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Amnesty sulla Cap Anamur
by info Saturday, Jul. 10, 2004 at 1:18 AM mail:

e' stato commesso un grave errore da parte di associazioni, movimenti e partiti che in queste settimane si sono impegnati per fare attraccare in Italia il Cap Anamur. Molti infatti hanno chiesto di anteporre principi umanitari al diritto. In realtà allo stato attuale non c'è alcuna conflittualità tra i due ambiti, ma vi è tra la decisione del Governo di non fare attraccare l'imbarcazione e le Convenzioni Internazionali sul Diritto d'Asilo.

La nave di bandiera tedesca Cap Anamur si trova attualmente al largo di Porto Empedocle, nella zona contigua, con a bordo 37 profughi non identificati, probabilmente provenienti dal Sudan (36) e dalla Sierra Leone (1), che sono stati salvati in mare in acque internazionali. La nave
lambisce da giorni le acque territoriali italiane senza poterle attraversare per un divieto espresso su ordine dal ministero dell'Interno (insieme alla controparte tedesca), che ha dichiarato di ritenere "assolutamente doveroso il rispetto della norma internazionale che impone la presentazione della domanda d'asilo nel luogo di primo approdo (in questo caso Malta) dei presunti profughi (?) Una deroga, seppure per motivi umanitari, a questa norma costituirebbe un pericoloso precedente e potrebbe aprire la strada a numerosi abusi".
Su tutta una serie di fatti sono apparse notizie contraddittorie: riguardo all'eventuale attraversamento del mare territoriale maltese, da parte della Cap Anamur, con a bordo i profughi/naufraghi; se la nave avesse oppure no ottenuto il permesso di attraccare in territorio italiano; se essa abbia o meno dichiarato l'SOS nel chiedere l'ingresso in Italia; se, infine, il capitano abbia o meno inviato una lista di passeggeri naufraghi alle autorità italiane.
Amnesty International intende evidenziare i seguenti aspetti fondamentali:
· Il diritto internazionale del mare stabilisce che un naufrago salvato abbia diritto ad essere sbarcato
"nello scalo successivo". Scalo successivo non significa "approdo più vicino in miglia nautiche", ma quello che la valutazione professionale del capitano della nave ritiene essere il prossimo punto in cui è conveniente
sbarcare, tenuto conto anche della rotta della nave.
· Il diritto internazionale dei rifugiati stabilisce che nessuno possa essere indiscriminatamente ed indistintamente
respinto alla frontiera: è un corollario del principio di non refoulement, non-respingimento, che esige che chiunque si presenti alla frontiera sia quanto meno identificato ed abbia diritto ad accedere alla procedura di asilo. Solo tramite l'identificazione di ciascun profugo/naufrago si può
rendersi conto di quali sono i Paesi verso cui tale persona non può essere in alcun modo rimpatriata/diretta, in base all'art. 33 della Convenzione di Ginevra. Nella situazione attuale, quello delle autorità italiane equivale ad un
illegittimo respingimento collettivo alla frontiera, in violazione della Convenzione di Ginevra sullo Status di Rifugiato.
· Il regolamento CE 343/2003 del Consiglio dell'Unione Europea del 18 febbraio 2003 (il cosiddetto Dublino II, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame della domanda d'asilo), al quale sembrano riferirsi i Ministri Pisanu e Schilly, può trovare applicazione solo dopo che i richiedenti asilo
abbiano presentato domanda in uno Stato dell'Unione.

Il caso della Cap Anamur è esemplificativo dell'atteggiamento generale dell'Unione Europea e del Governo italiano sul tema dei rifugiati: il pericolo di "creare un precedente" vagheggiato dai due ministri è quello di creare un precedente di corretta applicazione del diritto internazionale. Ciò che comunica questo atteggiamento è un indecoroso spregio per le più elementari norme del diritto internazionale e del diritto dei diritti umani.

Amnesty International, insieme alle organizzazioni Ics e Medici senza Frontiere, ha espresso oggi al ministro Pisanu, sollecitando un incontro immediato, la propria preoccupazione per le violazioni del diritto internazionale marittimo e del diritto internazionale dei rifugiati che si
stanno configurando in capo al governo italiano.
· In particolare, ad una nave con naufraghi a bordo deve essere sempre data la possibilità di accedere al porto, senza che si possa rifiutare l'approdo in ragione del fatto che non era il punto più vicino al punto di salvataggio. Di certo, di fronte alle acque territoriali, il punto più
vicino di salvataggio adesso è Porto Empedocle. E' uno, infatti, il principio fondamentale che l'Italia è tenuta a rispettare: gli Stati devono facilitare lo sbarco dei naufraghi, a prescindere dal loro status.
I 37 sulla Cap Anamur devono quindi poter scendere a terra prima possibile e ottenere adeguata protezione.
· In secondo luogo, in base al diritto internazionale dei rifugiati ed al Regolamento di Dublino II, deve essere dato regolare accesso alla procedura di richiesta di asilo a
tutti coloro che desiderino beneficiarne. Affinché ciò avvenga, deve essere consentito ai 37 profughi di entrare nel territorio italiano e poter presentare la domanda sulla
terra-ferma. Sarebbe infatti contraria allo spirito della Convenzione di Ginevra un'analisi delle domande a bordo della nave, ancorché essa entrasse in acque territoriali, per l'assenza di tutte le dovute garanzie (ad es. interpreti).
· Se non vengono rispettati i suddetti criteri, il governo italiano responsabile della violazione del diritto internazionale sotto i vari profili illustrati.

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