Ventenne in manette per tentato omicidio. «Appartiene al tifo estremo dell’Inter». Primo arresto per il raid contro i giovani dei centri sociali. Il ragazzo ha perso i documenti durante gli scontri.

Un’«azione premeditata». Da parte di un gruppo «militarmente inquadrato». E consapevole di poter «alzare la tensione in città e di poter innescare una spirale di violenza». Così il giudice per le indagini preliminari Guido Salvini descrive la spedizione di 20-25 skinhead che nella notte tra venerdì e sabato, intorno all’una, hanno attaccato i ritrovi dei giovani di sinistra lungo il Naviglio Pavese. Per quell’aggressione (che ha provocato 6 feriti) ieri è stato arrestato Giacomo Pedrazzoli, 20 anni, milanese, skin, appartenente agli «Irriducibili» dell’Inter. Il giovane era in vacanza in un agriturismo, in provincia di Siena. È accusato di «tentato omicidio». E porta ancora addosso i segni della rissa, lividi, ematomi. I suoi precedenti: il 7 aprile del 2002, nell’area di servizio «Pero Nord» della tangenziale Ovest, in gruppo «con altri camerati» accoltellò un giovane incrociato per caso, all’alba. La sua colpa: aveva in macchina una copia del quotidiano «il manifesto». Per quell’aggressione Pedrazzoli è stato condannato a 7 mesi di carcere. Da minorenne, era già stato affidato ai servizi sociali per aver attaccato con un manganello un gruppo di studenti di sinistra.
Alto, magro, fattorino in una ditta di trasporti e frequentatore della «Skin house» di via Cannero, Pedrazzoli è stato individuato perché, durante gli scontri, ha perso il portafogli. Dentro, gli investigatori della Digos hanno trovato i suoi documenti e un calendario con stampato, sul retro, un fascio littorio.