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sciopero
by resistenza ultras terni Saturday, Mar. 20, 2004 at 5:47 PM mail:

Un corteo nel corteo, uno sciopero nello sciopero, visto che lo spezzone organizzato dalla Brigata Germinal Cimarelli e da Resistenza Ultras, ritrovatosi dietro lo striscione + lotta –concertazione + lavoro – promesse, ha visto l’adesione di un migliaio di compagni provenienti dalle più differenti realtà uniti dalla certezza che solo abbandonando la logica della delega e iniziando a praticare la lotta in prima persona si possa cambiare un mondo che predica pace e fa le guerre, che invoca giustizia sociale e distribuisce fame miseria e sottomissione, che si dice democratico e si rivela totalitario



Sciopero
I benpensanti attraverso un incessante tam tam mediatico fatto di luoghi comuni e di moralismo ipocrita pretendono che gli ultras si occupino esclusivamente delle sorti della propria squadra del cuore tifando civilmente dalle loro curve e stando attenti da una parte a non confliggere con gli ingenti profitti del calcio tutto tv e bilanci in rosso, e dall’altra di sottostare silenziosi al volere delle forze dell’ordine investite ogni giorno di più di poteri straordinari donati dai legislatori dei palazzi romani. Lor signori tutto giacca, business, cellulari e cravatte a pois avranno sobbalzato increduli sulle loro comode poltrone nel vedere venerdì 6 febbraio 2004 Resistenza Ultras inondare le vie di Terni per stare al fianco dei lavoratori in lotta delle Acciaierie minacciati dallo strapotere della multinazionale Thyssen Krupp e non certo aiutati fino ad oggi dall’arrendevolezza di un sindacato che solo di fronte a 900 licenziamenti ha trovato il “coraggio” di mobilitarsi. Resistenza Ultras è scesa in piazza per stare al fianco dei lavoratori in lotta e ricordare loro che tutte le conquiste della classe operaia (dal diritto al lavoro ai diritti nel lavoro) si sono ottenute grazie alla lotta (dura e sanguinosa) e non grazie a tavoli pregni di concertazione il cui unico risultato (basta vedere la perdita di diritti della classe operaia italiana negli ultimi 15 anni) è quello di dare sempre più forza ai padroni e di sacrificare la coscienza operaia alle necessità sistemiche del capitalismo contemporaneo. Un corteo nel corteo, uno sciopero nello sciopero, visto che lo spezzone organizzato dalla Brigata Germinal Cimarelli e da Resistenza Ultras, ritrovatosi dietro lo striscione + lotta –concertazione + lavoro – promesse, ha visto l’adesione di un migliaio di compagni provenienti dalle più differenti realtà uniti dalla certezza che solo abbandonando la logica della delega e iniziando a praticare la lotta in prima persona si possa cambiare un mondo che predica pace e fa le guerre, che invoca giustizia sociale e distribuisce fame miseria e sottomissione, che si dice democratico e si rivela totalitario. Uno spezzone volutamente senza musica né ballerini biancovestiti che ha deciso di portare in piazza i contenuti rinunciando all’apparenza mediatica, che ha deciso di stare con i lavoratori senza stare con i sindacati concertativi, che ha colorato la città di rabbia senza andare contro la città, che ha rivendicato le sue radici portando in piazza le bandiere rosse e i tricolori dalle stelle rosse in ricordo della brigata garibaldina territoriale. In ricordo di una Italia Partigiana impegnata nella lotta di liberazione dall’occupazione tedesca, nella lotta di classe contro il padronato (in camicia nera), nella guerra civile contro la “patriottica” teppaglia fascista prima e repubblichina poi.
Semmai ce ne fosse stato bisogno Resistenza Ultras ha dimostrato ancora una volta che essere ultras non significa semplicemente dotarsi di sciarpetta e tamburi per cantare 90 minuti la domenica, ma significa vivere criticamente e a modo nostro le mille contraddizioni che ci presenta la società contemporanea, sia nello stadio che fuori dalla stadio.
Semmai ce ne fosse stato bisogno si è dimostrato che se c’è un mondo lontano dall’essere ultras, questo mondo non è quello delle manifestazioni di piazza, non è quello che si oppone dal basso allo strapotere delle multinazionali, non è quello che marcia contro la guerra e contro le basi militari USA, non è quello che lotta per i diritti dei migranti e delle classi più deboli, ma è proprio il mondo del calcio moderno. Il calcio di Galliani, e Carraro, il calcio di Tanzi Cragnotti e Berlusconi, il calcio dei bilanci truccati, dei conflitti di interessi, degli scandali doping, delle Pay TV, delle diffide triennali senza bisogno di dimostrazione di prove, delle firme in questura senza pensare ai principi costituzionali, degli arresti differiti entro le 36 ore senza soffermarsi sul significato della parola libertà.
Sembrerà un paradosso ma in un mondo alla rovescia non c’è cosa più reale dell’assurdo. E’ per questo che ci siamo sentiti più ultras nella piazza al fianco degli operai che allo stadio al fianco di tifosi/allenatori, dove il calcio popolare in cui siamo cresciuti ed in cui vogliamo continuare a crescere è ormai solo uno sbiadito ricordo offuscato dagli stadi centri commerciali, dalla militarizzazione delle curve, dalla straordinarietà delle legislazioni, dal fascismo e dalla xenofobia di troppi gruppi ultras, dai profitti del grande capitale, dallo strapotere delle pay tv e dal potere assoluto demandato dalla politica alle questure.
Desiderio di libertà, bisogno di giustizia
Resistenza Ultras Terni

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