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Spunta la Stella di David dietro la figura ambigua di Moretti
by Child Thursday, Sep. 02, 2004 at 11:11 PM mail:

Un’analisi del recente libro di un grande saggista politico, Sergio Flamigni, sui retroscena incredibili del Caso Moro. Il ruolo del Mossad e del Sisde nell’appoggio alle Brigate Rosse dall’esterno. Rapporti fra Cia e P2 nel finanziamento del terrorismo negli Anni Settanta.



Introduzione

Nei miei precedenti scritti su Indy attorno all’argomento del Br ho badato che fosse ben chiara una tesi, quella del ruolo principale avuto dalla Cia nella preparazione del delitto ai danni del nostro grande statista e della sostanziale collaborazione da parte del Kgb in funzione yaltista. E in tale convinzione ho fatto in modo da illustrare il parallelismo fra il Caso Mattei e il Caso Moro. Non solo, ho anche messo in luce certe analogie coll’Attentato di Dallas. Senza però sapere o comprendere appieno una cosa: il ruolo del sionismo, con finalità antislamiche, in tutto ciò. Ne faccio ammenda oggi, dopo la lettura del bel saggio di un grande politologo, il Flamigni. Ho anche sospettato, sulla corta di ‘Op’ e del Pecorelli che l’Ambasciata Cecoslovacca avesse avuto un compito di occultamento del rapito, ma non sapevo degli agganci delle Br con la Raf e del possibile coinvolgimento di terroristi tedeschi, legati in qualche modo al Mossad, nell’operazione criminale di Via Fani. Anche se avevo ipotizzato un collegamento simbolico fra P2 e Loggia Alpina, ossia coll’Ordine di Sion. In altre parole una triangolazione fra Gelli, Kissinger e Andreotti, con Cossiga a far da tramite in qualità di ministro degl’interni dell’agonizzante I Repubblica. Per una maggiore delucidazione dei fatti, desunti da ‘La sfinge della Brigate Rosse’, vedi dunque quanto segue. ( Rammento che sabato prossimo, alle 18 e 45 andrà in onda su SKY 1 il film di Renzo Martinelli “Piazza delle Cinque Lune”, su soggetto dell’ex-parlamentare comunista. )


1) Origini politiche dello pseudo-brigatista Moretti

Personalmente ho sempre dubitato della coerenza del brigatismo di Moretti, Curcio, Senzani ecc. Qualcuno mi criticò nell’autunno 2001 proprio qua sul sito, affermando che la mia tesi rispecchiava luoghi comuni, ma bastava informarsi meglio. Ebbene, ora sono assai più informato, ma non ho cambiato idea. Sono convinto che dietro le Br ( lo stesso discorso valeva per ‘Ordine Nuovo’, al fine di avvalorare la tesi del pericolo degli opposti estremismi ) vi fossero i servizi segreti nostrani e di altre nazioni in posizione di attesa, elargendo di quando in quando finanziamenti occulti. Fin dal 1978, subito dopo il rapimento Moro, un esponente di estrema destra di cui ovviamente non posso rivelare il nome per nessuna ragione ( aveva il babbo nell’esercito ) mi fece privatamente sapere che allora correva la voce che le Brigate Rosse fossero invero al servizio dei “bianchi” ( questa la definizione da lui utilizzata ). Una tesi che è stata poi splendidamente documentata ed approfondita dal flamigniin maniera mirabile, anche se devo onestamente rilevare che il Flamigni, pur bravo e coraggioso scrittore, detiene il vizio – purtroppo comune – di vedere nella Sinistra il Bene e nella Destra il Male. Ciononostante la tesi sostenuta dall’A. è condivisibile almeno in linea generale, diciamo a livello d’ipotesi investigativa. Ovviamente il giudizio politico dipende invece dalle proprie opinioni personali in materia.
Per la verità l’ex-senatore attinge anche ad informazioni dalla destra senza pregiudizio, com’è nel caso della Riv. ‘Op’ di Pecorelli e mostra come in una sezione dell’Msi di Padova vi fosse chi provò a dipanare la matassa degli strani collegamenti di quella sezione patavina del Movimento Sociale con certo brigatismo rosso. Tuttavia l’orizzonte in genere è quello filo-berlingueriano e anti-cossighiano. Condivido il secondo tipo d’atteggiamento, non il primo. Reputo viceversa Berlinguer altrettanto ambiguo del cugino e strettamente collegato colla Nato e la visione di un Nuovo Ordine Mondiale. Lo ha ricordato una volta persino Veltroni. Esiste un opuscolo sull’argomento, citato anche su Indy e da me ripreso in un mio articolo qualche ano fa. Volendo potrei rintracciarlo.
Il fatto citato c’introduce comunque direttamente all’interno dell’ambiguità politica morettiana. Il vero motivo della sortita delle Br a Padova, secondo la ricostruizione storica del Flamigni, fu il fatto che uno degli aderenti missini ( un ufficiale dei carabinieri, se non vado errato, cito a memoria ) aveva praticamente scoperto i rapporti occulti delle Brigate Rosse col sottobosco politico dell’Msi e gli organismi spionistici nazionali. Cosa che esigeva un pronto intervento del Moretti stesso & C., ufficialmente mascherato da spedizione “antifascista” ai danni del povero ufficiale iscritto nel partito che a quel tempo figurava come l’Estrema Destra.
Moretti veniva sospettato pure nell’ambito delle Br d’essere una spia. I sospetti provenivano infatti da Curcio, che in ogni caso presentava anche lui zone d’ombra nel proprio curriculum terroristico; da Semeria e talvolta da Franceschini, il più ingenuo e probabilmente idealista dei brigatisti. Non per nulla si fece in modo da eliminarlo di scena con l’arresto dopo la vicenda Sossi, “andata male” ossia con la liberazione dell’ostaggio, che invece Moretti avrebbe voluto eliminare. Così accadde per gli altri brigatisti con mire realmente teorico-rivoluzionarie, seppure ovviamente si trattasse d’un rivoluzionarismo sessantottino ovvero senza capo né coda. Come si dice in gergo, all’acqua di rose.


2) Il filo-americanismo di Sogno, Dotti e Cavallo

Uno dei personaggi-chiave di tutto il periodo antecedente al sequestro dell’on.Moro fu l’ex partigiano bianco Edgardo Sogno, uomo strettamente legato alla Cia. Teorizzò e praticò una difesa ad oltranza del sistema partitico liberale, che ostracizzando il pericolo comunista sconfinava ampiamente oltre i limiti della legalità. Additava il terrorismo, inclusa l’uccisione dei responsabili di patteggiamento con le forze comuniste ( per quanto il Pci nel ‘78 avesse già scelto di aderire alla Nato ), come uno dei mezzi operativi possibili onde compiere codesta pretesa opera di salvataggio delle nostre istituzioni.
A tal scopo di servì di due ex-comunisti quali Luigi Cavallo e Roberto Dotti e di altri ambigui figuri quale Corrado Alunni ( pupillo di Moretti ) e Corrado Simioni che in un modo o nell’altro facevano capo all’Hyperion di Parigi, sorta di centrale del terrorismo europeo eterodiretta. Chi vi fosse dietro a quell’apparente dotta società linguistica il Flamigni candidamente ce lo spiega. I maggiori servizi segreti internazionali all’unisono, tanto per cambiare.
Non sono d’accordo su una cosa, la definizione di “fascismo neogollista” in riferimento all’operazione condotta da Sogno. De Gaulle era un eroe della Resistenza francese, venerato persido da Massuud. De Gaulle non attuò la repressione sessantottina in Francia, fu costretto a farla per non subire il ricatto dell’Oas, lo ‘Stay Behind’ francese. Come Vinciguerra insegna. Ma fu tutto inutile, fu costretto a lasciare. E ora Chirac blandamente cerca di seguire le orme del suo predecessore e sappiamo tutti cosa gli tocca subire. Vedi i due giornalisti francesi, che non meno del nostro Baldoni erano in Iraq per non fare alcunché di male.
Quel ch’è interessante al contrario è il collegamento tracciato da Flamigni fra Sogno e Cefis, il piduista maggiormente responsabile della morte di Mattei; dopo l’assassinio del presidente marchigiano dell’Eni, vicenda opportunamente celata ed altresì depistata da parte di determinati organismi statali o parastatali, Eugenio Cefis ( l’esponente della <<razza padrona>> ) prese in mano di fatto l’industria italiana salendo sino ai vertici della nostra economia nazionale. Prima in qualità di presidente dell’Eni, ristrutturata <<ad usum delphini>> nei confronti delle ‘Sette Sorelle’; poi dell’Enimont, dopo l’unificazione fra Eni e Montedison. Sul tema vedi a mia cura MATTEI, l’ORO NERO, CEFIS E… MARGHERA, pubblicato ivi il 21-12-02. Gritti, braccio destro di Cefis, aveva contatti tanto col Sifar quanto col Cavallo.


3) Le due ali delle Brigate Rosse: il rivoluzionarismo post-resistenziale di Franceschini e il militarismo di Moretti

L’”Operazione Girasole”, magnificamente raccontata dal Flamigni, è un tipico esempio di come le cose andassero dalla parte dei brigatisti. Sostanzialmente Sossi “fu fatto rapire” poiché conosceva troppe faccende sporche. Nel senso che in qualità di magistrato aveva subito pressioni affinché nascondesse un traffico d’armi legato a dei politici e ad esponenti dell’esercito e della magistratura. Vien fatto il nome di Taviani e di altri. Dopo il rapimento, sossi si rese conto che vi era qualcuno all’interno dello Stato che voleva farlo stare zitto per sempre, ma non vi riusci per l’intercessione di Franceschini; il quale vanificò le aspettative del Moretti, pronto a ucciderlo senza ragione, contrariamente all’interesse reale in quel momento dell’organizazione brigatista. Ciò indipendentemente da un giudizio in merito. Sossi aveva paura di essere consegnato alle forze dell’ordine, temeva di fare una brutta fine e si fece travestire dalle Br per arrivare incolumo a casa proprio. Solo dopo essere tornato nella propria abitazione volle consegnarsi ad un corpo dello stato per accertamenti. Scelse guardacaso la Guardia di Finanza, secondo lui meno propensa a lasciarsi corrompere di altri corpi statali. Recenti dichiarazioni dell’interessato alla tivù suonano abbastanza diverse, per la verità, rispetto a quel che asserisce Flamigni; forse, però, Sossi ha messo una pietra sul passato e non vuole più avere grattacapi.
Sta di fatto che dopo la stagione dei rapimenti, decapitato il vertice idealista delle Brigate Rosse, è cominciata la stagione degli omicidi in serie. Il periodo sanguinario ha visto alla guida dell’organizazione clandestina non a caso il personaggio enigmatico Moretti, ossia colui che all’insdaputa di tutti sarà successivamentei l’uomo destinato ( probabilmente scelto ) ad uccidere di persona Aldo Moro. Benché la colpa sia stata data proditoriamente in un primo tempo ad altri, da Gallinari a Maccari. Qual è il motivo nascosto per cuio moretti fece tutto quel che ha fatto, cosa c’era dietro ad una figura politicamente così ambigua? Flamigni ha una tesi ben precisa in proposito.


4) Moretti e il Mossad

Moretti, familiarmente d’origine sarda, lavorava presso la Sit-Siemens a Milano e aveva frequentato in gioventù l’Università Cattolica nonché gli ambienti corrispondenti di centro-destra. Improvvisamente divenne un militante estremista di sinistra, con in odio pur sempre il Pci ( esattamente come aveva fatto da giovane ). Flamigni illustra in maniera inequivocabile le connessioni del personaggio coi marchesi Casati Stampa, possessori di quella villa di arcore che tramite l’avvocato Previti finirà nelle mani dell’attuale Presidente del Consiglio dopo il suicidio del marchese. Il nobile era difatti abituato ad assistere alle ‘performances’ erotiche della bella moglie con determinati giovani di belle speranze ( politiche ), fra i quali si sospetta abbia potuto avere una parte Moretti stesso. Un giorno qualcuno s’innamorò dell’avvenente signora e il marito, non sopportando l’affronto, gli sparò per gelosia. Uccise anche la moglie e si tirò in fine un colpo per gettare il silenzio sulla sua famiglia. Al di là della pietà che si possa avere per una tragedia come questa, che pure farà sorridere qualcuno, resta il fatto che i sunnominati marchesi furono i tutori e financo i finanziatori del movimentiamo brigatista di marca morettiana. Per capire il ruolo di tale casata quale promotrice indiretta del terrorismo occorre precisare che essa era solita frequentare la cd. ‘Nobiltà Nera’, d’origine veneziana e romana. La Nobiltà Nera, è risaputo, svolge un ruolo importantissimo nell’inieme di quelle organizzazioni in parte aristocratiche in parte borghesi impegnate a creare un Nuovo Ordine Globale. Si può quindi facilmente intuire il disegno stabilizzatore tracciato da parte dell’oligarchia conservatrice. Non che la cisti brigatista fossero stati loro a crearla, ma certamente fecero in modo che si sclerotizzasse sino a cancerizzazione completa. Attorno ai Casati Stampa di Soncino, devoti al Vaticano, e al cattofascista Moretti ruotavano in posizione intermedia tutte le figure succitate, indirettamente implicate nel sostegno occulto dal’esterno agli atti terroristici. Lo schema compartimentale, suggellante rapporti dall’alto verso il basso, era il seguente: a) Bergamasco ( senatore liberale, visceralmente anticomunista, che metterà la propria abitazione a disposizioni dei nascenti “Comitati di Resistenza Democratica” )/ Sogno ( piduista fondatore dei Crd ) > b) Dotti/Cavallo > c) Simioni ( possessore di una Maserati )/ Alunni ( confidente di Moretti e uomo di punta delle Br )> d) Moretti/ Senzani.
Un’altra delle figure intermedie, oltre a quelle già nominate era costituita da Duccio Berio, figlio d’un agente del Mossad.
Bisogna sapere che in quegli anni il Mossad era stato critico dapprima nei confronti della politica dei Kennedy, notoriamente antisionisti fin dalla II G.M., e parallelamente della corrente fanfaniana ( filoaraba ) della Dc. Moro in qualità di europeista aveva ripreso in pratica le idee antiamericane e filoarabe di Mattei e il leader pugliese era perciò malvisto negli ambienti filosionisti d’Oltreatlantico e d’Oltremanica. Nonché dal Mossad. Per questo motivo il servizio segreto israeliano aveva cercato d’imporre una destabilizzazione in territorio italiano, offrendo sostegni e finanze alle Brigate Rosse. le offerte furono in un primo tempo rifiutate, ma con l’avvento alla testa delle Br di Moretti le cose cambiarono. Essendo Moretti d’estrazione cattolica, non faticò a legarsi ai sionisti. Si spiega in tal modo perché mai una volta disegnò dopo un’azione terroristica lo Stemma di David anziché la stella a Cinque Punte brigatista. Lo strano comportamento pare sia stato stigmatizzato da parte di un altro brigatista. Moretti si scusò dicendo che si era sbagliato. Sbagliato? Sì, come quel brigatista che ha effigiato un Bafometto sulla porta del prof. Biagi, anziché il solito Pentagramma al diritto. Come sono ingenui gli uomini!
Altre illazioni su un Moretti filosionista potrebbero essere fatte pensando che nella Strage di Via Fani parteciparono alcuni individui ulteriori rispetto a quelli descritti nelle cronache dell’evento. Due di essi appartenevano probabilmente alla Raf, il movimento terroristico tedesco, avente relazioni attraverso suoi aderenti anch’esso col Mossad. Il testo del Flamigni descrive la possibile presenza di altri due ufficiali dei Servizi travestiti, ma non è ben chiaro se si tratta di un’ipotesi alternativa alla precedente o meno.
Dal che si può ipotizzare una combutta fra Mossad, Sisde e Cia per mezzo della P2. Indirettamente confermati dai legami dei proprietari degli appartamenti di Via Gradoli con l'Intelligence nostrana.


5) L’uccisione di Moro: particolari macabri

Asserisce Flamigni che le Brigate Rosse rappresentavano la copertura d’un organizzazione autonoma chiamata la “Ditta”, capeggiata da Simioni e vicina alla Nato e alla Cia. Infatti la segretaria di Simioni, Sabina Longhi, era una collaboratrice di Manlio Brusio, al tempo Segretario della N.A.T.O. Si spiega dunque la funzione di Moretti in dipendenza da Simioni, cioè dai poteri forti statunitensi.
Come ha evidenziato Flamigni i risultati autoptici hanno delineato un quadro relativo alla morte di moro ben diverso dalla storia raccontatataci dai protagonisti della macabra vicenda. Moro non morì all’istante, subì un’agonia di almeno un quarto d’ora. Moretti fece in modo che non sfuggisse all’esecuzione, nonostante la viva opposizione di Germano Maccari. Tutto era stato preparato all’uopo da tempo: la sentenza emanata da Sogno per i “traditori” doveva essere eseguita. Lo stesso sequestro di Sossi, imprigionato sulle colline del tortonese, era stato un preparativo, una prova prima del rapimento finale. Non a caso fu rapito Moro e non andreotti. La balla narrata da Morucci non sta in piedi, da parecchio tempo si voleva rapire il politico pugliese. Non fu una scelta dell’ultim’ora. La sentenza finale fu appositamente sanguinaria, come si trattasse d’uno sgarro nei confronti della Grande Mafia. In effetti era così. La Piccola Mafia è solo una briciola della Grande Mafia che governa oggi il mondo.


6) La difesa del brigatismo da parte dello Stato a scopo di mantenimento segreto dello ‘status quo’

Il terrorismo in Italia fu pilotato e alimentato, anziché combattuto. Per questo durò più a lungo che in altri paesi e anzi dura tuttora, confondendosi spesso ad arte con quello apparentemente filoislamico. In realtà filosionista per i risultati che produce. Colla sostituzione di Moretti e Senzani a Franceschini e Curcio, il brigatismo rosso prese una seconda direzione. Alle velleità rivoluzionarie si sostituì una pratica sanguinaria, volta agettare discredito su tutta l’estrema sinistra. Come sempre il terrorismo è in funzione di posizioni moderate. Anche a destra Ordine Nuovo ha svolto compiti analoghi. Sebbene abbia avuto fra i suoi fondatori una delle colonne intellettuali dell’estrema destra, Julius Evola, non ebbe una reale funzione di destra; ma si pone fin dall’inizio al servizio del centro politico, esattamente come le Br. Ciò che fra l’altro dimostra quanto poco capisse di politica Evola. Mi spiace rilevarlo, ma è la veità. Lo scrittore siciliano ebbe in altro campo, quello filosofico, i suoi meriti maggiori.
La strategia della tensione, benché abbia annoverato fra le sue fila degli esponenti di destra, era indirettamente orchestrata da chi clandestinamente tirava le fila del terrorismo. Ho già detto chi fosse e non è il caso di ripetere a uffa.


7) Omaggio a Flamigni

Onore a chi ha saputo ricostruire la vera storia politica dei nostri anni, sia pure attraverso un messaggio di parte! Non importa se gli studi e le investigazioni dello scrittore non hanno ottenuto il plauso di coloro che più contano in società. Il libro sicuramente non è stato scritto a quello scopo. E’ il caso quindi di rendere omaggio al coraggio e all’onestà intellettuale di Flamigni, un uomo che col suo coerente comportamento di certo ridà credito a questa nostra classe politica così pronta a dimenticare il passato in favore d’un futuro incerto, magari sotto egida Onu.

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