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I vigili del fuoco contro la riforma di Pisanu
by imc Thursday, Dec. 04, 2003 at 3:30 PM mail:

[i motivi della protesta]

Il disegno di legge Pisanu inquadra i vigili del fuoco nel contratto della
polizia. Il corpo è chiamato a difendere l'ordine pubblico. Anche l'accesso
sarà militare: le reclute verranno dall'esercito.

Nonostante il Parlamento sia impegnato sulla finanziaria, c'è un disegno di
legge che ha avuto un'insolita accelerazione proprio in questi giorni: si
tratta della riforma del corpo dei vigili del fuoco, che la maggioranza di
centrodestra punta a trasformare in una sorta di nuova forza di polizia.
Assegnando ai pompieri nuovi compiti: non più solo - leggiamo dal ddl 4347
presentato dal ministro Pisanu - «le tradizionali missioni del corpo, cioè il
soccorso pubblico, la prevenzione incendi e la protezione civile», ma anche
«una nuova missione della difesa civile, una materia, questa, connaturata
all'essenza stessa dello Stato, in quanto comprende in sé la garanzia e la
sicurezza delle istituzioni, la capacità di sopravvivenza economica,
produttiva e logistica del "sistema Paese" in occasione di crisi interne o
internazionali e, nell'ambito di tali crisi, la gestione di rischi di tipo
non convenzionale derivanti dall'impiego in danno di persone o beni di armi
di distruzione di massa di tipo nucleare, batteriologico e chimico». E'
previsto anche l'aggancio al contratto della pubblica sicurezza, che verrà
dunque deciso per legge dal ministro competente senza una trattativa
paritaria con i sindacati. Un altro ddl (il 4233) prevede che l'accesso al
corpo sia riservato in via esclusiva ai volontari dell'esercito: qualche
giorno fa un emendamento Lega-opposizioni lo ha modificato, portando dal 100%
al 50% la quota di militari che ha diritto all'ingresso esclusivo. Il disegno
di legge è fortemente sollecitato da Cisl e Uil di categoria, mentre è
avversato da Cgil e Rdb, sostenute dall'opposizione: le prime due sigle
ritengono opportuno legare le sorti contrattuali dei vigili del fuoco a
quelle della polizia, per tutelare meglio i salari. Diversa l'opinione degli
altri due sindacati, che temono un restringimento delle libertà sindacali e
degli spazi di contrattazione. Come spiega Franca Peroni, segretaria
nazionale Funzione pubblica Cgil, «il contratto delle forze di pubblica
sicurezza tutela soprattutto i livelli medio-alti delle gerarchie, e non
potrebbe garantire tutto il personale operativo, composto soprattutto da
giovani». «Inoltre - continua - i vigili del fuoco non avrebbero più spazi
sindacali essenziali come il diritto di sciopero, e al posto di un normale
contratto avrebbero un atto unilaterale del ministro competente, che per
decreto decide aumenti e condizioni normative. Certo, il ministero ha
l'obbligo di sentire i sindacati, e solitamente traduce in legge quello che
si è concordato, ma nulla impedisce che all'atto dell'emanazione del decreto
alcuni punti possano essere cambiati. In una procedura del genere i sindacati
hanno una ridottissima forza contrattuale». Senza contare che «sfondare» sui
vigili del fuoco, farebbe buon gioco alla trasformazione in legge di diversi
contratti come quello della scuola o di altri settori pubblici.


A parte i 106 euro previsti in tutti i rinnovi del pubblico impiego siglati
nell'ultima tornata, per rendere «appetibile» il disegno di legge,
l'esecutivo ha deciso di accompagnarlo con un aumento ulteriore di 35 euro,
una sorta di adeguamento ai livelli salariali della polizia. Secondo la Cgil,
però, vengono totalmente trascurate questioni essenziali: «Noi chiediamo 150
euro in più come indennità di rischio - spiega Peroni - perché riteniamo che
debbano essere riconosciuti i pericoli cui va incontro il personale
operativo. Un'integrazione valida anche per le altre figure del corpo,
seppure parametrata sui differenti gradi di rischio, che allo stato
costerebbe solo 50 milioni di euro».


I vigili del fuoco non vogliono essere inquadrati nelle forze di pubblica
sicurezza: «Il nostro ruolo tradizionale è quello di proteggere le persone e
l'ambiente - dice Adriano Forgione, coordinatore vigili del fuoco Cgil -
Certo, se si prospettano nuovi rischi come le minacce terroristiche, non ci
sottrarremo alle funzioni tradizionali del soccorso, ma non vogliamo andare
oltre, non intendiamo essere impiegati in funzione di ordine pubblico. A
difendere le istituzioni, l'ordine politico o economico del paese sono già
preposti altri organi. Non vogliamo, come è già accaduto, essere utilizzati
per gli sfratti delle famiglie, o per le manifestazioni, come è stato per il
G8 di Genova o quando ci ordinarono di allontanare i cittadini che bloccavano
i treni con le armi». E' d'altra parte tutto il sistema di protezione civile
che si sta trasformando in un servizio «hostess e sicurezza» agli ordini del
presidente Berlusconi. Con una ordinanza speciale, secondo una recente legge,
le forze di protezione civile possono essere impiegate nei cosiddetti «grandi
eventi», sempre più al limite tra la tutela ambientale e l'ordine pubblico:
ultimi impieghi in questo senso sono stati il vertice internazionale di
Pratica di Mare e la beatificazione di Padre Pio.

Un accentramento del «cervellone» della protezione civile - oltre 300 tecnici
diretti dalla presidenza del consiglio - separato dal suo «corpo», ovvero i
vigili del fuoco, dal 2001 sotto il ministero dell'interno. «Dobbiamo
ricreare l'unità di protezione civile e vigili del fuoco - dicono i
rappresentanti della Cgil - Dovrebbero stare entrambi sotto la presidenza del
consiglio ed essere legati molto di più al territorio, alle autonomie locali
e ai volontari. Attualmente sono schiacciati dall'autorità dei prefetti, e la
divisione da una protezione civile centralizzata non permette la necessaria
flessibilità e il dinamismo che dovrebbero contrassegnare le operazioni.
Senza contare che l'annunciata militarizzazione del personale, con
l'esclusiva concessa all'esercito, tenderà a soffocare definitivamente figure
che sono caratterizzate dal rapporto diretto con il territorio e i
cittadini».

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