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Da Bologna lettere bomba contro la Bce e l'Europol
by Repubblica Monday, Dec. 29, 2003 at 9:28 PM mail:

Francoforte plico esplosivo indirizzato a Jean-Claude Trichet. Gli inquirenti indagano sui legami con l'attentato a Prodi


BERLINO - Ancora le massime cariche delle istituzioni europee nel mirino dell'eversione. Il presidente della Banca centrale europea, il francese Jean-Claude Trichet, ha ricevuto una lettera bomba spedita da Bologna. La notizia è stata data in prima battuta da un portavoce della polizia tedesca e poi dalla Bce, che non ha rilasciato alcun commento. E un altro plico esplosivo è stato recapitato alla sede dell'Europol all'Aia, a quanto pare anche questo proveniente da Bologna. Evidenti le analogie con il libro bomba arrivato sabato al presidente della Commissione europea Romano Prodi nella sua casa di Bologna. La prima lettera sospetta è stata intercettata durante un controllo postale di routine nella sede della Bce a Francoforte intorno alle 11.20 di questa mattina. Era indirizzata a Trichet, che non l'ha mai maneggiata. E' stata subito neutralizzata e consegnata agli esperti della scientifica. I risultati degli accertamenti non saranno resi noti prima di domani. Stando alle indiscrezioni, il plico conteneva polvere esplosiva e cavi, un ordigno rudimentale.
Poi è stata trovata un'altra busta esplosiva, stavolta all'Aia. "Verso le 16 di oggi - ha detto una portavoce di Europol - abbiamo ricevuto un plico sospetto. Dopo aver attivato le normali procedure di sicurezza, sono intervenuti i vigili del fuoco e la polizia olandese che ora conduce le indagini". Il plico è stato disattivato prima che potesse provocare danni. E da ambienti investigativi si è appreso che anche questo avrebbe avuto come mittente un indirizzo del capoluogo emiliano.
Dopo la scoperta della lettera sospetta a Francoforte, gli investigatori tedeschi hanno preso contatto con i magistrati bolognesi che si occupano del pacco bomba ricevuto da Prodi. La Procura di Bologna, una volta che sarà avvenuta la comunicazione ufficiale che la la lettera esplosiva spedita a Francoforte al presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet è partita dal capoluogo emiliano, unificherà le due indagini.
La pista internazionale non era stata infatti esclusa nei primi accertamenti sul libro bomba recapitato a Prodi. Il procuratore aggiunto aveva già contestato l'aggravante delle finalità terroristiche interne e internazionali, visto che l'obiettivo degli attentati - da quello che risulta anche dalla rivendicazione - è comunque un organismo sovranazionale come l'Unione Europea.
Nella rivendicazione arrivata martedì scorso alla redazione bolognese di Repubblica, per i due ordigni esplosi nei cassonetti sotto casa Prodi di domenica scorsa, la Fai, Federazione anarchica informale (una nuova sigla che raggruppa le più note sigle tra i gruppi anarco-insurrezionalisti italiani) aveva indicato chiaramente il suo obbiettivo: il "nuovo ordine europeo".

Secondo il Fai gli ordigni nei cassonetti erano un "avvertimento" al presidente della Commissione e ai suoi "simili". "Prosegue a grandi passi il consolidamento dell' Unione Europea che assomma le nefandezze delle scelte politiche, economiche, militari/repressive dei singoli stati", diceva il documento degli attentatori che annunciava anche l'inizio di una "campagna di lotta". C'era anche un elenco di obiettivi: le varie polizie, il sistema carcerario, burocrati e politici.
La rivendicazione, insomma, chiariva che Prodi era stato scelto non per il suo ruolo politico in Italia ma per quello che riveste nell'Unione: ora l'attentato a Trichet chiarisce che cosa intendessero gli attentatori quando parlavano di "tana" e dei "simili" del presidente. Gli inquirenti pensavano alla casa di Prodi e alla sua famiglia, ora dovranno rivedere la loro interpretazione.

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