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«Dopo il blitz alla Diaz l'Italia mi fa paura»
by isk Saturday, Jun. 26, 2004 at 3:13 PM mail:

G8, parla una ragazza ferita. Il sindaco Pericu incontra i no global alla vigilia del processo: «Genova è in debito con voi»

Il suo volto insanguinato ha fatto il giro del mondo, sulla foto scattata mentre la portavano fuori dalla scuola Diaz in barella. Lena Zuhlke, nel luglio 2001, aveva 24 anni. Al San Martino le hanno curato alcune costole rotte e infilzate nel polmone. I pm genovesi, nel preparare il fascicolo dell'inchiesta sui fatti di quel terribile blitz di polizia nella notte più lunga del G8, hanno appiccicato quella foto sulla "copertina" della cartellina. Tedesca di Amburgo, adesso ventisettenne, è tornata a Genova, per la prima volta dal summit.
Lena Zuhlke, dopo il G8 era mai tornata a Genova?
«No, non avevo mai trovato la forza. Anche se per me era più facile: dopo la repressione alla Diaz non mi hanno portato a Bolzaneto. Sono rimasta all'ospedale, ero ferita. Non ho dovuto subire l'altra più dura repressione della caserma, che ha creato in tutti i ragazzi gravi ripercussioni psicologiche».
Nella foto in possesso dei pm sembra molto sofferente...
«Avevo diverse costole rotte e due mi si erano infilzate nel polmone. Oggi non ho grandi problemi, a parte due costole che ancora non si sono pienamente "riparate" e alcuni problemi respiratori».
È tornata alla Diaz?
«Non ancora. Lo faremo insieme ad altri amici prima di tornare in Germania. Vorrei andare anche in piazza Alimonda, dove perse la vita Carlo Giuliani».
Ha fiducia nell'Italia?
«Non nella vostra polizia. Quando vedo quegli agenti mi torna la paura, la diffidenza. Perché in quei giorni loro potevano fare tutto quello che volevano. Non mi fiderò mai più di loro. All'estero le divise non mi fanno questo effetto».
E i genovesi?
«Non ne ho conosciuti molti. Ma durante il ricovero in ospedale ho sentito una grande amicizia, mi sono stati vicini. Alcuni tra gli infermieri sono stati molto buoni, con me. Ripeto: per fortuna ho scampato Bolzaneto. Ho parlato con chi c'è stato e ho sentito racconti infernali».
Tre anni dopo, ancora Genova: quali emozioni?
«Genova oggi ha vinto. È un buon giorno, per noi, oggi qui. Non c'è il muro, non c'è la repressione di polizia. Ho paura che questo possa ripetersi, che ancora ci potranno aggredire. Ma vinceremo sempre noi».
Lei ha un'occupazione?
«Studio e lavoro. Poco. Sono un po' pigra. Ce la farò».


Giovanni Mari
26/06/2004


Il Secolo XIX

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