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by mino Friday, Jun. 11, 2004 at 11:52 AM mail:

da L'Arena del 10/06/2004


Boscomantico, esplode lo scontro politico

Centrodestra all’attacco, interrogazione al ministro: sgomberare il campo. Il Comune chiede tempo


di Maurizio Battista

Esplode lo scontro politico sull’aggressione di Boscomantico; il centrodestra va all’attacco dell’amministrazione comunale, che si difende. L’aggressione con violenza sessuale subìta da una giovane coppia di fidanzati ad opera di tre stranieri del campo nomadi di Boscomantico (uno già arrestato) è stato ieri al centro di una violenta polemica politica che sicuramente è accesa anche dal clima elettorale, ma che trova radici nelle scorse settimane quando era stato lanciato più di un allarme.
Gli abitanti di Chievo e Borgo Milano si dicono esasperati della situazione: «Da quando ci sono i nomadi non si vive più»; il Comune chiede tempo per organizzare un progetto di reintegro sociale e lavorativo di queste persone; i parlamentari fanno fioccare le interrogazioni a Roma. Nel frattempo sul fronte della sicurezza si fa quel che si può.
«Ma che cosa accadrà dopo il 30 giugno?», si chiedono in Terza circoscrizione. A fine mese scade la convenzione tra Comune e ministero della Difesa per l’utilizzo degli immobili di Boscomantico. Ma i nomadi non andranno via. Il Comune infatti chiede tempo, vuole una proroga perché non è pronto il piano di sistemazione dei nomadi. Ma proprio su questo punto l’onoreovle Federico Bricolo della Lega ha chiesto, con una interrogazione ai ministri Martino e Pisanu, che la convenzione venga revocata e gli zingari mandati via.
Katia Forte, presidente della terza Circoscrizione, militante di Forza Italia, si presenta in conferenza stampa con la locandina de L’Arena :« Me l’ha data un edicolante dicendomi: è accaduto quello che si temeva. Sì perché lo diciamo da tempo che la situazione non è sostenibile. Solo che quando abbiamo chiesto al Comune di fare chiarezza sul futuro del campo nomadi di Boscomantico, sono stata attaccata dal centrosinistra che mi accusava di cercare pubblicità elettorasle. Solo che io non sono candidata. Quando abbiamo incontrato l’assessore Pernigo, ci è stato detto che non era il luogo per discutere il tema; quando è venuta da noi l’assessore Stefania Sartori non si è riusciti ad avere risposte per la sua totale incompetenza. Gli unici che ci aiutano sono il prefetto Giovannucci e il questore Merolla. Ma dal 30 giugno che cosa succederà? Chiediamo di avere risposte subito».
Grandi risposte non ne arrivano. Il gruppo di nomadi è tra l4 136 e le 140 unità; il 70% composto da donne e bambini; da dicembre a oggi sono nati una dozzina di bimbi; gli uomini sono senza lavoro; l’attività preferita è l’accattonaggio ai semafori. Il recupero sociale e scolastico è affidato alla Comunità dei giovani.
«La nostra è una richiesta di sicurezza», dice Marco Gruberio, consigliere comunale di Forza Italia insieme con Gigi Pisa; «da mesi chiediamo soluzioni e non abbiamo nmai avuto risposte alle nostre interrogazioni».
Ci prova l’assessore Elio Pernigo, delegato alla sicurezza: «Da un mese e mezzo abbiamo aumentato la presenza dei vigili sul territorio, ma di notte non spetta a noi. Il fatto accaduto è molto grave e il problema non si risolve soltanto con il controllo sul territorio da parte delle forze dell’ordine. È più complesso: di che cosa vive questa gente? Che cosa fanno dalla mattina alla sera oltre all’accattonaggio quando va bene? Il problema è il lavoro, è regolarizzarli».
Alla presidente Katia Forte replica direttamente l’assessore Sartori: «Il Comune ha risposto più volte alla presidente Forte che si passa da una fase emergenziale a una fase organica di inclusione sociale di queste persone e auspichiamo che la concessione ministeriale delgi immobili venga confermata».
Ci vuole tempo, dunque? «L’elaborazione di un progetto con gli operatori sociali è in fase avanzata ed è quasi pronto: prevede scuola, regolarizzazione, avvio a un percorso lavorativo». spiega Sartori, «la nostra intenzione è di aprire un tavolo intercomunale perché l’accoglienza dei Rom sia condivisa e ripartita tra i Comuni. Però dobbiamo attendere le elezioni di rinnovo della Provincia e dei Comuni. La stessa amministrazione provinciale, di centrodestra», sottolinea l’assessore, «ha deliberato che vi sia un numero minimo di accoglienza per ogni Comune e non dimentichiamoci che nel 2007 i rumeni saranno cittadini dell’Ue a tutti gli effetti».
Sul tavolo del sindaco c’è già l’interrogazione del capogruppo della Lega Flavio Tosi, che ieri ha fatto scoppiare il caso, da ieri ce n’è una parlamentare di Bricolo che chiede ai ministri Pisanu e Martino «se non ritengano opportuno avviare una procedura d’urgenza per dare mandato al prefetto e alle forze di polizia di sgombrare immediatamente l’intera zona di Boscomantico e quella non autorizzata di Forte Azzano» viste «le problematiche sociali e la palese violazione delle normative vigenti da parte degli occupanti e i conseguenti problemi di ordine pubblico che ne scaturiscono». Inotlre bricolo chiede «se non si ritenga opportuno revocare la concessione data dal Ministero della Difesa dell’area di Boscomantico al comune di Verona considerato l’utilizzo irresponsabile che ne è stato fatto».
Ma a Chievo c’è anche chi teme che si sia voluto appositamente creare un’emergenza sociale all’aeroporto per evitare che, come deciso dall’amministrazione Sironi, l’area vada venduta a gara europea per 8 miliardi di vecchie lire e rimanga invece in gestione a una società costituita due anni fa. Ma, si interroga la gentem, che progetti ci sono su questo aeroporto?

di Alessandra Vaccari

Sono stati quaranta minuti da «Arancia meccanica». Un crescendo di violenza e depravazione difficile da raccontare con le parole. Impossibile da dimenticare con gli anni che potranno cancellare il dolore fisico, ma non rimarginare ferite dell’anima e della psiche nè di lei, nè di lui.
La storiaccia della violenza a Boscomantico ha dato unghiate al cuore di molti veronesi, perché è «qualcosa» che può capitare a qualsiasi adolescente in cerca di intimità.
E i dettagli di quella nottata sono raccapriccianti, perché raccontano di una violenza premeditata, voluta. Di una cattiveria divertita.
Venerdì notte Paolo e Chiara (li chiameremo così), erano di passaggio in zona Boscomantico. Avevano voglia di stare da soli e si sono appartati in auto, in una zona tranquilla, per fare quello che tutti in gioventù almeno una volta, abbiamo fatto credendo di essere più al sicuro lontano da casa, dai genitori.
È stato poco dopo che sono arrivate tre persone, con dei tondini di ferro, quelli che si usano nella struttura del cemento armato e hanno spaccato i vetri dell’auto del giovane, che aveva le sicure abbassate. Poi hanno aperto le portiere e trascinato fuori i due ragazzi nudi.
Hanno cominciato a picchiarli con il tondino in ferro, e mentre picchiavano lui, tentavano di violentare lei. Inutile scendere in ulteriori dettagli. Se ne sono andati quando hanno terminato, lasciando i ragazzi pesti, insanguinati che sono andati poi in ospedale.
Domenica mattina il giovane è tornato sul posto, assieme ad alcuni amici. Voleva cercare il telefonino cellulare che nell’aggressione era finito chissà dove. Con i suoi amici ha cercato di ricostruire tutti i passaggi della notte di venerdì. Poi è risalito in auto. E ha notato, da dietro, in bicicletta un uomo che assomigliava a uno della banda. Anche così, visto da dietro, sembrava certamente lui. Lo ha affiancato con l’auto.
I due si sono guardati negli occhi. Da una parte stavolta l’odio, dall’altra la paura. E le sorti hanno cominciato a invertirsi.
Il romeno ha abbandonato la bicicletta sulla strada, si è gettato in un campo per scappare. Ma questa volta la vittima era lui. I ragazzi lo hanno rincorso. A mettere le ali ai loro piedi il desiderio di avere giustizia. C’era Chiara che tremava, insanguinata e pesta nei loro occhi. L’hanno preso, lui che credeva di restare impunito, che bellamente era in passeggiata, in bicicletta assieme al figlioletto. Forse è vero: si torna sempre sul luogo del delitto, anche per una sorta di autocompiacimento. Ma questa volta la spavalderia, la presunzione di restare impunito gli è costata il fermo.
I giovani hanno chiamato i carabinieri. Ma nel frattempo sul posto sono arrivati quasi un centinaio di zingari decisi a difendere il loro compagno. Oltre a sei pattuglie dei carabinieri, in supporto sono arrivati gli agenti della polizia municipale. Non è stata un’operazione facile. Il rischio che potesse degenerare era altissimo.
È andato tutto bene. L’uomo è stato «fermato», essendo trascorsa la flagranza di reato per violenza sessuale, lesioni gravissime, sequestro di persona. Adesso è a Montorio, in carcere. Stamattina avverrà la convalida dell’arresto.
I carabinieri di Verona stanno cercando gli altri complici che chissà adesso dove saranno. Certamente non a Verona.

Tre nomadi l’hanno aggredita mentre si trovava appartata con il fidanzato. Dopo che la notizia è stata diffusa, nella zona di Chievo e Boscomantico l’argomento era all’ordine del giorno: qui infatti molti veronesi non si sono rassegnati all’arrivo dei nomadi che occupano il campo proprio a due passi dalla zona dell'aeroporto. Sono davvero numerosi coloro che sostengono che da quando (nel mese di dicembre) sono arrivati i 140 nomadi che ora vivono nel campo, girare per le strade soprattutto di sera è comunque sempre un rischio, e non sono pochi d'altro canto quelli che sostengono che anche i furti sono aumentati. Chiedendosi ovviamente se si tratta solo di una coincidenza.
In ogni caso una cosa è certa: in questa zona ci sono alcuni luoghi, qualche baraccone abbandonato e cadente, qualche vecchia casa diroccata, molti sentieri non frequentati che appaiono decisamente poco raccomandabili. È anche vero però che simili luoghi non sono certo una prerogativa solo di Boscomatico. Ma la prerogativa qui, dopo l’ultimo episodio, sembra essere un sentimento di diffusa insicurezza.
«In realtà questa è sempre stata una zona tranquilla: è da quando sono arrivati i nomadi che la vita è nettamente cambiata», dicono all’aeroclub. «Abbiamo perfino dovuto pagare 6.600 euro al mese per assumere una guardia giurata per alcuni mesi, perché la situazione era diventata insostenibile e ci eravamo visti costretti a chiudere l’aeroporto. E ora, quando arrivo al mattino, verso le 8,30-9, per la strada c’è sempre qualcuno di questi nomadi che mi ferma: sono insistenti, importunano le persone, anche quelli che vanno in bicicletta e che avrebbero diritto a starsene in pace».
«Mi chiedo se era proprio necessario che violentassero una donna perché si facesse qualche cosa: è evidente che così non si può andare avanti», afferma Nicoletta, titolare del bar dell’aeroporto di Boscomantico, che preferisce lasciare anonimo il suo cognome, ma che evidentemente è convinta che ormai in questa zona la sicurezza sia un’utopia. Non la pensano però tutti così: per lo meno non la pensa così chi non abita o non lavora qui.
«Io credo che non dipenda dal posto, ma dalle ore: girare da soli la sera non è più sicuro da nessuna parte, nemmeno in città. Meglio uscire in compagnia oppure, la sera, starsene a casa: se no vuol dire che te la vai a cercare la brutta avventura», afferma Giuseppina Ammirati, che aggiunge: «Lo so che qualcuno mi potrà criticare per la mia idea, però penso che sia vero quello che dico».
«Verona comincia ad essere poco sicura, questo è certo», fa eco Fabrizio Ortolani. Ma chi abita qui è convinto che Boscomantico e dintorni siano diventati terra di maggior rischio.
«I furti in tutta la zona sono aumentati, la gente si lamenta spesso: per fortuna a noi non è ancora accaduto, ma ai nostri vicini sì. E comunque qui ad uscire la sera abbiamo tutti paura. È chiaro comunque che il fatto che i furti sono aumentati non significa che siano i nomadi gli autori: bisogna dimostrarlo, altrimenti può essere chiunque. Questo episodio della violenza è comunque molto più grave», affermano Nadia e Renata Biondani, che gestiscono la trattoria «La Sorte» al Chievo, in via Giacomo Barucchi.
Interviene anche Elena Traverso, vice presidente della seconda circoscrizione, di Alleanza nazionale: «Sarebbe antipatico in un momento come questo strumentalizzare l'accaduto a fini elettorali, ma non ci si può esimere da una valutazione politica. Abbiamo sempre segnalato la pericolosità di un insediamento come questo all'amministrazione comunale, manifestando la totale contrarieta' a questo progetto e la nostra preoccupazione per l'incolumita' degli abitanti della zona».
«Alleanza nazionale», prosegue Traverso, «si è battuta per questo, invitando il prefetto ad aumentare i controlli e chiedendo-ed ottenendo- da parte del ministero della Difesa garanzie circa lo sgombero del campo dopo la data del 30 giugno. Ci siamo fatti portavoce dei cittadini impauriti ed abbiamo portato le lamentele e le preoccupazioni davanti al sindaco ed agli assessori. La risposta è stata il silenzio e un totale disinteresse per la sicurezza dei cittadini, anzi, sono stata accusata di fare demagogia e propaganda politica. Credo che il sindaco abbia delle precise responsabilità per quanto accaduto, dato che non c'e' peggior cieco di chi non vuole vedere. Da parte mia un solo rammarico: non essere riuscita a tutelare in pieno l'incolumità della mia gente. Lascio ai cittadini ogni ulteriore valutazione in merito».
Ed eccoci al tanto incriminato campo nomadi, dove ci accolgono Mauro Anselmi, responsabile del Progetto Rom della Comunità dei Giovani, e Laura Vinco, educatrice, della cooperativa «L’Albero» che collabora con la Comunità dei Giovani al progetto. Anche qui ieri, tra i 140 ospiti che alloggiano in parte nelle baracche e in parte nelle roulotte, ieri non si parlava quasi d'altro che della storia del loro compagno arrestato per una colpa che - qui ne erano, e probabilmente ne sono ancora, tutti convinti - non avrebbe commesso.
«Perché un uomo sposato e con sei figli (il più piccolo ha solo pochi mesi) avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Noi siamo preoccupati per lui, ma anche per il nostro futuro: anche noi condanniamo un'azione come quella della violenza che è stata fatta. Sappiamo bene che è una cosa grave. Per questo non vogliamo che tale macchia gravi su di noi: è un ostacolo in più, una nuova difficoltà per la nostra convivenza qui». (a.g.)

Ringraziamo gli amici sinistrorsi per queste chicche che ci donano nella loro amministrazione...

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