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cronaca blocco nero a Salonicco
by border=0 Sunday, Jun. 22, 2003 at 5:14 PM mail: border0@tmcrew.org

cronaca da un'email giuntaci in mailing list del 21 giugno nello spezzone del blocco nero a Salonicco


inviato da: riotintheworld@libero.it
a: borderzerolist@inventati.org



Sabato 21 e' il giorno delle azioni nel centro di Salonicco. Il blocco nero, composto dagli/lle anarchic* e antiautoritari che hanno occupato il campus fra filosofia, legge e teologia, comincia a prepararsi dalle prime ore della mattinata. Fervono riunioni, assemblee, ricerca di attrezzi e materiali vari. Si acquistano maschere, guanti, si scambiano info e cominciano a girare leggende ;-)


La sensazione diffusa e' comunque quella dei preparativi di una grande battaglia. Tensione e po' di paura percorrono il campus, le notizie su come sara' schierata la polizia e su come scenderanno in piazza gli altri spezzoni si susseguono smentendosi le une con le altre. Tanta confusione, ma anche tanta voglia di esserci, di prendere parte a quella che ha tutti i presupposti per diventare una manifestazione memorabile, per radicalita', partecipazione e contenuti.


Il pomeriggio arriva subito e tutti i gruppi organizzati, i gruppi di affinita', i collettivi, convergono davanti al Media Center, sul viale dell'uscita laterale del campus. Migliaia di persone, circa 4000, riempono la strada. Un unico blocco nero, autodifeso quasi oltremisura, in cui si mescolano greci, italiani, tedeschi, cecoslovacchi, svedesi, spagnoli, baschi austriaci si prepara ad uscire dall'universita'. L'aria e' elettrica, la tensione altissima e la consapevolezza di stare in blocco pronto a tutto, con migliaia di compagni che condividono la stessa pratica, fa attraversare la schiena da un brivido.


L'appuntamento in strada e' per le 17, quando in piazza contemporaneamente scendono gli altri spezzoni; il Forum, gli stalinisti, i troskisti e l'associazionismo, ognuno in piazze diverse, concentrate verso il lungomare, nella parte bassa e nuova di Salonicco. Il blocco nero non ha piazza fissa, vuole puntare al consolato USA e alla Questura e altri obbittievi simili.


Il corteo, rumorosamente, parte. Gli slogan scuotono la terra, il rumore degli attrezzi fa da colonna sonora alle "aste" di bandiere che vengono fatte battere su tavole attrezzate come scudi. Si gira per Odos Egnatia, una via larga (tra le poche di salonicco) che passa vicino all'Universita' e porta verso la stazione dei treni e verso gli obbiettivi prescelti.


Dopo circa trecento metri di percorso, dall'alto di un decina di piani di un palazzo, alcune troupe televisive riprendono, sbavando per uno spettacolo cosi' ghiotto da riprendere: migliaia di cattivi tutti neri e armati. Ma c'e' chi non scende in piazza per farsi bello e dar ragione ai loro spettacolini; tre, quattro, cinque, e infine una decina... uno dietro l'altro si susseguono i razzi di segnalazione lanciati contro gli sciacalli della tv. Le troupe abbandonano in fretta e furia telecamere e cavalletti e vanno a rifugiarsi dentro l'appartamento. Il bersagliamento continua per una altro po e la mira e' tutt'altro che sbagliata. Questa prima azione e' accolta da un applauso fragoroso del corteo.


Dopodiche' la situazione diventa indescrivibile. All'altezza della via che il blocco ha appena raggiunto ci sono una banca, un uffico di una compagnia telefonica, un negozio di hi-fi e la sede di Nuova Democrazia e del KKE (stalinisti). Le serrande in lamiere costruite a difesa delle vetrine nei giorni appena antecedenti il vertice, vengono divelte in un attimo. La forza di una massa arrabbiata e determinata non si ferma con due viti e un pannello di metallo. Il corteo avanza lasciandosi colonne di fumo alle spalle (le sedi dei partiti sono state solo bersagliate di sassi e ricoperte di scritte).


Poco piu' avanti da un vicolo sulla sinistra parte un lancio di gas di una squadra di guardie. Il rapporto di forza fra noi e loro e' incomparabile, i poliziotti vengono sepolti da una pioggia di molotov e pietre e si danno rovinosamente. Dopo pochi minuti allora giunge una carica alle spalle, praticamente dall'universita'. Questa volta il cordone di celere e' piu' fitto e carica determinato. La risposta che riceve e' la stessa, semplicemente si beccano ancora piu' pietre e piu' bottiglie incendiarie.


All'angolo di Ag.Sophias intanto va avanti l'opera di scardinamento delle serrande di un mcDonald, il piu' grande di Salonicco. Ancora una volta le barriere misere dei commercianti vanno via tipo coperchio di una scatoletta di tonno! :-)
La forza del blocco fa sembrare tutto piu' facile e semplice.


Dall'altro fianco della strada caricano di nuovo, ma anche questa volta l'arsenale del blocco riesce a fargli fronte. La polizia, comunque, non e' affatto spaventata da tanta aggressivita' (!), semplicemente non puo' avanzare e travolgere il corteo perche' le fiamme gli intralciano il cammino. Stessa cosa si ripete a Dionos Platonos, la parallela di Ag.Sophias. Tutte le cariche dai vicoli laterali vengono respinte fino a che (per caso o per idiozia?) si arriva a Piazza Dikastirion e il corteo si trova la strada sbarrata dal palco, dalla folla e dai striscioni di un' altra manifestazione.


La polizia ne approfitta per bersagliare il blocco di gas lacrimogeni (le cariche principalmente consistono in guardie che ti corrono incontro tirandoti granate urticanti: l'uso del manganello e' molto limitato). Approfittano del fatto che si hanno alle spalle altri manifestanti cosicche' solo in pochi si arrischiano a tirargli le molotov (poiche' potrebbero cadere sull'altra dimostrazione).


Da qui il blocco si sfrantuma in piu' pezzi, una parte viene respinta indietro e va a finire all'universita' per la stessa strada dell'andata. Un'altra, quella piu' grossa, curva in un vicolo che porta sempre alla piazza Dikastirion, pero' in una area piu' vuota (la piazza e' molto grande).


Li si fa al volo una barricata un gruppo si piazza dietro a difenderla con sassi e benzina. Intanto lo spaesamento prende il sopravvento, si contano i dispersi e i lacrimogeni cominciano a farsi sentire, nonostante l'uso diffuso delle maschere antigas e degli occhialetti. Il gruppo compatto gia' non c'e' piu'. Ci si organizza per riprendere Odos Egnatia, ma dopo 100 metri si ripete la scena identica di prima: un'altro corteo blocca la strada, e un cordone di sbirri lo "difende" caricando il blocco nero.


La ritirata su piazza Dikastirion si trasforma in fuga quando da tutte le via che convergono su essa sbucano cordoni di celere: una trappola, qualcosa che ricorda in piccolo, per il numero dei partecipanti, l'acccerchiamento a piazza municipio al GlobalForum di Napoli 2001.


La fuga e' precipitosa, il lancio di molotov isterico e casuale, una calca confusa di una massa stragasata dagli agenti chimici delle decine di lacrimogeni che piombano. Inoltre molti compagni, nell'attimo della sosta in piazza Dikastirion, si erano tolti maschere e occhialetti per riposarsi un attimo, errore risultato poi fatale, perche' facendo cosi' i gas si sono intrufolati nei comparti d'aria dei filtri o degli occhialetti.


Si apre un varco con la forza della disperazione, si ritorna indietro in aree sempre piu' gonfie di gas degli scontri precedenti. Quel che rimane del blocco si ridivide in numerosi rivoli che tentano la salvezza per le strade che riconducono all'universita'.
Pare che un gruppo, il piu' nutrito e compatto, sia comunque riuscito a mantenersi saldo e a proseguire verso il centro, attacando e avvicinandosi agli obbiettivi iniziali.


Per tutti gli altri l'unica salvezza resta il politecnico. Ma quando arrivano, arriva pure la polizia, da ogni lato. Mentre l'ingresso di teologia e di legge sono "al sicuro", protetti da barricate e guardati a vista dai cordoni di polizia distanti, l'ingresso alle spalle di Filosofia viene continuamente attaccato da quattro schieramenti di celere: uno all'angolo con Odos Egnatia, l'altro a monte, e due di fronte al cancello di ingresso (laterale).


La resistenza e' tenace, svanisce il senso di sconfitta e confusione dato dalle cariche precedenti e per due ore, fino alle 20 pezzi di marmo (sdradicati dalle pareti delle facolta') e molotov tengo lontane le guardie, nonostante le incalcolabile sortite fatte da quest'ultime.


La polizia comunque non tenta lo sfondamento vero e proprio. Infatti alla polizia, in Grecia, e' vietato l'ingresso nelle universita' poiche' la costituzione greca considera le zone dei politecnici territori extralegali, con il diritto di asilo permamente, che puo' essere revocato solo temporaneamente da una apposita commisione fatta da studenti e autorita' accademiche. E durante gli scontri, nonostante le richieste della polizia, la commissione si e' riunita ma non ha revocato l'asilo.


Alla fine i poliziotti rimangono a circondare l'universita' ma a distanza debita, e un'assemblea interna decide di deporre tutto e lasciar calare la tensione anche per permettere a numerose persone venute da fuori di ripartire (ma la polizia fuori ferma e perquisisce chiunque lascia l'universita'). Il legal team ci informa di 20 arresti e 84 fermi. Il medical tema ha molto da fare soprattutto con la gente intossicata dai gas o colpita dalle bombe rticanti.


Una breve considerazione a margine: l'amaro in bocca che rimane e' quello di una sconfitta indegna. Il potenziale, anche bellico, del blocco era di gran lunga superiore
rispetto ai precedenti vertici. Le critiche al capitalismo e a tutte le sue forme nell'esistente era state incisive e lucide nel campus; analisi cosi' radicali quanto diffuse sono un esempio raro anche nei numerosi controvertici che abbiamo conosciuto. Ma la pratica di piazza si e' persa nell'esplosione e nel fomento dei primi minuti, allontanandosi cosi' dai suoi obbiettivi, anche e soprattutto politici!, iniziali. Forse una maggiore organizzazione, di fronte al caos totale dello spontaneismo, avrebbe dato altri frutti. Forse. In ogni caso abbiamo imparato che non bastano mille molotov a vincere le guardie e, parafrasando una nota pubblicita', ora sappiamo che la potenza e' nulla senza il controllo.


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