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Il generale Ariel Sharon è un sincero democratico ed un uomo di pace, ed averlo oggi come amico e gradito ospite del governo italiano è un onore per tutti gli italiani democratici. L'impeccabile carriera militare di Sharon, i suoi ripetuti di combattente invitto contro il terrorismo integralista e contro i tiranni che opprimnono i popoli arabi è per tutti noi fonte di speranza, una prova vivente del fatto che la democrazia può sconfiggere i terroristi suicidi e metterli in condizioni di non nuocere. E' una gioia averlo a Roma proprio nei giorni in cui noi Italiani celebriamo i nostri eroi, gli uomini della Benemerita e dell'Esercito valorosamente caduti in quella stessa lotta contro il terrorismo che per troppi anni Israele è stata costretto a combattere senza il sostegno dell'Europa.
La precisione chirurgica con cui le infrastrutture terroristiche di Jenin sono state spazzate via senza nuocere alla popolazione civile, il saggio progetto di una barriera a difesa della pace che impedisca l'accesso dei terroristi suicidi in Israele, l'aver imprigionato a Ramallah Yasser Arafat, il più lurido e vile terrorista del secondo dopoguerra, sono tutti elementi che oggi fanno nascere spontanea l'ammirazione per un leader politico e militare che quest'oggi onora l'Italia con la sua presenza.
I fiancheggiatoti diretti e indiretti del terrorismo dell'Olp e di Hamas nulla possono opporre ai successi di Sharon, se non le calunnie relative al massacro di Sabra e Chatila, una faida inter-araba voluta dalla Siria proprio ai danni di Sharon e realizzata da Elie Hobeika. Dopo il massacro delle fosse di Katyn in Polonia, la propaganda stalinista seguitò per anni a raccontare che gli ufficiali polacchi trucidati a sangue freddo erano stati uccisi "dai nazisti", e non - come effettivamente avvenne - dall'Armata Rossa. Allo stesso modo, il regime neonazista siriano ha commissionato al suo agente Hobeika la strage di Sabra e Chatila, e la menzogna propagandistica secondo cui di quel crimine sarebbe invece responsabile Sharon seguita ancora oggi a circolare fra quanti - per loro ignoranza - non si sono mai documentati circa la verità storica. In realtà, se quel massacro di arabo-palestinesi da parte di arabo-libanesi filo-siriani non ha assunto dimensioni ancor più tragiche, e proprio grazie al pronto intervento umanitario dell'esercito israeliano guidato da Sharon. Come ha in più occasioni ricordato Rudolph Giuliani, per aver diffuso la calunnia di "Sharon responsabile del massacro" il New York Times è stato condannato a pagare alcuni milioni di dollari di risarcimento.
Nonostante le calunnie già smentite ma ancora pappagallescamente ripetute dai professionisti della disinformazione, per ogni sincero democratico la presenza di Sharon alla guida di Israele è oggi il pegno che la democrazia liberale non deporrà mai le armi di fronte al terrorismo finanziato dai dittatori arabi. E una certezza del genere è proprio ciò di cui l'Italia ha più bisogno in questo tragico momento.
Per questo oggi milioni di cittadini italiani democratici non possono che ripetere: SHALOM ALECHEM, BENVENUTO SHARON!
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La malafede di chi attribuisce a Sharon il massacro di Sabra e Chatila
I misteri d Elie Hobeika
UCCISO A BEIRUT L'UOMO CHE TENTO' D'INCASTRARE SHARON
di Dimitri Buffa
(da L'opinione delle Libertà, 25 gennaio 2002, p. 1)
E' morto così come è vissuto: travolto e dilaniato dagli stessi esplosivi che nella sua carriera di terrorista e di killer al soldo dei siriani aveva sempre dimostrato di sapere maneggiare.
Elie Hobeika, già comandante delle milizie cristiano maronite coinvolte nelle stragi di inermi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila il 16 settembre del 1982, è stato dilaniato da una carica di esplosivo (che ha provocato anche altri tre morti e quattro feriti) nella notte di martedì a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh.
Hobeika stranamente non era stato citate neppure come testimone nel processo farsa che i soliti belgi politically correct con gli altri (ma non con sé stessi, specie quando si tratta di pedofilia) stanno cercando di fare celebrare a carico di un responsabile di repertorio, Ariel Sharon, coinvolto in quel massacro dalla trappola che i servizi segreti siriani gli tesero all'epoca.
Come sarebbero andate veramente le cose chi vuole può leggerselo nei capitoli 7 e 8 del libro "From Israel to Damascus", scritto dalla ex guardia del corpo di Hobeikah, Robert Hatem, in codice "Cobra", pubblicato integralmente su internet nel sito "fromisraeltodamascus.com". II tutto su licenza dell'editore Pride international publications di La Mesa in California.
Tale libro fu infatti bandito in Libano e lo stesso Hobeikah è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia pagandosi i migliori avvocati con i soldi dell'attuale governo fantoccio del Libano, legato a doppio filo al sanguinario dittatore di Damasco Assad.
Naturalmente nessuno si è mai chiesto come mai colui che avrebbe perpetrato la strage di Sabra e Chatila per conto degli israeliani avesse potuto vivere fino a ieri tranquillamente in un Libano ormai filosiriano, esercitando per anni anche la funzione di ministro. Più precisamente è stato a capo dei dicasteri dell'elettricità, della sistemazione dei profughi (lui se ne intendeva molto su come sistemarli) e persino dell'aiuto agli handicappati.
Tragicomico il modo con cui i media telematici hanno dato la notizia questa mattina: secondo CNN news era morto ammazzato un ex ministro libanese, secondo la repubblica.it delle 9,31 era saltato in aria un ex leader della milizia cristiana.
Nessuno dei due redattori a quell'ora aveva in funzione il cervello per associare il nome di Hobeikah alla strage di Sabra e Chatila cui invece era e rimarrà indissolubilmente legato.
Secondo il suo ex braccio destro che adesso vive rifugiato chissà dove, le cose quel maledetto 16 settembre 1982, praticamente all'indomani dell'attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni, sarebbero andate così: "erano stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi nel campo sul confine dell'ospeale di Gaza, all'entrata di Sabra."
L'ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeikah aveva convinto Sharon che in quei campi profughi ci fossero "almeno 2000 terroristi dell'Olp". Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso ricorrendo alla forza. Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest'ultimo comandava un altro comando: "cancellare tutti dalla faccia della terra. Quando Sharon ebbe coscienza di quello che era successo, alle 6 del mattino seguente, "convocò immediatamente me e Hobeikah al quartiere generale".
'"Lo raggiungemmo - dice oggi Hatem - sul terrazzo di quell'alto edificio prospiciente l'ambasciata del Kuwait... gli ufficiali israeliani intorno a Sharon erano furiosi con Hobeikah, attribuendogli l'iniziativa della strage. Lui rispose che tutto era successo per via dell'oscurità. Sharon urlò: nessuno ti aveva d'etto di fare questa carneficina, se avessi voluto potevo procedere da solo con i miei carri armati... qualche minuto dopo, Hobeika ebbe un messaggio sul proprio walkie talkie da uno che disse di essere Paul. Gli chiedeva istruzioni: ci sono donne e bambini che devo fare? E Hobeika rispose, senza sapere che potevo sentirlo, è un problema tuo, non mi chiamare più."
"Vista la mala parata e le insignificanti scuse di Hobeikah, Sharon mangiò la foglia e ordinò agli israeliani di aprire il fuoco da quel momento fino alle 4 del mattino successivo su chiunque si fosse avvicinato a quei campi profughi, ma ormai era troppo tardi."
Così finisce il racconto di "Cobra", il guardaspalle di Hobeikah.
Che poi non può fare a meno di collegare l'omicidio di Bashir Gemayel con il massacro di Sabra e Chatila, delitti tutti consumatisi a distanza di poche ore.
"Non posso provarlo - dice oggi "Cobra" - ma per me il piano diabolico era stato concepito dai siriani per fare cadere il governo di Begin in cui Sharon era ministro della difesa". Cosa che puntualmente accadde.
Oggi il mondo conosce la verità in kafiah, quella politically correct, secondo cui il massacro sarebbe stato ordinato da Sharon. Senza domandarsi se un simile atto nefando gli potesse in qualche modo giovare.
Qualcuno in Belgio vorrebbe processarlo per questo. Senza però degnarsi di citare come teste questo Robert Hatem, che dice di potere giurare davanti a un giudice la verità contenuta nel proprio libro che circola solo su Internet, Di convocare anche Hobeikah, se non come imputato, almeno come teste d'accusa nessuno dei pm belgi ci ha maipensato. Adesso qualcuno gli ha chiuso la bocca per sempre. Casomai avesse avuto qualche scrupolo di vuotare il sacco.
Resta il comodo bersaglio Sharon, una specie di Berlusconi d'Israele, odiato anche dalla lobby ebraica di sinistra dentro e fuori dai confini mediorientali, e sicuramente meno imbarazzante da processare della rete di pedofili altolocati, molto vicini alla corona di Bruxelles, e probabilmente molto abili nel fare ritardare con tempi da giustizia all'italiana lo stesso dibattimento contro Dutroux.
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LIBANO, UCCISO IL LEADER CRISTIANO MARONITA CHE GUIDO' LE STRAGI DI SABRA E CHATILA
Elie Hobeika ammazzato insieme ad altre 4 persone
di Dimitri Buffa
(da Libero del 25 gennaio 2003, p. 13)
Gli hanno chiuso la bocca per sempre usando il metodo che lui stesso aveva brevettato in Libano. Elie Hobeika, l'uomo che guidò le stragi di inermi palestinesi nei campi profughi di Sabra e Chatila il 16 settembre del 1982, stato dilaniato da una carica di esplosivo (che ha provocato anche altri tre morti e quattro feriti) nella notte di martedì a Beirut nella propria abitazione, iperprotetta dai servizi segreti siriani, nel quartiere Hazmiyeh. Hobeika stranamente non era stato citato neppure come testimone nel processo farsa che i soliti belgi politically correct con gli altri stanno cercando di fare celebrare a carico di Ariel Sharon, coinvolto in quel massacro dalla trappola che i servizi segreti siriani gli tesero all'epoca.
Come sarebbero andate veramente le cose chi vuole può leggerselo nei capitoli 7 e 8 del libro "From Israel to Damascus", scritto dalla ex guardia del corpo di Hobeika, Robert Hatem, in codice "Cobra", publicato integralmente su Internet nel sito http://www.fromisraeltodamascus.com
Tale libro fu infatti bandito in Libano, e lo stesso Hobeika è riuscito a non farlo pubblicare nemmeno in Francia, pagandosi i migliori avvocati con i soldi dell'attuale governo fantoccio di Beirut, telecomandato dal sanguinario dittatore di Damasco Assad. Nesuno lo sa, o magari fa finta, ma Hobeika in Libano è stato fino a due anni orsono un ministro molto stimato: prima a capo del dicastero dell'elettricità, poi di quello per la sistemazione dei profughi, infine responsabile dell'aiuto agli handicappati. Secondo il suo ex braccio destro, che adesso vive rifugiato chissà dove, gli eventi quel maledetto 16 settembre 1982, all'indomani dell'attentato che aveva fatto secco il presidente Bashir Gemayel, «uno che doveva durare 6 anni e che invece restò in carica 20 giorni», sarebbero andate così: «erano stati gli uomini di Maroun Mashaalani, sconvolti dal loro uso regolare e non modico di eroina e cocaina, quella mattina a perpetrare uno dei peggiori macelli che la storia ricordi nel campo al confine dell'ospedale di Gaza, all'entrata di Sabra». L'ordine sarebbe partito per iniziativa di Hobeika, che faceva il doppio gioco tra Israele e la Siria. Hobeika aveva convinto Sharon che in quei campi profughi ci fossero «almeno 2000 terroristi dell'Olp». Sharon aveva dato ordine di evacuare i civili e di arrestare i terroristi, se del caso ricorrendo alla forza. Lui invece trasmise al suo sicario e alla banda di miliziani drogati che quest'ultimo impartiva un altro comando: «Cancellare tutti dalla faccia della terra». Sharon, avuta notizia della strage, alle 6 del mattino «convocò immediatamente me e Hobeikah al quartiere generale». Ma la storia, si sa, si può leggere come si vuole...
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Sharon a Roma con Casini e Pera ROMA, 17 novembre 2003 - Sharon a Roma, primo giorno di visita, fra imponenti misure di sicurezza. E' stato ricevuto da Pera e Casini, domani è in programma un incontro con Berlusconi. La polemica per il recente e discusso sondaggio dell'Ue: "Siamo testimoni di UNA GRANDE ONDATA DI ANTISEMITISMO, CHE NON SI MANIFESTA SOLO CON GLI ATTENTATI". Un messaggio di apertura ai palestinesi: "Nei prossimi giorni vedrò il premier Abu Ala, il dialogo riprenderà. In quanto al Muro, è SOLTANTO UNO STRUMENTO DI DIFESA DAGLI ATTENTATI".
Una dichiarazione di grande intesa con il nostro paese. "L'ITALIA è IL PIU' GRANDE AMICO CHE ABBIAMO IN EUROPA", ha detto nell'incontro con la comunità ebraica. "DA QUANDO E' ARRIVATO SILVIO BERLUSCONI AL GOVERNO - HA CONTINUATO - LE RELAZIONI TRA ITALIA E ISRAELE SONO MIGLIORATE".
Per Sharon inoltre, l'Italia nella sua veste di presidente di turno della presidenza europea "ha anche aiutato a migliorare i rapporti di Israele con il resto d'Europa. NON ABBIAMO MAI AVUTO NELLA PRESIDENZA DI TURNO UE UN PAESE AMICO COME QUELLO OGGI RAPPRESENTATO DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CARICA".
Nel suo incontro con la comunità, Sharon ha lanciato un appello: "Israele è l'unico posto al mondo dove gli ebrei possono vivere da ebrei, dunque vi invito a tornare a casa. I genitori devono mandare i propri figli in Israele a studiare e a conoscere la Bibbia e imparare la storia e la lingua".
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