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Le scorie del "generale"
by Antonella Grippo Saturday, Nov. 22, 2003 at 3:55 PM mail: agrippo@caltanet

Sul decreto legge che individua il sito nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari a Scanzano jonico e sul ruolo del generale Jean.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto con il quale si individua nella località lucana di Scanzano Jonico il luogo in cui accogliere le scorie nucleari accumulate dalla dismissione delle centrali italiane e da attivita' di ricerca.
Questo decreto era probabilmente pronto da tempo, ma senz’altro incuriosisce che sia stato emanato proprio il giorno in cui l’Italia piangeva i carabinieri vittime della strage di Nassiriya.

Si tratta di una semplice coincidenza, di opportunismo politico o è possibile supporre che ci siano segnali di attentati terroristici negli attuali siti nucleari sparsi in l'Italia?

Palazzo Chigi precisa che il cimitero del nucleare sarà un'«opera di difesa militare, di proprietà dello stato» e che la realizzazione sarà gestita dal commissario del governo Carlo Jean , un generale già presidente della Sogin - la società cui è stato affidato lo smantellamento delle centrali dismesse.

Ed è proprio con la singolare nomina del generale alla guida della Sogin –nomina del 21 novembre 2002 – che è iniziata una vera e propria militarizzazione del settore.
Con il decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 59 del 12 marzo 2003, Berlusconi ha dichiarato lo stato di emergenza per i rifiuti radioattivi, conferendo al generale Jean - nominato “Commissario delegato per la messa in sicurezza dei materiali nucleari" -, poteri speciali degni dello stato di guerra: il generale, su propria insindacabile decisione, può derogare a ben 21 tra leggi, decreti ministeriali, circolari e contratti di lavoro. Come leggiamo sulla rivista "Diritto e ambiente" Jean sarà libero di violare norme di tutela dell'ambiente, di controllo delle acque, di licenze edilizie e di trasporto su strada, in mare e in ferrovia dei rifiuti pericolosi.

«Solo una gestione centralizzata del materiale radioattivo - ha spiegato Jean - può consentirne il controllo. E in proposito va tenuto conto che ospedali ed industrie producono annualmente oltre 500 tonnellate di scorie radioattive. Solo la disponibilità di un deposito nazionale può quindi evitare che l'Italia si trasformi in una 'pattumiera' nucleare e che tali materiali, pericolosi per la loro possibilità d'impiego in 'bombe sporche', possano essere sottoposti ad un efficace controllo. Cobalto ed aghi di radio, utilizzati in medicina, sono del tutto idonei per tali armi. Non si può aspettare che accada qualche azione terroristica per correre ai ripari».
Il generale ha poi aggiunto che «il mantenimento, per tempi, indefiniti, dell'attuale situazione non è inoltre proponibile per ragioni di sicurezza»

E’ legittimo dunque domandarci se esista un problema di sicurezza militare – oltre alla nota direttiva europea - alla base della scelta dello stoccaggio in un sito unico?

C'è poi il problema dei rifiuti di terza categoria (i più pericolosi) presenti nell'impianto Eurex di Saluggia, ha proseguito il generale, «che come recentemente sottolineato anche dal direttore del Sismi costituisce l'impianto oggettivamente più pericoloso». «Contrariamente a quanto affermato - spiega Jean - la prospettiva di esportazione del combustibile e dei rifiuti a più alta attività non elimina la necessità di disporre di un deposito nazionale.»

Quali sono le ragioni alla base di questa necessità?
Forse l’impossibilità per i militari di rinunciare al totale controllo di un patrimonio nucleare potenzialmente spendibile?

Andiamo poi ai criteri adottati nella scelta del sito.

Il sito dovrebbe accogliere scorie di 2/a e 3/a categoria, quelle cioè di alta e media durata. E’ stato scritto che il sito di Scanzano ha lo stesso quadro geologico di quello nazionale degli Usa ed e' considerato il migliore per le sue caratteristiche di stabilita', secondo un'analisi del servizio geologico nazionale.
Ma l’area scelta, oltre ad essere a rischio sismico, è vicina alla linea di costa: il WWF, tra le altre associazioni, chiede se siano stati considerati fenomeni come l’erosione, eventuali infiltrazioni di acqua, i possibili scenari legati ai cambiamenti climatici, con l’innalzamento del livello del mare.
Si tratta poi di trasportare nel sito circa 60mila metri cubi di scorie da tutta Italia in una Regione come la Basilicata che dispone di poche e insicure vie di comunicazione stradale e di una rete ferroviaria ferma all’epoca borbonica.

Il ''cimitero'' geologico di scorie - prevede il decreto - sara' situato a una profondita' di 800 metri in una grande 'lente' di salgemma, sottile ai lati e spessa al centro che e' li' da sette milioni di anni e quindi, fanno sapere i tecnici, in grado di dare il top delle garanzie di stabilita'''. Il sito si trova in mezzo a due grossi letti di argilla spessi alcuni centinaia di metri. Una morfologia, quindi in grado di mettere in sicurezza, dicono i tecnici scorie che restano attive per 20.000 (quelle di seconda categoria) e 150mila anni (quelle di terza). Il luogo scelto e' quindi ritenuto ''ideale'' dai tecnici.

Ma lo stesso generale ha affermato che «Il primo passo sarà sicuramente una valutazione per la validazione dal punto di vista geologico del sito. Dopo procederemo alla progettazione.»
Il sito è stato quindi validato o sono necessari ulteriori studi? E se è stato validato quali sono i risultati delle ricerche? Se sono stati esaminati 6-700 siti dove sono i risultati di una valutazione comparativa? E, se esistono, perché non sono pubblici?

Sostiene il generale «A giudicare dalla conformazione è molto improbabile che risulti non idoneo. L'idoneità era stata provata già dagli studi dell'Apat negli anni Settanta e Ottanta. Si tratta di un giacimento di salgemma contenuto in una formazione di argilla. Secondo l'agenzia internazionale per l'energia atomica questi due minerali sono tra i più sicuri per i depositi di scorie nucleari.»
E questa affermazione in astratto è condivisibile ma in concreto, su un territorio con caratteristiche geografiche – e non solo morfologiche - precise e con fattori di potenziale differenziazione?
E’ impensabile aver emanato un decreto legge che individua un’area prima ancora dei necessari studi di caratterizzazione del sito e sulla sua praticabilità.
Ricordiamo inoltre che per la Commissione parlamentare sui rifiuti l’opzione preferibile era la localizzazione di un sito di superficie per i rifiuti di 2° categoria per consentire la massima ispezionabilita’ e reversibilita’ della scelta, “ospitando” quelli di 3° categoria in eventuali siti internazionali.

E’ dunque mancata una valutazione comparativa pubblica tra più siti, è mancato un dibattito con la società civile e con le amministrazioni locali – non pare ci sia stata alcuna espressione di consenso da parte delle istituzioni che, sino a prova contraria, esercitano le funzioni costituzionali di governo del territorio- e soprattutto è mancata una valutazione dell'impatto ambientale.
E’ solo il caso di ricordare che la zona ha una spiccata vocazione turistica e agricola. Settori che naturalmente registrerebbero gravissime perdite nell’eventualità di realizzazione del deposito nucleare.

In sostanza, bisognava che la Sogin facesse i suoi studi sui criteri di scelta e sull'impatto ambientale del sito con un'inchiesta, presentando le alternative che ritenesse migliori. Bisognava poi rendere pubblici questi studi, depositarli e dare la possibilità di controbattere.

Infine – come ricorda Cristina Corazza dalle pagine del Corriere della Sera - «la spesa per costruire il bunker nucleare di Scanzano Jonico peserà sulla bolletta degli italiani per i prossimi 18 anni: si tratta di circa 100-110 euro per ogni utente, da pagare fino al 2021 attraverso un mini-prelievo sulle tariffe che servirà per finanziare la costruzione del deposito delle scorie ma anche i costi per il decommissioning e della messa in sicurezza delle quattro centrali chiuse nel 1987. In tutto sono pochi centesimi di euro (lo scorso anno erano 0,06 centesimi per kilowattora, ma la voce viene aggiornata periodicamente) al capitolo 'Oneri generali di sistema'.Tradotto in cifre, significa circa 5-6 euro per ogni utente, che diventano oltre 100 euro al termine del periodo previsto dalla legge.»

Una ’nuclear tax’ che gli italiani stanno pagando dal maggio del 2001, da quando «un decreto del governo Amato ha previsto questo prelievo, quantificando in oltre 3,3 miliardi di euro al 2021 i costi per mettere in sicurezza gli 80 mila metri cubi di scorie frutto dell’attività nucleare: smantellamento delle centrali, combustibile irraggiato, rifiuti da industrie e ospedali.»
Il deposito di Scanzano si avvarra' di fondi pari a 1000 miliardi di vecchie lire. E, naturalmente, sarà il generale Jean a scegliere l’impresa cui toccherà costruire il monumentale sarcofago: l’affare del secolo, ma di questo non è ancora tempo di parlare.

Possiamo solo ricordare che la Sogin nella Regione Campania ha predisposto un piano di gestione rifiuti per l’area napoletana affidandone l’appalto alla Impregilo Spa, stesso nome fatto in Sardegna – quando la Regione è stata oggetto di un progetto di stoccaggio delle scorie simile a quello lucano –il presidente della Impregilo Spa, Paolo Savona, è autore di un libro intitolato Geoeconomia – il dominio dello spazio economico,anzi precisamente ne è coautore…insieme a Carlo Jean, entrambi membri dell’Aspen Institute Italia, chissà che l’Impregilo Spa non rispunti anche in Basilicata?

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