[i motivi della protesta]
Il disegno di legge Pisanu inquadra i vigili del fuoco nel contratto della polizia. Il corpo è chiamato a difendere l'ordine pubblico. Anche l'accesso sarà militare: le reclute verranno dall'esercito.
Nonostante il Parlamento sia impegnato sulla finanziaria, c'è un disegno di legge che ha avuto un'insolita accelerazione proprio in questi giorni: si tratta della riforma del corpo dei vigili del fuoco, che la maggioranza di centrodestra punta a trasformare in una sorta di nuova forza di polizia. Assegnando ai pompieri nuovi compiti: non più solo - leggiamo dal ddl 4347 presentato dal ministro Pisanu - «le tradizionali missioni del corpo, cioè il soccorso pubblico, la prevenzione incendi e la protezione civile», ma anche «una nuova missione della difesa civile, una materia, questa, connaturata all'essenza stessa dello Stato, in quanto comprende in sé la garanzia e la sicurezza delle istituzioni, la capacità di sopravvivenza economica, produttiva e logistica del "sistema Paese" in occasione di crisi interne o internazionali e, nell'ambito di tali crisi, la gestione di rischi di tipo non convenzionale derivanti dall'impiego in danno di persone o beni di armi di distruzione di massa di tipo nucleare, batteriologico e chimico». E' previsto anche l'aggancio al contratto della pubblica sicurezza, che verrà dunque deciso per legge dal ministro competente senza una trattativa paritaria con i sindacati. Un altro ddl (il 4233) prevede che l'accesso al corpo sia riservato in via esclusiva ai volontari dell'esercito: qualche giorno fa un emendamento Lega-opposizioni lo ha modificato, portando dal 100% al 50% la quota di militari che ha diritto all'ingresso esclusivo. Il disegno di legge è fortemente sollecitato da Cisl e Uil di categoria, mentre è avversato da Cgil e Rdb, sostenute dall'opposizione: le prime due sigle ritengono opportuno legare le sorti contrattuali dei vigili del fuoco a quelle della polizia, per tutelare meglio i salari. Diversa l'opinione degli altri due sindacati, che temono un restringimento delle libertà sindacali e degli spazi di contrattazione. Come spiega Franca Peroni, segretaria nazionale Funzione pubblica Cgil, «il contratto delle forze di pubblica sicurezza tutela soprattutto i livelli medio-alti delle gerarchie, e non potrebbe garantire tutto il personale operativo, composto soprattutto da giovani». «Inoltre - continua - i vigili del fuoco non avrebbero più spazi sindacali essenziali come il diritto di sciopero, e al posto di un normale contratto avrebbero un atto unilaterale del ministro competente, che per decreto decide aumenti e condizioni normative. Certo, il ministero ha l'obbligo di sentire i sindacati, e solitamente traduce in legge quello che si è concordato, ma nulla impedisce che all'atto dell'emanazione del decreto alcuni punti possano essere cambiati. In una procedura del genere i sindacati hanno una ridottissima forza contrattuale». Senza contare che «sfondare» sui vigili del fuoco, farebbe buon gioco alla trasformazione in legge di diversi contratti come quello della scuola o di altri settori pubblici.
A parte i 106 euro previsti in tutti i rinnovi del pubblico impiego siglati nell'ultima tornata, per rendere «appetibile» il disegno di legge, l'esecutivo ha deciso di accompagnarlo con un aumento ulteriore di 35 euro, una sorta di adeguamento ai livelli salariali della polizia. Secondo la Cgil, però, vengono totalmente trascurate questioni essenziali: «Noi chiediamo 150 euro in più come indennità di rischio - spiega Peroni - perché riteniamo che debbano essere riconosciuti i pericoli cui va incontro il personale operativo. Un'integrazione valida anche per le altre figure del corpo, seppure parametrata sui differenti gradi di rischio, che allo stato costerebbe solo 50 milioni di euro».
I vigili del fuoco non vogliono essere inquadrati nelle forze di pubblica sicurezza: «Il nostro ruolo tradizionale è quello di proteggere le persone e l'ambiente - dice Adriano Forgione, coordinatore vigili del fuoco Cgil - Certo, se si prospettano nuovi rischi come le minacce terroristiche, non ci sottrarremo alle funzioni tradizionali del soccorso, ma non vogliamo andare oltre, non intendiamo essere impiegati in funzione di ordine pubblico. A difendere le istituzioni, l'ordine politico o economico del paese sono già preposti altri organi. Non vogliamo, come è già accaduto, essere utilizzati per gli sfratti delle famiglie, o per le manifestazioni, come è stato per il G8 di Genova o quando ci ordinarono di allontanare i cittadini che bloccavano i treni con le armi». E' d'altra parte tutto il sistema di protezione civile che si sta trasformando in un servizio «hostess e sicurezza» agli ordini del presidente Berlusconi. Con una ordinanza speciale, secondo una recente legge, le forze di protezione civile possono essere impiegate nei cosiddetti «grandi eventi», sempre più al limite tra la tutela ambientale e l'ordine pubblico: ultimi impieghi in questo senso sono stati il vertice internazionale di Pratica di Mare e la beatificazione di Padre Pio.
Un accentramento del «cervellone» della protezione civile - oltre 300 tecnici diretti dalla presidenza del consiglio - separato dal suo «corpo», ovvero i vigili del fuoco, dal 2001 sotto il ministero dell'interno. «Dobbiamo ricreare l'unità di protezione civile e vigili del fuoco - dicono i rappresentanti della Cgil - Dovrebbero stare entrambi sotto la presidenza del consiglio ed essere legati molto di più al territorio, alle autonomie locali e ai volontari. Attualmente sono schiacciati dall'autorità dei prefetti, e la divisione da una protezione civile centralizzata non permette la necessaria flessibilità e il dinamismo che dovrebbero contrassegnare le operazioni. Senza contare che l'annunciata militarizzazione del personale, con l'esclusiva concessa all'esercito, tenderà a soffocare definitivamente figure che sono caratterizzate dal rapporto diretto con il territorio e i cittadini».
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