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(arsENIco)MERSE IL RAPPORTO DELL'AREA MINERARIA
by IL CITTADINO OGGI Saturday, Jul. 24, 2004 at 10:59 AM mail:

MERSE IL RAPPORTO DELL'AREA MINERARIA Anche le ommissioni delle pubbliche amministrazione risultano nella richiesta di archiviazione

IL CITTADINO OGGI mercoledi 14 luglio 2004 pag. 14

MERSE IL RAPPORTO DELL'AREA MINERARIA
Anche le ommissioni delle pubbliche amministrazione risultano nella richiesta di archiviazione

VALDIMERSE.
Vista la documentazione che il Pm Vincenzo Pedone accluse agli atti per chiedere i’archiviazione, certo altro non poteva fare il giudice grossetano Armando Mammone, quando invitò il magistrato inquirente a procrastinare
le indagini per altri quattro mesi. Adotto come prova, infatti, il Pm Pedone aveva allegato il Rapporto n° 1334 dell’Area Miniere redatto da Sandro Tassoni. Un rapporto, che, dalla sua pubblicazione, sta alla base delle rivendicazione sostenute dagli ambientalisti in materia civile e penale.
La relazione ricostruisce il percorso della Nuova Solmine per permettere la classificazione delle ceneri di pirite come materia prima secondaria, da usare come ripieno di miniera. Alla fine degli anni ‘80 lo smaltimento delle ceneri era un problema effetivo in provincia di Grossetto. All’interno di uno studio preventivo di Valutazione di Impatto Ambientali, al fine di individuare siti idonei allo smaltimento di rifiuti tossico-nocivi quali le ceneri, la Miniera di Campiano non fu mai presa in considerazione, proprio perchè considerata inadeguata, secondo le caratteristiche tecniche necessarie e la normativa inerente. Ciònonostante attraverso omissioni e la sostanziale remissività delle amministrazioni pubbliche - per citare il Pm Pedone - ciò è stato possibile. Il rapporto ricostruisce attraverso molteplici testimonianze di ex-minatori, operai della Nuova Solmine e della Tramoter (la ditta incaricata del trasporto delle ceneri ematitiche), quanto realmente è accaduto circa le modalità di smaltimento all’interno della Miniera di Campiano delle ceneri e dei fanghi di depurazione delle acque di lavorazione della miniera (è doveroso sottolineare come l’immissione in miniera delle ceneri non sia stata quella prescritta dalla Regione Toscana, e cioè all’interno di camere stagne). Risulta altresì dallo stesso rapporto che, non solo la medesima prescrizione non è stata estesa ai fanghi, ma addirittura la loro immissione è avvenuta senza alcuna autorizzazione . In aggiunta, il rapporto allega la documentazione acquista dall’Usl 25 di Piombino, in cui si rileva come già nel 1993 esistesse la consapevoleza che riempiendo la miniera con i fanghi di depurazione, sarebbe stata previdible la risalita delle acque sotteranee, cariche degli inquinanti in cessione dalle scorie, a danno del “ forse vicino fiume Merse”. Documentazione che però, come accaduto tre anni dopo per le denunce dei minatori, rimase inascoltata con buona pace di chi ha inquinato e con danno per il Merse e il territorio.
Addirittura, nel prologo del fascicolo di allegato alla richiesta di archiviazione, il Pm Vincenzo Pedone scrive: “Il rapporto analizza impietosamente le incertezze, le omissioni e la sostanziale remissività che hanno caratterizzato l’operato delle pubbliche amministrazioni, cui competeva la responsabilità di salvaguadia dell’ambiente.
A quelle amministrazione era stato sottoposto quello che potrebbe definirsi un “proggetto ingegnoso”. che si prefiggeva di risolvere convenientemente in termini economici e contestualmente due seri problemi creati dall’attività mineraria. Il primo : riempire i vuoti di coltivazione delle miniere per evitare che abbandono le stesse, le frane del sottosuolo potessero pregiudicare la stabilità dei terreni di superficie. Il secondo: smaltire le enormi quantità di residui delle lavorazioni della pirite (ceneri e gessi), accumulate nei comprensori industriali minerari o minerallurgici.
Il progetto continua Pedone - prevedeva infatti il riempimento dei vuoti, e quindi l’immissione nel sottosuolo dei residui delle lavorazioni industriali, progetto che è stato terminato nel 1994.
L’inadeguatezza dell’operato delle pubbliche amministrazioni (incidentalmente provata dal fatto che i’unico allarme per la situazione creatasi con l’immissione di rifiuti nel sottosuolo e per le conseguenze che tale fatto avrebbe entro pochi anni cagionato nelle acque del Merse è stato lanciato da due consulenti tecnici della Procura circondariale verso la fine del 1996) fa legittimamente sorgere il sospetto di collusioni, - solo- l’opera di revisione del legislatore non consente di fomulare ipotesi di reato”
(continua -8)

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