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http://italy.indymedia.org/news/2004/01/461187.php Invia anche i commenti.

agghiacciante in Israele:prigione segreta
by guardian Monday, Jan. 12, 2004 at 7:15 PM mail:

..e poi ci si meraviglia del terrorismo?




The Guardian scopre una prigione segreta in Israele.
Per palestinesi e libanesi


Si chiama installazione 1391.
Si trova da qualche parte in Israele, ma ufficialmente non esiste.
È stata cancellata dalle mappe e non appare in alcuna foto aerea.
Anche le strade che la raggiungono sono state deviate.
Ma che installazione 1391 sia reale lo sanno bene i palestinesi e i libanesi che vi sono stati rinchiusi e torturati.

«Quando arrivai in quel posto mi diedero un'uniforme blu e un cappuccio nero. Mi dissero: quando qualcuno viene nella tua cella devi metterlo sulla testa. Ogni volta che ti portano il cibo devi metterlo sulla testa. Non devi vedere le facce dei soldati. Non vorrai sapere che cosa ti succederà se te lo togli». Samar Said faceva l'autista di scuolabus per i bambini palestinesii. Quando venne arrestato, era scalzo e in pigiama. Lo portarono in un luogo che lui non riuscì mai a vedere, né a sapere dove fosse. «A volte pensavo che sarei morto in quel posto e nessuno lo avrebbe mai saputo».

Un lungo reportage di Chris McGreal pubblicato sul giornale britannico The Guardian rivela l'esistenza di questa prigione segreta, dove si viene
portati senza sapere perché, senza che nessun giudice possa intervenire,
dalla quale non si sa se e quando si uscirà.

Secondo l'articolo del Guardian i prigionieri sono tenuti in una condizione di privazione sensoriale quasi assoluta. Secondo la descrizione fatta da Raab Bader, un ragioniere di 38 anni, che fu probabilmente nella stessa prigione di Samar Said. Le celle sono senza finestre, non più grandi di due metri per lato, la luce è appena sufficiente per vedersi le mani. L'acqua entra da un buco sulla parete. Racconta Raab Bader: «Le celle sono completamente dipinte di nero. Non è possibile vedere il soffitto. Quando guardavo in alto vedevo solo oscurità. Una luce non più forte di quella di una candela penetra in un modo particolare da un lato della stanza».

Nella cella c'è solo un sottile materasso e un vaso per i bisogni corporali vuotato solo ogni tanti giorni. «Dopo nove giorni consecutivi nella cella puzzolente entrò un soldato per portarmi fuori» racconta Raab Bader «Quasi vomitò e uscì di corsa».

La prigione si trova in un vecchio forte costruito dagli inglesi negli anni Trenta. Si trova all'interno di una base dell'intelligence dell'Esercito, nel nord di Israele dove ha sede un'unità speciale denominata Unità 504. Tra le imprese di questo reparto segreto, il rapimento negli anni '80 di numerosi libanesi, tenuti come ostaggi per ottenere la liberazione di soldati israeliani presi prigionieri dagli Hezbollah. Tra le persone portate nell'Installazione 1391 lo sceicco Abd al-Karim Obeid e la sua
famiglia oltre a Hashem Fahaf, un giovane che era semplicemente andato a salutare lo sceicco. Hashem rimase per undici anni nella meni degli israeliani senza che nessuna accusa fosse formulata contro di lui.

Giudici, avvocati, parlamentari: nessuno ha accesso alla prigione, di cui le autorità militari negano l'esistenza. L'unica ammissione è che la Installazione 1391 «è un'installazione classificata all'interno di una base segreta dell'Esercito dove si svolgono attività segrete». Dice Ami Ayalon, ex capo dello Shin Bet, il servizio segreto militare israeliano: «Sapevo che c'era una installazione che non è sotto il controllo dello Shin Bet, ma sotto la responsabilità dei militari. Non ritenevo
allora, e non ritengo oggi, che una tale struttura possa esistere in una democrazia».

Dalle pochissime testimonianze che sono filtrate da persone detenute nella Installazione 1391 si sa che oltre alle condizioni estreme di detenzione («ora dopo ora parlavo a me stesso e sentivo che stavo diventando pazzo, oppure mi accorgevo che ridevo da solo» racconta uno dei prigionieri) nella prigione segreta si pratica sistematicamente la tortura su uomini che spesso non sanno neppure perché si trovano là.

E se qualcuno cerca di sapere dagli uomini che li interrogano dove si trovano si sentono dire: «A Honolulu».

Per leggere l'articolo: http://www.theguardian.co.uk/



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