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Iraq : gli Stati Uniti cercano di manipolare le elezioni
by osservatorio sulla legalita' Tuesday, Jan. 25, 2005 at 5:45 PM mail:

Una proposta del governo USA e di alcuni importanti senatori americani per "sistemare" i risultati delle prossime elezioni irachene per assicurare un maggior numero di rappresentanti sunniti e' stata rigettata dalla commissione elettorale irachena. Ma gia' domenica il New York Times aveva riportato che funzionari USA a Baghdad avevano gia' affrontato il tema di seggi speciali per gli esponenti sunniti piu' votati.

Il Daily Star del Libano ha riportato una dichiarazione del portavoce della commissione, Farid Ayyar, che descriveva la proposta statunitense come una "inaccettabile" interferenza. "Chi vince vince - ha affermato Ayyar - e' questo il modo in cui si faranno le elezioni".

Ma gli Stati Uniti affermano - in modo palesemente incongruo, se le elezioni fossero davvero democratiche e quindi espressione delle varie realta' culturali del Paese - che se l'assemblea non riflettera' la composizione etnica e religiosa dell'Iraq, le violenze continueranno e gli insorti odierni cresceranno e si rafforzeranno.

Una forzatura in tal senso potrebbe verificarsi se, come ha annunciato nel frattempo, il principale partito sunnita iracheno decidesse di ritirarsi dalle elezioni del 30 gennaio, rendendosi conto dello schiacciante predominio di rappresentanti sciiti. L'Iraq e' composto infatti per circa il 60% da Sciiti, per il 20% da Sunniti e per il 20% da Kurdi.

A sottolineare questi sforzi per favorire i Sunniti, ieri un'autobomba e' esplosa sotto la sede dello Sciri, l'unione sciita il cui leader, Abdul Aziz al-Hakim, capo del Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq, ha ottime probabilita' di vittoria alle elezioni. Hakim e' rimasto illeso, ma sono morte 15 persone e molte altre sono rimaste ferite.

La scorsa settimana vi furono invece attacchi ad alti religiosi sciiti e scontri fra Sunniti e Sciiti attorno ai luoghi santi sciiti in Najaf e Kerbala, tanto che i leader sciiti lanciarono un appello alla calma.

L'Istituto repubblicano internazionale, una organizzazione no profit governativa USA che dice di voler promuovere la democrazia nel mondo, ed i cui vertici sono formati in buona parte da esperti repubblicani, ha rilasciato i risultati di un nuovo sondaggio effettuato su 2200 Iracheni (60% Sciiti e 36% Sunniti, escludendo gli abitanti di Ramadi, Falluja e Mossul a causa delle violenze), che mostra le idee sul voto all'avvicinarsi delle elezioni USA.

Dal sondaggio emerge che solo una esigua maggioranza pensa che il Paese stia andando nella giusta direzione. Ma il sondaggio mostra anche che i Sunniti attribuiscono alla competizione elettorale un enorme significato.

Qualche settimana fa, tuttavia, persino il presidente iracheno ad interim Ghazi al-Yawar aveva espresso l'auspicio che i militari americani lasciassero l'Iraq in breve tempo, onde non esasperare la popolazione.

Anche Haifa Zangana, uno scrittore iracheno che fu imprigionato da Saddam Hussein, ha scritto in questi giorni sul Guardian un commento sulla questione dei diritti delle donne dell'Iraq, ad oggi le piu' emancipate del Medio Oriente islamico, che sarebbero messi oggi in pericolo dall'esito elettorale.

L'entourage di George W. Bush ha infatti fatto leva, durante la campagna per le presidenziali, anche sul tema della donna non riconosciuta da un sistema islamico fondamentalista che la vede come vittima silenziosa del potere maschile.

Zangana scrive invece del crescente divario fra i fututi cittadini iracheni e i membri del governo - voluto dalla coalizione - del primo ministro Iyad Allawi. Essi non comprendono, dice lo scrittore, che ormai quando le madri irachene vogliono far star buoni i loro bambini, minacciano: "Sta' buono, altrimenti chiamo la democrazia!".

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