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[Parigi-Esf] report atelier stato sociale e donne migranti e riflessioni
by pina sardella Wednesday, Nov. 26, 2003 at 10:30 AM mail:

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Bobigny, 12 novembre 2003
RELAZIONE SUL LAVORO SVOLTO NELL'ATELIER "STATO SOCIALE E DONNE MIGRANTI"
(Pina Sardella)

A) La discussione è stata introdotta da tre relazioni:
1) Italia: rapporto tra lo smantellamento dello stato sociale e la
svalorizzazione del lavoro di cura svolto dalle donne migranti; complessità
delle relazioni tra migranti e native;
2) Grecia: insicurezza e assenza di diritti caratterizzano le condizioni di
vita e di lavoro delle donne migranti;
3) Francia: valorizzazione del coraggio che distingue le donne migranti
nella scelta di partire e nel misurarsi con le nuove realtà; significatività
e consistenza del loro apporto economico al paese di origine.
Tutte e tre le relazioni hanno sottolineato la necessità di una lotta comune
per la "sicurezza dei diritti", che devono essere individuali e legati alla
residenza.

B) Nel dibattito, molto partecipato, l'argomento è stato arricchito dalle
testimonianze di donne francesi (riconoscimento della scolarizzazione
acquisita nel paese di origine e necessità di una formazione professionale
adeguata), polacche (illegalità e precarietà delle condizioni di vita) e di
una nigeriana (rappresentante il gruppo "Droits avant tout" di Parigi:
un'associazione di donne immigrate per l'autoaiuto) che ha denunciato il
disinteresse della maggior parte delle associazioni femministe per le
condizioni in cui vivono e lavorano le donne migranti, sottolineando
contemporaneamente l'apporto che queste danno all'economia del paese in cui
vivono-lavorano-pagano le tasse e rivendicando che i loro figli
rappresentano il vero "futuro europeo".

C) Proseguendo, le partecipanti si sono espresse sugli Obiettivi e sulle
Proposte da riportare all'Assemblea generale del pomeriggio, indicando
alcune modifiche e/o aggiunte al documento di apertura dell'atelier
(presente nella cartelletta).

D) A conclusione, una compagna francese ha cantato una canzone da lei
composta sulle ragazze migranti, prostitute.

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ALCUNE RIFLESSIONI PERSONALI SU BOBIGNY E IL SFE
A) La giornata del 12 è stata importante e positiva: per il numero delle
partecipanti, per la gestione dell'assemblea e degli ateliers, per la
realizzazione del programma che ci eravamo date, per la presenza e
circolazione di materiale di documentazione; per l'essere riuscite a dare
visibilità e valorizzazione al percorso di elaborazione delle donne.
L'approfondimento delle tematiche è risultato necessariamente limitato al
tempo che avevamo a disposizione. Quel che è stato inadeguato è invece a mio
parere il confronto tra le diverse realtà europee: negli interventi (e forse
anche nella presenza) le francesi sono state decisamente maggioritarie,
mentre sono mancate molte voci del panorama europeo.
Inoltre (e questo è un dato che riguarda anche i seminari dei giorni
successivi), si è evidenziata una diversità nella sensibilità ai problemi
e nelle modalità di affrontarli tra noi e le francesi (sullo stato sociale,
ad esempio, sul lavoro "volontario", sul concetto di "cura", sulla
"relazione" fra donne migranti e native).

B) Sul piano organizzativo (viaggio, alloggio, presenza numerica,
iscrizione...), siamo state bravissime: grazie al lavoro svolto dalle
compagne del gruppo di coordinamento e soprattutto grazie alle dedizione e
alla bravura di Anna La Cognata.
Meno bene ha funzionato il coordinamento dei singoli gruppi tematici:
avremmo dovuto farci carico responsabilmente (tutte) delle relazioni
prodotte, della loro traduzione, della loro presenza nelle cartellette.
Ma soprattutto, non siamo state in grado di programmare e coordinare la
nostra presenza ai tavoli di discussione delle giornate seguenti: ciascuna
ha finito per seguire il proprio interesse o desiderio personale, nella
scelta. Incidendo così in modo disordinato; anche se siamo state ben
visibili!

C)Un'ultima riflessione riguarda il "dopo", il nostro ritorno alla
quotidianità.
Considero il percorso che ci ha portato a Parigi un dato estremamente
importante e significativo: per la prima volta siamo riuscite a confrontarci
nell'accettazione e nel rispetto delle nostre diversità; abbiamo affrontato
insieme delle tematiche nodali e raggiunto quasi sempre un non indifferente
"comune determinatore"; ci siamo presentate e rapportate al SFE come "Parigi
diverse".
Esprimo quindi il desiderio vivissimo che saremo capaci di mantenere questo
livello, di non cadere nelle vecchie logiche contrapposte delle singole
appartenenze e nei giochi di potere.
Il pericolo c'è e già si palesa: nelle diatribe dei messaggi che ho trovato
al mio arrivo, nelle voci che circolano...
Personalmente, non intendo investire neppure un istante per cercare di
capirne motivazioni e contenuti.
Mentre sono interessata e disponibile a continuare a lavorare insieme per
meglio approfondire e precisare le tematiche e gli obiettivi emersi dal
confronto per e nel SFE. Perchè sono sempre più convinta che dobbiamo (con e
nelle nostre diversità) ripensare il mondo a partire da noi, e farcene
carico a pieno titolo, insieme; se vogliamo che cambi.
Un abbraccio solidale a tutte, Pina.


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