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Vertice Nato a Venezia, tempo da lupi.
by mazzetta Tuesday, Nov. 16, 2004 at 1:18 AM mail:

Giornate molto uggiose.

Vertice Nato a Venezia

Acqua di sopra, e acqua di sotto, Venezia accoglie così i partecipanti al gran ballo dell'assemblea della Nato in laguna. Assemblea che risentendo del clima fosco, si tramuta in un alleluia alla guerra preventiva, con il Ministro della difesa Martino che si presenta sui nostri schermi per porci l'inquietante domanda: "E' meglio prevenire o curare?", la risposta alla quale, per lui, porta dritto alla possibilità per l'Alleanza di attaccare qualunque territorio dal quale, essa stessa, presuma e decida possano provenire minacce di attentati verso gli stati che vi partecipano.

Una interpretazione curiosa dell'Alleanza, nata con scopi difensivi e trasformata lentamente, passando attraverso la guerra in Kosovo, in braccio armato che può agire preventivamente. Strano destino, al quale si oppongono le leggi di diversi paesi associati, che nelle loro costituzioni mantengono il rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti.

Questo non pare preoccupare, è ormai invalso l'uso di qualificare le guerre non difensive in maniera diversa: ora intervento umanitario, ora operazione di pace, ora operazione contro il terrorismo. Guerra preventiva sponsorizzata con forza dal segretario olandese dell'Alleanza e, ovviamente, dal partner americano.

Poco importa che l'Alleanza venga sempre più chiamata in causa per un intervento in Iraq, paese nel quale è dimostrato non ci fosse un bel nulla da prevenire parlando di terrorismo, e nel quale l'intervento preventivo è diventato in realtà un intervento creatore di instabilità e fomentatore di quel "terrorismo" che si diceva voler combattere. Una Nato che, nelle parole dei relatori, diventa sempre di più strumento utile all'espansionismo civilizzatore dei folli che gridano allo scontro di civiltà, e che perseguire il loro disegno neo-evangelico non esitano a creare timori millenaristici nelle loro popolazioni.

Discorsi che, com'è d'uso ultimamente, le famiglie si sono trovate sui Tg senza nessun diritto di replica, esaurita nei due secondi due concessi all'opposizione per dirsi disponibile a parlarne. Una tendenza incontrastata, che trova sponde fino a poco tempo fa impensabili anche a sinistra, almeno in quella preoccupata di non aver accesso ai salotti che contano e agli ambienti meno popolari. Una deriva che lascia insensibile la grande politica, e che attira l'attenzione e le proteste solo di alcuni.

Complici le recenti manovre bertinottiane si arriva così ad un 13 dicembre di goldoniana memoria. Acqua di sopra, di sotto e a tratti dal fianco, Venezia in novembre non perdona e bagna tutti.

Accompagnati dal rumore perenne degli elicotteri sulla laguna i veneziani mostrano di non gradire il vertice, e non tanto per i disagi procurati loro dalle proteste, quanto per l'ennesima blindatura della città e per i disagi davvero grandi imposti a chi già deve confrontarsi con l'acqua alta ed il maltempo. Apre le danze delle contestazioni la cena delle beffe chez l'Harry's Bar, cena per nove e fuga senza pagare, lasciando un volantino che invita a riscuotere il dovuto presso la Nato o Galan, presidente regionale forzista.

La replica di Arrigo Cipriani, milionario titolare dell'Harry's Bar, scalda la polemica in città; esibendo la tipica cultura padronale e bottegaia, vanto del Veneto che si è fatto da solo, Cipriani minaccia rappresaglie sul cameriere, colpevole, a suo dire, di essersi fatto sfuggire gli espropriatori di delicatessen. Goldoniano il seguito: insulti da più parti a Cipriani, Galan che si offre di pagare il conto, qualcuno che chiede a Galan di pagarlo di tasca propria e non con i fondi della regione, il sindaco Costa che diplomaticamente parla di un Cipriani poco "elegante", fino all'intervista del Gazzettino al povero cameriere che tra le righe manda in mona le pretese assurde del sior paron senza braghe bianche; risultato: pagherà Cipriani che faceva più bella figura a tacere.

Il 13 novembre, mentre tutti discutono e insultano Cipriani, ha luogo la giornata più pesante dell'intera assemblea. Almeno tre iniziative separate percorrono il territorio veneziano: Rifondazione e Social forum si esibiscono in un corteo acqueo e nella deposizione di un acero davanti alla sede dell'assemblea; i disobbedienti nordestini inscenano una manifestazione con die-in al Lido ed in seguito cercano di bloccare l'arrivo degli ospiti al teatro La Fenice, mentre gli anarchici si ritrovano a Mestre in uno scenario da incubo.

Manifestazioni autorizzate, o estemporanee, non producono lo scenario da tregenda prospettato da giornali locali e forze dell'ordine nei giorni precedenti, pronti come sempre a gridare alla calata di barbari incivili ogni volta che qualcuno abbia in mente di contestare i manovratori. A fare le spese di questa tattica è stato soprattutto il corteo anarchico a Mestre, durante il quale alcuni centinaia di anarchici sono stati costretti a sfilare tra due ali di tutori dell'ordine, superiori nel numero agli anarchici, che, dopo aver ingiunto la chiusura ai negozi sul percorso, hanno incredibilmente provocato ripetutamente i manifestanti, tanto da stupire perfino il Gazzettino, foglio non certo schierato sul versante dell'anarchia.

Un atteggiamento da condannare duramente, e che senza il sangue freddo del servizio d'ordine improvvisato alla bisogna, rischiava di provocare quei tumulti a più riprese annunciati come incombenti dalle stesse forze dell'ordine; un'operazione inqualificabile, una vera e propria provocazione verso cittadini che esercitano un diritto costituzionale, che difficilmente riceverà sanzioni o critiche dai politici ormai troppo distanti dalla realtà.

Così, mentre all'interno dell'assemblea si ribadiva la funzione guerresca dell'Alleanza un volta difensiva, in città andava in onda il litigio fra le varie anime della protesta, riproponendo il copione gia visto di Rifondazione che cerca di trasformare in voti per sé le istanze movimentiste, gli anarchici in splendida solitudine, ed i disobbedienti all'attacco di Rifondazione a loro volta accusati di volere la ribalta mediatica.

A sera i commenti dei veneziani erano univoci: grossa irritazione per l'allarme preventivo lanciato dalle istituzioni, come per i disagi patiti, insulti ad Arrigo, e comprensione per i manifestanti scrocconi, derisione per le baruffe all'interno della sinistra e comprensione per il sindaco chiamato a mediare tra le diverse anime della sua coalizione, ora in conflitto; un discorso a parte merita l'uso degli elicotteri, tanto fastidiosi nel loro sostare a mezz'aria per ore, fino a notte inoltrata, da spingere alcuni commercianti veneziani, di fronte allo spritz di rito, ad auspicare l'acquisto di un'apposita batteria antiaerea comunale.

Sorvolando sulle baruffe chiozzotte, resta l'amaro in bocca nel vedere tesi tanto ardite, e pericolose, radicarsi all'interno dell'Alleanza atlantica nell'indifferenza dei partiti sedicenti di sinistra, l'avvicinarsi delle elezioni scatena la guerra fratricida nella caccia allo zero virgola per cento, al posto al sole vicino ai potenti, all'accreditarsi come forza di governo; tutto molto lontano dalla politica ideale.

Nel frattempo la guerra avanza, e assurge di nuovo a strumento politico, nell'indifferenza dei più.

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