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Acerra: manifestazione nazionale control'inceneritore
by Gruppo Anarchico Contropotere Friday, Aug. 27, 2004 at 3:53 PM mail: contropotere@ecn.org

Acerra: manifestazione nazionale contro l'inceneritore

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MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO L'INCENERITORE
ore 15.00 da Corso V.Emanuele II - Acerra (Na)




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Contro la società dell'incenerimento


Ne sembrano tutti convinti: l’unica soluzione alla cosiddetta “emergenza rifiuti in Campania” è la costruzione di impianti di incenerimento (almeno tre, come ha annunciato il 25 giugno il prefetto Catenacci).
Tutti convinti meno, ovviamente, chi vicino agli inceneritori dovrebbe vivere, respirando ogni genere di sostanze tossiche prodotte dalla combustione dei rifiuti. Infatti, nessun politico o “esperto del settore” riuscirà mai ad occultare, con le sue chiacchiere, questa semplice verità: l’incenerimento non è una soluzione ma un ulteriore contributo alla devastazione ambientale, che questa società si porta dietro.
Lo dimostrano innumerevoli studi sull’incremento del tasso di mortalità e malattie in presenza di questi impianti, sull’incapacità di realizzare emissioni “pulite”, poiché la tossicità finirebbe in ceneri molto pericolose e costose da smaltire, e sui danni irreversibili che i residui dell’incenerimento hanno provocato e provocano alle falde acquifere, agli animali, a noi e all’ambiente. Ma, ancora più di tutto ciò, l’inaccettabilità del “rimedio” proposto da Catenacci è testimoniata dalle numerose proteste che in queste ultime settimane hanno coinvolto le popolazioni di molti comuni campani sommersi dai rifiuti. Proteste contro le quali il potere ha risposto come al solito: da un lato con i manganelli della polizia, dall’altro con la diffamazione (è facile, dalle nostre parti, trovare chi attribuisca alla camorra ogni forma di ribellione al potere statale). Il messaggio è sempre lo stesso: di fronte all’emergenza (rifiuti, terrorismo, crisi economica, ecc.), occorre stringersi tutti attorno alle istituzioni e tenersi pronti ad accettare ogni sacrificio che queste imporranno “per il bene di tutti”. Per chi rifiutasse l’invito, è pronta la repressione e le calunnie.
Varrebbe la pena di chiedersi cosa sia e da dove venga questa “emergenza rifiuti”, prima di delegare a chicchessia la soluzione del problema. Infatti, se abbiamo visto che l’inceneritore non può essere una soluzione, sappiamo pure che nessun rimedio può provenire dalle stesse istituzioni che per anni hanno scelto una gestione camorristica dei rifiuti, tralasciando il problema dell’im-mondizia ammassata sulle strade (specie quando non si trattasse di ricchi quartieri residenziali) e favorendo la pratica criminale dei tanti falò di rifiuti, le cui micidiali colonne di fumo nero cariche di diossina hanno inquinato le nostre fertili campagne e distrutto il nostro meraviglioso clima.
Tutto ciò per gli sporchi interessi di quei parassiti che vivono soltanto per produrre merce, che per sua natura diviene immondizia, e consenso verso il proprio democratico potere: politicanti, preti, industriali, camorristi, militari e via dicendo. Nulla c’è da aspettarsi da questa gente! Ovunque qualcuno si sia mosso per fermare lo scempio e la devastazione ambientale, egli ha dovuto agire contro le istituzioni e non certo col loro aiuto.
In Campania, ad esempio, ogni progetto di raccolta differenziata e di riciclaggio è stato bloccato sul nascere per interessi di natura speculativa: molto più economico bruciare tutto, anziché assumere lavoratori e promuovere una logica contraria al “produci, consuma, crepa” su cui i capitalisti fondano le proprie (e le nostre) esistenze.
Nella “rossa Emilia”, il comune di Modena ha deciso di distruggere la campagna di Marzaglia, dove tra l’altro vive il progetto anarchico ed ecologista di “Libera”, per consentire la costruzione di un ennesimo autodromo.
Un tribunale di Zurigo ha dimostrato il 4 giugno, con la condanna dell’ecologista anarchico Marco Camenisch a 17 anni, quale sia la sorte riservata dallo stato a chi si ribella alla distruzione del proprio territorio ad opera dell’industria nucleare.
L’opposizione alla costruzione di una linea ad alta velocità in Val Susa, ha subito nel ‘98 una dura repressione che ha, fra le altre cose, ucciso i nostri compagni Edo Massari e Maria Soledad.
Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano cosa noi ed il nostro ambiente siamo per chi ci governa: risorse da sfruttare e gettare via. Ma, questo meccanismo di sfruttamento è così illogico e contrario agli interessi di tutta l’umanità che, per perpetuarsi ha bisogno del sostegno di tutti e non tollera voci fuori dal coro. Per questo i padroni tornano ciclicamente a parlare di “emergenza”, nel tentativo di indurci a dimenticare il passato e fare causa comune con le istituzioni. L’emergenza di cui parlano è la difficoltà che essi incontrano nel gestire l’aggressione capitalista alla Terra e agli esseri viventi. In altre parole l’emergenza di cui parlano non è affare che ci riguardi.
È vero, c’è un bisogno urgente di smaltire tonnellate di rifiuti che tutti abbiamo prodotto ma, ovviamente, nessuno vuole. Non vi è però motivo di prestare ascolto a chi su questo disastro vuole soltanto continuare ad arricchirsi. È necessario rivolgere la nostra attenzione a ciò che ognuno di noi può fare per impedire che il pianeta (e non il proprio comune di residenza) si trasformi in un’enorme pattumiera. Ciò comporta necessariamente chiedersi se abbia ancora senso continuare a difendere il sistema di potere che ci divide in produttori e consumatori, ricchi e poveri, padroni e sudditi. Il benessere che questa società promette è il consumo di cose che non abbiamo mai deciso di produrre né di consumare. L’igiene che dovrebbe proteggerci è fatta di tonnellate di plastica che qualcuno ha deciso di bruciare e di farci respirare. Le forze armate a cui la collettività delega la propria sicurezza aggrediscono chi chiede di non vivere in una discarica a cielo aperto. Che vantaggi possiamo ricavare dall’accettazione del ruolo di ingranaggio volto al perfetto funzionamento di questa macchina di morte? Assolutamente nessuno!
Ogni soluzione al problema dei rifiuti, come a qualsiasi altro, comporta danni infinitamente maggiori del problema che vorrebbe risolvere, se evita di mettere in discussione le cause che lo generano. Noi crediamo che la causa principale della miseria dei rapporti che regolano le nostre relazioni con gli altri esseri viventi e con la natura, sia il profitto politico ed economico che alcuni ricavano dall’imporre a tutti questo genere di rapporti. Per cominciare a godere dei piaceri che la vita può riservarci, l’emergenza da risolvere è questa società basata sullo sfruttamento e la devastazione. Crediamo possibile, oltre che necessario, rivoltare la nostra rabbia contro i tutori di questo ordine, che chiamano democratico, molto più di quanto non sia possibile ottenere dal potere la soluzione a problemi specifici, da esso prodotti, quali lo smaltimento dell’immondizia, la crisi economica, la disoccupazione o le condizioni dei detenuti. Vogliamo che questa rivolta nasca dalla libera iniziativa di tutti coloro che, accortisi dell’assurdità di sottomettersi al potere dello stato e della proprietà, cercano di individuare percorsi di riappropriazione della propria vita e di costruzione di una società libera dallo sfruttamento. Una società che è possibile costruire fin da ora modificando i propri rapporti con gli altri, attraverso la solidarietà e il mutuo appoggio con chi è al nostro fianco nella lotta per la libertà di tutti. In essa non c’è posto per la proprietà privata, poiché non c’è posto per lo sfruttamento, dunque non c’è posto per la produzione di merce, di imballaggi che attirino l’attenzione del consumatore e di rifiuti industriali da cui doverci salvare. Questa società esiste già ovunque qualcuno si ribelli, con i mezzi che ha a disposizione, alle decisioni che il potere vorrebbe imporre alla collettività.

RIBELLARSI È GIUSTO!
NE VALE LA VITA!


Gruppo Anarchico Contropotere - Napoli
Individualità anarchiche

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