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http://italy.indymedia.org/news/2004/02/480065.php Invia anche i commenti.

ORESTE SCALZONE E ALTRI SULL'ARRESTO DI CESARE BATTISTI
by bedel Wednesday, Feb. 11, 2004 at 7:54 PM mail:

questo testo non si limita a elogiare Cesare Battisti, ma fornisce una visione critica e lucida della svolta giustizialista sia della società odierna che di coloro che cercano di cambiare questa società il "movimento dei movimenti"

Per piacere invito i soliti idioti che fanno commenti altrettanto idioti di astenersi..........meglio non mettere commenti che svelare fino in fondo la pochezza di indy o meglio di chi in genere bazzica su indy......se non avete niente di intelligente da dire state zitti.

Finalmente un testo che svela il delirio su cui si basa la nostra società odierna: l'esaltazione del sistema giudiziario e penale come unico risolutore delle contraddizioni, differenze sociali e anche UNICA VOCE CRITICA SULLA STORIA ITALIANA DEGLI ANNI '60-'70.

Nessuno si è mai chiesto perchè la "giustizia" italiana impedisce a tante persone fuoriuscite di poter parlare liberamente di quello che è successo in quegli anni???

Forse perchè così sarebbero distrutte tutte le MISTIFICAZIONI STORICHE CREATE AD ARTE da magistrati, politici, forze dell'ordine ecc....

SIAMO SICURI DI VOLER CONSEGNARE LA NOSTRA STORIA E LA NOSTRA VITA NELLE MANI DI GIUDICI, MAGISTRATI E GALERE???






PROPOSTA PER UN APPELLO by Oreste Scalzone, Massimo Cappitti, Paolo Godani

“ “ Come un incubo ricorrente, ecco di nuovo lo sgomento, ancora una volta una vita artigliata, tirata indietro, verso il simulacro, le ombre lunghe di un passato remoto : una punizione/vendetta chiamata “Giustizia", tanto ritardata da non aver più alcun “ragionevole” nesso con i motivi, o pretesti, che accampa.

Nella stessa dottrina giuridica, nella norma, non si teorizza il carattere INFINITO, “eterno”, della punizione — questo stanno a significare i pur lunghi tempi di prescrizione.

Nella stessa dottrina, si richiede che intercorra tra fatti, giudizio, esecuzione della pena, un « tempo ragionevole ». Qui si ha la sensazione di un qualcosa di capriccioso e crudele, che raggiunge un uomo, una donna inevitabilmente “altri” da quelli dei fatti, come una sorta di incubo reale di indecifrabili ragioni.

Dopo l'arresto e l'invio in Italia di Paolo Persichetti nell'agosto del 2002 (atto con il quale l'iniquità materializzatasi sette anni prima in un decreto d'estradizione che — unico tra centinaia di donne e uomini fuggiaschi, unico fra l'ottantina passati per le forche caudine — lo aveva fatto vivere per sette anni sotto una spada di Damocle che aveva finito per colpirlo, anche in virtù di una montatura abietta contro di lui, che nel frattempo é affondata nel guano ma che è bastata a far scattare il dispositivo) ;
dopo la consegna “brevi manu” alla polizia italiana di Rita Algranati e Maurizio Falessi, in una forma “cucinata” tra Roma Algeri Il Cairo, senza nemmeno una foglia di fico o un simulacro di procedimento estradizionale —,
tocca oggi a Cesare Battisti. La logica è quella di far strame di un pugno di vite — la sua, quella delle figlie che nel frattempo ha avuto, del suo universo di affetti, e il resto —, per realizzare con àlgida ferocia un atto "ESEMPLARE".

Si colpisce uno, una, per terrorizzarne delle centinaia, per tenere delle donne, degli uomini, il loro “prossimo", sempre sotto l'ombra di un incubo, con la vita all'infinito AVVELENATA.

Si dirà — si dice : “ la «certezza della pena » è nelle regole ”, il rischio che ne consegue è nelle ‘regole del gioco’.

Ma non è questo a cui si sta assistendo una volta di più. * Intanto, Cesare Battisti era venuto in Francia contando su una mano tesa, una possibilità di scampo offerta, nell'esercizio di una insindacabile facoltà di farlo, dalla Repubblica Francese per decisione di un suo Presidente, François Mitterrand. Un esercizio di sovranità riconosciuto come LEGITTIMO e LEGALE, innanzitutto dal diritto internazionale, aveva permesso di concedere un «ASILO DI FATTO» ad uomini e donne che fuggivano dal teatro di quello che restava di una GUERRA SOCIALE STRISCIANTE che aveva scosso l'Italia per ben più di un decennio, a partire dalla fine degli anni ‘60. Un asilo DI FATTO a dei fuggiaschi riconosciuti come “politici” in sentenze che — in ragione delle «finalità di eversione dell'ordine costituzionale», difficilmente definibili come NON-“POLITICHE" — applicavano loro delle speciali aggravanti che comportavano un enorme moltiplicatore delle pene.

Ma questo non basta : come tutti gli altri e le altre passati sotto una procedura d'estradizione, e dichiarati «NON ESTRADABILI» dall'avviso della giurisdizione competente, la Chambre d'accusation, a causa dell'anomalia della procedura italiana in materia di giudizio di imputati contumaci, rispetto ai principî e alle norme procedurali vigenti in Francia e in altri paesi europei [Cfr. *Nota], Cesare in realtà ha potuto restare qui indipendentemente dalla «dottrina-Mitterrand» («Pas d'extraditions politiques», e nella fattispecie possibilità per le persone perseguite dall'Italia, dalla sua Giustizia d'emergenza, per fatti inquadrati nei cosiddetti “anni di piombo”). In qualche modo, nel suo caso c'era come una doppia “rete di protezione”.

A chiunque abbia una sensibilità “garantista”, salta agli occhi il carattere “anti-giuridico” dell'estradizione di qualcuno, che era stato DICHIARATO INESTRADABILE DALLA CHAMBRE D'ACCUSATION, ragion per cui non si era mai neanche arrivati al fatto che fosse posto un problema di decisione dell'Esecutivo, di emissione o no di un decreto. Aggiusteranno la cosa col sofisma aberrante che argomenta che il parere vincolante della Chambre non è un «giudizio», una «sentenza» : ragion per cui, è aggirato il principio del «NE BIS IN IDEM», che fa divieto di giudicare e punire due volte qualcuno per i medesimi fatti.

Il marchingegno usato sarà assai probabilmente legato alla riformulazione delle richieste d'estradizione «ai fini dell'esecuzione della pena».

Ma questo è solo la superficie della superficie delle cose. Il punto è una dichiarata, reiterata volontà di PUNIZIONE INFINITA.

Ciò che fa venire il sangue agli occhi — e che dovrebbe provocare nausea anche in persone diversissime, in territorî esistenziali anche lontani dai nostri — è lo spettacolo indecente, osceno di FAZIONI DEL CETO POLITICO e DELLA GEOGRAFIA DELLE ISTITUZIONI DELLO STATO che — dal «mercato politico» sovradeterminato, per di più, dalle imminenti scadenze elettorali, allo SCONTRO FRA ORDINI, POTERI, CORPI DELLO STATO SEMPRE PIù COSTITUITI COME “CORPORAZIONI”, come fazioni e “cosche” che conducono senza esclusione di colpi la loro CONCORRENZA A MORTE, « COMPETITORI MIMETICI» EGUALI E CONTRARÎ COME TIFOSERÌE, NAZIONALISMI E GANG CONTRAPPOSTE, si ricompongano, CONVERGANO, CONFLUISCANO ”COME UN SOL UOMO” SU QUESTE MARAMALDESCHE OPERAZIONI.

Gli uni, gli altri, gli altri ancora, hanno fatto del terreno della GIUSTIZIA PENALE il campo di battaglia privilegiato di una sorta di “GUERRA CIVILE STRISCIANTE”, in cui L'AZIONE PENALE, divenuta idolo, feticcio, è divenuta per un verso "PROSECUZIONE DELLA POLITICA CON MEZZI DIFFERENTI” (e non solo : quasi un feticcio supremo di azione “etico-sociale”), e per l'altro TERRENO DI UNA CONTESA FEROCE, in cui le parole sono PROPAGANDA DI GUERRA.

Così, nell'identico, speculare richiamo alla «pace civile», i soggetti che incarnano, SPECULARI, MIMETICI, una CONCORRENZA A MORTE, usano NELLA CONCORRENZA MEZZI DI "GUERRA SANTA", guerra d'annientamento personale, fatta di CRIMINI DI PROPAGANDA DI GUERRA, nel DISCONOSCIMENTO CHE QUANTO PIù NE PRATICA LE FORME COME "CONCORRENZA SPECIALE", TANTO PIù DEVE ESORCIZZARNE LO SPETTRO...

In questa temperie, si accusano gli uni/gli altri delle peggiori nefandezze, di crimini, di corrività con i crimini peggiori, di fellonìa nei confronti delle istituzioni, di “alto tradimento contro la Costituzione", nonché la Morale, il Bene Comune, l'Umanità...

Sono costoro quelli che poi si ricompongono in una SINISTRA CONSOCIAZIONE, in una UNION SACRÉE FRA GENTE CHE SI ACCUSA UN GIORNO SÌ E L'ALTRO PURE DI ESSERE I PEGGIORI TAGLIAGOLE ; è gente — a loro dire — di questa risma che si impanca a Soloni e Catoni, a garanti del “diritto delle vittime a che la ricerca di quelli da punire non abbia mai fine”...

Tutto questo, non dovrebbe dare il vomito, in primo luogo alle moltitudini “dei movimenti”?
Nessuno si illuda che noi “scenderemo nel gorgo, muti”. Intanto, a cominciare dal terreno “tecnico-difensivo”, daremo filo da torcere, COME SEMPRE, a questi avvoltoî. Per anni li abbiamo messi in scacco, e non è affatto detto che sia venuto il momento in cui hanno via libera e partita vinta.

«ER», LUI, il personaggio di Kafka, schiacciato tra il “futuro anteriore” che lo artiglia da dietro, e il “dopo” da davanti, TROVA LA FORZA DEL SALTO, della LINEA DI FUGA verso l'alto.

Tante cose ci interessano, ci richiamano all'applicazione critica, alla ricerca, al terreno della lotta. Poi, periodicamente, veniamo brutalmente costretti a non “guardare le stelle”, e ad applicarci accanitamente al nostro ‘LOCALE’, al nostro 3SPAZIO DI PROSSIMITÀ”.
Fosse per noi, spazieremmo più largo ; ma — IN FORZA DI NECESSITÀ — poi che ci cercano, E DOVE CI CERCANO, CI TROVANO E CI TROVERANNO.

Poi che niente uccide come il ridicolo, non vogliamo certo essere dei Rodomonti velleitarî ; resta, che possiamo far pagare dei costi politico-sociali, dei “prezzi morali” assai elevati a dei poteri costituiti, centri di potere, “botteghe” elettorali, ‘racket politico-culturali” in vertiginosa caduta di legittimità. Svelando, semplicemente, la LORO insensata ferocia. “ ”

10. febbraio 2004

Oreste Scalzone
Massimo Cappitti
Paolo Godani

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