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Supercarcere segreto scoperto in Israele
by agaragar Wednesday, Aug. 27, 2003 at 1:50 PM mail:

scoperto supercarcere segreto in Israele: uno schifo pari a Guantanamo !

Supercarcere segreto scoperto in Israele
Non ha un nome preciso, ma solo un numero di identificazione: 1391. E' da
qualche parte nel centro di Israele, non lontano da una superstrada. Di più
non è dato sapere, perché ufficialmente la prigione 1391 non esiste. Non è
segnata neppure sulle mappe ufficiali di Israele. Le foto scattate da
satelliti e aerei nel punto dove è situata la prigione mostrano solo un
puntino bianco. E' la «Guantanamo» di Israele, un carcere di massima
sicurezza rimasto segreto per una ventina di anni di cui persino ex ministri
e alti ufficiali ignoravano l'esistenza, o almeno così sostengono. Qui
vengono rinchiusi detenuti politici palestinesi e libanesi (membri di
Hezbollah), in condizioni di detenzione al limite della sopportazione umana
(celle di 1,5x1,5 metri, con un buco nel pavimento per i bisogni
fisiologici). A rompere il tabù sulla «prigione fantasma» è stato il
quotidiano Haaretz, che ha pubblicato una lunga inchiesta a seguito di
un'interrogazione parlamentare di una deputata del MeretzA.
Situato in una località segreta nel centro dello stato ebraico,
inaccessibile tanto ai deputati della Knesset che agli operatori della Croce
rossa, il carcere di massima sicurezza 1391 è riservato ai detenuti politici
palestinesi e libanesi, con condizioni di detenzione al limite della
sopportazione umana. Esiste da una ventina d'anni, ma tutti ne erano
all'oscuro
MICHELE GIORGIO
GERUSALEMME
Non ha un nome ma soltanto un numero di identificazione: 1391. Si trova in
una località nella parte centrale del paese, non lontano da una superstrada.
Di più non si sa, o meglio, non è consentito riferire altri particolari
perché ufficialmente la prigione 1391 non esiste. Non è segnata neppure
sulle mappe ufficiali di Israele. Le foto scattate da satelliti e aerei nel
punto dove è situata la prigione mostrano solo un puntino bianco. E' la
«Guantanamo» di Israele, un carcere di massima sicurezza rimasto segreto per
una ventina di anni di cui persino ex ministri e alti ufficiali ignoravano
l'esistenza, o almeno così sostengono. A svelare questo segreto che apre un
nuovo inquitetante capitolo sulla violazione dei diritti umani nello stato
che si definisce l'unica democrazia del Medioriente, è stato il più
autorevole dei quotidiani israeliani, Haaretz. Nei giorni scorsi Haaretz ha
pubblicato la prima parte di un lungo e dettagliato servizio firmato dal
giornalista Aviv Lavie che per professionalità e coraggio dimostrato merita
un plauso. Dell'esistenza di questa prigione era all'oscuro, ad esempio,
l'ex ministro della giustizia (ai tempi di Yitzhak Rabin) David Libai. Un
altro ex ministro della giustizia, Dan Meridor, invece ha ammesso di aver
sempre saputo della 1391 ma di non averla mai visitata. Nei giorni scorsi la
parlamentare del Meretz (sinistra sionista) Zahava Gal-On ha chiesto di
poter entrare nella prigione ma non è stata ancora autorizzata.

«I detenuti, tenuti bendati e ammanettati in celle buie, non sanno dove si
trovano, non possono ricevere visite», ha scritto Lavie nel suo servizio
sottolineando che persino la Croce rossa internazionale non ha accesso in
questo luogo segreto in violazione di accordi internazionali. Nel carcere di
massima sicurezza 1391, situato al centro di una base militare dell'esercito
israeliano, i prigionieri vivono in celle di 2,5x2,5 metri. Solo i
personaggi «illustri» hanno diritto a più spazio (2,5x4 metri). Le celle di
isolamento invece sono grandi non più di 1,5x1,5 metri. I gabinetti sono un
lusso, un buco nel pavimento è il water migliore che il carcere può offrire.
I detenuti ogni giorno hanno diritto ad un'ora all'aria aperta. Il resto del
tempo lo passano in locali senza finestre e con la luce artificiale. I pasti
sono simili a quelli dei soldati di guardia. Tre volte al giorno un militare
bussa alla porta delle celle, i detenuti si coprono il capo e il volto con
un sacco e alzano le mani verso l'alto, poi ricevono il cibo. Gli
interrogatori sono durissimi e affidati a uomini dell'intelligence militare
(la famigerata unità 504 che in passato ha operato soprattutto in Libano)
anche se lo Shin Bet (il servizio segreto interno) ha fatto ampio uso di
questo carcere segreto da quando è cominciata la nuova Intifada. Le
testimonianze raccolte da Lavie tra alcuni dei soldati che hanno prestato
servizio nella prigione 1391, confermano abusi e torture.

Ma chi sono i prigionieri? Questo è uno degli interrogativi ai quali il
servizio pubblicato da Haaretz risponde solo in parte. Non è ben chiaro chi
siano i palestinesi che vi sono rinchiusi, forse sono i capi di cellule
armate arrestati nei Territori occupati nei tre anni di Intifada. E'certo
invece che la prigione 1391 ha ospitato e ospita ancora prigionieri
libanesi, in particolare lo sceicco Abdel Karim Obeid e l'ex comandante
militare sciita Mustafa Dirani. Entrambi sono stati rapiti in Libano
rispettivamente nel 1989 e nel 1994 allo scopo di ottenere, in cambio della
loro liberazione, informazioni sulla sorte o il rilascio di soldati
israeliani scomparsi in azione, a cominciare dal pilota navigatore Ron Arad.
Obeid, un leader spirituale con grande seguito tra gli sciiti libanesi, ha
lasciato la sua cella la prima volta dopo 13 anni per ragioni di salute e
per ascoltare le decisioni della Corte suprema sulla sua richiesta di
scarcerazione (respinta). A far compagnia a Obeid è stato per ben 11 anni
Hashim Fahaf, un giovane che si trovava per caso nella abitazione dello
sceicco la sera del suo rapimento e che per ritornare a casa (assieme ad
altri 18 libanesi mai processati) ha dovuto aspettare 11 anni e una sentenza
della Corte suprema israeliana.

Dirani e Obeid non sono più nella 1391. Si trovano ora nella prigione di
Ashmoret, nei pressi di Kfar Yona a nord di Tel Aviv. La vicenda di Dirani,
in modo particolare, ha superato il livello politico e diplomatico per
diventare uno dei casi più gravi di violazione di diritti umani e abusi
gravissimi subiti da un detenuto in Israele. Dirani ha accusato uno degli
ufficiali responsabili degli interrogatori, noto con il nome di George, di
averlo fatto violentare da un soldato e di averlo torturato ferocemente fino
ad arrivare al punto da inserirgli un bastone nel retto. George ha respinto
queste accuse ma diversi soldati che hanno prestato servizio nella prigione
segreta hanno riferito che era pratica comune costringere i prigionieri a
spogliarsi e minacciarli di violenze sessuali. Della vicenda si sta ora
occupando la magistratura israeliana. George comunque è stato costretto a
lasciare l'esercito. Una «punizione» che i suoi commilitoni, ha scritto
Haaretz, hanno giudicato «eccessiva» poiché «non è giusto» che a pagare sia
soltanto una persona per ciò che hanno pianificato e messo in atto molti
altri.
[http://www.ilmanifesto.it]


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