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«Sharon contro la stampa»
by gfcgftrfgrfgrgfr Friday, Jul. 18, 2003 at 12:15 PM mail:

«Sharon contro la stampa»

«Sharon contro la stampa»
La Federazione internazionale dei giornalisti denuncia il boicottaggio della Bbc
STEFANO CHIARINI
La federazione internazionale dei giornalisti ha ammonito ieri Israele che il boicottaggio della Bbc, concretizzatosi, tra l'altro, nella clamorosa esclusione dei reporter del network inglese dall'incontro tra la stampa e il premier israeliano Sharon avvenuto tre giorni fa a Londra, costituisce una minaccia alla libertà di stampa e manda un pericoloso segnale in una regione dove la libertà di stampa è già seriamente minacciata. La decisione di Sharon fa seguito a quella, presa una quindicina di giorni fa dal governo israeliano, di «ritirare qualsiasi forma di cooperazione» con la Bbc in risposta alla messa in onda di un documentario che denunciava la mancanza di controlli internazionali sulle armi israeliane di distruzione di massa in un momento nel quale proprio la presunta presenza di quelle armi (poi rivelatasi falsa ndr) in Iraq veniva portata a giustificazione della guerra contro Baghdad. Le domande della Bbc, all'inizio del programma «Israel's secret weapons» non lasciano dubbi: «Qual è il paese mediorentale che possiede armi nucleari non dichiarate?», «Qual è il paese mediorentale che ha una non dichiarata capacità militare biologica e chimica?», «Quale paese del Medioriente non ha alcuna ispezione internazionale?», «Quale paese ha tenuto in carcere per diciotto anni colui che ha rivelato segreti sul nucleare?». Domande che Sharon non ha gradito. Per la precisione una prima messa in onda del programma in Gran Bretagna a marzo, non aveva portato a immediate misure repressive, ma l'arrivo di un suo trailer e una nuova messa in onda sul canale «Bbc World», hanno spinto il governo Sharon, «protetto» in queste settimane dalla «road map» all'annessione della Palestina, a rompere gli indugi e ha cercare di mettere il bavaglio alla Bbc. Bbc già «rea» due anni fa di aver messo in onda un ineccepibile documentario «l'accusato» sulle responsabilità di Sharon nel massacro di Sabra e Chatila. «Governi che sostengono di essere democratici -ha sostenuto Aidan White, Segretario Generale della Federazione internazionale dei giornalisti - non posssono scegliersi il tipo di copertura giornalistica che a loro garba» e ancora «mandando un segnale che mina la libertà di stampa il Primo ministro israeliano aggrava ulteriormente i problemi già sperimentati da molti giornalisti e media indipendenti nel Medioriente». La Federazione internazionale dei giornalisti ha inoltre sostenuto che le dichiarazioni di Daniel Seaman, direttore del press office del governo di Tel Aviv secondo il quale i pezzi della Bbc «rasenterebbero l'antisemitismo», cercherebbero di «delegittimare Israele e mostrerebbero alcuni attegiamenti una volta tipici del Der Sturmer» non costituirebbero altro che un chiaro esempio della intolleranza di Israele nei confronti delle critiche dei media. Un atteggiamento che quando si tratta di giornalisti palestinesi, pacifisti o free lance, può anche portare a gravissimi fatti come l'uccisione a Ramallah di Raffaele Ciriello. Una repressione che colpisce anche le «fonti», coloro che danno all'opinione pubblica elementi di prova sull'esistenza di programmi bellici nucleari, bilogici o chimici come quelli portati avanti nella centrale nucleare di Dimona (tra l'altro sempre più pericolosa), nel centro di assemblaggio delle bombe H a Yodefat, nei depositi di Zachariah e Eilabun o nei laboratori biologici e chimici di Nes Ziona nei pressi di Tel Aviv. E' il caso di Mordechai Vanunu, il tecnico nucleare israeliano della centrale di Dimona che rivelò al mondo il funzionamento della fabbrica israeliana di bombe atomiche. Mordechai Vanunu, rapito a Roma dal Mossad (l'inchiesta italiana affidata al giudice Domenico Sica non arrivò a nessuna conclusione quasi che Vanunu si fosse inventato tutto) e condannato a 18 anni dei quali undici nel più totale isolamento. Ma anche di personaggi come il generale Yitzhak Yakov che per anni aveva diretto i programmi non convenzionali bellici israeliani. Ormai in pensione, Yakov commise l'«errore» di scrivere le sue memorie sotto forma di fiction e di raccontare la sua vita ad un giornalista. Arrestato segretamente, perseguitato, minacciato, accusato di tradimento, ha passato due anni di inferno ed ha avuto la vita distrutta. In ogni caso in soccorso di Sharon sono scesi di nuovo gli Usa che dopo aver bloccato il processo contro di lui in Belgio per crimini di guerra adesso hanno deciso di lanciare un nuovo network radio-televisivo 24 ore su 24 per promuovere in Medioriente il punto di vista di Washington e di Tel Aviv. Probabilmente gestito anch'esso dai neoconservatori «likudnik» alleati di Ariel Sharon che tanta influenza hanno nell'amministrazione Bush.

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