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Ancora Di Vuono da Secondigliano | ||
by liberitutti Tuesday, Jan. 18, 2005 at 10:51 PM | mail: | |
Nel corso di un colloquio avuto sabato scorso nel carcere di Secondigliano col detenuto genovese Bernardo Di Vuono, peraltro dichiarato già incompatibile col regime carcerario da un Perito d'Ufficio nominato dalla Sorveglianza di Genova oltre un anno fà, e ciò nonostante ancora dentro nonostante tre interventi chirurgici al cuore e nonostante debba scontare ancora poco più di un anno di pena, lo stesso mi ha consegnato una missiva con richiesta esplicita di farne pubblica denuncia:
"Gentile Avv. Trupiano, più il tempo passa e sempre più temo per la mia vita. Il motivo è dovuto ad una non corretta coagulazione del sangue. Il sottoscritto necessita di visite specialistiche cardiologiche e non più di un dottore generico, per cui non mi resta che chiedere l'incompatibilità con tutti i dottori generici di codesta casa circondariale di Secondigliano. Adesso ho capito perchè ci sono tutti questi morti in questo carcere, perchè i dottori sono degli incapaci oltre che dei menefreghisti della salute dei pazienti detenuti. A mio avviso questi dottori che esercitano in questo carcere sono uguali ai dottori dei lager tedeschi e pertanto andrebbero processati e condannati per tutti i morti che sono avvenuti in questo carcere. Io faccio solo alcuni nomi di persone che sono morte in questo carcere, anche se la direzione dichiarò che le persone sono morte durante il tragitto in ambulanza o in ospedale. La direzione dichiarò e scrisse il falso, e complici sono i barellieri dell'ambulanza e i medici che scrissero i verbali di morte di Racco Francesco, Rosmini Diego e Albanese Francesco, più altri. Quanti altri morti ci dovranno stare prima che qualcuno prenda provvedimenti? Non sono io a dover decidere a decidere a chi scrivere o no, chi decide per me è il direttore, e quando chiedo spiegazioni se sono partite le mmie lettere o i fax, mi rispondono che loro le hanno inviate e che la colpa è delle poste. Tanto varrebbe la pena fucilare i detenuti malati o fargli una puntura letale e farla finita. Siamo in Italia in questo carcere di Secondigliano o siamo in un Gulag Staliniano? Copia di questa lettera la consegnerò al mio legale Avv. Vittorio Trupiano." |
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