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[G8] Le accuse della procura
by il Nuovo Monday, Sep. 15, 2003 at 2:26 PM mail:

Molte domande attendono risposta. Non solo violazione dei diritti umani per i fatti della Bolzaneto, ma anche costruzione di falsi per le molotov e l'accoltellamento dell'agente intervenuto alla Diaz.

In ventisei mesi di indagini il pool della Procura (Cardona Albini, Miniati, Parentini, Petruzziello, Pinto e Zucca) ha decifrato la perquisizione della Diaz e della Pascoli (sede del Media center) nella notte tra il 21 luglio del 2001 e i fatti avvenuti a Bolzaneto nei giorni del G8 dove i manifestanti arrestati venivano registrati e tradotti nelle carceri del Nord Italia, individuando 73 indagati.

Raccolte oltre trecento denunce da parte dei manifestanti e interrogato per centinaia di ore i poliziotti, la penitenziaria e il personale medico, la Procura si è formata la convinzione che la Diaz, nata come perquisizione per la ricerca di armi, fu un pestaggio ingiustificato aggravato dalla costruzione di falsi (le molotov e il giubbotto di Nucera) e che a Bolzaneto furono violati i diritti umani. Reati pesanti come macigni come emerge dalla chiusura delle indagini preliminari per la Diaz notificate in questi giorni a trenta poliziotti e a quarantatrè tra poliziotti, penitenziaria e personale medico per Bolzaneto. Le richieste di rinvio a giudizio al gip arriveranno più avanti, comunque solo dopo un periodo di 20 giorni nei quali gli indagati possono chiedere di essere risentiti o presentare nuovo materiale.

LA SCUOLA DIAZ:
FALSO A molti degli indagati, soprattutto i dirigenti dell’Ucigos, della Digos genovese, Sco, il I reparto Mobile di Roma e altri reparti Mobile d’Italia, viene attribuito il reato di falso perché i magistrati ritengono falsi i verbali (indagati 14 funzionari), false le coltellate del giubbotto di Nucera (2 agenti) e false le molotov (indagato 1 agente e 1 funzionario).

“Al fine di costruire un compendio probatorio a carico di tutti gli arrestati…nonchè per giustificare la violenza usata..e la causazione di lesioni alla quasi totalità di costoro e per assicurare l’impunità dei reati commessi…attestavano fatti e circostanze non corrispondenti al vero”. Scendendo nello specifico i magistrati pensano che non era possibile dopo una tale perquisizione attribuire oggetti (specie le molotov) ai singoli manifestanti, e che quindi mancavano “i presupposti per operare un arresto in flagranza di tutti gli occupanti dell’istituto” (arrestati per resistenza aggravata, lesioni a pubblico ufficiale, tentato omicidio e associazione a delinquere).

Inoltre, “attestavano falsamente…: di aver incontrato violenta resistenza da parte degli occupanti consistita in un fittissimo lancio di pietre ed oggetti contundenti dalle finestre dell’istituto…; di aver incontrato resistenza anche all’interno dell’istituto…; quanto rinvenuto all’interno dell’istituto e costituito da mazze, bastoni, picconi, assi, spranghe ed arnesi da cantiere era stato utilizzato come arma impropria”, materiale risultato poi proveniente dal cantiere edile all’interno della scuola.

E infine le due prove costruite ad arte (molotov e giubbotto): “attestavano falsamente….di aver rinvenuto due bottiglie incendiarie con innesco al piano terra dell’edificio, vicino all’ingresso, così attribuendone la disponibilità e il possesso indistintamente a tutti gli occupanti dell’edificio” e l’episodio dell’ “aggressione da parte di uno dei fermati fermato ma non identificato ai danni di un agente che sarebbe stato attinto da una coltellata vibrata all’altezza del torace”.

CALUNNIA: perché “incolpavano, sapendolo innocente ciascuno (dei 93 ndr) …nonché un soggetto ignoto, ma tra costoro individuabile, per tentato omicidio, simulando tracce…tra cui le lacerazioni da taglio agli indumenti indossati dall’agente Nucera”. Perché “attestavano falsamente… nel verbale di arresto di aver incontrato violenta resistenza con fittissimo lancio di oggetti contundenti dalle finestre dell’istituto da parte degli occupanti per impedire l’ingresso delle forze di polizia; di aver incontrato resistenza all’interno dell’istituto”; di aver rinvenuto gli oggetti del cantiere tra quelli in possesso dei manifestanti e aver attestato l’episodio di Nucera.

ABUSO D’ATTI D’UFFICIO (reato attribuito soprattutto ai dirigenti dello Sco, Ucigos, Digos genovese e Mobile romana) perché “pervenivano alla decisione ed eseguivano l’indiscriminato arresto in flagranza di tutte le persone all’interno dell’edificio… in macroscopica assenza di elementi che giustificassero l’adozione di tale misura…senza disporre per ognuno di loro di concreti elementi su cui fondare la responsabilità personale. Deliberatamente omettendo di attribuire a ciascuno il possesso dei vari reperti…qualificando reperti come armi improprie”.

E ancora: “deliberatamente omettendo di specificare le circostanze concrete dell’arresto di Mark Covell fermato e gravemente ferito da operatori di Polizia non identificati all’esterno dell’edificio, in fase addirittura precedente alla irruzione e quindi alla commissione dei reati di resistenza aggravata e violenza a pubblico ufficiale, ovvero le circostanze in cui altri soggetti venivano arrestati, alcuni al di fuori dell’edificio, altri colti nel sonno, comunque nella evidente situazione di estraneità quantomeno di azioni di resistenza”.

LESIONI AGGRAVATE (per i capisquadra del VII nucleo del I reparto Mobile di Roma) e CONCORSO IN LESIONI (per i loro dirigenti Canterini e Fournier) perchè secondo la ricostruzione della Procura furono i primi ad irrompere nell’edificio. Qui si parla del giallo di quanti poliziotti erano effettivamente presenti all’operazione Diaz, dentro e fuori della scuola. Il Viminale infatti a suo tempo ne dichiarò 272, ma in seguito alla scoperta del filmato di Primocanale che ritrae diversi dirigenti intorno al sacchetto delle molotov venne fuori il ruolo di Troiani e Burgio e la presenza alla scuola di altri venti poliziotti: “in concorso con altri ufficiali ed agenti appartenenti (al VII nucleo del I reparto Mobile ndr) e ad altri reparti..(Sco e altre Mobili ndr) nonché con altro personale della Polizia di Stato, non meglio identificato e comunque intervenuto all’interno dell’edificio…cagionavano lesioni personali varie, anche gravi, alle persone presenti”. I magistrati elencano quindi 79 persone tra i 93 manifestanti che hanno riportato lesioni gravi, anche se precisano prima che quasi tutti i 93 furono in qualche modo feriti.

L’EPISODIO DEL GIUBBOTTO.
La Procura ritiene indagati per falso e calunnia anche l’agente Massimo Nucera e Maurizio Panzieri, firmatari dell’annotazione di servizio sull’episodio del presunto accoltellamento. Il primo perché “falsamente attestava di esser stato attinto da ignoto aggressore con una coltellata vibrata all’altezza del torace” e perché “incolpava, sapendolo innocente, ciascuno degli indagati…del delitto di omicidio”. Panzieri perché “falsamente attestava di aver assistito all’episodio”, riferendo anche che il manifestante “veniva accompagnato nel punto di raccolta”. Come si sa il manifestante sarebbe riuscito a fuggire.

LE MOLOTOV. I reati di calunnia e detenzione e trasporto illegale di armi da guerra vengono attribuiti a Pietro Troiani e Michele Burgio. Troiani infatti “consegnava per il tramite dell’assistente Burgio due bottiglie incendiarie del tipo cosidetto Molotov a colleghi e funzionari di polizia superiori per grado, intenti all’operazione di perquisizione e in particolare alla ricerca di armi che riconducessero agli occupanti dell’edificio la responsabilità degli scontri avvenuti con le forze dell’ordine nei giorni precedenti e l’appartenenza al gruppo definito Black Block”.

Quanto alla detenzione di armi da guerra: entrambi hanno “detenuto e portato illegalmente in luogo pubblico due bottiglie incendiarie di tipo molotov da considerarsi arma da guerra…operando senza alcun legittimo titolo, portava le predette armi , rinvenute nel pomeriggio del 21.7.2001 in Genova, nelle adiacenza di Corso Italia e mai sottoposte formalmente a sequestro quale corpo di reato….,a bordo di un automezzo di servizio, trasportandole dalla Questura di Genova a Piazza Merani e da lì all’istituto scolastico Diaz-Pertini”.

LA SCUOLA PASCOLI
MINACCE, VIOLENZA PRIVATA, PERQUISIZIONE ARBITRARIA. Due funzionari e un ispettore vengono accusati di “arbitraria e violenta apprensione delle cose mobili rinvenute” nel Media center, perché hanno costretto con urla e “brandendo i manganelli in dotazione, gran parte degli occupanti a sedersi, inginocchiarsi o anche sdraiarsi a terra e mantenere tale posizioni per almeno mezz’ora”. Per aver “distrutto…alcuni personal computer e apparecchi telefonici di proprietà del Comune di Genova”.

PECULATO
Per essersi appropriati “di parti interne (hard disk) di alcuni personal computer in uso temporaneo all’interno del complesso scolastico al gruppo denominato Associazione giuristi democratici”, cioè degli avvocati che nei giorni di venerdì 20 luglio e sabato 21 avevano già raccolto molte denunce da parte dei manifestanti.

BOLZANETO
39 uomini delle forze dell’ordine tra carabinieri, poliziotti e guardie carcerarie tra cui un Alessandro Perugini, vice capo della Digos genovese, “funzionario della polizia di stato più alto in grado nel sito penitenziario” e 4 medici (due uomini e due donne) sono accusati, a vario titolo di aver picchiato, insultato e umiliato oltre 200 persone negando loro anche il referto medico o il ricovero ospedaliero per i feriti più gravi.

ABUSO D’UFFICIO E ALTRO, per personale di polizia e anche per i medici, perché “sottoponeva o tollerava, consentiva, non impediva che le persone ristrette presso la caserma di Bolzaneto fossero sottoposte a misure vessatorie e a trattamenti inumani e degradanti”. I magistrati scrivono in maiuscolo nel testo originale “lesione del diritto di integrità fisica e morale”, “lesione del diritto di tutelarsi giudiziariamente” e conseguente “compromissione dei diritti umani fondamentali”. Scendendo nello specifico. “le persone senza plausibile ragione erano obbligate a mantenere per lungo tempo posizioni umilianti inumane e disagevoli sia nel corridoio e nell’accompagnamento ai bagni le persone venivano derise ingiuriate colpite e minacciate senza alcuna ragione da personale che stazionava nel corridoio”.

Inoltre i manifestanti hanno subito “umiliazioni offese e insulti in riferimento alle loro opinioni politiche (quali “zecche comuniste”, “bastardi comunisti, comunisti di merda”, “ora chiama Bertinotti”, “te lo do io Che Guevara a Manu Chao”….), alla loro sfera e libertà sessuale e alle loro credenze religiose e condizione sociale (“ebrei di merda”, “frocio di merda”…) e fossero costretti ad ascoltare espressioni e motivi di ispirazione fascista….(quali l’ascolto obbligato del cellulare con suoneria costituita dal motivo “faccetta nera”)…pronuncia di espressioni quali “viva il duce””. Inoltre aver “consentito o tollerato” che “non fossero somministrati il cibo e le bevande” a persone che si trattenevano a Bolzaneto “da un periodo di circa due ore fino a 15 ore”.


OMISSIONE DI REFERTI e gli altri reati menzionati vengono attribuiti al personale medico, accusato di “lesione del diritto alla salute, ossia la mancanza di una assistenza sanitaria adeguata delle persone offese vittime di lesioni percosse e vessazioni; lesione del decoro della persona; lesione del diritto a tutelarsi giudiziariamente”. Seguono reati specifici verificatisi nel trattamento di 18 manifestanti feriti: per il “triage o visite mediche con modalità non conformi ad umanità e tali da non rispettare la dignità della persona visitata”.
Per il fatto di “aver costretto che le persone stessero nell’infermeria nude oltre il tempo necessario anche alla presenza di uomini, venissero osservate nelle parti più intime e costrette a girare più volte su se stesse così sottoponendole ad una forte e grave umiliazione fisica e morale”.

Per non aver accertato “eventuali malattie fisiche e psichiche delle persone… e l’individuazione di eventuali lesioni”. Aver “tollerato comportamenti vessatori e scorretti commessi da altre persone all’interno dell’infermeria”. Il medico Giacomo Toccafondi in particolare è ritenuto responsabile anche di “aver insultato direttamente le persone visitate con espressioni quali “abile arruolato”, “pronti per la gabbia”, “benzinaio”…anche in riferimento alla fede politica o alla sfera sessuale”.
E di non aver relazionato all’Autorità giudiziaria di abusi compiuti da altri. Per esempio, “avendo prestato assistenza a K.L. e S.B. (due manifestanti ndr) in seguito a malore subito per il getto nella cella….di gas urticante-asfissiante”.

I dottori Aldo Amenta e Sonia Sciandra, sono accusati di non aver riferito all’Autorità giudiziaria la lacerazione da strappo alla mano commesso a Bolzaneto da un agente ai danni di un manifestante, pur avendo medicato quella stessa mano con sutura. Inoltre sono coinvolti in altri episodi di derisione e minacce contro i reclusi. E non hanno proceduto al ricovero in ospedale per i casi più gravi.

OMISSIONE DI ATTI D’UFFICIO per non aver redatto verbali e comunicazioni quando necessario per reati gravi avvenuti all’interno della caserma.

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