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Laboratorio Sociale ri-Occupato ex Collocamento
by L S ri-O ex collocamento Monday, Jul. 12, 2004 at 1:17 AM mail:

Oggi, domenica 11 luglio, il Laboratorio Sociale ex-Collocamento ha occupato due volte.

In piazza Solferino, scelta come luogo simbolico della Torino 2006 votata al suicidio della “precarietà modello Olimpiadi”, il CirControlaGuerra ha occupato simbolicamente i “gianduiotti olimpici” di Atrium per portare parole, musica, fotografie contro la guerra in Iraq e contro tutte le guerre, anche quelle “in casa”. L’iniziativa, in programma da tempo, avrebbe dovuto svolgersi negli spazi del Laboratorio Sociale Occupato ex collocamento di via Gioberti, ma questo non è stato possibile a causa dello sgombero avvenuto martedì mattina.
Ma la giornata non si è conclusa con il CirControlaGuerra: all’azione simbolica è seguita la ri-occupazione di un altro spazio, costruito in mesi di socialità diffusa, azioni, laboratori politici, collettivi di artisti e musicisti. Ci siamo ripresi l’ex collocamento di via Gioberti.

L’area politica che rivendica questa doppia occupazione ha iniziato questo percorso da un anno, ma non si tratta semplicemente di “occupare” bensì di “liberare” spazi abbandonati e trasformarli in laboratori di sperimentazione per pratiche sociali e politiche di democrazia dal basso.
Da Gramigna in strada Superga, occcupata e sgomberata nel luglio 2003 per essere poi venduta all’asta, all’ex cinema Astra, occupato due volte, due volte sgomberato perché da ristrutturare con urgenza per darlo in gestione allo Stabile (naturalmente non un lavoro è stato fatto!), a via Bligny, sgomberato dopo cinque anni di “liberazione” per darlo in gestione all’ICS (il consorzio di cooperative coinvolto negli scandali del cimitero, naturalmente anche qui nessun lavoro è stato fatto), a via Peyron, di proprietà dell’Enel, a via Muriaglio… per finire a martedì, quando poliziotti in tenuta anti-sommossa hanno sfondato la porta di via Gioberti.
Sette sgomberi in meno di un anno evidenziano uno stato di emergenza di cui l’amministrazione della città deve cominciare a farsi carico politicamente.
Le “vie istituzionali” sono l’unico percorso possibile per l’amministrazione, ma non esauriscono i bisogni dei giovani, dei senza voce, dei senza diritti, come dimostra il numero altissimo di collettivi informali di artisti o musicisti o di singole persone, da studenti fuori sede a richiedenti asilo, che sono passati in questi mesi da via Gioberti per chiedere spazio, ascolto, attenzione. Evidentemente legalità e giustizia stanno su due piani molto differenti e la città non può pensare ipocritamente di lavarsi le mani e di reprimere, insieme a noi che ci assumiamo la responsabilità di occupare, anche i bisogni di cui ci facciamo cassa di risonanza. Nella storia l’espressione dei bisogni ha sempre preceduto la sua formalizzazione giuridica!

Lunedì 12 luglio alle ore 12 in via Gioberti 5, nel Laboratorio Sociale Ri-Occupato, convochiamo una conferenza stampa per raccontare il nostro percorso.

Come i dalit indiani, la casta degli invisibili, dei non-toccabili, degli ultimi, noi oggi ci presentiamo a voi, che avete il compito di raccontare ciò che avviene in questa città così diversa e lontana dall’India, nudi, come ci vorrebbe chi ha il potere di decidere del futuro di questa città. Né armi né difese: senza niente. Completamente “disarmati”.
Ma sono stati i dalit a riprendersi terra, diritti e dignità e a guidare un’intera nazione alla rivolta contro l’oppressore imperialista!

Come gli zapatisti, noi “zapatisti metropolitani”, in cammino da un anno alla ricerca di una “dimora” per condividere spazi e saperi, ci presentiamo a voi, che avete il compito di raccontare ciò che avviene in questa città, così diversa e lontana dalla Selva Lacandona, con il viso coperto da un passamontagna.
Il nostro travisamento non è però un modo per nasconderci (non c’è Selva nella quale rifugiarci, ne siamo consapevoli…), ma un modo per farci vedere. Non coi nostri volti, ma con i non-volti dell’insorgenza e della ribellione ai molti poteri che ci vogliono invisibili.

Come i braccianti prima della riforma agraria, come i Sem Terra, come i campesinos noi oggi rivendichiamo bisogno di “terra” nella quale accamparci e dare ospitalità, sulla quale far nascere forme di auto-reddito, di condivisione, di socialità… In mutande e con il passamontagna, ma in uno spazio “nostro”, perché nostri sono i bisogni che qui hanno trovato forma, nostri i diritti che qui hanno trovato voce, nostre le lotte che da qui hanno invaso la città.

Questi bisogni, questi diritti e queste lotte stanno demolendo i confini della “legalità” ma domani saranno una conquista per tutti e tutte!

Laboratorio Sociale Ri-Occupato ex collocamento, via Gioberti 5 - Torino

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