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[g8] alla sbarra senza Pericu
by da Il Manifesto Wednesday, Mar. 10, 2004 at 4:00 PM mail:

G8, alla sbarra senza Pericu Il comune di Genova escluso dalle parti civili nel processo ai 25 accusati di devastazione «Sindaco, chieda scusa» Lo dicono Agnoletto, i Disobbedienti e il Prc, che era uscito dalla giunta dopo la scelta di costituirsi contro i 26. E Pericu: «Non devo scuse»

AUGUSTO BOSCHI
GENOVA
«Adesso Pericu chieda scusa». A sinistra e nel movimento no global il coro è pressoché unanime dopo che il presidente della seconda sezione penale del tribunale di Genova, Marco Devoto, ha dichiarato nulla la costituzione di parte civile del comune di Genova nel processo ai venticinque manifestanti accusati di devastazione e saccheggio per i fatti del G8 del 2001. L'iniziativa, vale la pena ricordare, aveva provocato una crisi nella maggioranza guidata da Giuseppe Pericu, con tanto di uscita dalla giunta dei due assessori di Rifondazione comunista. E ieri, via via che l'avvocato spezzino Roberto Lamma, difensore di due giovani siciliani, esponeva in aula le ragioni del suo no all'intervento del comune, si è capito che il primo cittadino di Genova è incappato in una gigantesca buccia di banana e difficilmente si sarebbe salvato dallo scivolone. La costituzione della giunta Pericu è stato bocciata per la troppa genericità. «Manca totalmente l'esposizione delle ragioni che giustificano la domanda», si legge nell'ordinanza che liquida quell'«atto dovuto», così lo chiamano in comune, che è stato il tormentone politico genovese delle ultime settimane. In sostanza il tribunale ha rilevato che la pretesa del comune non si riferiva a specifici danni patiti dall'amministrazione, ma all'intero capo d'accusa.

«E' incredibile che, oltre all' errore politico insito nella decisione di costituire parte civile il Comune di Genova al processo per i fatti relativi al G8, il sindaco Pericu sia incorso in un così grave errore giuridico, che conferma la strumentalità della sua decisione», ha commentato il capogruppo di Rifondazione comunista in commissione giustizia, Giuliano Pisapia. «Sarebbe bastato tenere conto delle indicazioni che gli provenivano da più parti - ha ricordato Pisapia -, quale ad esempio di essere presente nel processo in qualità di parte offesa, per avere un ruolo senza però sostenere di fatto l'accusa nei confronti di imputati che finiscono per essere dei capri espiatori rispetto a quanto successo a Genova, a quelle giornate in cui sono stati violati, da chi oggi non siede sul banco degli imputati, le regole base di uno stato di diritto».

Scontata la soddisfazione delle difese. Scontata anche la reazione del sindaco che, prima della seduta del consiglio comunale, ha ribadito il suo punto di vista: «Non abbiamo ancora letto i motivi del rigetto, ma l'accusa di genericità mi sembra infondata. La nostra tesi era che, avendo avuto il risarcimento dei danni dallo stato, dovevamo chiederli per risarcire lo stato stesso - ha detto Pericu - e se il tribunale dicesse che non dovevamo costituirci perché già risarciti, sarei felicissimo.

Se Pericu si rifugia nella certezza di aver solo compiuto «un atto dovuto», puramente «tecnico», da parte di Rifondazione piovono critiche e richieste di scuse: «Dovrebbe fare un atto di scuse nei confronti della città e del movimento, ma soprattutto dovrebbe avere un forte ripensamento politico», ha detto Bruno Pastorino, segretario provinciale genovese di Prc che da subito aveva contestato la teoria dell'«atto dovuto». «Una teoria arzigogolata - insiste Pastorino - che faceva a pugni con la giurisprudenza e con il parere di molti insigni giuristi, che ha prodotto una grave frattura politica sul tema dall'alto valore simbolico quale è stato e resta il G8». E le scuse pubbliche del sindaco le chiedono un po' tutti: le chiede l'ex portavoce del Gsf, Vittorio Agnoletto; le reclamano i disobbedienti che vanno anche più in là: «Adesso siamo noi parte civile e il sindaco ci deve risarcire» affermano le ex tute bianche che, come risarcimento, chiedono che piazza Alimonda sia ribattezzata piazza Carlo Giuliani o un cippo che ricordi la morte del ventitreenne genovese ucciso da un carabiniere. Pericu ha risposto a chiare lettere: «Non credo di dover credere scusa a nessuno». E ha dovuto fronteggiare anche le opposizioni di destra, che reclamavano le sue dimissioni.

«Dalle crisi possono nascere opportunità - ha detto invece il senatore dei Verdi Francesco Martone - Oggi il comune deve rilanciare un impegno per la verità e la giustizia, costituendosi parte civile per i processi sui fatti della scuola Diaz e Bolzaneto». E Pericu ha già detto che lo farà, ma solo se ci saranno da chiedere risarcimenti per danni alle cose e non morali o di immagine. Vedremo. Ad ogni buon conto, nella richiesta di rinvio a giudizio per i 29 funzionari e di polizia accusati dell'assalto alla scuola e delle false molotov, il comune è indicato come persona offesa per il danneggiamento dei computer del media center, che erano di sua proprietà.

Nel processo ai venticinque manifestanti, ieri, sono state escluse dalle parti civili anche due banche (Area Banca e Abc) per vizi formali dell'atto. Ammesse, invece, Cassa di risparmio di Genova e San Paolo Imi. Tra le parti civili ci sarà anche Filippo Cavataio, il carabiniere che guidava il defender dal quale il commilitone Mario Placanica esplose il colpo che uccise Giuliani, il 20 luglio 2001.




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