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G8, processo ai «cattivi»
by dal manifesto Tuesday, Nov. 25, 2003 at 11:57 AM mail:

Alla sbarra a Genova i 26 no global accusati di devastazione e saccheggio per il G8 del 2001 . Tribunale blindato.Misure di sicurezza eccezionali per l'udienza preliminare contro i manifestanti arrestati nel dicembre 2002. Rischiano condanne a due cifre.

Qualcuno sarà in aula, la maggior parte a casa. Fuori dal palazzo di giustizia ci saranno polizia e transenne, una mini «zona rossa» per tenere a distanza eventuali manifestazioni di solidarietà con gli imputati. Si apre a Genova, davanti al giudice Roberto Fucigna, l'udienza preliminare per i 26 no global individuati come i «cattivi» del G8 di due anni fa. Rischiano parecchio, fino a condanne a due cifre: sono tutti accusati di devastazione e saccheggio, da otto a quindici anni di carcere. E quasi tutti (in 23) erano stati colpiti il 4 dicembre scorso dagli ordini d'arresto e dalle altre misure restrittive a firma della giudice per l'indagine preliminare Anna D'Aloiso, la stessa che ha archiviato le accuse al carabiniere Mario Placanica per l'omicidio di Carlo Giuliani. Tra i manifestanti oggi alla sbarra c'è chi ha fatto mesi di carcere e di arresti domiciliari, altri sono tuttora sottoposti a pesanti obblighi di firma. Francesco Gimmy Puglisi, il 28enne catanese del centro sociale Guernika Fabrik, è stato per quasi un anno in galera a Messina e solo da qualche giorno è ai domiciliari. I pm Anna Canepa e Andrea Canciani chiedono il rinvio a giudizio per anarchici e disobbedienti, «cani sciolti» e ultrà di calcio. E vogliono processare, tra gli altri, il genovese Massimiliano Monai (il 32enne che impugna la famosa trave in piazza Alimonda), il romano Alberto Funaro di Radio Onda Rossa (35 anni) e i palermitani Dario Ursino (25) e Giovanni Valguarnera (22), accusati del furto di un motorino con il quale si sarebbero mossi per la città durante i disordini. Un altro indagato genovese, il 25enne Eurialo Predonzani che era a pochi metri da Giuliani quando venne colpito, è latitante.

Ciascuno dei 26 è stato individuato dai magistrati e dagli investigatori della polizia nei filmati del 20 e del 21 luglio 2001. Nelle sequenze degli assalti alle banche, ai supermercati, alle stazioni di polizia e al carcere di Marassi. Nei fotogrammi degli scontri attorno a corso Torino dopo la carica contro i Disobbedienti in via Tolemaide, che provocò ore di guerriglia fino alla tragedia di piazza Alimonda. Alcuni indagati sono indicati come «black bloc» che partirono da piazza Paolo Da Novi (presidio dei Cobas), spaccando vetrine e non solo. Per altri, invece, l'indagine ha chiarito che si mossero con i Disobbedienti dallo stadio Carlini. Non tutti rispondono delle stesse accuse: c'è chi è coinvolto in un singolo episodio e chi ne ha sulle spalle di più (fino a nove); c'è chi si è riconosciuto nelle immagini e chi invece ha risposto «non sono io», oppure ha contestato il criterio della «compartecipazione psichica» (concorso morale) sul quale si fonda l'incriminazione di persone che nei filmati sembrano solo osservare: pur non facendo nulla, secondo i pm, «rafforzavano negli altri il proposito criminoso». Solo in un caso c'è un'accusa di lesioni (tentate) a un carabiniere. Altri manifestanti rispondono per reati meno gravi (resistenza a pubblico ufficiale) in diversi processi. Ma in quello che si apre oggi le persone offese sono 400, compreso Placanica. Parteciperanno commercianti, proprietari di auto bruciate e forse i ministeri dell'interno, della difesa e della giustizia.

I pm Canciani e Canepa ritengono di aver individuato precise responsabilità penali, evitando le ipotesi associative ma distribuendo generosamente l'accusa di devastazione e saccheggio, anche laddove i fatti somigliano a danneggiamenti più o meno aggravati (massimo tre anni di pena). Certo, però, l'inchiesta non ha chiarito la dinamica delle due giornate, anche perché la procura - nonostante le sollecitazioni degli avvocati del Genoa legal forum - non ha mai indagato sulla complessiva gestione dell'ordine pubblico, ma solo su singoli abusi commessi in piazza. Per il resto, funzionari e agenti di polizia (e penitenziaria) rispondono soltanto per le violenze alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto. E nessuno di loro è stato arrestato, nonostante le menzogne e le reticenze di molti davanti ai pm. Ma sono proprio alcuni indagati della Diaz, oggi, ad attaccare la procura di Genova, cercando in tutti i modi di trasferire a Torino le indagini (e domani i processi).



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