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[Genova G8] Considerazioni sul thread "Stoccata di regime"
by ^^ Friday, Feb. 25, 2005 at 8:46 PM mail:

Considerazioni sulle ragioni della stoccata di regime



Considerazioni sullo scambio di vedute nel minithread: [genova-g8] parlano i silenziosi, mentre il regime tira la stoccata.

Fondamentalmente Blicero ha ragione. Si è trattato di una stoccata coi fiocchi. Non credo peró che la stoccata fosse rivolta in primis e in toto a supportolegale e basta lí. Supportolegale certamente c'entra perché da fastidio, in quanto reca contributi concreti e troppo "pericolosamente" validi all'affermazione della rivolta come fatto incontestabile - sia in generale, sia nell'ambito di quel processo all' interno del quale l' accusa si ostina a voler dimostrare l' equazione: blackbloc uguale criminali incalliti, da punire di santa ragione e non da ultimo da bandire... abbinata per sillogismo alla tesi che da bandire sia quindi chiunque alzi un dito, fiati, urli, perda la testa, la calma o si arrabbi - perché si comporta come un black bloc. Cosa accade perché uno giunga a tanto non importa, alzare anche solo un dito anzi, addiruttura non andarsene se qualcun altro alza un dito è atto giá sufficientemente criminoso. Cosí piú o meno suona la nuova dottrina in via introduzione anche a mezzo Genova non solo in Italia.

L'oggetto di queste considerazioni non è la strategia sicuritario-repressiva, quanto sopra sia detto quindi solo per inciso. Torniamo dunque a valutare le ragioni della "stoccata" su Raidue. È stata pesante, piú che meschina e chiaramente illegale, per cui ha davvero senso parlarne a fondo e possibilmente, in tanti. Alle considerazioni nel thread indicato in alto a piccolo titolo personale vorrei aggiungere che bisogna considerare che da Novembre a tutto Gennaio le figure barbine delle FFOO comparse in aula come testimoni nell' ambito del processo ai 25 si sono letteralmente accavallate. Dai manganelli "fuori ordinanza" alle spaventose castronerie operative ai mille exploit rivelatori di volta in volta di pessime qualitá quali per esempio l' ignoranza, l' incompetenza e specialmente la malafede. Tutto questo alle porte dell' inizio dei dibattimenti preliminari su Bolzaneto e a poche Settimane dall' apertura del processo ai 28 accusati a vario titolo di alcuni fattacci accaduti durante l' incursione alla scuola Diaz.

Vero che della notte "cilena" in fondo in fondo in sede processuale arriva poco o niente. Quel poco peró é ancora sufficiente a non andare giú neanche un po' a certi ministri e politici e funzionari piú o meno direttamente interessati e lo stesso vale per Bolzaneto. C´è prima di tutto il problema dell' immagine. È poca roba ormai quella della quale i 28 superiori di vario livello dovranno rispondere. Ma fra di loro alcuni sono a livello altissimo nelle gerarchie degli organi di Polizia. Se non giá davanti all' opinione pubblica, almeno all' interno degli ambiti europei dediti alla riorganizzazione della sicurezza un' immagine troppo sozza chiuderá varie porte, canali di potere e anche flussi pecuniari.

Una prova centrale di questo fatto è un ritornello scandito un paio di volte soltanto negli ultimi anni, ma forte: le polizie e le istituzioni all' estero non hanno contribuito a identificare "colpevoli". Niente. Niente mostri da prima pagina da Germania, Grecia, Scandinavia e Spagna, nonostante almeno due di questi paesi abbiano una certa fama per la loro smania di intensificare e accelerare lo scambio di informazioni e le investigazioni transfrontaliere. Deve tirare un' aria pesante e inoltre il problema ha ripercussioni dirette sul processo ai 25.

L' accusa deve fare i salti mortali, perché troppi fra gli accusati non sono di fatto collegabili ai percorsi* individuati come quelli dei cosiddetti black bloc - anche se i mezzi d' informazione insistono a definire detto dibattimento come il "processo ai black block". Ora che il ruolo del contesto, vale a dire di quel misto di decurtazione estrema e totalitaria dei diritti civili e di violenza in divisa barbara e squadrista grazie all' impegno degli avvocati della difesa e di coloro che rendono possibile il supporto legale (e un minimo di controinformazione) si rivela sempre piú consistente come momento centrale e innesco di una vera e propria rivolta e non di una scorribanda "premeditata" secondo un preciso filo conduttore preterintenzionale criminoso nei fatti e ANCHE nel pensiero alla sua base, si rende piú arduo per i Pm far valere il loro punto di vista.

Lo spettacolo su Raidue secondo me va letto unitamente all' articolo comparso su La Repubblica il 12 Febbraio. Tale articolo, che annuncia tre nuove denunce, in sostanza dopo questi "spostamenti" dell' ago della bilancia nell' ambito del processo ai 25 è tutto teso a rimettere i puntini sulle i: i responsabili del casino a Genova sono i black block, e se ce ne sono solo pochi alla sbarra è perché il lavoro degli investigatori è difficillimo, con tutto quel materiale da visionare e le polizie estere che si rifiutano di partecipare all' individuazione dei mostri. Nonostante questi ostacoli, secondo l´autore, i pm e gli investigatori continuano a lavorare fianco a fianco, indefessi.

Punto e a capo. Chiaro il tentativo di restituire una parvenza di quell'autoritá istituzionale tanto sbrindellata e di suggerire potenziali successi di un' attivitá persecutoria che, stranamente, da frutto proprio ora dopo 3 anni. Gonan, che ha mandato in procura il rapporto con le denunce è lo stesso che insieme a Fioriolli guidó l´operazione Delta, il percorso investigativo culminato prima nella famosa notte del 4 Dicembre 2002 (perquisizioni e arresti su e giú per lo stivale) e poi nel processo ai 25. C´erano allora 370 persone identificate, ma non in atteggiamenti tali da giustificare procedimenti penali.

Tre anni dopo - ora, proprio ora che nell' ambito del processo ai 25 aveva inziato a delinearsi un quadro diverso da quello preconfezionato - La Repubblica riferisce di tre nuove denunce prodotte grazie alla ricerca dei soggetti inclusi nel suddetto catalogo di persone identificate in altri atteggiamenti, questa volta adatti all' avvio di un procedimento penale. A dire il vero,né le difficoltá tecniche, né la mole del materiale né l´ostracismo delle polizie straniere addotte nell' articolo in questione spiegano il triennale "buco" investigativo. Si direbbe piuttosto che il "lavoro" sia ripreso quando a causa degli sviluppi in ambito giudiziario intorno ai fatti di Genova si è creata la necessitá di produrre nuovi mostri "dall' altra parte", cioè dalla parte di chi era in piazza a dire no ai signori del G8.

Mille scuse, nient´altro che scuse, per giustificare la mancanza di basi per l´affermazione di una veritá preconfezionata che aveva recentemente inziato a traballare troppo per i gusti di coloro che hanno interesse a farla valere. Ma questa, proprio perché traballante, deve essere ribadita a tutti i costi, tant´è che l' articolo chiude con due insinuazioni: l´una, riguardante probabili "proteste" e "critiche" del movimento, nonostante questo stesso Genova sembri proprio non sapere piú come prenderla, per non parlare di come poco sappia gestire gli innumerevoli "conti" aperti. L' altra, riguardante il lavoro per affermare una serie di fatti come rivolta nei confronti di altri fatti, dichiarato "interpretazione", le cui "basi giuridiche" sarebbero ancora tutte da verificare.

I famosi ingredienti della vecchia ricetta tanto ben conosciuta ci sono tutti: crea mostri, sbattili in prima pagina, intimidisci e depista. Sul fatto che supportolegale sia causa di incommensurabile rabbia per tutta una serie di personggi e ambienti non ci piove, alla luce delle considerazioni suesposte penso peró che le ragioni dell' azione su raidue e dell'articolo su Repubblica siano piú ampie e non da sottovalutare. Il silenzio mediale che é pesato su Genova nonostante da un anno sia in corso il cosiddetto processo ai "black bloc" la dice lunga. Da mesi in aula si spiattellano su schermo scene intorno alle quali certi media di solito amano fare un gran chiasso. Stavolta no, per mesi e mesi hanno evitato di scatenarsi.

A guardar bene è chiaro perché, e qui tiro in ballo l´oggetto dei lamenti (condivisibili, ma pur sempre lamenti ;)) di Blicero. Nelle sfere che tengono all' affermazione di una veritá che non c' è ci saranno pure moltissimi imbecilli, ma mica tutti sono totalmente scemi. Dal punto di vista strategico un tendenziale silenzio era logico. I cosiddetti movimenti o se vogliamo, "il" movimento, prima di tutto hanno sofferto. Da pazzi. Poi si sono scannati. Sulla violenza e su un sacco di altra roba. Poi hanno perso il filo. È calato il silenzio e chi aveva interesse a farlo, questo silenzio l' ha curato, con il silenzio mediale, esattamente come aveva avuto cura di favorire il processo che l´aveva prodotto, con la fomentazione via comunicazione di massa dei dibatti sulla violenza, con la propaganda sui buoni e sui cattivi, con l´esacerbazione di tensioni varie interne al movimento. L´opinione pubblica dal canto suo, in mancanza di un movimento che si esprime con la dovuta forza, passiva com' è, si è completamente addormentata e/o arroccata dietro alla pretestuosa differenziazione - come giá detto, pesantemente forzata propagandisticamente - di buoni e cattivi, prendendo per buono che alla sbarra ci sono i manifestanti cattivi.

Nel subconscio collettivo peró Genova è sicuramente ancora ben viva. Troppa pubblicitá al processo ai 25 avrebbe comportato (e comporterebe) il rischio della ripresa di un dibattito che nonostante tutto mantiene una notevole potenzialitá esplosiva, anche su larga scala. La memoria è atomizzata, paralizzata da paure, traumi e anche rancori mai elaborati a dovere, nonché sepolta sotto troppe pene e sbattimenti [:)] e sotto troppi rancori e tensioni e sotto troppe cecitá, collettivi quanto individuali, epocali quanto quotidiani. Mica sono tutti scemi gli strateghi che tengono in mano certe redini. C´era un buon motivo per tenere bassissima la visibilitá su Genova. Ora peró si è reso necessario un intervento, e sí che costoro qui il supporto legale l´avranno maledetto centomila volte, per abbandonato che sia insieme a Genova dalla massa.

Onore e rispetto a piene mani dunque per i paladini della memoria che al contrario del resto del mondo non hanno mollato o almeno si sono ri-rimboccati le maniche prima che fosse definitivamente troppo tardi, ma attenzione a non perdere di vista l ' insieme dei retroscena di questo pesante tentativo di dire "punto e a capo" per eccesso di autostima. Questo "risveglio" medialpropagandistico coincide sí con significativi sviluppi in sede processuale - riconducibili appunto all' impegno di supportolegale - che troppo minano la famosa veritá preconfezionata, ma sommati alle difficoltá in cui sta incorrendo l' accusa ai 25 nel corroboramento della tesi della "sistematicitá" che è alla base delle accuse di "devastazione" e "saccheggio" con relative pene tra gli 8 e i 15 anni (ben piú pesanti delle "solite" pene per danneggiamento e furto e foriere di terribili ripercussioni se questo processo ne fará un precedente) nonché all' imminente avvento dei processi alla polizia. Queste due cose danno origine a una forte urgenza di dimostrare che il NUMERO dei rivoltosi era tanto grande e il GRADO di facinorositá (per Cosenza leggi "sovversivitá) tanto alto, da non lasciare alle FFOO alcuna possibilitá di azione diversa da quella di fatto praticata. Proprio come hanno fatto per prosciogliere Placanica. Per rinfrescarsi la memoria e paragonare, chi vuole, puó dare un' occhiata qui.

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