Una moltitudine in marcia è finalmente arrivata a Managua. Più di 5.000 persone si sono riunite oggi di fronte all'Assemblea Nazionale, per ottenere l'appoggio ufficiale dei deputati contro le multinazionali delle banane che negli anni '70 e '80 li hanno avvelenati con il pesticida Nemagon.
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Sono a Managua... Justicia y Dignidad!!
L'ultima tappa verso Managua parte alle 8 in punto. Una fila impressionante di persone, compatti e in perfetto
ordine. Alla fine saranno circa 5 mila, occupando poco meno di un chilometro e mezzo di lunghezza. 620
di loro hanno dovuto far ritorno a casa per i problemi di saluti insorti durante
gli 11 giorni di marcia, ma almeno un centinaio sono ritornati oggi per non
perdersi lo storico momento. Giunge anche la notizia che
durante questi giorni di assenza da Chinandega e dintorni, tre persone
sono morte portando così a 723 il numero dei deceduti a causa del
Nemagòn
. La marcia parte e
al contrario dell'ultima che avevano effettuato in difesa della Legge speciale
364, é carica di slogan che accompagneranno le persone fino alle soglie del
Parlamento e di cartelli e striscioni che riportano le loro
richieste. "Justicia y dignidad" é la frase che si ascolta maggiormente, ma
anche numerose chiamate al governo e al Presidente della Repubblica affinché si
schieri apertamente con loro e contro le multinazionali che li vogliono far
passare per truffatori mafiosi. Le continue grida sono un chiaro segnale che
la pazienza sta finendo e forse é già finita da tempo. Dopo parecchi chilometri si giunge all'Ambasciata degli
Stati Uniti
dove quattro
rappresentanti dei bananeros consegnano una lettera di protesta chiedendo il
rispetto della sovranità nazionale e dei loro diritti lesi in modo tanto inumano
da parte delle compagnie nordamericane. Anche davanti all'ambasciata i cori non smettono un solo
momento, mentre decine di giornalisti si lanciano a intervistare, chiedere,
filmare, trovando una disponibilità totale da parte degli uomini e donne in fila
e soprattutto, una padronanza assoluto dei temi relazionati alla loro condizione
e al significato di questa marcia. Decine di contadini e contadine,
spesso con una scarsa alfabetizzazione, che rispondono ai giornalisti senza la
minima esitazione, segno di una coscienza altissima e di una partecipazione
attiva alla loro lotta
. La marcia riprende e
alle 10 e 30 si giunge nei pressi del Parlamento. A questo punto inizia la
sistemazione per i prossimi giorni. Ognuno attacca la propria amaca agli alberi,
si toglie le scarpe e comincia la distribuzione delle vivande e del caffé, ma
l'attenzione é sempre rivolta ai prossimi passi che saranno quelli
decisivi. Il presidente della Asotraexdan, Victorino Espinales, espone ai
numerosi giornalisti i motivi di questa marcia e la ferma intenzione a rimanere
a tempo indefinito. Da lì non si muoveranno fino a che la Asamblea Nacional, il
Presidente della Repubblica e la Corte Suprema de Justicia non dichiarino il
loro appoggio e il rifiuto alla denuncia delle multinazionali appoggiate dal
governo Bush. Intanto il Comune di Managua sta installando alcune
letrine, bidoni per l'immondizia e rifornisce con due camion pieni di acqua le
borracce e le bottiglie delle migliaia di persone presenti. Una parte della
gente, quella che sta peggio fisicamente, farà ritorno oggi a Chinandega, ma
almeno tre mila persone non si muoveranno da lì. Per domani é anche previsto
l'arrivo di brigate mediche del Ministero di Salute per controllare la
situazione delle persone. Nelle prime ore del pomeriggio una delegazione dei
bananeros viene ricevuta da esponenti dei gruppi parlamentari del FSLN e del
Partido Liberal
. Gli Azul y Blanco, che appoggiano il governo e
il partito evangelico Camino Cristiano non si fanno vedere. I tre deputati
garantiscono che esistono già i voti necessari per far passare una mozione che
li appoggi totalmente e per domani (oggi per chi legge) é previsto un incontro
alle 14 (21 italiane) con una commissione speciale del Parlamento per affrontare
le due richieste dei bananeros: una sessione speciale per loro e
un'interpellanza parlamentare per il presidente Bolaños che dovrà finalmente
rompere gli indugi e decidere se accetta denunciare l'atto vergognoso della
denuncia delle multinazionali contro i bananeros e contro gli stessi poteri
dello Stato. La sessione quindi dovrebbe svolgersi tra giovedì e venerdì e la
permanenza delle persone a Managua dipenderà da ciò che si deciderà durante la
riunione di domani. Verso le 16.30 il sole é già più basso e il
calore ha smesso di bruciare sulla pelle. Si preparano le casse acustiche e
il motore a benzina per farle funzionare. In pochi secondi si alza la musica.
La "Cumbia chinandegana", famosa canzone nicaraguense, fa si che 4 o 5 persone
comincino a ballare tra le risate, le urla e i fischi di centinaia di persone.
Si forma un enorme cerchio ed é incredibile come tante persone, con i piedi
gonfi, mal nutrite e arrivate da 150 chilometri di camminata abbiano ancora
voglia di ridere, scherzare e divertirsi insieme. E' ancora quell'essere
nicaraguensi e quella voglia e capacità di affrontare la vita con il sorriso
sulle labbra nonostante la realtà consiglierebbe tutto il contrario. A un
certo punto la musica finisce e inizia l'atto di lettura dei numerosissimi
messaggi di solidarietà arrivati dall'Italia. La lettura procede lenta, ma
l'attenzione é infinita. Nessuno si muove dal cerchio, l'ascolto é totale e ad
ogni messaggio segue un forte applauso. Si continua così per quasi un'ora e alla
fine é chiaro il messaggio che non sono soli e che c'é tanta gente dall'altra
parte del mondo che marcia con loro. Un messaggio viene ripreso da Victorino
Espinales: "La lotta che si perde é quella che non si combatte"
e il messaggio é
chiaro senza nessun bisogno di altre spiegazioni. Dopo la lettura, i
ringraziamenti per la solidarietà e i messaggi inviati (e chi non l'ha fatto ha
perso un'importante occasione), vengono chiamate le persone che hanno permesso
l'organizzazione perfetta di questa marcia e sono nuovi scosci di applausi. Poi
riparte la musica, i balli e le risate. Domani é un altro giorno
impegnativo e di lotta e andandomene sono ancora stupito di tanta forza,
coraggio e voglia di arrivare fino alla fine.
Giorgio Trucchi, da Managua, Nicaragua C.A.
www.itanica.org
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