[...]La tesi è così banale e fessa che non ci sarebbe bisogno di commentare: la faccia della signorina England, che tortura la gente per pagarsi il college, la dice già abbastanza lunga sulla qualità della vita che ci aspetta nel Nuovo Secolo Americano[...]Ma più che ricamarci sopra con la dialettica, è forse il caso di porre - per una volta - un vero problema politico: finché nessuno spiega bene cosa fa marcire le mele, la tesi delle mele marce non regge.[...]Argomentare. Signorini del partito americano d'Italia, queste famose mele marce da dove vengono, così numerose (e così tanto marce)? Non verranno per caso direttamente dall'albero?
CONTRORDINE - La guerra delle mele marce - ALESSANDRO ROBECCHI http://www.ilmanifesto.it/oggi/art50.html
Il partito americano italiano sembra un po' in difficoltà, c'è da capirlo. Se ammazzi la gente con la scusa di portare la democrazia, non puoi farti le foto ricordo nel lager, vestito da kapò con i prigionieri al guinzaglio.
Niente paragoni storici, per carità, ma una cosa è certa: la tua credibilità di liberatore si offusca un bel po' se ti comporti come Kappler e hai la faccia di Rumsfield.
La tesi prevalente, ora - scritta in un editoriale sul prevalente settimanale del premier e sua fanzine personale, l'unico settimanale che cotona i capelli al suo editore - sarebbe che si tratta di «mele marce».
Sapete tutti com'è la storia: quando ti beccano io non ti conosco e tu sei una mela marcia, vergogna, mi rovini la reputazione, ti caccio a calci nel culo, chiedo scusa a tutti... e assumo subito un altro kapò.
La tesi è così banale e fessa che non ci sarebbe bisogno di commentare: la faccia della signorina England, che tortura la gente per pagarsi il college, la dice già abbastanza lunga sulla qualità della vita che ci aspetta nel Nuovo Secolo Americano.
Ed è comunque la faccia di una guerra persa.
Ma non demordo. Questa cosa delle mele marce m'interessa, è una teoria che mi affascina.
Si potrebbe cominciare dall'inizio: i bianchi tanto devoti mettono piede sul continente e alcune mele marce sterminano la popolazione indigena e si prendono tutto.
Passa qualche anno e alcune mele marce hanno una grande pensata: ehi, sarebbe meglio avere degli schiavi che farci il culo noi, no?
Stando più vicino a noi, i liberatori cacciarono i cattivi dall'Europa, ma qualche mela marcia rase al suolo Dresda, per non dire di Hiroshima e Nagasaki di cui nessuno oggi si ricorda più.
Le mele marce ricomparvero a My Lay e nelle cose più sporche del Vietnam.
Mele marce vendettero armi all'Iraq, e poi all'Iran, e poi addestrarono squadroni della morte in tutto il sud e centro America, e aiutarono il generalissimo cileno, e pure gli argentini, in tanti Garage Olimpo che somigliano molto a Abu Ghraib. Mele marce fecero il massacro di Kandahar.
Non so i petrolieri del Texas, o i direttori di Panorama, ma un normale contadino si chiederebbe: come mai tante mele marce?
La signorina England, il suo fidanzato e tutti gli altri torturatori di via Tasso, a Baghdad, esattamente, come sono marciti?
Di lei si sa quasi tutto: è stata una ragazza normale fino a 17 anni, quando - per soldi e per girare il mondo - si è arruolata con lo zio Sam.
Quattro anni di formazione che si vedono tutti. Le urlavano nelle orecchie come in Full Metal Jacket? Cento flessioni?
Le facevano leggere la Fallaci? Dev'essere stato un training orribile.
O forse basta prendere un ragazzino del midwest, mediamente povero, mediamente ignorante, e convincerlo che appartiene al popolo padrone del mondo, razza superiore, e che il suo potere è assoluto.
Le mele marce non sembrano per niente marce quando vanno ad arruolarsi. Uno lo fa per il college, uno per l'assistenza sanitaria, un altro per il mutuo della casa.
Il soldato Jessica - che è "eroe" e non "mostro" - si era arruolata per fare la maestra.
Ecco, a proposito di cose marce: preferirei una democrazia dove per fare la maestra non ti chiedono di sparare a nessuno.
Mi viene in soccorso il noto ciccione della Cia dalle pagine del suo foglietto: «La tortura è dovunque, dunque in nessun luogo». Cioè: rubano tutti. Già sentita, tra l'altro, ed è una cosa che porta un po' sfiga.
Ma più che ricamarci sopra con la dialettica, è forse il caso di porre - per una volta - un vero problema politico: finché nessuno spiega bene cosa fa marcire le mele, la tesi delle mele marce non regge.
E' il modello di sviluppo?
E' la logica imperiale e tutte quelle pippe neocon sulla supremazia americana che tanto vanno di moda tra i dandy attempati e azzimati della destra italiana?
Capisco l'ansia di liquidare come eccezione l'ultimo show nazi degli amici americani per cui si sbandiera tanto. Però, insomma, spiegare meglio. Essere più precisi. Argomentare.
Signorini del partito americano d'Italia, queste famose mele marce da dove vengono, così numerose (e così tanto marce)?
Non verranno per caso direttamente dall'albero?
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