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BOLIVIA, "GONI" TENTA LA FUGA/3
by anubi Saturday, Oct. 18, 2003 at 1:57 AM mail:

dalla diretta di radio red erbol, da bolpress.com e da iny boliviana

A quest'ora, la situazione è la seguente:
il Parlamento non è ancora riunito per ricevere ufficialmente il messaggio scritto di rinuncia del presidente-assassino Gonzalo "Goni" Sànchez de Lozada, manca ancora più della metà dei deputati bloccati a El Alto, unico aeroporto (militare) in funzione e che in origine doveva anche consentire la fuga del "gringo" in combutta coi comandi dell'Esercito, e dove la popolazione è tutta in strada per evitare ancora l'eventualità di una fuoriuscita del macellaio e della sua cricca per quella via.
Intanto giungono notizie convergenti sul cambio del piano di fuga del presidente: data la tempestività dell'appello a bloccarlo in El Alto lanciato dal leader cocalero Evo Morales e della mobilitazione dei "vecinos" altegni per attuare questa consegna condivisa da tutto il movimento di insurrezione civile e sociale he vuole un processo per crimini contro l'umanità, de Lozada sarebbe ancora rinserrato nella sede del Colegio Militar della Bolivia, sempre nel distretto di La Paz, a sei kilometri dalla residenza presidenziale di San Jorge abbandonata questo pomeriggio verso le 16 (ora locale).
Il suo obiettivo ora sarebbe di transfugare a Tacna o Arica, insomma l'obiettivo della fuoriuscita è il Perù.
Infatti arriva notizia dell'invio, per interessamento diretto del presidente peruviano Toledo, di due "aeronavi" (elicotteri da trasporto marino) della Marina del paese vicino.
In realtà, la disponibilità alle mrichieste dell'opposizione di non concedere immunità al carnefice di alemno 74 vittime della repressione militare solo nell'ultima settimana, per la maggior parte abitanti originari aymara, trova ormai pubblicamente l'adesione dei parlamentari dissidenti del partito maggioritario, MNR, che sono stati determinanti - dopo le dimissioni notturne del portavoce del governo Mauricio Antezna, cui sono seguite le richieste di rinuncia presidenziale del centrodestra del FNR guidato da Manfred Reyes - per la prima svolta politica della crisi boliviana.
Il presidente tenterebbe quindi di espatriare, insieme al boia-esecutore e garante della tenuta fino a ieri del patto di ferro coi comandi militari, il cripto-fascista e fiduciario della Casa bianca, ministro della difesa Sànchez Berzaìn.
Scontri continuano dunque ad esser in corso con i reparti schierati ancora a El Alto, ma anche a Santa Cruz, per la prima volta testimone di una mobilitazione popolare moltitudinaria dall'inizio del sommovimento boliviana, e in questo caso tra manifestanti e polizia affiancata da provocatori e squadristi dell'estrema destra fascista e razzista, che hanno fatto esplodere cariche di dinamite e hanno sparato con pistole sulla follla, che dopo aver già costretto alla ritirata la polizia militare presidia piazza 24 Fevrero a forza di sassaiole e barricate.
Colonne di minatori dal nord e di cocaleros dal centro continuano a marciare su La Paz e ad aggiungersi dalle Yungas e da Cochabamba al movimento dei "vecinos" di La Paz e El Alto, prolungando al tempo stesso il blocco di tutto il traffico nazionale su ruota.
Evo Morales ha nel frattempo chiarito che darà sostegno alla successione costituzionale con il passaggio della presidenza, ad interim, al vicepresidente Carlos Mesa, che aveva abbandonato "EL Goni" già lunedì: l'obiettivo dichiarato è quello di evitare ad ogni costo l'insediamento di un governo politico condizionato dai partiti parlamentari, e di ottenere invece una rapida transizione alla convocazione dell'Assemble Costituente, meta indicata da tuttoil movimento sociale, dalla rivolta indigena alle Juntas de Vecinos dell'Altiplano come della capitale, dal movimento cocalero al sindacato unitario operaio COB al sindacato contadino CUSTB...

JALLALAJ QOLLASUYU!
JALLAJ PACHAMAMA!
JALLAJ PUCA INTI!
QUE VIVA CHE!
QUE VIVA LA REBELDIA DE BOLIVIA!
QUE SE MUERA EL IMPERIO!

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