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Da Jenin: guerra, morte e distruzione
by imc italy Tuesday, Aug. 20, 2002 at 8:15 PM mail:

Resoconto di una giornata di guerra a Jenin... come ogni giorno da oramai 6 mesi.

A Jenin ieri ci siamo addormentati con il rumore di guerra sempre presente e cosi ci siamo risvegliti, ma la radio invece parlava di un'accordo di pace tra Israele e l'ANP. Israele lacia Gaza e Betlemme, Arafat promette di interrompere gli attacchi kamikaze contro israele, in caso contrario "niente, si ritorna". Ma intanto a Nablus, Tulkarem e qui a Jenin l'esercito entra e ammazza.
Un ragazzo giovanissimo e' morto dietro casa nostra durante uno scontro tra la resistenza e l'esercito israeliano.
L'esercito si sposta e decide di entrare nel campo. Noi deciamo di arrischiarci e seguirlo. Gli spari sono fortissimi e continui. Intere raffiche di mitra e colpi di cannone si susseguono.
Vediamo i carri che entrano nelle stette vie del campo, gia martoriato, per colpire a caso, senza pieta'. Il popolo risponde, dai bambini con le loro pietre ai combattenti coi loro fucili. Ci troviamo nel mezzo con lo scopo di documentare la violenza imposta da Israele. Ci troviamo davanti uno scenario inimmaginabile, un popolo che si vede che soffre la guerra e la sua violenza da troppo tempo, quasi abituato alle smitragliate e alle bombe. Non e' certo una guerra classica questa.
Alla fine altri 4 feriti di cui uno molto grave. Deve essere operato, e' uscito dal coma ma e' ancora grave... un colpo sotto il petto, a sinistra. Il medico dice che ce la fara'. La citta' quindi si muove verso l'ospedale una volta che i tank lasciano la citta', la incontriamo il ferito e lo salutiamo prima dell'operazione. Salutiamo la madre che gia' ha perso un figlio durante l'attacco di Aprile. All'ospedale la situazione e' surreale, dovunque manifesti di palestinesi uccisi, dei martiri e delle violenze di Israele, un'intero ospedale, anch'esso danneggiato dai bombardamenti, ricoperto di segni di morte. Bambini, donne e combattenti.
Qua la situazione non cambia. Torniamo a casa sotto pieno coprifuoco. Ancora racconti e discussioni coi palestinesi, questa volta parlano della pace e dicono che non ci credono.
Capiamo il perche, lo vediamo, lo sentiamo.
Qua la guerra, l'occupazione e l'umiliazione continuano.
A Jenin e in altre citta' della Cisgiodania la situazione resta quella di permanente occupazione e guerra. Difficile per il popolo palestinese e la cittadinanza di Jenin credere in una pace proprio mentre ancora devono si vedono i carri armati distruggere le proprie case e uccidere i propri "figli". Difficile credere in un processo di pace quando si vive sotto coprifuoco. Difficle credere in un processo di pace quando e' impedito di muoversi e spostarsi.
Questa e' la situazione e il sentore a Jenin, dove ancora si scava tra le macerie e la distruzione lasciata ad Aprile dall'esercito israeliano dentro il campo profughi.

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