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Imam in guerra. Modelli di predicazione in sei moschee
by lancillotto Friday, Mar. 26, 2004 at 5:39 PM mail:

Predicazioni di odio

Imam in guerra. Modelli di predicazione in sei moschee d’Italia

Tranne una sono prediche che incitano all’odio. Una fine di Ramadan all’insegna della legittimazione del terrorismo islamista, in Iraq e in tutto il mondo
di Sandro Magister • ENGLISH VERSION •"


ROMA – Magdi Allam, egiziano, da molti anni in Italia, specialista del mondo arabo e musulmano, ha pubblicato il 30 novembre un’importante inchiesta sul “Corriere della Sera”, il primo quotidiano italiano, di cui è vicedirettore.

In essa ha trascritto alcuni passaggi delle prediche pronunciate da sei imam di moschee italiane il 21 novembre, ultimo venerdì del mese di Ramadan, e il 25 novembre, festa di Id Al Fitr.

Le prediche che cadono in queste date sono quelle di massimo ascolto, in sale gremite. Eccone un’antologia città per città:

NAPOLI

Amar Sahounane, algerino, imam della moschea di piazza Larga al Mercato:

“Così come gli ebrei e i cristiani avevano l’autorizzazione divina quando in passato guerreggiavano, anche gli islamici oggi hanno l’approvazione divina per le azioni che ritengono opportune [come i massacri di Nassiriya, 12 novembre, e di Istanbul, 15 e 20 novembre].

“L’occidente sta provocando più vittime di quante ne abbiano fatte le due guerre mondiali messe assieme. Quindi la nazione musulmana deve reagire per difendersi.

“Se non ci sarà un cambiamento di rotta da parte dell’occidente, questo e i paesi musulmani che lo seguono saranno colpiti da gruppi di fratelli musulmani che ormai si sono riuniti sotto il vessillo di autorevoli personaggi [come Osama Bin Laden] ben noti al mondo intero e che tanto scuotono l’occidente”.

FERMO

Abdellah Labdidi, imam della moschea Er Rahma di Fermo, provincia di Ascoli Piceno:

“I recenti attentati di Riyad non sono riconducibili alla jihad, perché i mujaeddin di Al Qaeda non ammazzano donne e bambini. Ma sono opera della Cia [Central Intelligence Agency] per accrescere nell’opinione pubblica occidentale il rancore verso gli islamici. Gli infedeli distorcono forzatamente i riferimenti alla jihad, che sono insiti nel Corano e fanno parte della sua divulgazione, per incriminare gli imam e colpevolizzare le comunità islamiche.

“Invece gli attacchi contro gli invasori anglo-americani-italiani in Iraq e in Afghanistan sono da ricondurre alla jihad difensiva perché rispettano i dettami coranici”.

BOLOGNA

Said Mahdi Nasr, egiziano, imam della moschea El Nur del Centro culturale islamico di via Massarenti:

“Il martirio [di coloro che combatterono e morirono con Maometto durante il Ramadan] è stato ampiamente ricompensato dal Profeta perché sono morti per una giusta causa, in un periodo sacro per noi e in paradiso Dio li ha riempiti di gloria”.

PESARO

Ahmed Afilla, imam del Centro culturale islamico di Pesaro e Urbino:

“La jihad viene utilizzata dal mondo occidentale per attaccare la religione islamica. Noi condanniamo ogni forma di terrorismo, anche quello proveniente dai paesi occidentali”.

ANCONA

Nour Dachan, siriano, imam della moschea di Ancona e presidente dell’Ucoii, Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia:

“Condanniamo gli attentati terroristici perché parte di una strategia vergognosa. Ma chiediamo il ritiro immediato del contingente militare italiano e la fine dell’occupazione militare dell’Iraq, inquadrati in una logica imperialistica dell’America”.

MILANO

Mahmoud Asfa, imam della Casa della cultura islamica di via Padova:

“La religione musulmana è un anello di una catena che la unisce alle altre religioni. L’islam predica il rispetto delle altre civiltà e culture. L’islam vuole la pacifica convivenza con i cristiani e gli ebrei. L’islam è contro il terrorismo di Riyad, Nassiriya e Istanbul. I soldati italiani [in Iraq] sono messaggeri di pace. L’islam rispetta le chiese e le sinagoghe allo stesso modo con cui noi musulmani rispettiamo le moschee”.

[A questo punto circa trenta fedeli si sono alzati e hanno abbandonato la sala].



* * *

A parte l’ultima che fa eccezione, le prediche sopra citate legittimano in vario modo il terrorismo islamista, esaltano la guerra santa e il “martirio”, attaccano l’occidente e Israele.

Lo scorso giugno analoghi accenti erano risuonati sotto le volte della Grande Moschea di Roma patrocinata dall’Arabia Saudita e da altri regimi arabi cosiddetti “moderati”, ad opera di un imam ivi insediato dall’università Al Azhar del Cairo, la più autorevole di tutto il mondo musulmano.

Anche allora fu Magdi Allam a registrare la predica e a riportarne i passaggi salienti su un altro grande quotidiano italiano, “la Repubblica”. Il presidente del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, interpellato, minimizzò il fatto: “In fondo sono cose dette in una sola moschea italiana. E a dare eccessivo peso a un fatto locale si corre il rischio di compromettere il dialogo”.

Si sbagliava. Quello non era un caso isolato. L’imam della Grande Moschea di Roma, Abdel-Samie Mahmoud Ibrahim Moussa, egiziano, fu in seguito rimosso per volere del governo italiano.


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Alla Mecca un venerdì mezzogiorno
by lancillotto Friday, Mar. 26, 2004 at 5:43 PM mail:

Alla Mecca un venerdì mezzogiorno. Ad ascoltare la predica modello
Dalla città del Profeta, un sito web seleziona il meglio dei sermoni nelle moschee e lo invia agli imam di tutto il mondo come guida per la predicazione. Contro gli ebrei, i cristiani, l’Occidente. Da non perdere

di Sandro Magister • ENGLISH VERSION •







(Da “L’espresso” n. 48 del 21-28 novembre 2002, titolo originale “Trincea moschea”)


La maratona islamica dell’imam Wajdi Hamzah Al Ghazzawi è cominciata tre anni fa con partenza dalla Mecca. «Ho visitato i più celebri imam di tutto il mondo e ho illustrato loro la mia proposta. Alcuni li ho trovati entusiasti. E questi sono i risultati: tremila imam di 62 nazioni visitano ogni settimana il mio sito web in arabo. Con la versione inglese conto di raddoppiare».

L’ha chiamato Al-Minbar il nuovo sito, parola che in arabo vuol dire pulpito di moschea. È il pulpito dal quale ogni venerdì a mezzogiorno, in tutto il mondo, gli imam pronunciano la khutbah, il discorso che orienta la vita e la mente di un miliardo di musulmani. Al Ghazzawi ne ha raccolti a migliaia di questi discorsi del venerdì, li ha fatti vagliare da otto teologi di prim’ordine, sauditi come lui, e ora man mano li mette in rete: «Come modelli di giusta predicazione. Per tutti gli imam che hanno necessità di elevare la qualità e la profondità dei loro discorsi».

Ma non solo gli imam. Grazie ad Al Ghazzawi e ai suoi dottori del Corano, chiunque può oggi penetrare in questo mondo sino a ieri sconosciuto o precluso. Anche se infedele. Da una moschea all’altra in un viaggio virtuale: da Gerusalemme a Medina fino all’inviolabile Mecca. Con a portata di mouse, e per la prima volta svelato, il top della predicazione musulmana secondo i canoni del wahhabismo saudita, la corrente superortodossa, il cui controllo sulle moschee di tutto il mondo è sempre più pressante.

I mistici non s’illudano. La khutbah del venerdì non è mai rarefatta e spirituale. Le moschee sono luogo politico per eccellenza. Da lì sono partite tutte le rivoluzioni. È lì che si proclama lo jihad, la guerra santa. Nel mondo arabo, quasi sempre chi pronuncia la khutbah è autorizzato dallo Stato. E il suo testo è vidimato. Dalla Mecca, un sito come Al-Minbar non può nascere e vivere senza l’imprinting della monarchia dell’Arabia Saudita.

E allora non sorprende che Al-Minbar abbia una sezione speciale sulla Palestina. Con raccolti i discorsi modello sul tema. Tutti graniticamente concordi nell’elevare a dogma l’odio contro gli ebrei, nell’esaltare il «martirio» dei terroristi suicidi, nello sconfessare qualsiasi accordo negoziale, nel predicare come unica soluzione finale la cancellazione di Israele.

GLI EBREI

In alcune khutbah, Israele e gli ebrei non sono nemmeno chiamati per nome. Sono «l’entità criminale», sono «la nazione di porci e scimmie». L’odio e l’inimicizia nei loro confronti sono predicati con la forza di un imperativo teologico «a gloria di Allah». Sono «malvagi e traditori da sempre» e meritano solo guerra. Ma non una guerra qualsiasi, come vorrebbero «i nazionalisti che combattono per la terra, gli oliveti, gli aranci e i cocomeri». «Il divino comando è per una guerra religiosa, combattuta per null’altro se non per i principi dell’islam».

Di ogni khutbah, Al-Minbar dà il nome dell’imam che l’ha pronunciata. E del luogo. Le più autorevoli sono quelle delle tre città sacre, nell’ordine La Mecca, Medina e Gerusalemme, e delle moschee prime per antichità: della Kaaba alla Mecca e di Al Aqsa a Gerusalemme, sopra la città vecchia. Il sacro primato di questi luoghi è richiamato di continuo ed è esso stesso un messaggio politico. Lo Stato d’Israele è definito inaccettabile per principio: ricade in quella terra sacra «che ha uno statuto speciale tra le terre musulmane e che oggi comprende la Palestina, la Siria, il Libano, la Giordania, e parti dell’Arabia Saudita e dell’Iraq».

Il falso antisemita intitolato “Protocolli dei savi di Sion”, dato per autentico, viene citato a prova del disegno ebraico d’impadronirsi del mondo. In combutta con la massoneria, ma più ancora «con le benedizioni dei cristiani e dell’Occidente», nonché delle Nazioni Unite e di quei «musulmani solo di nome, ciechi» che confidano nei processi di pace israelo-palestinesi senza vedere che essi sono «soltanto una variante del piano sionista di dominio universale». Tutto congiura contro le nazioni islamiche, sotto ogni cielo: «le repubbliche musulmane dell’ex Unione Sovietica possedevano le armi nucleari, ma l’Occidente gliele ha strappate per darle ai cristiani ortodossi russi».

Tutta la lode va invece ai «martiri» musulmani, ovvero ai terroristi suicidi, mai però designati così. Sono loro i «benedetti», mentre «veri terroristi» sono definiti gli ebrei. Il loro martirio «è il miglior sentiero per il paradiso». Là ciascuno di essi, «come dice il Profeta, avrà settantadue fanciulle e potrà intercedere per settanta suoi famigliari che altrimenti sarebbero destinati all’inferno».

L'OCCIDENTE

Questo nell’aldilà. Perché su questa terra c’è già l’inferno degli infedeli. Le loro conferenze internazionali per il controllo demografico sono «propagazione di licenziosità, sodomia, matrimonio di gay e lesbiche». Tutto per distruggere «la vera minaccia che li atterrisce: la crescita di popolazione dei paesi musulmani, l’islamizzazione del mondo».

Numerosi discorsi del venerdì prendono di mira l’allentamento dei costumi in casa islamica: le donne che non si coprono come dovrebbero; che si mescolano in pubblico al sesso maschile; che rinviano l’età del matrimonio; i giovani che tirano tardi la notte; le famiglie che vanno in vacanza nelle nazioni infedeli; tutti che si lasciano incantare dagli spettacoli televisivi via satellite. E poi le gare sportive internazionali: diseducative perché «sradicano il naturale odio dei musulmani contro i miscredenti». E poi le feste importate: il pesce d’aprile «inventato in Spagna per prendersi beffe dei musulmani», san Valentino ovvero «il giorno dell’immoralità e della prostituzione», il Natale che «condanna all’inferno chi vi partecipa»: vietati gli auguri, vietati i doni, vietato tutto. Perché dietro c’è Satana. C’è l’Occidente, «civiltà senz’anima a detta dei suoi stessi intellettuali».

I CRISTIANI

E il dialogo interreligioso è la più insidiosa delle tentazioni. Le khutbah sono concordi nel condannarlo senza remissione. Perché sotto l’insegna dell’«amicizia islamocristiana», spiegano, si cela la trappola «nella quale cadono anche molti che si credono musulmani», dimentichi che «Allah ha proibito al Profeta e ai credenti di invocare perdono per gli infedeli, anche se fossero loro parenti».

Per questo ogni idolo dev’essere distrutto. Bene hanno fatto i talibani d’Afghanistan a bombardare i Budda. È comando di Allah. L’islam è la sola vera religione ed è l’unica ad avere il diritto di cancellare le diverse da sé. Può concedere che dentro le chiese i cristiani suoi sudditi tengano le loro immagini: ma che nulla appaia all’esterno. E passi per le Piramidi d’Egitto: «troppo grandi per essere distrutte, anche se un califfo ci provò». Quanto alla Sfinge, s’è salvata «solo perché coperta dalle sabbie».

I FALSI MUSULMANI

Ma poi c’è il nemico interno: i musulmani del partito sciita, andati al potere in Iran con Khomeini ma numerosi (e perseguitati) anche in Iraq e nella penisola arabica. Contro di loro le khutbah sono di una veemenza inaudita. Gli sciiti «sono la creazione più malvagia che abbia messo piede sulla terra». «Vivono da sempre in falsità e ipocrisia». «Si alleano con miscredenti e politeisti per aggredire i musulmani». «I loro capi in Iran comandano alcuni una cosa, altri la proibiscono, per confondere tutti». «Sono persiani che hanno in odio e inimicizia gli arabi, fino ad allearsi con gli ebrei contro di loro». «Il loro sistema dottrinale e pratico è costruito per distruggere l’islam dalle radici». Conclusione: «È giunta l’ora di strappare il falso velo della rivoluzione iraniana. Essi hanno cambiato il Corano, hanno mentito contro il Profeta, hanno maledetto i suoi compagni, la menzogna è parte della loro fede. È mai possibile che siano musulmani? Se gli sciiti, nella loro storia, sono passati tra tante disgrazie e umiliazioni, questa è la ricompensa delle loro azioni».

E queste sono le khutbah modello. Le raccomandate dalla Mecca. Pronunciate da imam di chiara fama. Quelle che in Occidente sarebbero le omelie di un Karol Wojtyla o di un Carlo Maria Martini.

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The Menace of the Jews
by ulteriori informazioni Friday, Mar. 26, 2004 at 5:50 PM mail:

http://www.alminbar.com/khutbaheng/819.htm
Per capire l'islam ulteriori delucidazioni si possono trovare al sito sopracitato. Che ne dite voi buonisti di queste prediche?

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by & Friday, Mar. 26, 2004 at 6:05 PM mail:

...hai mai letto la bibbia?
e israele cosa sta facendo?
ma non vivi bene te!

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