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[TO] Appello per il presidio al consolato greco
by amore & rabbia Wednesday, Jul. 09, 2003 at 11:29 AM mail:

10 Luglio - Giornata internazionale in solidarietà con i detenuti di Salonicco

Ancora una volta. Ancora una volta in silenzio. Un silenzio necessario al potere per evitare il diffondersi e il propagarsi di un dissenso ormai esteso e in grado di metterlo in discussione.

Nessuna notizia è stata fatta trapelare sulla repressione a Salonicco durante il summit dei paesi membri dell'unione europea in cui si è discusso principalmente delle politiche repressive nei confronti dell'immigrazione.

Appuntamento che ha visto anche l'incontrarsi di numerosi gruppi ed individualità provenienti da tutto il mondo che, attraverso i propri contenuti e le proprie pratiche, hanno scelto di portare lì la loro protesta, come ulteriore momento di continuità nella lotta contro le strutture di potere e coercizione, lotta che è passata per Londra, Praga, Nizza, Goteborg, Barcelona, Napoli, Genova, Evian e moltissimi altri luoghi del mondo, e che si esprime con le forme più disparate di resistenza giornaliera, molte delle quali ignorate e censurate dai tradizionali mezzi d'informazione.

Ma per nascondere il dissenso è necessario attuare la repressione, tanto più violenta quanto più forte è la protesta. Così si procede con gli arresti, i pestaggi, i processi politici, le condanne sommarie, coinvolgendo il potere poliziesco e quello giudiziario, supportati dalla diffusione di notizie false da parte dei media mainstream.

In questa atmosfera di terrore lo stato ha funzionato esattamente come la sua natura lo definisce: come unico organo che possiede il monopolio della "violenza legittima", usata per manipolare la "coscienza collettiva" e dirigerla verso quell'idea a lui consona di "buon cittadino" rispettoso di leggi e divieti, perfettamente inserito nel gioco democratico, e che anche quando non si trova d'accordo con certe scelte protesta "pacificamente e entro i limiti della legalità".

Ad oggi sono ancora sette i detenuti nelle carceri greche, sottoposti a violenze e pestaggi, con accuse gravissime che si basano su prove costruite a tavolino che variano fra possesso di armi e di esplosivi, partecipazione a manifestazione armata, rottura della pace sociale, danni alla proprietà pubblica e privata, devastazione. Accuse che possono tradursi anche in vent'anni di carcere, e che per un attivista siriano potrebbero significare un rimpatrio forzato con conseguente pena di morte.

Ma la lotta che portiamo avanti ci mette in mano un'arma fra le più forti: la solidarietà. Quest'arma noi scegliamo oggi di mettere in mano a tutti colpiti dalla repressione, aderendo alla giornata di mobilitazione convocata per il 10 Luglio, al potere e alle sue forme di controllo e repressione lasciamo invece tutta la nostra merda.

Se volete scrivere ai detenuti Simon Chapman (Inglese) Fernando Perez (Spagnolo), Carlos Martin Martinez (Spagnolo), Souleiman Dakduk (Siriano), Spyros Tsitsas (Greco), detenuti al carcere di Diabata
Dikastiki Fylaki 1
Diavation,
Tessaloniki, Greece, 5001012
Mihalis Traikapis (Greco) e Dimitris Fliouras (Greco) sono detenuti al carcere di Avlona

Serve molto denaro per le spese processuali.... se volete contribuire è stato aperto un conto presso la Piraeus Bank c/c n. 5209-0164-58-443

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