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[Milano] Contestazioni, musica e sfide: i trent’anni del Leoncavallo
by dal corriere Thursday, Oct. 28, 2004 at 6:13 PM mail:

Da Loreto a zona Greco: mostre e iniziative per festeggiare la storia del centro sociale più famoso d’Italia.

Da quel 18 ottobre 1975, quando nacque con l’occupazione di una fabbrica dismessa in via Leoncavallo, è in qualche modo protagonista della storia sociale di Milano, e non solo. Ora il centro sociale Leoncavallo - il più famoso della città e d’Italia - entra nel suo trentesimo anno di vita e per festeggiare vuole ricostruire, con una serie di iniziative e mostre, quei «frammenti della storia fatta di movimenti, di lotta e di ribellione di lavoratori, studenti, donne, a volte ignorati, sconosciuti, dimenticati». Con lo scopo di costruire «la città che vogliamo, la città che verrà». Da dieci anni il «Leonka» sta in via Watteau numero 7, ex stamperia in zona Greco. Dopo uno sgombero forzato dalla sede storica, con approdo intermedio e non indolore in via Salomone. Da tempo non è più visto come un centro sovversivo, semmai come un centro culturale e uno spazio per concerti rock. Vuoi perché un paio di frequentatori sono diventati consiglieri comunali (Daniele Farina e Davide «Atomo» Tinelli), vuoi perché la città è d’altro che ora ha paura. Ed è da più di un anno che si parla di trasformarlo in una fondazione.
Sono nitidi nella memoria i ricordi di Carmen De Min, una «mamma del Leoncavallo» che ora ha un’età da nonna: 71 anni. Non manca giorno che non sia lì al Leonka. È lei che si occupa della cucina: «Il pane lo diamo gratis». Va indietro nella memoria e racconta: «Arrivai al Leoncavallo perché volevo capire dove passavano il tempo le mie due figlie. Era il 1978. Ed erano appena stati uccisi Fausto Tinelli e Iaio Iannucci. Si cercava di far passare quegli omicidi come un regolamento di conti tra drogati. Sapevo che non era così e chiamai a raccolta tutte le mamme per difendere i nostri ragazzi».
Oggi la signora Carmen è ancora lì. E se le ricorda tutte, le manifestazioni, le occupazioni, gli striscioni «per la casa, contro i licenziamenti, per la scuola, contro il proibizionismo». «C’è stato un tempo che bastava essere leoncavallini per essere fermati e arrestati. Oggi mi sembra che i più abbiano capito che questi ragazzi non sono vandali ma persone che vogliono discutere, confrontarsi, studiare. E capire i trucchi del potere, per difendersene e difendere la società dalle ingiustizie».

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