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http://italy.indymedia.org/news/2002/05/51635.php Invia anche i commenti.

la contraddizione dei black block
by otxandio II Saturday, May. 11, 2002 at 4:54 AM mail:

contributo di indymedia euskalerria a Cinisi

Bisogna essere attenti alle critiche che di solito si fanno sull’atteggiamento o strategia di certi gruppi che lottano insieme a noi, cioè, che sono anche i nostri compagni, e sulla condivisione delle stesse idee o scopi da giustizia sociale e libertà.

I contesti sono diversi e si deve capire che, chi lotta nei Paesi Baschi, in Palestina o in qualsiasi posto per una società giusta e per la libertà del suo popolo, sabotando le imprese di lavoro temporale o davanti ai carri armati contro l’occupazione delle sue terre, è una lotta giusta. La stessa cosa vale per l’occupazione delle terre dei contadini Senza Terra in Brasile, nella lotta per la riappropiazione dei suoi strumenti di sopravvivenza. Quindi, in un contesto di lotta globale contro il capitale ci sono scelte di politica diverse per problemi complessi che bisogna capire alla base, senza fare delle critiche sempliciste.





In questo senso, arriva la nuova forma di lotta contro i centri di poteri, cioè, il corporativismo finanziario che ha una essenza dinamica, ma anche una struttura chiara rappresentata da organizzazioni come il WTO, IMF, BM, la NATO, ecc. Contro i quali si è sviluppata una lotta plurale ma in una stessa direzione, che é quella di segnalare ai colpevoli di questa strage mondiale con la complicità dei media che diventano servi del capitale globalizzato.

Siamo dunque davanti a un nemico con diverse facce ma con un unico scopo che è quello di mettere sotto controllo tutte le espressioni di rivolta contro questo sistema imperiale che oggi ha delle dinamiche più complesse.

Allora bisogna essere insieme per riuscire a offrire proposte che rovesciano l’attualità, e così, fare delle critiche costruttive a tutti quei compagni che ogni giorno danno il meglio di se stessi in queste vicende veramente eroiche.

Non dobbiamo dimenticare mai che la violenza strutturale è sempre più cattiva, più miserabile, di qualsiasi risposta di legittima difesa. Non dimentichiamo anche, che a Genova dopo il 20 di luglio c’era un sentimento di identificazione con qualsiasi forma di lotta. In più, tutto quello che si è visto a Seattle, Praga, Barcellona, Genova, ecc. non ha per niente raggiunto il livello di violenza che si è sviluppato prima del 1998 in altri posti del mondo, come in America Latina, Africa e Asia, che sono stati zittiti dai servi dei media, più che da altri.

“Tutti siamo black block”. Non è una frase creata dal nulla, è una frase che viene dall’esperienza di tanti compagni che cercano di cambiare la tendenza di un crimine organizzato che oggi si chiama globalizzazione, di cambiarlo per un altro mondo veramente necessario.

Se la polizia ha utilizzato questa forma estrema di lotta, se i media utilizzano questo per criminalizzare tutto il movimento bisogna stare attenti. Però la lotta a livello di strada e ancora necessaria e giusta in tutti le sue espressioni, anche arrivando all’estremo che si ritiene necessario. Dunque la lotta per la sopravvivenza non ha confini, i compagni sono sempre compagni e noi non dobbiamo mai diventare il loro boia.

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