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L'America si chiede: "Persa la guerra, come salvare l'onore?" Momento epocale.
by mazzetta Sunday, May. 09, 2004 at 6:47 PM mail:

Richard Hollbrooke: "Ora dobbiamo ammettere che la posizione americana è insostenibile" N.Y. Times: "E dopo le scuse?.........." Il. Gen. Maggire Charles H. Swannack Jr., comandante della leggendaria 82nd Airborne Division: "Strategicamente stiamo perdendo....". La guerra puo' essere vinta militarmente, solo molto dopo che il popolo americano



Si fa avanti nei politici americani la convinzione che la vicenda delle foto significhi la fine dei piani e delle attese americane sull'Iraq, almeno nei termini nei quali erano pronunciati fino alla settimana scorsa.
La guerra potrà essere vinta militarmente, solo molto dopo che il popolo americano si sarà stancato di sostenerla.
Gli iracheni ostili sembrano in grado di reggere a oltranza e di combattere qualsiasi governo fantoccio, la stess possibilità di mantenere a lungo basi americane in iraq pare tramontare di fronte all'evidenza.

Lo stupore americano non è per le torture, ma per la constatazione che la guerra è stata persa nel giro di una settimana sul terreno più difficile, quello dell'apparente primato morale.

Da molti, e da molto tempo, questo supposto primato è contestato confrontandolo con realtà desolanti. Il controllo dei mainstream, i flussi della comunicazione, affidato a sacerdoti che non hanno nulla da invidiare ai talebani, in quanto a fanatismo, ha ceduto di schianto in quest’occasione, ma gia da qualche tempo faceva acqua, troppa acqua.

Mai come in questa settimana Bush è apparso simile a Saddam Hussein, torture e rappresaglie contro la popolazione irachena, molti si chiedono, senza ironia, dove sia la differenza.

Il sistema verso il quale si spinge la politica planetaria, ed il gruppo di potere che ne sostiene l'attuazione, pagano l'insostenibilità pratica di una truffa spacciata per ideologia.
L'arroganza assurta a sistema, la negazione della verità e della dignità delle opinioni altrui; il costante impoverimento dei tessuti sociali, ovunque sul pianeta, non potevano che generare mostri.

Combattere la cultura, ostacolare l'alfabetizzazione, promuovere la diffusione di un sistema di valori puramente mercantili, eliminare i diritti collettivi e le protezioni al bene comune, e ai deboli, porta inevitabilmente alla crescita del tasso di "incivili" sulle strade che percorriamo ogni giorno.

Persone che non possono godere dei vantaggi accumulati nei millenni dalla cultura umana, percorsi da insicurezze mostruose, sempre in balia del prepotente di turno, persone con nulla da perdere.

Il caso delle torture diventa allora la dimostrazione di un evento nel quale convergono parecchi tratti caratteristici del nostro tempo, la fotografia che risulta è, per gli americani e anche per parecchi altri, quella di un momento nel quale ci si accorge che tutto è molto diverso da come si credeva che fosse, la cruda realtà.

La cruda realtà parla di società che non sanno educare i propri figli, i propri cittadini.
La realtà parla e spiega, con l'evidenza, che la guerra è un atto "politico" per eccellenza; demandarne l'esecuzione al "business" è, oltre che immorale, profondamente controproducente.
Una guerra deve essere condotta seguendo un filo ininterrotto di motivazioni e di stili comportamentali, in particolare una guerra moderna assediata dall'attenzione dei media. La catena di subappalti vergognosi visti in Iraq è capace di disintegrare qualsiasi tensione morale, l'immagine che offre ai "beneficiati" dall'occupazione, e al "pubblico" mondiale, è desolante. Anche chi vive come immerso in un reality show, si accorge che qualcosa di grosso non funziona.

I soldati americani, alfieri della democrazia, non sono diversi dalla gran massa dei loro coetanei civili.
Un’ignoranza cosmica del loro pianeta, della storia, della cronaca; dotati d’invisibili baluardi etici al loro interno, fanno trionfare nelle loro rappresentazioni esteriori lo scimmiottamento di modelli da telefilm. Su di loro, improvvisa, si schianta la realtà, quella che non conoscevano, che neppure sospettavano.

Non è per nulla strano che il Pentagono, tanto attento a censurare le foto "ufficiali" delle bare dei caduti americani come a negare l'esistenza di statistiche su caduti iracheni, sia stato fregato dalla coglionaggine di questi aguzzini improvvisati.

Sono gli inconvenienti della precarizzazione, si acquisisce personale meno specializzato e motivato per pagarlo meno, alla fine, spesso, i conti non tornano.
Da che mondo è mondo, i militari coinvolti in crimini di guerra, hanno sempre tentato di nascondersi come banditi e di negare le loro azioni finché possibile.
I torturatori di tutte le epoche hanno sempre saputo che quello che facevano era un atto inumano e hanno preferito l'anonimato ed il nascondimento delle loro imprese. Se non altro per sottrarsi a possibili vendette.
Niente di tutto ciò ha sfiorato i boys & girls americani, troppo intenti a scattare i loro trofei e a scambiarseli sul web, riprodurli su disco, scambiarseli. Il fotofeticismo digitale, indotto dalla comunicazione commerciale, trabocca il muro della censura, entra nel web e da li' zampilla sui giornali, le TV, il Congresso.

Nemmeno il sospetto che qualcuno potesse usarle contro di loro.

Incredibile. Nessuno di loro temeva alcun tipo di conseguenza.


Nessuno, nemmeno tra gli ufficiali, ha ritenuto fosse il caso di far loro notare questo tipo di cautela, grave errore.
Le gerarchie militari non hanno capito che ai loro ordini hanno i soldati perfetti, completamente privi di scrupoli morali, purtroppo la loro efficienza operativa paga dazio nei momenti di relax, o di fronte ai grandi dilemmi morali che la guerra pone agli uomini.

L'immagine terrificante dei nostri "bravi ragazzi del primo mondo" è quella di persone prive di qualsiasi senso morale.
Molto più preoccupante è poi il fatto che, oltre a non "sentire" intimamente il disvalore delle loro azioni, siano evidentemente all'oscuro della rilevanza morale di tali azioni per il resto dell'umanità.
Una soldatessa coinvolta nei fatti si è detta stupita; le hanno dato da leggere la Convenzione di Ginevra, ha sottolineato gli articoli, leggendoli per la prima volta, nei quali si riconosceva descritta in comportamenti proibiti.
Al termine della lettura ha ammesso di averne violati, e visti violare: "Un sacco...."
Solo allora ha cominciato, vagamente, a capire.

Questa è la vera Caporetto americana, paradossalmente la guerra irachena è un sotto-problema, un evento in un quadro fuori controllo.
Gli Stati Uniti perdono in questa settimana il loro primato morale.
Si sono dimostrati incapaci di crescere e formare i loro cittadini, si sono rivelati per un enorme paese in balia del denaro e poco più. Nessuna moralità, solo primato militare, ormai nudo.
Un brivido percorre l'occidente, dalle autostrade informatiche la verità è finita sulle tavole delle famiglie,
di tutto il primo mondo, che dovrebbe porsi parecchie domande a questo punto. Tutto cio' è inevitabile?

Tante domande senza risposte, come quella di oggi sul N.Y.Times: "E dopo le scuse?".

Proprio così, dopo le mezze scuse che si fa?

E' cambiato tutto, all'improvviso, ci si riconosce colpevoli, stupiti come gli stessi torturatori.

Anche chi conduce la danza sui media è perso, la linea ufficiale, esile e ancora piu' irritante, non offre appigli di fronte allo sfascio, allo sperpero del proprio onore.
Si, l'America ammette di aver perso l'onore, e si chiede se ormai sia possibile recuperarlo.

Il resto del mondo si chiede chi abiti nella casa di fianco alla propria, quali mostri stia creando il modello sociale mercantile ed elitario spacciato per geniale intuizione dai venditori di fumo, dai nani e dalle ballerine, che presto troveremo sulle schede elettorali.

Nessuna idea, nessuna cultura comune, se non il vuoto culturale e morale.
Tutto è solamente in balia dei progetti di chi vuole moltiplicare il proprio denaro, fine delle regole.
Caporetto.

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