al corpo fisico.


La morte alchemica.
L'individuo sperimenta la morte alchemica che gli disattiva, temporaneamente, i primi sette stadi alchemici. Tale sperimentazione consente all'uomo di comprendere appieno la sua condizione di mutante.


Eliminazione di eventuali energie intaccanti l'individuo e riequilibrazione del suo sistema energetico.
Eventuali energie intaccanti l'individuo vengono eliminate e il suo sistema energetico viene riequilibrato.


Formazione di uno strato protettivo sul corpo fisico.
Sul corpo fisico dell'uomo viene plasmato, a livello energetico, uno strato protettivo che irradia la propria energia fino a settanta centimetri dal corpo, creando un campo di forza ovale capace di annullare, al solo contatto, qualsiasi energia negativa.


La forza radiante.
Nel corpo fisico dell'uomo penetra un campo di forza radiante che è in grado di curarlo e rigenerarlo a livello cellulare. La forza radiante si colloca nella zona cardiaca e l'individuo ha la capacità di proiettare l'energia radiante dalla palma della mano destra. Così l'uomo diventa master di Energy Therapy, un taumaturgo che opera sugli uomini a fini terapeutici.


La forza raggiante.
Nel cervello dell'uomo penetra, tra i due emisferi, un campo di forza raggiante che è in grado di curare e rigenerare il sistema nervoso (psiche) e il cervello (mente).


Movimento del punto di unione verso l'alto.
Il punto di unione viene mosso al centro, in profondità e verso l'alto nella bolla di proto-energia dell'uomo, fino a raggiungere l'altezza della parte posteriore della testa.


Accensione della bolla di proto-energia.
Il punto di unione viene elevato fino a raggiungere la sommità della bolla di proto-energia dell'uomo. Questa posizione coincide con la sommità della testa dell'individuo e i filamenti di proto-energia che costituiscono la bolla, a forma umana e di colore nero, si accendono energeticamente.


Potenzializzazione del corpo fluidico e dell'aura.
Il corpo fluidico e l'aura dell'individuo vengono potenzializzati.


L'intento della coscienza.
La coscienza dell'uomo ottiene l'intento, la capacità di realizzare dei pensieri energetici.


Cavità sulla bolla di proto-energia.
Sulla bolla di proto-energia viene prodotta una cavità che consente all'uomo di intensificare e densificare la struttura della sua bolla di proto-energia.


Ulteriore potenzializzazione della coscienza.
La coscienza dell'individuo viene ulteriormente potenzializzata.


Mutazione dell'inconscio collettivo e personale.
L'inconscio collettivo e personale dell'uomo vengono mutati energeticamente.


Finale potenzializzazione della coscienza.
La coscienza dell'individuo viene totalmente potenzializzata.


Trasmutazione dell'ego.
L'ego dell'uomo viene completamente trasmutato.


Intensificazione e densificazione energetica.
Il sistema energetico dell'individuo viene intensificato e la struttura della bolla di proto-energia si intensifica e si densifica.

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Energy Source



Esiste una fonte di immensa potenza, una fonte che consente di portare a compimento la trasformazione dell'individuo.

Parte finale della trasformazione dell'individuo.

Esistono sette passi che consentono di completare la trasformazione dell'uomo, passi che non possono essere commentati - data la loro riservatezza - in questo sito.

8. La conquista della libertà totale.
L'individuo realizza il passaggio dei maghi che si verifica in modo atemporale. In pratica, il corpo fisico dell'uomo si smaterializza e si materializza il suo corpo inorganico, cioè si materializza la struttura della bolla di proto-energia (la bolla ha forma umana ed è luminosa). Così l'individuo conquista l'immortalità, l'eterno divenire.



Altri siti di Frank Ripel:

http://www.geocities.com/arpocrate/
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vedi un sito figo
by x CHILD Sunday, Jun. 29, 2003 at 10:21 PM mail:

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H. P. LOVECRAFT E LE PORTE DELL'ABISSO
by x CHILD Sunday, Jun. 29, 2003 at 11:15 PM mail:

La vita di Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) fu tutta all’insegna di un’immaginazione sfrenata che, esasperata dall’odio verso l’esistenza banale di quel vivere che ignora, per fortuna, una realtà terribile, finì col trovare le porte segrete che si aprono su mondi di orrore dove: <<mostri nati vivi si occultano nel sottosuolo e si moltiplicano, dando luogo a una stirpe d'ignoti demoni>> (H.P.L., Commonplace Book, d. 1919). In fondo si può benissimo considerare Lovecraft come un romantico, che disprezzava il mondo reale e la banalità e futilità della vita umana. In una lettera, del 13 maggio 1923, a Frank Belknap Long, scrisse: <<Io sono uno che odia l’attuale, un nemico dello spazio e del tempo, della legge e della necessità. Bramo un mondo di misteri fastosi e giganteschi, di splendore e terrore, in cui non regni alcuna limitazione, tranne quella dell’immaginazione più sfrenata>>. L’immaginazione, in fondo, è quella visione reale, ben conosciuta dall’Iniziato, che conduce <<nel campo interiore senza luce, dove risiede quell’utero inafferrabile della creazione umana>> (Ugo Danilo Cisaria, Dizionario dei termini ermetici dall’Opera Omnia di Giuliano Kremmerz, Roma 1984). L’immaginazione ha un ruolo preminente in tutta l’opera di Lovecraft.

Gli dèi di Lovecraft sono tutti demoni di una religione abissale del caos, che lui scorge dietro le porte sigillate della percezione che gli si spalancano innanzi agli occhi. Là, la materia eterna degli dèi è invischiante, è terrore sacro, non concede salvezza ma fagocita nell’Abisso. Le divinità sono risvegliate dalle sue narrazioni-litanie, che sono un cordone ombelicale che si estende nelle voragini proibite di quella stirpe diabolica. Quello di Lovecraft è un universo senza alcun ordine e senza salvezza per l’umanità. Sebastiano Fusco, nell’introduzione al bel volume "Il Vento delle Stelle", da lui curato e tradotto, comprendente scritti inediti di Lovecraft, scrive: <<Baratri vertiginosi, da cui sortiscono terrori e meraviglie, dèi e mostri, incubi e visioni, dèmoni e archètipi. Inutilmente si cerca di attingere il fondo della voragine: l’immane spaccatura s’affonda nelle viscere del nostro inconscio, e quindi non conosce fine>>. Lì si trova tutto ciò che trascende l’individuale. E’ paradiso e inferno allo stesso tempo. Il poeta premio Nobel e occultista Yeats, nella sua autobiografia, annotò: <<Ora so che la rivelazione viene dall’Io, ma da quell’Io che conserva i ricordi di lunghe epoche… e che il genio è una crisi che per qualche momento congiunge quell’Io sepolto alla nostra banale mente quotidiana>>.

La realtà, che si presenta davanti al solitario di Providence, è, a dir poco, agghiacciante, così terribile che Lovecraft arriva a convincersi che l’ignoranza è la salvezza del genere umano. Egli scrive in un suo racconto: <<Penso che il destino degli uomini sarebbe ancora più crudele di quanto sia già, se la nostra mente non fosse incapace di mettere in rapporto tra loro, tutte le cose che avvengono in questo mondo. La nostra vita si svolge in una placida isola di ignoranza, circondata dagli oscuri mari dell’infinito, e non credo che ci convenga spingerci troppo lontano da essa>> (Il richiamo di Cthulhu, 1926). E’ tutto un Cosmo dominato dal caos, un mare di tenebre senza fine, che minaccia di travolgere ogni cosa fino a cancellare tutto. <<Fra pochi milioni di anni non vi sarà più alcuna razza umana>>. Così scrive, nel 1918, a Reinhardt Kleiner.

Quali porte varcò H. P. Lovecraft? Da dove ha origine il suo apocalittico universo? E come spiegare le notevoli affinità delle storie dello scrittore di Providence col Culto di Crowley? Kenneth Grant osserva: <<Lovecraft non conosceva né il nome né le opere di Crowley, tuttavia alcune delle sue fantasie rispecchiano, sia pure in modo distorto, i temi salienti del Culto di Crowley…>>. Seguono alcuni esempi tratti dal libro di K. Grant, Il risveglio della magia, (Roma 1973). Nel sistema di Crowley come nelle narrazioni di Lovecraft si parla di divinità denominate <<Grandi Antichi>>. Lo scrittore descrive un regno che chiama <<deserto gelato>> è <<Kadath>> mentre Crowley parla di un <<freddo deserto chiamato Hadith>>. Lovecraft narra di <<Colui che è senza volto (il dio Nyarlathotep)>> e Crowley di <<Colui che è senza testa…>>. Lovecraft racconta di una <<La Stella a cinque punte incisa sulla pietra grigia>> e nel Culto di Crowley troviamo: <<La Stella di Nuit, a cinque punte con il cerchio nel mezzo (il grigio è il colore di Saturno, la Grande Madre di cui Nuit è una forma)>> Ecc.

Grant asserisce che Lovecraft può essere compreso soltanto in un contesto misterico. Serge Hutin si dice convinto che: <<la descrizione di certi rituali magici effettuata da Lovecraft sono il resoconto di esperienze realmente vissute>> (Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco, L’ultimo demiurgo e altri saggi lovecraftiani, Chieti 1989). Benché suggestiva tale ipotesi, è decisamente da accantonare. De Turris e Fusco, ce ne spiegano il motivo: <<A nostro parere la prova che Lovecraft non era un vero e proprio iniziato nel senso effettivo del termine (cioè, non aveva cominciato e superato la regolare trafila di contatti con un individuo o un gruppo in grado di trasmettergli una qualsiasi iniziazione tradizionale) si ritrova nella sua stessa opera letteraria. In definitiva, non crediamo che Lovecraft abbia mai avuto contatti con una associazione tradizionale di qualsiasi genere, in grado di trasmettergli un reale insegnamento iniziatico sul piano operativo>> (Ibidem).

Eppure, è anche vero che Lovecraft ha lasciato resoconti estremamente interessanti nei suoi scritti, che sembrano attestare profonde conoscenze esoteriche. Da dove traeva questo sapere? Dai suoi sogni? E’ possibile anche che le sue narrazioni nascessero dall’esperienza di bilocazioni spontanee, veri e propri viaggi astrali, una sorta di "Grand Jeu" che il nostro solitario esploratore effettuava durante il sonno visitando mondi ignoti. L’ipotesi non è peregrina. De Turris e Fusco scrivono: <<…si può rilevare un’impressionante coincidenza tra i sogni di Lovecraft e le visioni risultato di un’esperienza tipica dell’addestramento occulto secondo determinate scuole molto diffuse in Occidente: vale a dire l’esperienza del cosiddetto viaggio astrale>> (Ibidem). In questo caso lo scrittore era, naturalmente, portato a un certo tipo di esperienze e certamente la sua psicologia era di tipo molto particolare.

La fantasia è indispensabile per questo tipo di esplorazioni. Julius Evola spiega: <<Chiunque sogna dimostra, in via di principio, di possedere facoltà di immaginare e visualizzare>> e chiarisce: <<L’importanza dell’immaginazione sta nel fatto del suo essere lo strumento per spostarsi sul piano sottile…>> (J. Evola, Lo Yoga della potenza, Roma 1968). E una spiccata e acutissima fantasia in Lovecraft è indubitabile. Ma come questo potere, latente in ogni individuo, si manifestò improvvisamente in Lovecraft? Quali elementi psicologici e sotto quali spinte stimolarono così potentemente questa misteriosa facoltà? E’ necessario, a questo punto, studiare il personaggio più approfonditamente, dal punto di vista psicologico, per cercare di comprenderlo appieno e di decifrare il suo complesso ed enigmatico mondo interiore.

Vi sono individui che posseggono certe capacità in alto grado. Lo studioso francese René Sudre (1880-1968), direttore della "Revue Métapsychique" avverte che la facoltà paranormale <<...non dipende né dal sesso né dal grado di intelligenza, né, tanto meno, dall'età ma la si nota più spesso nei sonnambuli, negli isterici, negli ipnotici e in genere nei soggetti psicotici. ... è congenita, ma pare che possa anche essere acquisita accidentalmente. Un trauma, uno choc morale, i mutamenti fisiologici della pubertà e della menopausa possono provocarla o favorirla. Eusapia Palladino ebbe l'osso parietale mezzo sfondato all'età di un anno; a otto anni vide suo padre sgozzato dai briganti. La signora Piper diventò soggetto in seguito a uno spavento subìto e a due operazioni chirurgiche>> (R. Sudre, Trattato di Parapsicologia, Astrolabio, Roma 1966). Uno studio approfondito sulle caratteristiche psicologiche della personalità di Lovecraft non mi risulta che sia stato mai approntato. Lo si può tentare ora.

Vanno cercate nella sua vita date segnate da avvenimenti particolari, traumatizzanti o di grande sofferenza psicologica. Nel 1893 il padre dello scrittore, Winfield Scott Lovecraft, subisce un improvviso attacco di follia e, in seguito, anche di paralisi. Viene ricoverato al Butler Hospital di Providence. Il padre non si rimetterà più e morirà in manicomio nel 1898. Lovecraft ha solo 8 anni, è ancora un bambino e questa brusca perdita della figura paterna assieme alla disperazione della madre non possono non aver inciso sulla sua psiche. La madre assume, lentamente, un atteggiamento iperprotettivo morboso che raggiunge il culmine quando comincia a imbottire e smussare gli angoli dei mobili per paura che Howard Phillips, che ora ha 10 anni, si possa far male. Il ragazzo, nel frattempo, cresceva nervoso, delicato, soffocato dalle eccessive premure materne. Si rifugia nella grande biblioteca della casa dei nonni e si perde in lunghe letture e altrettanto lunghi silenzi sempre in uno stato di <<stanchezza e letargia morale>>. Isolato dal mondo vive totalmente immerso nella sua fantasia mentre compone i suoi primi lavori.

Alla morte del nonno materno, Whipple Van Phillips (1833-1904), che aveva sostituito la figura paterna, Lovecraft deve fare ancora una volta i conti con un destino avverso. Nel 1905 la caduta da un’impalcatura gli produce una ferita alla testa con, forse, un trauma cranico. L’episodio colpisce Lovecraft che ne parlerà come di un <<infermità>> nel suo epistolario. Nello stesso anno un esaurimento nervoso lo travolge con inaudita violenza obbligandolo a ritirarsi dalla scuola. Da quest’anno in poi, per tutta la vita, sarà tormentato da terribili mal di testa. Possono essere stati questi accadimenti, sommati alla perdita del padre, ad aver innescato certe facoltà proprio come sosteneva René Sudre: <<Un trauma, uno choc morale…>> alla base dell’attivazione di strani poteri. Nel 1911 un rovescio economico travolse madre e figlio. Lovecraft per tutta la vita non uscirà più da una povertà angustiante. La madre inizierà da allora a peggiorare mentalmente e nel 1919 viene ricoverata nello stesso manicomio dove era morto il marito e anche lei non ne uscirà più.

Prove tremende segnarono la vita dello scrittore, lo spinsero sempre di più a concepire una natura malvagia e distruttiva, celata dietro un mondo futile e banale popolato da una grande moltitudine di persone banali. Anche il suo matrimonio con Sonia Haft Greene, celebrato il 3 marzo del 1924, finì col naufragare dopo appena due anni. La sua salute psichica e fisica era sempre molto fragile, i più piccoli sforzi, da giovane, lo prostravano: <<persino lo sforzo di sollevarmi a sedere è insopportabile>>. Aveva assunto le caratteristiche di un morto vivente: <<Io sono vivo solo per metà… gran parte della mia forza la consumo sollevandomi a sedere o camminando. Il mio sistema nervoso è un rottame, e sono assolutamente annoiato e indifferente, tranne quando trovo qualcosa che m’interessa particolarmente>>. Era l’unica possibilità che aveva di fuggire dal mondo che lo circondava, dalle illusioni di una vita banale e dalle ferite ancora sanguinanti che gli aveva inferto il destino, ciò che lo manteneva in vita. Insomma doveva ad ogni costo sottrarsi alla squallida e falsa realtà quotidiana e nello stesso tempo vendicarsene.

In una lettera del 30 ottobre 1929 esprime perfettamente questo stato d’animo: <<Non sono l’unico a vedere un problema veramente grave per l’esteta sensibile che vorrebbe restare vivo tra le rovine della civiltà tradizionale. Infatti un atteggiamento di allarme, dolore, disgusto, rifiuto e strategia difensiva è così generale, virtualmente, fra tutti gli uomini moderni dotati d’interessi creativi, che talvolta provo la tentazione di tacere, per timore che il mio sentimento personale possa venire scambiato per imitazione ostentata! Dio, guarda l’elenco… Ralph Adams Cram, Joseph Wood Krutch, James Truslow Adamas, Jhon Crow Random, T.S. Eliot, Aldous Huxley, ecc… Ognuno ha un diverso piano di evasione, eppure ognuno vuole evadere dalla stessa cosa…>> da un mondo banale e allo stesso tempo pericoloso. E’ il lamento di un segregato in una società che disprezza, dove gli uomini consumano i loro giorni sempre affaccendati a ripetere le stesse cose, come i pesciolini rossi di un acquario. Così gli appare la quotidianità.

E poi lo soffoca la piccola e angusta Providence, troppo stretta per lui ma che non riuscirà mai ad abbandonare. E’ legato mortalmente da un doppio legame di odio-amore a quel luogo dove: <<Non succede mai niente! E’ per questo, forse, che la mia fantasia spesso si avventura ad esplorare mondi strani e terribili… La mia vita quotidiana è una specie di letargo sprezzante, privo di virtù e di vizi. Non appartengo al mondo, ma ne sono uno spettatore divertito, talvolta disgustato. Detesto la razza umana e le sue pretese… per me la vita è una delle belle arti… sebbene io creda che l’universo sia un caos automatico, insignificante, privo di valori supremi…>> (lettera del 3 febbraio 1924). Ecco cosa lo spinge all’evasione. Infelice e geniale si sentiva a disagio nel mondo che sentiva intollerabile e irreale, come fosse un sogno e, la maggior parte della gente, prigioniera di quell’illusione. Doveva scappare, ad ogni costo, aprirsi varchi al di là dei confini del mondo dell’attualità. L’immaginazione lo proiettava, allora, verso confini misteriosi. La notte, nel sonno, la sua anima, finalmente, si separava dal corpo e valicava quei confini ed esplorava nuovi e terribili mondi. Solo così riusciva a sopportare la pena della vita il solitario eploratore di Providence.

Poi negli ultimi 5 anni della sua vita, percepì che il flusso creativo si andava via via spegnendo. Non sentiva più le ebbrezze dei quei viaggi misteriosi. Forse ormai aveva deciso di recarsi stabilmente in uno di quei luoghi che visitava quasi ogni notte. Abbandonare per sempre le contingenze e le illusorietà di questo mondo futile e distruttivo. Agli amici diceva sempre con più insistenza che aveva smesso di scrivere. A marzo del 1937 gli viene diagnosticato un brutto male e alle sei del mattino del 15 muore. Dopotutto è vero che l’opera conclusa conclude. Così volava via quest’anima inquieta attraversando le stesse porte dell’abisso, come aveva fatto tutta la vita, ma questa volta per sempre.

http://cosco-giuseppe.tripod.com/esoterismo/hp_lovecraft.htm

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altro satanista infame
by x CHILD Sunday, Jun. 29, 2003 at 11:17 PM mail:

Il Marchese De Sade!

Che MOSTRO d'immaginazione ...

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Allora che lo dica il nostro child
by alfonso fonzino Monday, Jun. 30, 2003 at 2:58 PM mail:

se il Ilcio Gelli era o non era un Satanista:
io solamente a child credo !

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caro alfonso fonzino allora visita questi link
by x CHILD Monday, Jun. 30, 2003 at 7:13 PM mail:

E mi darai ragione !!!


http://www.o-c-i.org/html/il_ritorno_dei_cavalieri_tel_t.html

http://www.o-c-i.org/html/cenni_storici.html

http://www.o-c-i.org/html/dossier_nigeria.html

http://www.o-c-i.org/html/il_monolite.html

http://www.o-c-i.org/html/excalibur.html

http://www.o-c-i.org/html/il_graal.html

http://www.o-c-i.org/html/il_gor-am.html



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ANTICRISTO
by x CHILD Monday, Jun. 30, 2003 at 7:17 PM mail:

Anticristo
Antichrist

Preludio
Prelude
Che cos'è il cristianesimo
What is the christianity
L'Opera dell'Anticristo
The Opera of the Antichrist
L'Arma da Guerra
The Weapon for the War
Intervista con l'Anticristo
Interview with the Antichrist
Le confessioni dell'Anticristo The confessions of the Antichrist
Draconian Draconian
La Donna Scarlatta The Scarlet Woman
Il Dono dell'Anticristo The Antichrist's Gift


http://www.geocities.com/arpocrate/

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ti prego child
by child Monday, Jun. 30, 2003 at 11:57 PM mail:

rispondimi

poi ti daro' il link di alcuni forum 'filosofici'!


ciao con stima ....

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child
by child x child Thursday, Jul. 03, 2003 at 8:53 PM mail:

aspetto risposta,

con stima e sincera devozione



x child

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child rispondimi
by child scrive libri Thursday, Jul. 03, 2003 at 8:57 PM mail:

a quando nuove 'uscite'?
Lo hai un catalogo illustrato?

Rispondici quando ti avanzera' tempo ......

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Alcune risposte, non tutte, è impossibile
by Child Sunday, Jul. 06, 2003 at 1:08 AM mail:

Credo proprio di sì!. Gelli è ( non mi risulta sia morto ? )un satanista. Come i suoi amici americani d'altronde, da Kissinger a Bush. Il sionismo è una forma di satanismo mascherato. E la dimostrazione indiretta è quel che scrivevo in un commento a proposito di Zorzi. Il Bafometto sulla porta di Biagi prova certi legami delle Br col satanismo. Cosa ovvia, del resto, visti i precedenti di Lenin e di Marx. Lenin era legato al 'Dragon Order', non meno di Hitler. Marx era un satanista, non meno di Mazzini e di altri esponenti carbonari. Che c'entra tutto questo con Gelli? Nel senso nebrodistico, spiegato altrove a Fabio, s'intende. Non mi risulta facessero rituali del tipo di quelli crowleyani. Almeno non ne sono informato al riguardo. Beh, insomma, Gelli era l'erede di Garibaldi e, come insegna la Gatto Trocchi ( che ha scritto un sagio in proposito ), l'unità d'Italia è legata a vari personaggi che facevano dell'esoterismo nero il loro cardine. Così come la Carboneria ed il Compagnonaggio sono serviti assieme ad organizzazioni quali la Giovane Italia ad attuare il Risorgimento Nazionale, nondimeno esistevano legami indiretti fra Carboneria e Massoneria "deviata" ( uso un termine di comodo, impreciso, che proprio alcuni giorni fa ho criticato ), fra la P2 di Fine Ottocento e quella del Dopoguerra. Anche i Savoia del ramo di Carignano ne erano coinvolti, tradendo il loro originario ghibellinismo.
Ora si sa che le Br erano manovrate dal Kgb. Non avrebbero potuto fare quello che han fatto, come presto dimostrerò in un art. sulle verità finali del Caso Moro. La Commissione Mitrokhin lo ha provato. Quel che il Presidente della Commissione non ha però evidenziato erano le connessioni sotterranee del Kgb con Cia ed MI5. Il che spiega perché Kissinger abbia minacciato ed i sovietici eseguito. Il legame occulto fra Gran Bretagna, Usa, Francia, Urss, Cina ed Israele ( non per niente i vincitori della II G.M. ) è stato politicamente l'asse portante dello scorso secolo.

N.B.- ( Con riferimento a x-Child ) Se vuoi risposte precise, fammi domande precise. Non puoi propormi articolo dopo articolo e chiedermi cosa ne penso. Altrimenti non la finiamo più e occupiamo tutto lo spazio del sito solo noi. Condensa le domande ed io cercherò di condensare le risposte. Purtroppo siamo entrambi troppo prolissi. Mal comune mezzo gaudio.

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