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Il 27 giorno della memoria
by non dimenticare il passato Wednesday, Jan. 26, 2005 at 10:07 PM mail:

ebrei, omosessuali,zingari, oppositori...vittime del Male e dell'odio. Che nessuno di noi li utilizzi per non svendere il loro sacrificio..solo così non cammineremo più con i morti

Senza odio, non senza memoria
Quand'ero appena tredicenne, con la mia famiglia cambiammo casa e ci trasferimmo in una piazza a poche centinaia di metri dalla vecchia abitazione. In quella piazza sarei rimasto ad abitare per oltre un quarto di secolo. La piazza aveva un grande giardino con diverse panchine e su un lato di quel giardino di fronte ad un cinema, oggi diventato una multisala, c'era il chiosco dei giornali e c'è tuttora. A quattordici anni già leggevo regolarmente diversi quotidiani, la passione politica in me era scoppiata precocemente. A quindici anni lessi il “Manifesto” di Marx e la mia adesione a quella visione del mondo fu immediata ed entusiastica. Molta acqua è passata sotto i ponti da quegli anni, molte le riflessioni critiche sulle giovanili rigidità ideologiche, ma sono rimasto un uomo di sinistra e considero tuttora il marxismo fondamentale per la mia informazione. Il chiosco dei giornali non è più quello in cui oggi acquisto la stampa quotidiana gravata di allegati e gadget, ma quel chiosco rimane per me un paradigma. Nel gabbiotto interno dell'edicola, fino a quando ho abitato nella piazza, a vendere i giornali c'è stato Enzo con la sua famiglia. Siamo invecchiati insieme, lui era più grande di me di una ventina d'anni e nel corso del tempo siamo diventati grandi amici. Enzo era fascista. Suo padre era stato ufficiale della Muti. Tutti lo sapevamo. Il giornale da lui lo compravano molti comunisti e fra i clienti abituali c'era anche un partigiano delle Brigate Garibaldi, Leonida mi pare si chiamasse. Leonida aveva una gamba rigida, regalo dei nazifascisti. A Enzo mancavano due dita di una mano, una ferita di guerra ho sempre immaginato, ma per discrezione non glielo chiesi mai. Ho sempre voluto bene ad Enzo, ci siamo aiutati, abbiamo condiviso i momenti difficili. Non mi è mai venuto in mente di giudicare Enzo come essere umano per i suoi trascorsi, né lo fecero altri antifascisti come me. Con lui di politica non si parlava se non in modo molto generico. Ricordo che quando Enzo ebbe un momento di grave difficoltà finanziaria perché aveva ereditato da un prozio l'edicola insieme ad altri parenti che volevano venderla per ricavarne del denaro contante, fu un comunista che lo aiutò a rilevare le quote non sue con un consistente prestiti personale. Enzo racconta a tutti con un entusiasmo infantile, che la salvezza del suo lavoro e della sicurezza economica per se stesso e la sua famiglia, la doveva ad un comunista iscritto. Perché racconto questa storia personale? Per chiarire che pur venendo da una famiglia ebraica, pur essendo contro tutto ciò che il fascismo ha rappresentato e rappresenta, non ho mai nutrito sentimenti di ostilità personale, né tanto meno di odio per un essere umano in quanto tale quali che fossero le sue idee. Ma quando si parla di Storia e Memoria la questione è diversa. La questione delle Foibe, delle vittime di quelle efferatezze, va collocata nel suo contesto storico, nel quadro delle responsabilità e delle relative priorità. Non vi è dubbio che tutte le vittime di ingiustizie commesse da chiunque contro chiunque debbano essere risarcite. A ogni vittima va data giustizia chiunque ne sia il carnefice. Le responsabilità e le colpe vanno individuate. Ma le omologazioni, l'uso politico del del dolore e delle omissioni, la manipolazione strumentale devono essere impediti. Un uomo che ha orrore per la violenza, la sopraffazione, la negazione dei diritti, il razzismo, è solidale con ogni vittima. Ma si può ritenere che il governatore del Lazio storace faccia parte di questo tipo di uomini? Ha fatto come Willy Brandt un pellegrinaggio spontaneo sui luoghi dell'orrore nazifascista? Si è inginocchiato ad Auschwitz? Lo ha fatto a Jesenovac dove gli ustascià i fascisti croati alleati dei nazisti e delle camicie nere italiane sterminarono centinaia di migliaia di serbi, zingari ed ebrei? Lo ha fatto alla Risiera di San Sabba? Si è recato in Africa a piangere e chiedere scusa per i civili bruciati vivi dal generale Graziani? Ha protestato contro l'ignobile spirito revisionista che mira a riabilitare il fascismo e a calunniare la Resistenza promosso dagli uomini della sedicente “casa delle libertà”. Ha denunciato la criminale politica di discriminazione etnica del fascismo contro le popolazioni slave di Slovenia e di Dalmazia? Oggi si batte per i diritti degli emigrati, degli extracomunitari e degli emarginati? Niente di tutto questo. In compenso quando Gianfranco Fini, il segretario del suo partito ha dichiarato che il fascismo fu male assoluto, ha preso le distanze da quelle dichiarazioni perché verosimilmente il suo cuore si commuove ancora per le gloriose imprese dei “ragazzi di Salò” e non per i dolori delle loro vittime. Questo è lo stesso uomo politico che chiama le Foibe “l'olocausto” italiano. Non è con questi politici che si può avviare il progetto di una memoria condivisa. La memoria che fonda la nostra democrazia è quella dell'antifascismo. La responsabilità principale e priorità dei lutti che colpirono il nostro paese dal '22 al '45 è e rimane quella del regime fascista. Non dimentichiamolo mai, se vogliamo edificare una buona società per le generazioni future.

http://www.ilportoritrovato.net/html/edicolaovadia118.html

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